SUL MIO COMODINO: IL NUOVO LIBRO
DI MARIA RITA PARSI CI RICORDA CHE
LA LIBERTA' (E ANCHE UN CAPOLAVORO)
SI CONQUISTANO DA VECCHI

di Maria Rita Parsi (nel ritratto digitale di Giacomo Giannella/Streamcolors) -
introduzione e riquadro finale di Salvatore Giannella

Non pensare:  “Sono vecchio, dunque ho finito”. Pensa: “Sono vecchio, dunque mi libero”. E forse capace di firmare un capolavoro. Ruota tutto intorno a questo imperativo il nuovo appassionante libro della scrittrice e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, firma e volto ben noti in Italia e ai naviganti di questo blog: Noi siamo bellissimi. Elogio della vecchiaia adoloscente, Mondadori, 172 pagine, 18 euro). Un libro arricchito da contributi del sottoscritto (“La creatività non sfiorisce mai“,  in cui rievoco un fertile incontro con il massimo geriatria italiano degli anni Settanta: Francesco Antonini, docente a Firenze della prima cattedra della gerontologia che sia stata istituita al mondo) e “Le nuove frontiere della geriatria“, di Francesco Cetta;  professore ordinario di Clinica chirurgica dell’Università di Siena, già coordinatore scientifico del Pio Albergo Trivulzio a Milano.

La copertina di "Noi siamo bellissimi", il nuovo libro di Maria Rita Parsi con il contributo di Salvatore Giannella e di Francesco Cetta. Per saperne di più sul pensiero e sui libri della Parsi, vedere i testi pubblicati sul blog inserendo nel cartiglio RICERCA il suo nome. Per esempio: https://www.giannellachannel.info/maria-rita-parsi-stjepan-figlio-violenza-potere-salvifico-bambini/

Dopo una vita dedicata principalmente alla difesa dei bambini, la Parsi (che in passato aveva tenuto seguitissimi corsi per anziani, Nonni con la patente) torna a occuparsi nel nuovo volume della vecchiaia, risorsa spesso incompresa. Agli anziani lei fornisce vitamine per la mente affinché si liberino dei lacci che finora li hanno trattenuti. 

“Questo libro, in parte anche autobiografico, è per quelli che più o meno hanno gli stessi miei anni e che devono (o dovrebbero) affrontare la terza età come la migliore, perché è l’ultima occasione della loro vita”, scrive Maria Rita nella premessa, dove troviamo la fonte ispiratrice del titolo: “Con Franco Cuomo vi dico: Noi eravamo bellissimi”.  Una terza età  in cui fare un bilancio e puntare a realizzare quello che non è ancora fatto, risolvere quello che non si è ancora risolto e anche capire perché non lo si è fatto prima.  Una terza età da vivere “fieri, pieni di sogni, di progetti, di speranza di giustizia e di cambiamenti rivoluzionari nell’anima,  nella mente e nel corpo” .

Il libro apre, anzi spalanca la porta  anche ai giovani: “Adesso è il vostro turno, ragazzi. Contrastare il potere distruttivo per affermare ed estendere una economia dell’anima capace di dare al mondo la pace e ogni possibile benessere psicofisico e mentale”. Un passaggio del testimonie generazionale che fa del libro un’utile lettura per tutti, anziani e giovani.

Dopo una prima parte in cui racconta per la prima volta la sua vita privata, Maria Rita presenta il suo alfabeto personale in cui elenxca dalla A alla Z decine di consigli, spunti di riflessione o semplicemente parole-chiave che l’hanno accompagnata per tutta la vita e che ci propone per aiutarci a  stare meglio, con noi stessi e con gli altri. Di quell’alfabeto ho scelto la lettera iniziale, la A, esemplificativa della ricchezza di tutto l’alfabeto parsiano. (s.gian.)

A come:

Abitudine: Niente come l’abitudine logora il piacere.

Abbraccio: Essere abbracciati è una salvifica terapia, necessaria fin dalla nascita. Ma non può essere una formalità o un raggiro perché, altrimenti, diventa il peggiore degli inganni.

Accumulo: Si accumulano denari e beni per riempire o per essere risarciti di un interno vuoto d’amore e per assicurare a se stessi una sicurezza e una protezione che non sono state altrimenti ricevute. O che sono state ricevute in eccesso attraverso un’ipercura, a compenso di un nascosto, profondo, inconscio rifiuto. E, però, poi si passa gran parte della vita a faticare per mantenere quei beni e quei possessi.

Alleanza: Bisogna conoscere bene se stessi per scegliere, nella vita, le giuste, valide, necessarie alleanze. E quando, una o più volte, sbagliamo ad allearci con qualcuno, è quella l’occasione decisamente importante e unica per scoprire quali limiti, insicurezze, paure fondate o infondate, non illuminate oscurità, errori, traumi ci assillano e quali tradimenti “il nemico interno” ci spinge a fare a noi stessi, proprio scegliendo quegli alleati che poi ci tradiranno.

Allievi: Chi è grato ai Maestri, senza invidiarne ma riconoscendone le qualità, può – anzi, deve! – superarli.

Amicizia: L’amicizia comincia da quella con se stessi.

Ammirazione: Se l’invidia nella vita diventa ammirazione per le capacità altrui di realizzarsi che ci sembrano superiori alle nostre, c’è speranza di ogni cambiamento, di ogni superamento, di ogni soluzione. Riconoscere l’altro per il bene che è e che ha non significa, però, sottovalutarne o negarne i limiti. Ma, anzi, significa liberazione. Chi invidia, e dell’invidia non si libera, è perché non si riconosce e non riconosce l’altro come altro da sé. Così, per difendersi dall’invidia, bisogna farsi umili, dignitosi, coraggiosi, rumorosamente silenziosi. E parlare al cuore dell’altro col rispetto delle proprie e delle altrui paure. In questo modo, l’invidia degli dèi per ogni terreno, momentaneo, benessere degli uomini cadrà nel vuoto della loro immortalità. L’umano, infatti, si fa divino quando accetta gli altri e le secche o le maree che ogni gioia, ogni fortuna, ogni trionfo sempre contengono. Nella vita, infatti, come dice Mandela, non si perde mai. O si vince, o s’impara.

Amore: Per essere risarciti della mancanza di amore non esiste cifra sufficiente.

Amore 2: La fine di un grande, sognato e vissuto amore non è risarcibile. Il solo risarcimento possibile è, semmai, coltivare “il colore del grano” dei ricordi.

Amore 3: Se l’amore è l’essenza dell’essere, chi non ama non è.

Amore 4: “Solo chi rimane completamente se stesso si presta, alla lunga, a venire amato. Perché solo così, nella sua pienezza vitale, può simbolizzare per l’altro la vita, essere avvertito come una potenza di essa. Non vi è errore più grande dell’adattarsi timorosamente l’uno all’altro e di uniformarsi a vicenda … Un eterno rimanere estranei nell’eterna vicinanza è, dunque, il segno più pertinente e inalienabile di ogni amore in quanto tale: … non solo nel disprezzo o nell’amore ricambiato, infatti, ma dappertutto, ovunque dove ci si ama, l’uno sfiora solo l’altro lasciandolo, poi, a se stesso. È sempre una stella irraggiungibile che noi amiamo. E ogni amore è sempre, nella sua profonda essenza, una segreta tragedia. Ma, proprio per il fatto di esserlo, riesce ad avere effetti così potentemente produttivi” (Lou Andreas Salomé, Riflessioni sull’amore, Editori Riuniti, 1994).

Amore 5: L’amore non è un braccio di ferro, è un abbraccio.

"Contro il potere distruttivo di ogni guerra", il libro di Maria Rita Parsi uscito nel 2019 con Chiarelettere e appena ristampato da Curcio. Qui il link per acquistarlo: https://www.ibs.it/contro-potere-distruttivo-di-ogni-libro-maria-rita-parsi/e/9788868687120?gad_source=1&gclid=Cj0KCQjwwYSwBhDcARIsAOyL0fhBiyDn8AjjK5EOVgYm_lOXDwxQz-_N5z20wM6TTnyqvLueS3_6c7oaAo7SEALw_wcB

Angoscia: La madre di tutte le angosce umane è l’angoscia di morte contro la quale, come sostiene Erich Fromm in Anatomia della distruttività umana, da me ripreso nel recentissimo Contro il potere distruttivo di ogni guerra  (Chiarelettere, 2019, appena ristampato da Curcio), ciascuno e tutti organizzano e strutturano le difese psicologiche necessarie a garantirsi un’altrimenti impossibile immortalità:

1. La difesa religiosa: io morirò ma c’è un’altra vita dopo la morte.

2. La difesa demografica: io morirò ma continuerò a esistere attraverso i miei figli, i miei nipoti, i miei bisnipoti.

3. La difesa estetica: io morirò ma la bellezza, ogni forma di arte, cultura, creatività non moriranno mai.

4. La difesa ideologica: io morirò ma le mie idee non moriranno mai.

5. La difesa distruttiva: io morirò ma, con me, morirete tutti. Ecco le guerre, la mercificante ricerca del potere assoluto, ogni vendetta, ogni minaccia nucleare, ogni offesa distruttiva alla natura e agli animali, ogni discriminazione, esclusione, prevaricazione. Ogni assurda fantasia che diventando “i signori della morte” si possa diventare immortali. Per meglio definire tante, indegne imprese è consigliabile la lettura del libro: La banalità del male di Hannah Arendt. Ci sono poi altre difese psicologiche.

6. La difesa scientifica: io morirò ma gli scienziati stanno già da tempo ricercando, individuando, preparando un vaccino (Covid-19 docet, o no?) che potrà sconfiggere ogni malattia (e ogni causa di morte) e far resuscitare anche i defunti (dopo tre giorni, s’intende!). Mi sono interrogata, in questi due anni difficili, se l’aver individuato questa difesa psicologica contro l’angoscia di morte proprio un anno prima che scoppiasse la pandemia fosse una premonizione di quel che sarebbe avvenuto e che sta ancora accadendo.

7. La difesa virtuale: io morirò ma il mio avatar non morirà mai. Per comprenderne i futuri effetti visionari consiglio la visione del programma televisivo sud-coreano “I Met You” dove una madre, con occhialoni e sensori sulle dita, incontra l’avatar della sua bambina morta a 6 anni di leucemia e dialoga con lei come se fosse viva. E l’avatar, nel risponderle, fa altrettanto! Come dire: gli esseri umani hanno sconfitto la morte e creato un mondo parallelo!

Anima: Mentre il corpo procede nel suo decadimento, l’anima si eleva verso il punto più alto.

Ansia: L’ansia da prestazione toglie il piacere all’amplesso e a ogni prova da affrontare. E droga la libido con la paura dell’impotenza.

Anzianità: Giovanni Paolo II, in un discorso agli anziani tenuto a Monaco di Baviera il 19 novembre 1980, afferma che l’anzianità è il coronamento della vita, ed è il frutto di quanto si è imparato e vissuto, sofferto e sopportato. Nell’anzianità ritornano tutti i temi dominanti della vita, e questa sintesi conferisce saggezza. Una saggezza che consente di elevarsi al di sopra delle cose, guardandole non con disprezzo, ma con gli occhi e con il cuore di Dio.

Appartenenza: Si appartiene, se c’è amore e conoscenza di sé, sempre e soltanto a se stessi.

Arma: L’arma è la ferita, la ferita è l’arma. Chi si arma per ferire, è armato dalle sue ferite.

Arma 2: Se una si ferisce o viene ferita, sanguiniamo tutte. Ma, per tante “donne nemiche delle donne”, l’arma è la ferita che le ha ferite e con la quale feriscono le altre.

Assenteismo: L’eterna fuga dalle responsabilità.

Assenza: L’essenza della solitudine.

Atarassia: Senza emozioni, senza pathos è la sindrome del cadavere vivente.

Avance: Passi indietro nell’eros.

Avatar: Il mio avatar non morirà mai! È questo, forse, il segreto vincente dell’immortalità che stiamo consegnando alle generazioni del futuro?

Azione: Ho smesso di sperare e ho cominciato ad agire. Perché i poeti, come i bambini, agiscono. []

Quando il geniale Leonardo insegnava la sanità

di Salvatore Giannella

Nel libro della Parsi, come accennavo in apertura, c’è anche un mio corposo contributo (venti pagine) su longevità e creatività, frutto del ricordo dell’intervista da me fatta nel a un grande geriatra italiano, Francesco M. Antonini, a metà degli anni Settanta, quando lavoravo come cronista dell’Europeo

Il geriatra Francesco M. Antonini poco prima della sua scomparsa, avvenuta a Firenze nel 2008, a 87 anni.

Mi piace, in questa occasione, ricordare il decalogo che esposi nel marzo 2010 a Castrocaro Terme, nel primo congresso nazionale dell’AIOG (Associazione Italiana di Otorinolaringoiatria e Geriatria, www.aiog.it), organizzato da una grande firma in materia, Claudio Vicini, primario del Morgagni-Pierantoni di Forlì. .

In quell’occasione diedi ai presenti (medici, infermieri e operatori sanitari) alcuni consigli telegrafici per conservare la salute: sono gli stessi che diede ad amici e committenti il più grande genio dell’umanità, Leonardo da Vinci (15 aprile 1452 – 2 maggio 1519), che mi è stato segnalato come faro sia da Piero Angela sia dall’italoamericano Mario Capecchi, premio Nobel per la medicina. Molte ricerche scientifiche moderne confermano le raccomandazioni leonardesche, abitudini pratiche e intuizioni scritte cinque secoli fa, in un periodo storico in cui la medicina non godeva di grandi conoscenze.

Leonardo da Vinci, Autoritratto (1513 circa), Torino, Biblioteca Reale e, a destra, il leonardesco Uomo vitruviano,
disegno a penna e inchiostro conservato alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.

Ingegnati di conservare la sanità” scriveva il genio, offrendo questi consigli per rimanere in salute (in corsivo annotazioni mie di oggi):

Guardati dall’ira e fuggi l’aria greve (al giorno d’oggi si conoscono bene gli effetti nocivi dello stress e di un ambiente non sano).

E ’l capo posa, e tien la mente lieta (il buon riposo notturno aveva avuto un profeta ancor prima che arrivassero apnee e apparecchi CPAP).

Se fai esercizio, sia di picciol moto (l’averlo saputo avrebbe evitato all’inventore del jogging di crollare per un collasso mentre faceva il quindicesimo chilometro di corsa. Vedete cosa fa la conoscenza? A volte può salvare la vita).

Fuggi lussuria e attieniti alla dieta (il farmacologo Silvio Garattini, da me intervistato nel suo Istituto Mario Negri, mi ha sottolineato l’importanza dell’alimentazione e del sesso, meglio se protetto, per evitare malattie veneree sempre più diffuse).

Non mangiar senza voglia e cena lieve (tutti gli specialisti moderni riconoscono l’importanza di un pasto modesto prima di andare a letto, in modo da avere un riposo efficacemente ristoratore).

Su dritto sta, quando da mensa levi (invocava la schiena dritta, Leonardo: aveva intuito l’importanza della vascolarizzazione dell’apparato digerente).

Col ventre resupino e col capo depresso non star (per favorire la migliore respirazione e circolazione durante le ore di sonno).

E il vino sia temprato, poco e spesso, non fuor di pasto, né a stomaco vuoto (le capacità gastrolesive del vino a stomaco vuoto affiorano con chiarezza).

Quel che in te riceve sia di semplice forma (alimentazione biologica, cibi genuini, non troppo processati e per quanto possibile senza conservanti).

Mastica bene (da anni nelle prime lezioni agli allievi di gastroenterologia insegnano che la prima digestione inizia in bocca, e Leonardo aveva intuito la capacità digestiva della saliva).

Non aspettar né indugiar al cesso (quest’ultimo ammonimento non ha bisogno di commenti, tranne un consiglio: allontanate tutti i giornali e i libri dal bagno, e le emorroidi importuneranno solo gli altri). []

***

Sperando di fare cosa utile, a proposito di vecchiaia attova e di ultracenteneri, segnalo la mia inchiesta A Orroli, il borgo della Sardegna che profuma di lunga, sana vita, pubblicata sul questo blog al LINK https://www.giannellachannel.info/orroli-cosavedere-borgo-sardegna-che-profuma-di-lunga-sana-vita/, con l’identikit dei “nuraghi umani” studiati dal biochimico di Sassari Luca Deiana e il divertente “vecchiometro”, elaborato con l’aiuto dei geriatri, per capire quanto vivrete domani.

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