(Ultimo aggiornamento: 01/2018)



 

Dopo l’incredibile successo della nostra prima lista dei 50 migliori – e nostri preferiti – ristoranti etnici a Milano, vi proponiamo una nuova guida con i posti dove gustare le più golose specialità etniche in città. Le novità sono tante e riguardano locali tipici di ben 26 Paesi (come d’abitudine i prezzi sono indicativi e non includono le bevande):

I 50 migliori ristoranti etnici di Milano

RISTORANTE ARGENTINO

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Il Don Juan di via Altaguardia.

  • DON JUAN
    Via Altaguardia 2, tel. 02-58.43.08.05

    Aperto nel 2000 dalla brasiliana Marlene Gomes con il marito Giorgio Beretta a Porta Romana, all’angolo con viale Sabotino, ha quattro sale con le pareti gialle e color sangue di bue, arredate con gusto (con gli strumenti di lavoro dei gauchos, i vassoi di legno delle fattorie delle Pampas, i tamburi a griglia e i ponchos della città di Salta). Nella cucina del trentenne chef di Cordoba Rodrigo Rivarola ovviamente spadroneggia la carne, sudamericana e di qualità. Di maiale e pollo ma soprattutto di angus, succosa e ben cotta, con lomo, bife de chorizo e churrasco (cioè filetto, controfiletto ed entrecôte) e asado de tira (costine) preparati alla brace, su un’enorme griglia a vista. Per i “carnivori” più esigenti c’è la degustacion Don Juan (3 tagli pregiati) o il lomo intero (per 4 persone). A sorpresa, anche piatti vegetariani. All’entrata offrono sangria per ingannare l’attesa. Prezzo: 40/45 €. Chiuso sabato e domenica a pranzo. Da anni i proprietari hanno aperto alla Crocetta con lo chef argentino Diego Muzzi un “fratello minore”, il Don Juanito (corso Porta Vigentina 33, tel. 02-58431217, bistrot votato a insalatone e soprattutto a carni alla griglia d’alta qualità. In estate imperdibile la tartare di filetto alla causa limena. Prezzo 30/35 €. Chiuso domenica e sempre a pranzo.

  • EL CARNICERO
    Via Spartaco 31, tel. 02-54.01.98.16

    Locale alla moda per amanti della carne, inaugurato nel novembre 2013 a due passi dalla Palazzina Liberty (ce n’è uno anche a Ibiza). Tre sale eleganti stile shabby chic con mattoni a vista, patio e un’enorme griglia. Nella prima sala c’è un tavolone comune che dà sulla vetrata della cucina, il regno degli chef argentini Emanuel Gonzalo Gentili Dominguez e Claudio Ruben Petterini, che collaborano da anni. E propongono, tra l’altro: mollejas (animelle alla griglia), carpaccio di chianina leggermente affumicato, sashimi di filetto di fassona piemontese, entraña (taglio intercostale di black angus), tiradito de magret de pato (sottile tagliata di petto di anatra con salsa chimichurri), lomo (filetto di manzo argentino, 330 g), bife de chorrizo (controfiletto al pepe nero, 350 g), tomahawk (cube roll con osso di black angus, 1.000 g), costoleta (costata bavarese, 600 g), vacio (sottopancia di black angus americano), rack de cordero (agnello e cipolle in agrodolce), prosciutto pata negra stagionato 24 e 32 mesi e tagliato al coltello. Il servizio è buono ma troppo veloce, con l’evidente obbiettivo del doppio turno. Alla fine del pasto portano al tavolo un totem di lecca lecca e caramelle. La lista dei vini ha le migliori etichette della Patagonia. Prezzo: 45/55 €. Sempre aperto ma solo a cena.

  • EL PORTEÑO
    Via Gian Galeazzo 25, tel. 02-58.43.75.93

    Tango dinner aperto a fine 2010 dai fratelli Alejandro e Sebastian Bernardez col socio italiano Fabio Acampora (insieme dal 1995 hanno lanciato tanti locali di tendenza a Milano, come il Mamma Mia, il Living, il Refeel, il Pisco e il Circle). Con loro lo chef Franco Maximiliano Piperno, porteño (cioè nato a Buenos Aires) come i due Bernardez. Il ristorante ha tre fascinose sale: la Escudo con 35-40 coperti, El Salon con 80-90 e la Sala del Polo (sport in cui Acampora eccelle) con 10-16. Dal menu: sashimi di filetto di fassona con foie gras e riduzione di aceto balsamico, lingua marinata con aromi, filetto di manzo argentino con foie gras e tartufo estivo, tartare especial (filetto di fassona tagliato al coltello con uovo di quaglia, tartufo nero e spezie), cordero con aroma patagonico (carrè d’agnello e salsa ai frutti di bosco), bife piperno (controfiletto in padella ai tre pepi con patata ripiena), ensalada national (filetto di manzo sfilacciato a mano, rucola, germogli di soia, emulsione di senape e miele). Più, ovviamente, ogni tipo e taglio di ottima carne alla brace, cucinata a vista su una griglia gigante e sempre servita con un assaggio di cinque contorni. Da giugno 2014 c’è un quasi gemello, El Porteño Arena in viale Elvezia 4 (tel. 02-34.53.72.75). Prezzo: 45/55 €. Sempre aperti ma solo a cena



 

RISTORANTE BELGA

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Il Le vent du nord, di via Sannio (da thegoodlife42)

  • LE VENT DU NORD
    Via Sannio 18, tel. 02-55.18.90.27

    Dietro piazzale Lodi, birreria con cucina arredata come l’interno di un faro, con 75 coperti e il cui nome s’ispira ai versi di una canzone di Jacques Brel, Mon père disait. Qui tutto ruota attorno a birra (bevuta o utilizzata nelle ricette), patatine (nel tipico cono di carta e sempre fritte due volte come vuole la tradizione belga per essere più croccanti fuori e soffici e calde dentro) e cozze (servite in grosse pentole nere nel cui coperchio mettere i gusci vuoti) in cinque versioni: alla marinara, aglio e olio, alla panna, alla provenzale e, ovviamente, alla birra; sempre a 13,60 €). Da segnalare anche lo chicon au gratin (involtino di indivia al forno fasciato con prosciutto, 5,80 €) e tre piatti serviti assieme al tradizionale stoemp, crema di patate insaporita da verdure di stagione: carbonnade à la flamande (manzo stufato con la birra, 12,80 €), blanquette à la blanche (bocconcini di vitello con champignon trifolati, 12,80 €) e jambonneau fumé (stinco di maiale affumicato, 13,80 €). La birra spunta anche tra i dessert: il sorbetto alla kriek è affogato nell’omonima “rossa” alle ciliegie. Notevoli le birre made in Belgium con cui cenare (la lista segnala la più appropriata per ogni piatto): cinque alla spina e una ventina in bottiglia. Dalle 19 alle due di notte. Prezzo: 30/35 €. em>Chiuso lunedì e sempre a pranzo.

RISTORANTE BRASILIANO

  • OFICINA DO SABOR
    Via Gaetana Agnesi 17, tel. 02-58.30.49.65

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    La churrascaria riapre il 28 gennaio 2016 dopo un mese di ristrutturazioni (foto in alto). Ne è proprietario il napoletano Lucio Filisdeo, la cui moglie brasiliana Natalia Costa è un’ex cuoca del Porcao. Insieme nel 1999 sono riusciti ad aprire a Porta Romana questo locale con 80 coperti, allegro e variopinto. Specialità: churrasco (con antipasti brasiliani a buffet, rodizo di carni allo spiedo servite con contorni di feijoada, riso bianco, cipolla in pastella, polenta fritta, farofa e ananas alla griglia, 36 €), picanha fatiada (codone di manzo alla griglia servito “al taglio”, 30 €), camarao à paulista (gamberi fritti flambati con rum, 25 €), moqueca royale (aragosta o astice, salmone e gamberi, in salsa di cocco e con riso bianco, 32 €) e feijoada completa (fagioli neri con carne affumicata e contorno di riso bianco, farofa, banana fritta e arancia, 25 €). C’è anche a 15 € un menu per bambini fino a 12 anni. Cucina aperta sino a mezzanotte. Nel bar al piano di sotto cocktail tropicali e non (7 €). Ogni sabato show brasileiro. Prezzo: 35/45 €. Chiuso lunedì e sempre a pranzo.



 

RISTORANTE CINESE

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Il Ba asian mood di via Ravizza (da agrodolce.it).

  • BA ASIAN MOOD
    Via Ravizza 10, tel. 02-46.93.206

    Ristorante cinese in zona Wagner dal 2011. Arredamento ultramoderno con i muri a mattoncini, luci soffuse e quattro imponenti lampadari rossi. I proprietari Marco e Giulia Liu presentano una raffinata elaborazione della cucina cantonese: zuppa al granchio e asparagi, spaghetti al the verde con salmone e bottarga di muggine, ravioli vegetariani o al nero di seppia con ripieno di branzino e trofie casarecce di riso con tartare di gamberi, spadellata di cipolle rosse e lardo, riso in foglia di loto. L’anatra (all’arancia, alla pechinese, arrosto o a dadini con verdure) c’è solo su ordinazione; in alternativa, dadolata di filetto di manzo con erba cipollina e zenzero (16,50 €), pollo al curry e cocco o al limone, vitello allo zenzero e porro croccante. E poi 27 tipi di dim sum, le tapas cinesi. Tra i pesci: gamberi impanati e spolverati di pepe nero di Sichuan, branzino al vapore, rombo in crosta. Per finire: mango con crema di riso e i dolci di Knam presentati in teca direttamente a tavola. Prezzo: 35/40 €. Chiuso lunedì.

  • BLUE GINGER
    Viale Carlo Troya 22, tel. 02-47.71.86.03

    Aperto in fondo a via Tortona dalla patronne Elena Shang nel 2008, ha un design luminoso e moderno, con toni sul rosa-lilla, ideato dai fratelli Alessandro e Francesco Mendini con Emanuela Morra. La cucina è asian contemporary food e quindi in lista c’è sushi accanto a piatti vietnamiti e cinesi, quasi sempre ingentiliti da profumi tailandesi, soprattutto dalla frutta, la vera passione/ossessione del giovane chef Cheng Kang. Che crea geniali mise en place con materie prime freschissime: insalata di mare col mango verde, zuppa di mare delicata (con gamberi, branzino, kiwi, arancia, papaia, melone bianco, pitaya e olio di arachidi), cappesante con dadolata di mango fresco, frittura marina al profumo di rosa, pollo con noci e mango, insalata di astice con frutta esotica. E poi: nem (involtino viet), rombo o branzino saltati con funghi e verdure orientali, pollo alla thai, anatra stufata e misto di manzo e calamari. Prezzo: 25/30 €. Cucina aperta sino alle 23.30. Chiuso domenica.

  • BON WEI
    Via Castelvetro 16/18, tel. 02-34.13.08

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    Il Bon Wei di Via Castelvetro.

    In zona corso Sempione, è il regno dello chef Guoqing Zhang e dei proprietari Weng Pei, originaria dello Zhejiang, e Yike Weng (tutti e tre insieme nel dicembre 2013 hanno aperto anche il Dim Sum in via Nino Bixio 29 (tel. 02-29.52.28.21, ristorante dedicato alle polpette e ai piccoli piatti da cui prende il nome, una specie di tapas cinesi). Il Bon Wei conta 70 coperti, un mini giardino zen, pietre naturali alle pareti, pannelli laccati di rosso e in terra legno d’acacia birmana vecchio di mille anni: non a caso il nome deriva dal francese bon (buono) e dal cinese wei (gusto). In menu 101 specialità, tra cui: zuppa di abalone (un mollusco), gamberi piccanti alla kong pao, rombo croccante, rane saltate con cipolla, anatra (sempre disponibile, anche per una sola persona) servita in quattro modi: laccata alla pechinese, saltata piccante, “bicolore” o con il mango. Menu degustazione a 50 € con piatti della tradizione di Guangdong e Canton: the long jing, zuppa di noodles e won ton di gamberi, raviolo jiaozi, polpette di capesante e gamberi, riso bianco con carne di maiale, piccione croccante al forno con aromi al sale e pepe del Sichuan, costine di maiale al vapore con salsa di soia nera e peperoncino, feng zhua (zampe di gallina piccanti), pollo stufato nel brodo servito freddo in salsa di zenzero e cipollotti, dan ta (tartelletta di sfoglia dolce con crema all’uovo). In collaborazione con la Fondazione Italia-Cina, sono in corso otto interessanti cene-lezioni (con menu da dieci portate a 50 €, 60 con abbinati i vini dei Marchesi Antinori) su storie e leggende culinarie delle otto aree gastronomiche in cui è suddivisa la Cina. Le tiene Francesco Boggio Ferraris, docente di lingua e cultura cinese, e il menu è alla fine vergato da Silvio Ferragina, maestro calligrafo. La sesta serata della serie ha per tema i piatti della provincia di Anhui, nell’est del Paese. Prezzo 50/55 €. Aperto fino alle 23.30. Per tutti i clienti gratis le prime due ore nel garage di via Castelvetro 24. Chiuso lunedì a pranzo.

  • COLLINA D’ORO
    Via Rubens 24, tel. 02-40.43.148

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    Il Collina d’oro di Via Rubens.

    Fusion di seconda generazione in zona De Angeli, verso piazzale Brescia: creato nel 1982 da Ting “Massimo” Shang che subentrò ai genitori, è stato da poco ristrutturato (con l’aggiunta di un piano) dall’architetto Alessandro Mendini. Ora è un locale moderno dai colori vivaci e le linee semplici dove si mangia bene e a un buon prezzo. Specialità cinesi rivisitate in chiave contemporanea, ma anche piatti giap (sushi e tempura) e thai con incursioni creative che strizzano l’occhio persino al Vietnam. In lista: insalata di mango verde e gamberi, anatra stufata, pollo in crosta di mandorle, polpette fritte di gamberi con salsa di senape e miele, branzino in agrodolce e la specialità della casa, l’ura lobster maki, un roll di riso, astice stufato, avocado e gamberi crudi. Prezzo: 30/35 €. Chiuso lunedì.

  • LON FON
    Via Lazzaretto 10, tel. 02-29.40.51.53

    Quasi all’angolo con viale Tunisia, è il cinese preferito del grande chef vegetariano Pietro Leeman (il cui ristorante stellato Joia sta a poche decine di metri, in via Panfilo Castaldi 18). Su un tavolino in fondo alla sala ogni giorno a mezzodì la proprietaria Rita Tsui (figlia dello chef della Pagoda, il primo ristorante cinese aperto a Milano nel 1962) prepara a mano con le figlie i ravioli, che sono il fiore all’occhiello della casa: al vapore o alla piastra, di sole verdure, con vitello ed erba cipollina, con i gamberi o ai quattro colori. E poi: anatra alla Pechinese (anche senza prenotazione), galletto fritto croccante aromatizzato con pepe del Sichuan, manzo alle erbe, gamberoni con cipollotti e zenzero, scorfano in salsa agrodolce. Prezzo: 25/30 €. Sempre aperto.

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Il Wang Jiao di via Felice Casati 7.

  • WANG JIAO
    Via Padova 3, tel. 02-26.13.224

    Dietro piazzale Loreto. È una trattoria alla mano, frequentata da orientali, e fino a pochi mesi fa conosciuta come Mong Kok. L’interno è senza fronzoli, l’unico stanzone rettangolare è decorato da un murales ad acquarello con carpe cinesi portafortuna. Qui si fa cucina tipica di Hong Kong ed è una manna per chi ama i loro piatti piccanti per stomaci forti e lingue d’amianto conosciuti come scodelle di fuoco: piccoli wok portati in tavola su una fiamma accesa con dentro germogli di soia, peperoncini a volontà, porri, pepe di Sichuan e, a scelta, gamberoni, calamari, puntine di maiale o ali di pollo (da 7 a 8,50 €). Fra le altre proposte: trippa con salsa piccante (5 €), anatra arrosto (9,50 €), ravioli di gamberi al vapore (3,50 €), piedini di maiale saltati piccanti (7 €), stufato di branzino con verdure piccante (14 €), purè di tofu saltato con uova (4,50 €), melanzane ripiene di carne fritte con salsa (5,50 €), granchio piccante al profumo piccante (8 €), manzo al cartoccio con coriandolo e sesamo (6,50 €), vitello con cipolle e zenzero (6 €), maiale agrodolce con ananas e peperoni (5,50 €). Prezzo:15/25 €. Sempre aperto.

    Altri tre indirizzi della stessa catena: via Felice Casati 7 (tel. 02-87.28.05.96, chiuso lunedì), via Paolo Lomazzo 16 (tel. 338-80.96.184, sempre aperto), viale Col di Lana 14 (tel. 02-89.40.28.58, chiuso lunedì).

  • TA HUA
    Via Fara 15, tel. 02-66.98.70.42

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    Il Ta Hua di via Fara.

    Nella lingua di Confucio l’insegna significa “Grande Cina”. Il ristorantino è stato creato nel 1979 da Chung Yung Shou e sua moglie Sucin di Hong Kong ed è oggi gestito dai loro figli Antonio e Monica (nati a Milano) col marito di lei Mauro Femmino. Un restyling minimal dell’architetto Giancarlo Tintori ha sortito mattoni e cucina a vista, ideogrammi qui e là, giochi di luce alle pareti e piccoli tronchi sul soffitto. In lista 23 tipi di dim sum, zuppa di granchio e asparagi, gamberi e broccoletti in salsa d’ostriche, astice con ginger e cipollotti, palline di gamberi fritte in salsa agro, dadolada di manzo con carciofi al pentolino, vitello ai sette colori, piatto del Buddha (stufato di verdure), pollo nel guscio d’ananas, manzo con zenzero e carciofi, anatra stufata alla canna da zucchero, formaggio di soia tau-fu fritto con bambù e funghi. E alla fine tiramisù al the verde e crostata di mango. Fino alle 23. Prezzo: 25/30 €. Sempre aperto.



 

RISTORANTE COREANO

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Specialità coreane al Bim di via Clusone.

  • BIM
    Via Clusone 1 angolo viale Montenero 48, tel. 02-49.52.83.17

    Piccolissima trattoria-rosticceria inaugurata nel 2015 (anche con servizio take away) il cui televisore è costantemente sintonizzato su un canale di hit musicali di Seul. È gestita da una giovane coppia di coreani molto gentili, che nel menu hanno voluto inserire la frase: «Cuciniamo per la salute». Piatti tipici sia asciutti che zuppe (ramen) a base di verdure o verdure e carne di maiale o manzo (in lista c’è poco pesce). E discreti sono i ttok pokki, gnocchetti lunghi di riso in salsa piccante. Cucina aperta sino alle 22. Prezzo 15/20 €. Chiuso domenica.

RISTORANTE EGIZIANO

  • MIDO
    Via Pietro Custodi 4, tel. 02-83.75.249

    Dal 1992 Raafat Nassar, 58 anni, di Alessandria d’Egitto (in cucina c’è sua moglie Maha Matar) propone specialità mediorientali in questo suo locale a due passi dalla Darsena dall’aspetto poco pretenzioso. E da bravo mercante levantino riesce – con simpatia e bravura – a orientare a suo piacimento la scelta dei clienti. Così tra i vari menu a prezzo fisso molti finiscono per “scegliere” il Pasto completo dello Sceicco (a 21 €): pane casereccio caldo, antipasti con salse varie, riso allo zafferano con uvette, pistacchi e nocciole, falafel (polpette di legumi speziate e fritte), cous cous con carne e verdure, dolcetti tipici. Il tutto accompagnato da acqua, bibite o un the alla menta, perché qui non servono alcolici. La cucina è aperta sino alle 23.30. Prezzo: 15/25 €. Chiuso venerdì a pranzo e domenica.

RISTORANTE ERITREO

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Specialità eritree al Saba di via Palazzi.

  • SABA
    Via Lazzaro Palazzi 10, tel. 02 -29.52.65.33

    Questo ristorante etnico nel cuore della piccola enclave africana a Porta Venezia è il regno dell’italo-etiope Alberto e di sua moglie, l’eritrea Saba, che si chiama come la terra della mitica regina biblica. Oltre alla tradizionale specialità zighinì (12 €), cioè lo spezzatino di manzo con cipolla e salsa berberè (un mix di spezie, peperoncino, coriandolo e zenzero), la lista dei piatti eritreo-etiopi comprende: gored gored (bocconcini di carne a cubetti scottata, 14 €), kategna (crêpe ripiena dell’incendiaria salsa awaze, a base di berberè e senape, 2 €), spriss rosso (straccetti di manzo saltati con aglio, cipolla, peperoncino verde e awaze, 12 €) e spriss bianco (stesso piatto, ma non piccante, 12 €). E poi: kitfo (macinato di manzo marinato nella mitmita, una miscela di peperoncino e spezie con polvere di niter kibbeh e burro chiarificato aromatizzato, 14 €) e dhoro wot (stufato di pollo con lenticchie e uovo sodo sbriciolato, 12 €). Come in tutti locali eritrei si mangia con le mani e senza posate, aiutandosi con l’injera, una sorta di focaccia spugnosa fatta al momento, priva di sale e con un buon gusto acidulo. Alla fine, come digestivo, servono un liquore a base di the nero, cardamomo, chiodi di garofano e cannella. La cucina resta aperta sino alle 23. Prezzo: 20/25 €. Chiuso lunedì.

  • WARSÀ
    Via Melzo 16, tel. 02 -20.16.73

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    Il Warsà di via Melzo.

    Aperto a Porta Venezia 27 anni fa dall’eritrea Keby Habte. Bel locale con mattoni a vista, tavolinetti bassi e musica africana in sottofondo, dove si è accolti da un profumo di spezie e cannella. In menu, dopo l’antipasto sambusa (panzerotto ripieno di carne speziata) c’è la pietanza eritrea più famosa: un ottimo zighinì (con erbette, patate, carote, cavoli, cous cous, lenticchie rosse, bamia, funghi e zuppa di ceci) proposto nelle versione base (17 €) o con l’aggiunta di manzo piccante e pollo (17 €) o di pesce fresco (da prenotare almeno due giorni prima, 22 €). Dolce di cioccolato con il sesamo e vini bianchi e rossi del Sudafrica (15 € a bottiglia). La cucina resta aperta sino alle 23.30. Prezzo: 20/25 €. Chiuso mercoledì. In eritreo warsà significa “eredità”, ma la sua – almeno quella professionale – Biniam, 42 anni, figlio della proprietaria, ha preferito prendersela in anticipo lasciando mammà e aprendo l’8 ottobre 2015 un ristorantino eritreo tutto suo a Chinatown, lontano dalla zona degli altri locali dei connazionali, dietro a Porta Venezia. Si chiama SAVANA e sta in via Canonica 45 (tel. 366-40.73.136) e propone: antipasti (sambusa e catagna) a 3 €, ingera a volonta per 2 €. E poi zighinì: vegetariano/vegano (16 €), di carne (17 €) o di pesce (24 €, da ordinare il giorno prima) e, per finire, dolce a base di sesamo (3 €) e the con cannella e chiodi di garofano (1,50 €). Chiude a mezzanotte. Sempre aperto.



 

RISTORANTE FRANCESE

  • LA CRÊPERIE D’AURIANE
    Via Correggio 50, tel. 02-49.50.13.15

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    La Creperie d’Auriane di via Correggio (da themilanbulletin.com)

    Una crêperie parigina semplice ma chic, con 30 coperti, aperta nel 2012 dietro piazza De Angeli alla fine dei suoi studi alla Bocconi dalla parigina Auriane Fery (diplomata anche all’École des maitres crêpiers di Maure, in Bretagna). In menu: 15 crêpes dolci bretoni, come la belle Hélène (con pera, panna montata e cioccolato fondente) o la suzette (riduzione di arancia e limone con grand marnier) e dieci versioni salate, le galettes di farina di grano saraceno. Tutte accompagnate da un bicchiere di sidro di mele artigianale (12 €). In lista anche piatti più elaborati come il petto d’anatra stagionato e affumicato, con ventrigli confit, pomodori, erba cipollina e insalata; formaggio di capra arrostito, miele e insalata; zuppa di cipolla gratinata o di pesce con crostini, emmental e salsa rouille (maionese allo zafferano). Oppure quiche lorraine, croque monsieur, tartare di filetto di manzo al coltello, sei lumache selvatiche di Borgogna gratinate al forno, foie gras mi cuit con salsa cipolla e scalogno, pane alle noci e uvetta o insalatona con uovo barzotto, asparagi croccanti, olive, acciughe, pomodorini, prosciutto crudo e formaggio bleu d’Auvergne. Da ottobre 2015 ci sono anche le cosce di rana (vanno però ordinate con un anticipo di 24 ore) e sia a pranzo che a cena si può gustare la raclette, da richiedere ad Auriane almeno un’ora prima dell’apertura (20€ a persona per 250 g di formaggio raclette, 350 di patate, una fetta di cotto, due di crudo, due di lardo, due di coppa, tre di speck e tre di salame). Altra novità invernale è la nuova insalata della crêperie, con gambero crudo, salmone affumicato, uova di lompo, avocado, cetriolo, finocchio e pompelmo, accompagnata da una salsa con yogurt, erba cipollina e limone. Menu da 8 a 16 €. Prezzo: 20/25 €. Chiuso domenica a cena e lunedì.

  • LE VRAI
    Via Galileo Galilei angolo viale Montesanto, tel. 02-36.63.07.90

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    Il Le Vrai di Via Galileo Galilei – angolo viale Montesanto.

    Avviato in una ex banca di Porta Nuova a fine giugno 2015 dalla italo-francese Claire Pauze, madre italiana e padre di Saint Etienne, reduce dall’impegno biennale come direttrice di sala nel prestigioso ristorante parigino (con tre stelle Michelin) L’Arpege di Alain Passard. A pianterreno ci sono il Café, aperto anche nel dopocena, e la boulangerie, dove panettieri francesi sfornano due volte al giorno la vera baguette a doppia lievitazione e molti altri prodotti dolci e salati, tutti con farina in arrivo dal mulino bretone Guénégo. La brasserie sta invece al primo piano, dove l’architetto e interior designer parigina Karine Lewkowicz ha mixato tradizione e modernità. In cucina, a capo di una brigata di quindici cuochi, c’è lo chef francese (d’origine italiana) Patrick Massera, ex pupillo per dieci anni di Gualtiero Marchesi, che propone classici d’oltralpe e ricette creative. Dalla lista della cena (quella del pranzo cambia quasi ogni giorno): terrina di foie gras d’anatra cotto a bassa temperatura con pane integrale tostato (24 €), vol-au-vent di capesante bretoni in salsa vellutata (18 €), battuta di manzo di Borgogna al coltello con i suoi condimenti (18 €), magret d’anatra di Nantes alle spezie con pesche caramellate (19 €), fegato di vitello all’aceto invecchiato con purè (21 €), mousse di luccio gratinata in salsa di erbette fresche (17 €), tranci di merluzzo avvolti in lardo artigianale, con sugo di carne e passata di fagioli (22 €), tre tipi di degustazioni di formaggi (tutti a 10 €: di stagione, delicati o intensi) e île flottante con mandorle caramellate (7 €). Ogni cibo si può comprare e portare a casa. Dalle sette del mattino a mezzanotte. Prezzo 45/55 €. Sempre aperto.

RISTORANTE TEDESCO

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Il Kaputziner Platz di via Montenero.

  • KAPUZINER PLATZ
    Viale Montenero 34 angolo viale Lazio, tel. 02-54.10.12.70

    Un pezzo di Baviera a Milano, da visitare con un gruppo di amici, dove i camerieri hanno gilet e calzoncini di pelle e le cameriere gonnelline a fiori. Progettato dall’architetta di Monaco Heidi Inselkammer, si estende su 200 metri quadrati suddivisi nelle tre sale dei Cuori (dove si cena), della Musica e della Caccia, più una saletta che ricorda una cucina rurale tedesca e un cortiletto interno. La scelta dei piatti spazia dagli spätzle (gnocchetti irregolari a base di farina di grano tenero, uova e birra serviti con panna e speck) ai canederli (grossi gnocchi con un impasto di pane raffermo, insaporiti con formaggio e burro fuso), dai bretzel (pane dal colore ambrato a forma di nodo) allo stinco di maiale, dal goulash con mele e prugne (10,20 €) al misto di salsicce di Norimberga (con patate al forno e crauti al ginepro) o alla spadellata di manzo con mele alla birra (8,80 €). Tra i dolci: strudel e tiramisù alla birra. Ogni settimana tre menu speciali per due persone: il martedì Grangrillteller a 35 € (grigliata di carne mista con patatine, verdure grigliate e crauti; due bretzel e due boccali di birra da 40 cl); il mercoledì Bayer Platte a 30 € (padellata di manzo con patate, speck e cipolle, tris di canederli, due bretzel e due boccali di birra) e il giovedì Grangegrillte wurstel a 30 € (grigliata di wurstel e salsicce con patatine e crauti, due bretzel e due boccali di birra). Sui Navigli c’è un locale gemello, in via Ascanio Sforza angolo via Lagrange (tel. 02-58.10.40.00, Prezzo: 15/25 €. Entrambi sempre aperti, chiudono alle 2 di notte.



 

RISTORANTE GIAPPONESE

  • FUKUROU
    Via Trivulzio 16, tel. 02-40.07.33.83

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    Preparazione di hosomaki al Fukurou di Via Trivulzio (da survivemilano.it)

    Tra viale Bezzi e piazzale Gambara, proprio davanti alla Baggina, aperto nel febbraio 2014 dove c’era l’Asahi dall’ex campione nipponico di superbike Noriyuki Haga (per tre volte secondo nel Mondiale, nel 2000, 2007 e 2009) con la moglie Yurie. In cucina hanno voluto Yoshikazu Ninomiya, per anni chef del blasonato Osaka di corso Garibaldi e oggi autore di ottimi piatti come tako wasa (polpo marinato nel wasabi), hiyashi chiuka (ramen freddo con pesto di sesamo e bergamotto), gli spiedini di capesante grigliate con salsa teriyaki, shiokara (calamari fermentati) e le tagliatelle con brodo di anatra, pollo e burro. A pranzo, con prezzi assai più accessibili (sui 15 €, the compreso), c’è lo yubako, una scatola laccata che contiene assaggi di sushi, riso al vapore e oshinko, che sono verdurine in salamoia. Si mangia in sala, al bancone oppure in comodi séparé. C’è la birra giapponese Kirin anche alla spina. Prezzo: 30/40 €. Chiuso lunedì.

  • HANA
    Via Paolo Giovio 3, tel. 02-48.19.72.13

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    Il sushi restaurant Hana, di via Paolo Giovio.

    All’angolo con corso Vercelli 37, gestito da italiani (la bravissima direttrice si chiama Deborah Bafunno). Pavimenti in legno, comode poltroncine in pelle écru e alle pareti sagome di ciliegi. Per i pasti più veloci ci si siede in uno dei cinque posti nel bancone in onice. In lista sushi e sashimi al top, ma anche piatti fusion: hitokuci al peperoncino (involtini di tonno siciliano con avocado e salsa di pomodoro al galapeño messicano), hamamatsu (filetto di branzino rosolato con salsa teriaki servito con pastella croccante), black cod Hana (pesce carbonaro dell’Alaska alla griglia), ami yaki (scottata di tonno con dadini d’avocado e salsa di polvere di tonno), ebi Martini (gamberi saltati con Martini dry e papaya), shabu-shabu (verdure e carpaccio di manzo cotti nel brodo scaldato nella pentola al centro del tavolo; solo su prenotazione e minimo per due persone). Fino alle 23.15. Prezzo: 30/35 €. Chiuso domenica e lunedì a pranzo.

  • IYO
    Via Piero della Francesca 74 angolo via Biondi, tel. 02-45.47.68.98

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    In zona Sempione, con pareti color fango, lampadari-scultura e tavoli dorati. È il primo ristorante giapponese a cui la Michelin ha assegnato una stella nel 2015 (confermata nel 2016). Nato nel 2006 sotto la guida di Claudio Liu (33 anni, di origine cinese ma venuto al mondo e cresciuto a Correggio, in Emilia) è divenuto in pochi anni sinonimo di qualità: i piatti del maestro nell’arte del taglio del pesce Haruo Ichikawa (nato nel 1954 a Saitama, a 30 chilometri da Tokyo) superano le mode, proponendo una fusion col repertorio mediterraneo. Fino a marzo 2015 con Haruo c’era lo chef Lorenzo Lavezzari , che però ha scelto di voltare pagina e prendersi cura dell’agriturismo di famiglia vicino a La Spezia, La Carreccia a Ortonovo; al suo posto sono subentrati al bancone del sushi Hiroshi Noda e Masaki Okada. Tra le creazioni della cucina a vista: Toro no niwa (ventresca di tonno con terrina di foie gras d’oca al mirin e sansho), Taiyo (millefoglie di gambero argentino scottato, gambero rosso di Mazara del Vallo, maionese allo yuzu, calamaro e pomodoro), Hamachi miso (tartare di ricciola con pomodoro camone, salsa di miso allo yuzu e avocado), Ito Yori (filetto di triglia scottato con olio caldo, cipollotto al sesamo, gelatina di limone allo zenzero e salsa al jalapeño) e maialino da latte cotto a bassa temperatura, salsa teriyaki, finferli al sakè e aglio novello in tempura. E poi la specialità della casa: le Cinque sfumature dell’Iyo, piatto ovale con cinque mini porzioni aromatizzate di frutti di mare, gambero, ricciola, salmone e anguilla con ventresca. Ottimi i dolci, da abbinare alle creazioni del bar, come il rum con la salvia o i cioccolatini bianchi ripieni di gelatina al mojito. Prezzo: 45/65 €. Chiuso martedì a pranzo e lunedì.

  • MAIDO
    Via Savona 15, tel. 02-39.43.40.27

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    A cena da papà Marrabbio (mascotte ufficiale del locale) nel ristorante di Kiss me Licia… Fa parte del progetto Seguilabocca, che in tre fasi ha valorizzato via Savona grazie ai cibi di strada di alta qualità, con l’apertura nel 2012 al civico 13 dell’hamburgheria Hambistro; poi nell’aprile 2014 al civico 15 proprio col Maido e infine nel 2015 al civico 13/A con Amuse Bouche, dedicato alle baguettes e ad altre delizie francesi. Piccola bottega di 40 metri quadrati, Maido ha cucina (e mattoni) a vista, tanto legno e pochi coperti: un tavolone per sei persone in mezzo alla sala e le mensole addossate alle pareti. Voluta da Costanza Zanolini, Micol Norsa e Tomoko Corti, è gestita dalla filippina Princess e dalla giapponese di Kyoto Ayano, che hanno piazzato in cucina i loro compagni, della stessa nazionalità. Qui si mangia il vero nippo street food e la star del locale è l’okonomiyaki (8/9 €), una frittellona coloratissima tipica di Osaka (città dov’è proprio ambientato il cartone-manga Kiss me Licia, quello che negli Anni ’80 spopolava su Italia 1 con la sigla di Cristina D’Avena), a base di fettine di foglie di cavolo, farina e uova, cotta in maniera laboriosa su una piastra e condita con tanti ingredienti (pancetta di maiale, gamberi, spinaci e formaggio e kimuchi piccante). Nella lingua del Sol Levante okonomi significa “come piace a te”, e yaki “alla griglia”. Altre specialità: edamame (fagiolini di soia con sale marino), goma wakame (insalata di alghe ai semi di sesamo), zuppa di miso, onighiri (polpetta triangolare di riso ripiena) e yakisoba o yakiudon (due tipi di spaghettoni saltati alla piastra). Tra i dolci, gli yukimi daifuku (mochi con cuore di gelato). Fino alle 23. Prezzo: 20/25 €. Chiuso domenica.

  • MI – CUCINA DI CONFINE
    Viale Cassiodoro 5 angolo via Senofonte, tel. 02-48.51.37.45 e 392-15.10.471

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    Aperto da Hu Hai Bin (già patron di Hama e Qor) in fondo a via Vincenzo Monti, di fronte a City Life, con enormi lampadari-gabbia in ferro e mobili di recupero. È uno dei ristoranti cinesi di nuova generazione, dove i sapori della tradizione vengono riproposti con tecniche di cottura e ingredienti contemporanei. Stratega e creativo della cucina fusion è l’onnipresente Marco Loi. Tra i piatti: zuppa agropiccante, involtini di salmone in salsa di mango, frittura piccante di okra (vegetale anticalorico d’origine malese), salmone affumicato al the verde, orata al vapore in foglia di loto, anatra in salsa di anice stellata e cannella. Nel menu delle specialità senza glutine: Cubo MI con tonno scottato, carpaccio di capasanta, rombo imperiale con asparagi freschi, pollo all’ananas e insalata di alghe wakame. A pranzo menu Business a 13 € (due piatti, caffè e acqua). Fino alle 23.30. Prezzo: 30/35 €. Chiuso lunedì.

  • NOZOMI
    Via Pietro Calvi 2, tel. 02-76.02.31.97

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    Nell’autunno 2014 ha traslocato di poche centinaia di metri, trasferendosi all’angolo con piazza Risorgimento, dove ha quintuplicato il numero dei coperti (tre quarti dei clienti sono giapponesi). La vecchia sede di viale Piave 5 ospita invece dalle 18 all’una e mezzo di notte la Saketeka Go, chiusa il martedì. Al nuovo Nozomi sushi o sashimi non sono neppure in lista, qui servono solo squisitezze della tradizione come sukiyaki (carne di manzo di prima qualità con verdure miste, funghi shiitake, tofu e poi udon cucinati in brodo, minimo per due persone, 30 € a testa), melanzana spalmata con miso di sesamo alla griglia (8 €), renkon nikuzume (radice di loto con ripieno di carne, 6 €) e soprattutto tre specialità di ramen (brodo saporito): shoyu (leggero, a base di soia e servito con carne di maiale, uova, spinaci e cipollotti, 11 €), miso (denso, a base di pesto di soia, con carne di maiale, uova, germogli di soia, mais e cipollotti, 12 €) e miso yasai (denso, a base di pesto di soia, con verdure miste saltate, 12 €). In più: karasumi daikon (bottarga tostata e rapa bianca, 8 €), carpaccio di ricciola (15 €), gyoza (cinque ravioli di carne e verdure, 6 €), tempura mista di pesce (20 €), fungo shiitake con ripieno di carne (7 €), udon saltati con pancetta di maiale e verdure (12 €), kushiage set (sei spiedini misti impanati, 18 €) e gelato di the verde (6 €). Due i menu completi, serviti su vassoio: Shake no Shioyaki (salmone alla griglia, antipasto, riso bianco, zuppa di miso, gelato o caffè, 12 €) e Katsu Curry (riso e curry con cotoletta di maiale, insalata mista, gelato o caffè, 14 €). Prezzo: 25/30 €. Chiuso giovedì a pranzo e lunedì.

  • POPOROYA SUSHI BAR
    Via Bartolomeo Eustachi 17, tel. 02-29.40.67.97

    migliori-ristoranti-stranieri-etnici-milanoA Porta Venezia dal 1977 (ma ristrutturato nel 2013), è stato il primo negozio di alimentari giapponese e sushi bar aperto a Milano. Con la figlia Mami ne è proprietario il mitico Hirazawa Minoru, detto Shiro, classe 1946, di Nagano, diplomato alla scuola di Sizuo Tsuji a Osaka, che tiene anche corsi di sushi per i bambini del quartiere. Poporoya significa “negozio del popolo”: il posto è piccolo (una ventina di coperti), non si può prenotare e appena si finisce di mangiare bisogna sloggiare, in compenso il pesce è di incredibile qualità: c’è chi assicura che il sushi di Shiro sia quasi un’esperienza mistica. Da provare anche il suo chirashi (fette di pesce crudo adagiate su una ciotola di riso) e i nabeyaki udon (spaghettoni in brodo, verdure e gamberone, in un coccio). Servizio di take away. Purtroppo la cucina resta aperta solo fino alle 21.30. Prezzo: 25/30 €. Chiuso lunedì a pranzo e domenica. Lì di fronte, in via Eustachi 20, Hirazawa Minoru ha aperto (e tutto rinnovato nel 2007) anche un ristorante “vero” (con sala tatami e un dehors), il Shiro Poporoya oggi gestito da suo figlio Hirokazu. Tel. 02-29.51.26.35. Fino alle 23. Chiuso mercoledì a pranzo e domenica.

  • YUZU
    Via Lazzaro Papi 2, tel. 02-87.08.71.52

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    Lo Yuzu di via Lazzaro Papi.

    In una traversa di corso Lodi c’è questa bomboniera con 16 posti (più tre al bancone) che porta il nome di un agrume aromatico dell’isola di Shikoku, una via di mezzo tra il mandarino e il pompelmo. A comandare in cucina, come succede di rado nei locali del Sol Levante, è una donna: Yoko Matsuda, per anni sous chef di Nobu a Milano. In lista specialità classiche rivisitate, ma gli habitués sono soliti far decidere a Yoko cosa mettere in tavola e lei li fa felici con piatti fuori dal menu e fuori dal comune. Tra le specialità: aburi (involtini di tonno o salmone ripieni di tartare di pesce con capesante e salsa yuzu), manzo teriyaki con fois gras, insalata di alghe e polpettine fritte con polpo, salmon tartar roll con salsa di rucola, kanzashi stick con granchio reale e tartufo. Si spende tanto, ma ne vale la pena. Su richiesta c’è anche il servizio di take away e la consegna a domicilio. Prezzo: 50/60 €. Chiuso sabato a pranzo e domenica.



 

RISTORANTE GRECO

  • AKROPOLIS
    Via Accademia 56, tel. 393-32.49.290 e 02-26.15.430

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    Chef ellenico (il ventottenne Niko Papaioannou) e proprietari italiani (Marco Ghiacci e Faustina Frisku) per questa ghireria greca arredata con gusto su due livelli (con mattoni a vista, parquet, sedie di design e tovaglie di lino) aperta a inizio 2015 tra Loreto e Lambrate. Ha una cinquantina di posti a sedere e al piano di sotto un’elegante taverna. Dalla lista: olive nere di qualità di Kalamata, pita (fagottini di pasta fillo ripieni), polpette fritte di zucchine, manouri (formaggio semigrasso della Macedonia Centrale), peperoni ripieni di riso basmati e ragù di manzo, moussaka (sformato di melanzane, carne trita insaporita alla cannella, patate e besciamella), costolette di agnello alla griglia, saganaki special (feta impanata, miele e sesamo), tzatziki (salsa allo yogurt con aglio, cetrioli e aneto), frittata della Tessaglia con zucchine e formaggio, la classica insalata greca (feta, pomodori, peperoni, cipolla, cetrioli, olive e origano), souvlaki (spiedini di carne grigliata), branzino in crosta al forno, orata e polpo alla griglia più sette tipi di yogurt greco (anche con miele e noci, amarene, fichi caramellati o mele cotogne) e il risogalo (dessert a base di riso). Prezzo: 20/30 €. Sempre aperto.

  • VERO SAPORE GRECO
    Ripa di Porta Ticinese 13, tel. 392-15.22.537

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    Yogurt miele e noci.

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    Gyros pita con pollo e feta.

    Localino a conduzione familiare con cucina a vista e solo quattro tavoli (più quelli sul marciapiede, vista Naviglio), tirato a lucido da un restyling nell’aprile 2015, che porta una ventata di Grecia nel cuore della movida. Con lo staff di cuochi greco-ciprioti, il patron Cristiano Mavroidis (dal Peloponneso) propone street food con prodotti made in Greece forte del fatto che la sua famiglia è da decenni il più importante importatore di cibo ellenico nel nostro Paese. Nel menu a farla da padrone è la pita, uno dei cibi di strada più venduti nel mondo, molto simile al kebab turco ma a base di carne di maiale (o di pollo o vitello) con patatine fritte, insalata, pomodoro e origano, il tutto condito con tzatziki o un’altra salsa. Qui ce ne sono quattro versioni vegetariane: con la feta, con formaggio halloumi, con polpettine di verdure o con i ceci (5/5,50 €) e sette con la carne (5/6 €). In più otto tipi di fritture (3,50/5 €), otto piatti di carne o pesce (9,50/15 €), polpo alla grigia (7,50 €), mussaka (5,50 €), keftedakia (polpettine di vitello all’ouzo e crema di yogurt, 5,50 €), dolmadakia (involtini di foglie di vite e riso, 6 €) e insalata greca con la pita (6,50 €). Un servizio molto apprezzato è la consegna a domicilio (in 35 minuti): in un divertente logo del locale un soldato greco col gonnellino guida uno scooter con in una mano uno spiedino souvlaki. Fino a mezzanotte, le due nel week-end. Prezzo: 10/15 €. Sempre aperto Nel palazzo di fianco, in Ripa di Porta Ticinese 15, c’è da marzo 2014 un altro elegante fast food ellenico (ma gestito da italiani) amatissimo dai ragazzi, il GREEK FUSION (tel. 02-39.81.40.82, prezzo: 10/15 €, sempre aperto). Ha uno stanzone con 42 coperti (e aria condizionata d’estate) e all’esterno 80 posti. In lista una grande varietà di gyros pita (tradizionali, integrali o vegetariani). La specialità più abbondante e richiesta è però il Piattone Carne Mix. Aperto da mezzogiorno a mezzanotte, anche con servizio take away. Da novembre 2015 hanno aggiunto una vetrina laterale dove il venerdì e il sabato si vendono gyros pita fino alle tre di notte.

RISTORANTE INDIANO

  • JUST INDIA
    Via Benedetto Marcello 34, tel. 02-20.48.03.85

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    Tra le fermate del metrò di Lima (M1) e Caiazzo (M2) c’è da anni questo bel locale stile old England misto Buddha con pareti arancio pastello e due salette tranquille con 35 coperti. La specialità della casa è il dahl fry (zuppa di lenticchie gialle con spezie), ma in lista ci sono tante altre specialità dell’India del Nord, dov’è nato il proprietario, Banger Pargat Singh: pakora (verdure miste “castellate” con farina di ceci e fritte in padella), jeera rise (riso basmati profumato allo zafferano saltato con cumino fresco), Bombay bada (patate macinate e fritte nel burro), lamb korma (agnello cotto con salsa di frutta secca e leggero curry), haryli tikka (bocconcini di pollo marinati con menta e yogurt), tandoori murg (galletto con erbe cotto nel tipico forno indiano), lamb biryani (montone piccante con riso basmati spruzzato di profumatissime erbe fresche). Buoni i garlic naan, focaccine tradizionali all’aglio. A pranzo è disponibile un piatto unico con quattro specialità e a cena ci sono anche due menu completi (di carne o vegetariano) a 25 €. La cucina è aperta sino alle 23. Prezzo: 20/30 €. Chiuso sabato a pranzo e lunedì.

  • SARLA
    Via Stampa 4, tel. 02-89.09.55.38, 331-31.56.086, 338-60.51.858 e 329-13.36.330

    Aperto nel 2003 dietro piazza Vetra da Shekhar Reikhi (Sarla in indiano significa “virtuosa semplicità” ed è il nome di sua madre) con la compagna Marinella Stracchi. Ha una sala grande e due piccole, laterali, con arredi mai kitsch. Di sapore orientale anche le opere d’arte alle pareti, del milanese Davide Grazioli. Le specialità sono quelle speziate dell’India del Nord, secondo la tradizione ayurvedica. Antipasti: verdure in pastella di farina di ceci, involtini di pollo e spezie, ricotta indiana, gamberi e verdure in farina di lenticchie. Per i piatti principali la cucina a vista è il regno di due chef: uno si occupa del forno tandoori (fabbricato in Uzbekistan, tocca i 600 gradi ed esalta pesce spada, mazzancolle, pollo e agnello, ma anche formaggi e semplici verdure); l’altro realizza piatti a base di curry e salse varie, un piccantissimo pollo vandaloo, agnello con anacardi o gnocchi di formaggio fresco. In lista svariate proposte vegetariane e più di 90 vini italiani, sette indiani e cinque birre indiane. Ogni quindici giorni, il venerdì sera, spettacoli di danze folkloristiche e musica etnica. La cucina chiude alle 23.30. Menu degustazione a 35 € (aperitivi, vino o birra compresi) e menu vegetariano, adatto anche per i celiaci, a 18 € (minimo per due persone). Prezzo: 30/40 €. Chiuso a pranzo sabato e domenica.

  • TARA
    Via Domenico Cirillo 16, tel. 02-34.51.635

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    A due passi dal cuore della movida dell’Arco della Pace c’è dal 2002 questa oasi dall’atmosfera quasi mistica, con statue di divinità indiane, che dall’antipasto ai dolci ha un occhio di riguardo anche per vegetariani e intolleranti al glutine. Nella tradizione buddhista Tara (“stella”) è la dea della giustizia, fonte della vita e consorte di Shiva. Per la scelta dei piatti chiedete dritte al boss, che sarà ben felice di guidarvi. È Ashwinder Singh, per tutti Ash, che nel settembre 2013 ha aperto anche un altro ristorante indiano, il Dawat (una parola hindi che significa “invito”) con specialità della cucina indiana del Sud e birmana (corso Sempione 88, tel. 02-34.53.79.53 e 389-56.05.143, sempre aperto). In lista: naan al formaggio, pollo al curry e la novità samosa chaats (fagottino di verdure guarnito con ceci, salsa al tamarindo e croccantini di farina di lenticchie), un piatto street food di Mumbay. Da provare i tandoori con pollo, agnello, pesce o crostacei, prima marinati per ore con spezie, aceto e yogurt, poi cotti (in verticale, come se fossero allo spiedo) nel forno d’argilla a forma di campana rovesciata. E le specialità al curry abbinate a salse delicate o piccanti. C’è un menu di carne a 20 € e uno di pesce a 24 € (coperto e bevande esclusi). Prezzo: 20/30 €. Chiuso lunedì a pranzo.



 

RISTORANTE IRANIANO

  • SAPORI DELLA PERSIA
    Via Gaetana Agnesi 2, tel. 02-58.43.78.33 e 333-34.64.553

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    Aperto a Porta Romana a fine 2014 dall’iraniano Fassan Fard, a Milano da 40 anni (possiede anche una galleria di tappeti in via Vivaio). Il ristorante ha 60 coperti in un ambiente quieto e per nulla etnico, con separè fra i tavoli e tante bottiglie di vino elegantemente esposte nelle pareti, che sono grigie come le tovaglie. Tra gli antipasti: cucu sabzi (frittura di verdure, uova, noce e ribes) e dolme (involtini di foglie di verza con carne, riso, prezzemolo e carote). Tra i piatti unici, tutti serviti con riso e zafferano: ghorme sabzi (sugo con carne, fagiolini rossi e verdura), zereshk polò (pollo, ribes e pistacchio), fesenjan (sugo con carne di pollo, noci e concentrato di melograno) e sabzi polò ba mahi (verdure e pesce persico fritto). Dalla griglia, anch’essi serviti con riso e zafferano: celo barg (spiedo di sottofiletto e pomodoro) e celo kubide (spiedino di macinato di vitello e pomodoro). Alla fine gelato persiano al fiordilatte, acqua di rosa, pistacchio, zafferano, panna o frutta secca. il ricarico dei vini è eccessivo. Fino a mezzanotte. Prezzo 25/35 €. Aperto a pranzo solo il sabato e sempre a cena.

RISTORANTE LIBANESE

  • DAWALI
    Via Corrado II il Salico 10, tel. 02-84.89.56.68

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    Specialità libanesi al Dawali di Via Corrado II.

    Dal marzo 2007 dietro via Ripamonti. Con una sala senza fronzoli etnici e, d’estate, anche qualche tavolo fuori, in un tratto di strada protetto dal traffico. Propone cucina libanese, la più raffinata del Medio Oriente, con tanta verdura, carne di pollo, manzo e agnello, frutta secca e condimenti a base di succo di limone e spezie. I fornelli sono il regno dello chef Walid El Mbaid (proprietario con la cognata italiana Angela, che si occupa della sala) al cui fianco c’è da poco Ali Kahlil, il cuoco che a Expo 2015 ha deliziato il palato dei visitatori nel padiglione del Libano. In lista gli sfiziosi piattini del mezzeh: nove antipasti freddi (come la salsa tajin con sesamo, cipolla, coriandolo e limone; il muthabbal, puré di melanzane e salsa di sesamo o il chanklish, formaggio, verdure miste e timo) e dodici caldi (come l’harra, con patate, coriandolo e peperoncino; i falafel, polpettine di fave, ceci e cumino, o l’hommus bi lahmi, puré di ceci, salsa di sesamo, carne e pinoli). Tra i quindici secondi piatti: kibbi naii (carne trita cruda, grano tritato e cipolla), makanek (salamini di manzo con spezie e vino) e tawouk (spiedini di pollo marinati). Per dolce il budino di riso. Ogni sabato sera la cena è accompagnata da uno spettacolo di danza del ventre. Prezzo: 25/30 €. Chiuso sabato a pranzo e domenica.

RISTORANTE MALIANO

  • BALAFON
    Via Teodosio 6, tel. 02-23.60.155

    Serate dal sapore etnico a Lambrate, in questo ristorantino ben arredato su due piani con una cinquantina di coperti, consigliato per una cena di coppia o due chiacchiere tra pochi amici. Aperto nel 1987, è l’ideale per gustare le specialità del continente nero e farselo raccontare dalla dolce padrona di casa, la maliana Awa Traorè. In cucina suo figlio Thora Keita, nato a Milano, propone specialità del suo Paese più qualche ricetta di Senegal, Guinea, Eritrea e Congo. Antipasti: polpette di fagioli con l’occhio, samosa (triangoli di pasta fillo con gamberi, sedano, paprika e carote), frittelle di fagiolini al rosmarino. La specialità della casa è il piatto unico, da comporre a piacimento con base di riso profumato o di cous cous con salse tipiche come il mafe del Mali (arachidi, rosmarino, pomodoro e porri), il saka-saka del Congo (foglia di manioca, olio di palma, catalogna e melanzane), lo zighinì dell’Eritrea (pili-pili, pomodoro, peperone rosso e paprika) o lo yassa del Senegal (limone, cipolla, senape e sedano) a cui aggiungere pollo, pesce persico africano o manzo, il tutto servito con una ratatouille di verdure in umido. Dolci: cioccolato e zenzero o crème caramel al cocco. Per digerire, un cocktail della casa a base di zenzero, ananas, menta e un filo di rum. In tavola vini sudafricani o birre aromatizzate con mango, palma, zenzero o banana. La cucina chiude alle 23, ma la serata va avanti fino alle due. Prezzo: 20/30 €. Chiuso lunedì e sempre a pranzo.



 

RISTORANTE MAROCCHINO

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Il Riad Yacout di Via Cadore.

  • RIAD YACOUT
    Via Cadore 23, tel. 02-54.62.230

    Vicino alla Palazzina Liberty, per un fascinoso viaggio tra sapori, suoni e profumi della tradizione magrebina, nella perfetta e un po’ disneyana riproduzione di un riad marocchino su tre livelli voluta nel 2004 dal salentino Antonio Moscara e arredata con pezzi unici da lui fatti venire dal Marocco. Al centro del piano terra una parete d’acqua termina sotto a una lastra di vetro su cui si esibiscono ogni sera suonatori e danzatrici del ventre. In lista antipasti marocchini, zuppa harira di ceci, agnello e lenticchie con datteri e lime, sei diverse versioni di cous cous (minimo per due persone), cinque tipi di tajine (piatto berbero in umido, con carne, pesce o verdure), insalatona Agadir e mechoui d’agnello al forno con burro salato smen. Dal lunedì al venerdì dalle 18.30 alle 22 cocktail nel Suk del Pascià, con piatto degustazione a 10 € (sabato rigorosamente solo fino alle 21). Valet parking e area privè con cigar room. Ci si può rilassare chiedendo un narghilè al tavolo, ai sapori mela, menta e uva. La cucina chiude all’una di notte, il locale alle due e mezzo. Ogni martedì serata burlesque Notte dell’Harem. Prezzo: 50/60 €. Sempre aperto a cena.

RISTORANTE MESSICANO

  • TIJUANA CAFÉ
    Via Massarani 5, tel. 02-53.47.42

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    Specialità messicane al Tijuana Café di via Massarani.

    Su due livelli, in una traversa di corso Lodi: al piano terra c’è il cocktail bar, di sotto un suggestivo ristorante tex-mex da 70 coperti, con cactus dipinti, sombreri e iguane giganti. Dalla cucina porzioni non enormi, ma di qualità: burritos (fagottini di farina ripieni di pollo, peperoni e formaggio, 14 €), fajitas (listerelle di manzo o pollo o gamberi marinate con cipolle e peperoni e servite in una padella di ghisa, 17 €), guacamole (crema di avocado con aromi al coriandolo e lime, 6 €), tacos (snack di mais con formaggio fuso e peperoncino jalapeños, 6 €), tre tipi di insalate (8 €) e dodici di hamburger (10-14 €). Dalla Steak House cinque proposte, tra cui Rib-Eye (300 g di angus argentino, 21 €) e Jack Daniel’s Steak (250 g di controfiletto di manzo spennellato con salsa Jack Daniel’s e servito con american salad, 21 €). Al bancone il titolare Max prepara cocktails da favola. Aperto dalle 18 all’una di notte. Al martedì serata Karabingo (karaoke + bingo fino a mezzanotte e mezzo, con birre e bottiglie in palio). Prezzo: 25/35 €. Chiuso lunedì.

RISTORANTE MONTENEGRINO

  • OPA BALKAN FOOD
    Viale Bligny 43, tel. 338-29.40.315

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    Un burek ripieno con verdure miste all’Opa Balkan Food di viale Bligny (credit: vivimilano.corriere.it).

    È il primo fast food balcanico in città, aperto il 12 ottobre 2015 in zona Bocconi da Valentina Brianza, nata in Montenegro ma cresciuta a Milano. Un localino di solo tre tavoli votato al cibo da asporto, con piatti semplici ma genuini dove la fa da padrone il burek, la pita bosniaca a base di pasta fillo senza lievito stesa a mano secondo un metodo tradizionale e ripiena di verdure (3,80 €) o di carne e formaggio (4,90 €). E poi: nsalatine da 3,50 €, insalatone da 6,50 €, come la greca, la bulgara (shopska) o la serba (srpska). Il tutto innaffiato da una buona birra Laško (lattina 2,50 €; bottiglia da 66 cl. 3,20 €). Per finire: mele ripiene di noci, halva (0,60 €), cubetto di torta plazma (1,80 €), la pita dolce (2,50 €) e caffè alla turca. Un cartello informa: «In questo locale si mangia con le mani!! A disposizione salviettine umidificate». Aperto sino alle 23, l’una di notte venerdì e sabato. Chiuso lunedì a pranzo e domenica.



 

RISTORANTE PERUVIANO

  • migliori-ristoranti-stranieri-etnici-milanoAMOR Y PASION
    Alzaia Naviglio Pavese 52, tel. 02-89-42.13.20 e 320-71.38.291

    Aperto nel 2012 da due amici in arrivo da Lima, Joseluis Huallanca e Angel Murriel, ha tre quarti dei clienti sudamericani, ai quali propone cucina peruviana classica. Per iniziare: anticucho (spiedini di cuore di manzo marinato in peperoncino secco delle Ande e spezie varie), tamal (torta di mais ripiena di carne) e causa del pulpo (tortino di patate al peperone giallo peruviano, ripieno di polpo in salsa alle olive). Piatti principali: lomo saltado (manzo spadellato con cipolle, pomodoro e salsa speziata, servito con patate fritte e riso), ceviche di sogliola, branzino o persico marinati con lime e coriandolo, carapulcra (spezzatino di patate secche con maiale, pollo, peperoncino, semi di girasole e aglio), frijoles con seco a la nortena (fagioli con carne d’agnello fatta riposare per una notte con birra, aceto e cumino e poi rosolata con peperoncino giallo e rosso, cipolla e coriandolo). Per finire: bizcocho (torta di noci ricoperta di dulce de leche). La prima domenica di ogni mese brunch con buffet criollo. Dopo le 22 musica dal vivo. Aperto fino alle 3 di notte. Prezzo: 25/30 €. Chiuso lunedì e a pranzo da martedì a venerdì.

RISTORANTE RUSSO

  • BAR LIBERTY 38
    Via Carlo Farini 38, tel. 329-17.65.428 e 327-74.54.584

    Cucina russa e uzbeka. Questo localino a gestione familiare è il regno di Irina Khan, vispa e ciarliera signora russa-uzbeka di origini coreane, che propone la cucina di tutti e tre i Paesi della sua biografia. Dalla lista uzbeka: plov (piatto nazionale: carne, riso, cipolle, carote, chiodi di garofano, semi di pepe e cumino, 10 €), manty (ravioloni al vapore ripieni di carne, cipolle e spezie, 8 €), dolma (involtini di carne trita e verdure avvolti in una foglia d’uva e cotti al vapore, 10 €), domlyama (carne di montone e verdure con spezie, 40 € per quattro persone). Dalla lista russa: borsch (zuppa con barbabietola, verza e carne bovina 8 €), okroshka (zuppa fredda estiva con yogurt, cetrioli, patate lesse, uova, rapanelli, mortadella e aneto, 6 €), varéniki (pasta a forma di mezzaluna ripiena di patate e ricotta, 8 €), aringa in pelliccia (piatto a strati di aringa, patate, carote, barbabietola, uova e maionese, 25 € per quattro persone), blinis (crèpes dolci o salate, 6 € per tre pezzi). Dalla lista coreana: pegodya (panzerotti al vapore ripieni di carne mista, 10 €), kadicha (spadellata di melanzane con carote, cipolle, aglio, peperoncino e soia, 5 €), vecha (insalata di cetrioli e carne con aneto, 10 €), paporotnik (insalata di felce condita con cipolle, aglio, coriandolo e soia, 8 €). Da settembre a giugno, ogni domenica dalle 11 alle 15.30 brunch Zakuski con specialità dei tre Paesi a 17,50 €. Dalle 7 del mattino a mezzanotte (domenica fino alle 17). Sempre aperto.

  • VERANDA
    Via Bezzecca 6, tel. 02-39.98.03.78 e 347-12.27.614

    migliori-ristoranti-stranieri-etnici-milanoFascinoso ristorantino-tavola calda inaugurato nel 2013 in una parallela di corso XXII Marzo. Pietanze russe, ma anche d’ispirazione ucraina e moldava, in una sala con trenta coperti. I piatti del proprietario, lo chef Nichita Vitalie (in sala c’è la signora Lilia), cambiano spesso. Nelle ultime liste: salanca imperiale (zuppa di storione), borsch con panna acida, mimosa (tortino salato con tonno), ravioli siberiani carne e cipolla, tortellini ucraini con patate e funghi porcini, shuba (pasticcio di aringa), blinis (grandi crêpes salate farcite con patate e funghi o carne o caviale rosso o salmone), pirojki (fagottini di pasta lievitata farciti di carne, funghi, formaggio e pesce). Tra i secondi: anatra alla Veranda (con mele, pere, prugne affumicate, mele cotogne, patate e zucchine), shashlik (carne suina marinata per dodici ore con spezie e cipolla), dolma (involtini di foglie di vite con riso e carne), plav (maiale e verdure), cotoletta alla Kiev, golubzi (involtini di cavolo ripieni di carne e verdure). Birre russe e ucraine, ma spesso si pasteggia con la vodka. Cibi anche da asporto. Prezzo: 25/30 €. Chiuso lunedì.

RISTORANTE SPAGNOLO

  • ALBUFERA
    Via Lecco 15, Tel. 02-36.68.69.93

    Con mattoni a vista e poltroncine in pelle, dietro viale Tunisia. Il menu rivisita dei classici come i piattini delle tapas (2,50/8 €), ma la paella segue la classica ricetta popolare appresa dallo chef brasiliano Mateus Ávila Lobo Coelho a Valencia, dove conobbe l’attuale moglie, l’italiana Alice Paglia, con cui ha aperto nel 2013 questo delizioso locale (Albufera è il nome di una laguna vicino a Valencia, oggi riserva naturale). La paella, per minimo due persone, c’è in quattro versioni: valenciana (con riso, pollo, coniglio, lumache e verdura di stagione, 16 €, solo su prenotazione), de mariscos (ai frutti di mare, 20 €), de bogavantes (con astice, 29 €, solo su prenotazione) e de carabineros (con pregiati gamberi rossi del Sud della Spagna, 35 €). All’Albufera c’è anche la fideuá, specialità valenziana di pasta (una specie di fedelini) con frutti di mare e nero di seppia (17 €), baccalà, zucchine e cipolla (17 €) o vegetariana (14 €). E poi: carrillera iberica (guanciale di maiale stufato su polenta grigliata con formaggio di pecora affumicato e purè di cavolfiore, 8,50 €), morcilla y pistacho (sanguinaccio impanato con pistacchi e servito con marmellata al mirtillo, 7 €), tagliere di salumi di maiale nero iberico e paté (10 €), puntillas bravas (calamaretti fritti con salsa di pomodoro piccante e maionese all’aglio, 8 €), bacalao confit (baccalà cotto in olio d’oliva a bassa temperatura con purè di patate, prosciutto disidratato e porro croccante, 9 €), pata negra de bellota (80 g di prosciutto tipico spagnolo ricavato da maiali nutriti solo con ghiande, 18 €), anchoas del Cantábrico (pregiate acciughe sott’olio servite con pane e burro alle erbe, 10 €), pulpo a la gallega (polpo al vapore con patate e paprika dolce affumicata (8,50 €). Dolci: crema catalana (4,50 €) e torta di riso con gelato al torrone di Alicante (6,50 €). Un litro di sangria rossa 15 € e di sangria bianca 18 €. Menu giro tapas per due persone a 42/54 €. Prezzo: 25/35 €. Chiuso sempre a pranzo tranne domenica.

  • LLEVATAPS
    Via Ariberto 31 angolo via Olona, tel. 02-58.10.11.05

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    Il Llevataps di Via Ariberto (da thechicfish.com)

    A pochi metri dal metrò verde Sant’Agostino, nuova location con pareti in pietra e arredo rustico per questo ristorante (aperto fino a mezzanotte e mezzo) attivo a Milano dal ’95 il cui nome in terra iberica significa “cavatappi” ma qui vuol giocare con “prendi le tapas. In effetti in lista ce ne sono tante e anche nuove, come le buñuelos de bacalao (frittelle di baccalà con composta di fichi d’india, 8 €) o la salsiccia cotta nel sidro basco (5 €) che affiancano ricette ormai cult come secreto Iberico (pregiato taglio di maiale arrosto con escalivada di melanzane grigliate, 19 €), bacalao confitado (baccalà confit cotto per sei ore a bassa temperatura, con purè di patate all’aroma di pata negra, 22 €) e paella de pescado (servita in padella, con riso bomba qualità calasparra, seppie, calamari, gamberi, gamberetti, scampi e cozze, 18,50 €). Tra i dolci (6 €): la crema catalana classica o con zenzero e lo zabaione allo sherry Pedro Ximenez con fichi della regione dell’Empordà. Un bicchiere di sangria 5 €, la bottiglia 15 €. Prezzo: 30/35 €. Chiuso domenica e sabato a pranzo.

  • PAELLAMI
    Via Guido Cavalcanti 4, tel. 02-45.38.62.09 e 347-40.85.050

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    Tapas (mini hamburger di vitello con uova di quaglia) al Paellami di via Cavalcanti.

    Dietro viale Brianza dal giugno 2015, ambiente cordiale, senza fronzoli e “spagnoleggiante” con pareti rosse, mattoni a vista e ceramiche colorate. Qui ci sono tre possibilità: la paella cucinata – sempre senza glutine – dalla brigata dello chef Ricardo Traver Bonillo (valenciano doc che vive a Milano da 18 anni ed è il contitolare con Juan Manuel Roca) la mangiate sul posto oppure la ordinate e la portate a casa (anche in porzioni individuali) o, addirittura, fate venire Ricardo a cucinarvela a domicilio per una indimenticabile serata iberica in famiglia o con gli amici. In lista ce ne sono sei tipi: alla valenciana (riso, coniglio, pollo, verdure e zafferano 14 €), con verdure di stagione (12 €), mista (coniglio, pollo, gamberoni e seppie, 16 €), al nero di seppia (gamberi, seppie e vongole, 16 €), con i frutti di mare (18 €), all’astice (più peperoni, paprika e zafferano, 18 €). C’è anche la fideuá (simile alla paella ma con la pasta al posto del riso) con seppie, calamari, gamberi, vongole, mazzancolle e una salsa a base di aglio. Le tapas (tutte a 1 €) sono delle mini bruschette: funghi con cipolla caramellata e caprino, mini hamburger di vitello con uova di quaglia, vitello con brie, peperone e acciuga, montadito seppia o tortilla, polpo alla gallega. Sangria bianca o rossa (3 € a persona) e per finire un liquore artigianale al mandarino. L’impianto di aerazione va potenziato. Aperto sino alle 23, mezzanotte nei week-end. Chiuso lunedì e sabato e domenica a pranzo.



 

RISTORANTE AMERICANO

  • HATS-OFF
    Via Circo 1, tel. 335-70.90.137

    Al Carrobbio, a due passi dalle Colonne di San Lorenzo, aperto nel settembre 2014 da Cecily Zalevsky, bionda e cortese signora della East Coast (Florida). È un piccolo bistrot american style, informale e giovanile, con le luci a forma di bombetta (il logo del locale) e la cucina a vista che sforna carne cotta per ore sul barbecue con la salsa caramellata come fanno nei ranch del Texas. Oppure proposte tex-mex, hamburger di qualità guarniti con prodotti freschi e tutto il meglio della cucina a stelle e strisce, come BBQ baby back ribs (costine di maiale cucinate lentamente e proposte nelle varianti più saporite), NYC strip steak (taglio speciale di controfiletto, originario della Grande Mela), Corn dogs (“cani di pannocchia”, ovvero hot dogs coperti da una panatura di mais leggermente dolce), Soul chicken (pollo fritto cucinato con spezie cajun e una doratura croccante), Buffalo wings (alette di pollo nella ricetta originale), Rispy coconut calamari (anelli di totanetti resi croccanti da un’impanatura di cocco grattugiato), Potato Skins (barchette ripiene di formaggio cheddar, bacon e sour cream) e, per finire, torta Cheese cake “Philadelphia style”. La domenica brunch sui 20 €. Dalle 10 del mattino a mezzanotte, le due nel week-end. Fanno anche servizio a domicilio. Prezzo: 25/30 €. Sempre aperto.

RISTORANTE SVEDESE

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La Bjork Brasserie di Via Panfilo Castaldi 20 (da cosedicasa.com)

  • BJÖRK – SWEDISH BRASSERIE
    Via Panfilo Castaldi 20, tel. 02-49.45.74.24

    Inaugurata il 7 novembre 2014 dietro i Bastioni di Porta Venezia, ha pochi posti a sedere, un banco gastronomia con prelibatezze gourmand da asporto ed è la seconda brasserie scandinava in Italia dopo quella aperta nel 2012 a Quart, alle porte di Aosta, grazie sempre all’incontro creativo tra Giuliana Rosset, proprietaria di Napapjiri, e l’architetto milanese Nicola Quadri, estimatore dello stile nordico. In cucina lo chef aostano Julien Chiudinelli e i suoi due colleghi svedesi Mattias Sjöblom e Rebecca Varjomaa propongono: jordärtskockssoppa (crema di topinambur con porcini), zuppa bianca di pesce del Nord, gravad lax (salmone all’aneto), aringhe marinate, affumicate o fritte, baccalà al beurre noisette e una quiche di formaggio västerbotten con caviale di coregone. Tra le carni: agnello, tartare di manzo al rafano, selvaggina allo zenzero e rabarbaro con lampone artico. Due novità dell’inverno 2016: reenfilé med rotselleri (filetto di renna scottato con sedano rapa, lingonberry e crocchette di patate e spinaci) e ravad älg med rökt embärsmajönas (alce marinato con maionese affumicata al ginepro). Al Björk molti cenano con birre artigianali svedesi e i più audaci con snaps aromatizzati con assenzio, sambuco, semi di aneto o frutti di bosco. Fino a mezzanotte. Prezzo 30/35 €. Chiuso lunedì a pranzo e domenica.

RISTORANTE TAILANDESE

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L’Artest di Corso Garibaldi.

  • ARTEST
    Via Marsala 13 angolo corso Garibaldi, tel. 02-36.70.47.70 e 349-37.30.360

    La passione di Lidia Violante e suo marito Giovanni Zirulia per i viaggi nel Sud-Est asiatico li ha spinti ad aprire nel 2012 questo thai snack bar collegato al loro negozio di gioielli. È un salottino arredato anni ’50 con tappeto persiano, specchiera dorata, tappezzeria floreale bicolore, angolo biblioteca e sedie in legno di un vecchio cinema appoggiate a una parete. D’estate qualche tavolo sul marciapiede. Sulla vetrina c’è la scritta “pranzetti e cenette thailandesi”: in lista piatti classici, ben cucinati e mai unti, come involtini di salmone (11 €), spiedini di pollo (9 €), manzo allo zenzero (10 €), maiale con erba limoncella (10 €), zuppa di gamberi (11 €), insalata di papaya verde e pollo (12 €) e l’immancabile pad thai misto (gambero, pollo e verdure, 13 €). Tante ricette vegetariane e vegane e, tra i dolci, crema di riso con mango (5 €). Musica asiatica di sottofondo. Dalle 12 alle 16 e dalle 18 a mezzanotte. Prezzo: 25/30 €. Chiuso domenica e lunedì.

  • SHAMBALA
    Via Ripamonti 337, tel. 02-55.20.194

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    Specialità thailandesi e vietnamite con tocchi di cucina fusion dovuti allo chef di origini nippo-brasiliane. L’edificio (che i proprietari definiscono “locanda asiatica dai grandi alberi”) è basso e con un irresistibile giardino zen molto godibile in estate, con querce e bambù, statue orientali e tavoli su pedane in teak: non a caso shambala in tibetano significa “luogo di pace e felicità”. In lista: ebi hotate su (carpaccio di scampi e capesante in salsa ponzu e alghe wakame, 22€), kaeng kung (gamberi in brodo con latte di cocco, galanga e curry rosso leggermente piccante con verdure e foglie di coriandolo, 19 €), yam mamuang (insalata di mango e gamberi, servita con fiocchi di cocco tostato, cipolla rossa e insalata profumata con menta fresca, 17 €), calamari alla balinese (marinati in salsa di mabu, verza e bitter melon, 18 €), ped nga ma khaam (petto d’anatra grigliato servito con sautè di germogli di soia e funghi shiitake in salsa di tamarindo e semi di sesamo tostato, 20 €), kaehg ma prao pak (vegetali e ananas in brodo di latte di cocco con funghi shiitake, insaporito con curry thailandese medio piccante. 12 €), tofu con verdure verdi saltate in salsa di soia cremosa leggermente piccante, spolverato con erba cipollina e coriandolo (14 €), gamberi in salsa d’ostrica con coste, asparagi, broccoli, funghi shiitake, spolverati con aglio tostato e coriandolo (20 €), filetto di salmone al vapore servito con purè di ananas aromatizzato al galanga, pepe rosa e menta fresca (18 €). Menu degustazione con sette portate a 55 €. Prezzo: 55/60 €. I cani dei clienti sono sempre i benvenuti: lo scorso 29 novembre qui hanno addirittura organizzato un happy dog hour chiamato Dogs for Christmas (l’incasso è finito a un canile in Sardegna) con uno speciale buffet per gli amici a quattro zampe. Ogni sabato e domenica brunch a 30 € (bambini fino a 3 anni gratis e da 4 a 9 anni 15 €). Chiuso domenica sera e da lunedì a venerdì a pranzo.



 

RISTORANTE VENEZUELANO

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L’Arepa’z di Viale Cassala.

  • AREPA’Z
    Viale Cassala 9 angolo via Luigi Sala 18, tel. 02-36.73.67.03

    Insolito locale venezuelano aperto in zona Navigli nel 2013, con pareti grigie e verdi e un monumentale cavallo giallo di plastica di fronte al bancone. L’arepa risale all’epoca precolombiana ed è una pagnotta circolare di farina di mais bianco, acqua e sale cotta sulla piastra. Una specie di piadina degli indios, qui proposta in 38 varianti, tutte a 6 €: 14 con ingredienti tipici: carne mechada (sfilacci di manzo, cumino, pomodoro, peperone) o pabellón (carne mechada più fagioli neri stufati, formaggio bianco e platano fritto) e le altre 24 rivisitate all’italiana, come la special (con pancetta, scamorza affumicata e paté di olive nere) o la Bismarck (prosciutto cotto, uovo, olio al tartufo). A fine anno c’era anche l’hallaca, specialità natalizia venezuelana: un fagottino di farina di mais ripiena di carne di vitello, pollo, maiale, uvetta, olive, peperoni, porri, capperi e cipolla, prima stufati per ore nel vino e poi chiusi con dei cordini dentro una foglia di banano fatta bollire per mezz’ora. Una curiosità: una delle arepa in lista, la reina pepiada (insalata di pollo, maionese, crema, fette di avocado, spezie), ha questo nome (“regina pepata”) perché l’uomo di Caracas che la inventò nell’ottobre 1955, l’ingegnere Luis Caballero Mejías, la chiamò così in onore della sua bella connazionale Susana Duijin Zubillaga appena eletta Miss Mondo a Londra. Venerdì e sabato aperto fino alle 2 di notte. Grande scelta di birre sudamericane. Prezzo: 6/12 €. Chiuso lunedì.

RISTORANTE VIETNAMITA

  • VIETNAMONAMOUR
    Via Alessandro Pestalozza 7, tel. 02-49.53.363

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    Il Vietnamonamour di via Pestalozza offre anche servizio di bed & breakfast.

    La chef Christiane Blanchet, nata a Parigi ma col padre di Hai Phong e la mamma di Hanoi, era giornalista di moda e poi docente di lingue, mentre il sommelier, suo marito Dario Arlunno (conosciuto a Milano in un centro buddhista), faceva il manager in una multinazionale farmaceutica. Nel 2006 decidono di cambiare vita, ristrutturando come una casa coloniale una villa d’epoca del 1903 a Città Studi, in una traversa di viale Gran Sasso. Sotto c’è il ristorante con un jardin d’hiver e sopra un B&B con quattro stanze più il loro appartamento. La cucina è quella del Nord del Vietnam, delicata e profumata: pollo al miele e zenzero con riso, coccio di pollo al latte con curry, orata in foglie di loto, bocconcino di maiale al sesamo e soia, granchio farcito e noce fresca con noodles e gamberi. E poi: nem (involtini fritti di riso e carne), banh cuon (crêpes al vapore), pho (il piatto nazionale viet: una zuppa di verdure con noodles di riso), cha ca (filetto di branzino all’aneto e curcuma), bun cha (bocconcini croccanti di maiale), agnello al tamarindo. Nel settembre 2014 hanno aperto anche un’altra sede, all’Isola in via Torquato Taramelli 67 (tel. 02.70.63.46.14), in una casa del 1921 completamente ristrutturata e con un giardinetto. A cena anche due menu degustazione con tre portate a 25 €. Prezzo: 30/40 €. Chiusi entrambi domenica e lunedì a pranzo.

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Roberto Angelino, giornalista milanese, ha lavorato per 25 anni al settimanale Oggi; dal 2004 al 2007 è stato vicedirettore di Gente, poi è tornato a Oggi per curare gli Speciali e il bimestrale Oggi Foto. Nel 2015 ha pubblicato con Salvatore Giannella presso l’editore BookTime il volume Milano 50, con le schede dei 350 locali imperdibili della città sede dell’Expo, anticipate e poi sviluppate con successo su Giannella Channel. Sempre per i tipi di BookTime, la casa editrice di Gerardo Mastrullo, ha pubblicato altri due volumi: nel maggio 2016 Milano, mettiamoci una pietra sopra e, due mesi dopo, Milano al verde – Guida agli agriturismi di Milano e Provincia. L’ultima sua fatica libraria è Cover Story (Vololibero Ed., 2018) che racconta storie, segreti ed emozioni di 150 copertine dei più bei dischi italiani.

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