ITALIANI NON COMUNI: ALTEO DOLCINI, ROMAGNOLO GLOCAL CHE PROFUMA DI UN FUTURO ANTICO

testo di Salvatore Giannella

Per molti anni, come direttore di periodici quali Airone e L’Europeo, ho privilegiato l’amicizia con antenne sensibili puntate sulla storia locale, capaci di stupirti con racconti di persone e territori altrimenti destinati a restare in ombra.

Nella Romagna del “regionalismo estroverso” (copyright  Raoul Casadei: https://www.giannellachannel.info/addio-raoul-casadei-re-liscio-ritmo-romagna-enrico-berlinguer/), dalla forte identità locale ma aperta a realtà internazionali per via della sua vocazione turistica, avevo individuato un modello in Alteo Dolcini, grande faentino da esportazione del quale meritatamente il Comune di Faenza, con l’Associazione Dolcini, ha festeggiato  il centenario della nascita pubblicando gli atti del convegno in una utile pubblicazione (Alteo Dolcini cultore della Romagna, 128 pagine: per procurarsela, vedi a fine testo).

La Romagna nel mondo, il mondo in Romagna. Avevo scelto Alteo per il suo estro creativo orientato a illuminare sempre più in profondità la sua terra: ne sono prova i 27 libri da lui scritti su temi di carattere culturale, storico e amministrativo e i 1.100 volumi  (l’importante Fondo donato a settembre scorso alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna) che hanno come filo conduttore la Romagna, insieme alle intuizioni che hanno portato alla nascita di tanti fari eccellenti puntati sulla storia e sulla cultura romagnola. Organizzatore culturale nella sua terra, ma anche attento e dinamico su altre terre, per curiosità personale e per portare la Romagna nel mondo e il mondo in Romagna: questo impegno me lo fa definire un romagnolo “glocal”.

Vien da pensare, per quanto riguarda la ceramica , alle centinaia di opere donate a personalità istituzionali come i sindaci di Washington, New York, Berlino, Buenos Aires, o le opere collocate nelle chiese, da Betlemme a San Paolo; ai piatti ceramici donati a Michail Gorbaciov nel 1990 e a       Ronald Reagan nel 1991; il San Giorgio in ceramica concepito da Tonino Guerra e donato alla Georgia nel 1993 durate la guerra civile del 1991-1993; la targa in ceramica posta a Vienna nel 2018 che ricorda gli anni trascorsi a Faenza dall’artista austriaco Maitre Leherb e dalla moglie Lotte per realizzare la più grande opera ceramica murale del mondo: “I continenti”.

L'artista austriaco Maitre Leherb e la moglie Lotte Prohofs, autore dell'opera "I Continenti", la più grande opera ceramica murale del mondo, inaugurata il 3 dicembre 1992.

E ancora, la rivelazione che «la Svizzera è nata in Romagna», tesi confluita in uno dei suoi libri per una sorprendente rivendicazione geo-storica di quella terra di banchieri (più info qui: https://www.giannellachannel.info/riviera-festa-nazionale-svizzera-che-nacque-in-romagna/)  ma anche per suggerire nuove iniziative per il turismo basato sull’economia della conoscenza e dell’esperienza. Penso ancora a libri di scrittori europei, come il classico Da Rimini a Ravenna, del tedesco Roland Gunter, la prima guida al turismo dell’umanità intelligente in Romagna (che avrebbe meritato la traduzione in italiano, forse avrebbe aiutato a capire il perché della perdita turistica di centinaia di migliaia di presenze tedesche).

Il progetto con l’Unesco. Ma di quel fondatore e primo presidente dell’Ente Ceramica a Faenza mi piace ricordare un’iniziativa, il Progetto Planet Society, che ci portò in una sede prestigiosa a Parigi: quella dell’Unesco, l’organizzazione per la cultura e l’istruzione delle Nazioni Unite, in rue de Miollis, 1. Sono andato a ripescare in archivio i documenti che mi hanno fatto riaffiorare alla memoria i dati essenziali di quel progetto. Era il 18 settembre del ’94 quando Alteo mi contattò nell’ufficio di direzione del mensile Airone. Mi prospettò l’ipotesi di una collaborazione con i ceramisti attuabile sotto di una “speciale collezione” con soggetti “naturalistici” e da lanciare tramite la rivista stessa, a quel tempo prima in Italia per fondazione e diffusione, con un “patto” di cui venivano identificati i lineamenti.

Io contattai l’Unesco, che manifestò interesse per l’iniziativa invitandoci a un incontro diretto a Parigi. Il dirigente Enzo Fazzino mi scriveva: «Abbiamo appreso con piacere l’interesse dimostrato dai famosi ceramisti di Faenza per l’attività dell’Unesco e particolarmente per il nostro progetto Planet Society il cui obiettivo è di mobilitare i giovani in favore della valorizzazione del patrimonio culturale e naturale. Sarebbe pertanto auspicabile che noi possiamo discutere insieme lo sviluppo del progetto Il mondo a Faenza, Faenza nel mondo in occasione di un incontro a Parigi, presso la sede centrale dell’Unesco, che potrebbe tenersi nella settimana dal 12 al 17 dicembre 1994».

Alteo, nella qualità di presidente dell’Ente Ceramica e seguendo il suo metodo scientifico, attivò l’Amministrazione comunale per l’importanza e ampiezza che poteva assumere l’iniziativa e la particolare figura della “controparte”, l’Unesco, il cui accennato progetto Planet Society interessa tutte le nazioni del mondo! Il sindaco si disse totalmente d’accordo e dispose che l’assessore alla Cultura facesse parte della delegazione in partenza per Parigi. Quello che avvenne dopo quel positivo incontro parigino del 12 dicembre ’94 resta avvolto nel mistero della politica, quella che non bada alle soluzioni ma tiene in primo piano la domanda «Con chi stai?».

Ricordo che a Parigi non è mai arrivata la bozza del contratto (con l’idea della collezione delle ceramiche dedicate al patrimonio naturalistico del mondo e con il progetto di una sorta di Nobel dell’artigianato, un premio all’ homo faber). Quel contratto che, approvato a voce in rue de Miollis, si arenò, e Alteo, dopo mesi di silenzio, mi scrisse: «Ho capito, anche se con inconcepibile ritardo… che le cose della valorizzazione ceramica a Faenza sono difficili da capire». Così lui si tirò fuori dall’ambizioso progetto Unesco non senza rimpiangere la brutta figura che gli fu fatta fare verso persone di quell’organismo internazionale, così disposte a collaborare con Faenza, e verso la mia stessa persona. «Mi scuso con tutti voi, tutte persone così squisitamente gentili», furono le sue meste righe finali.

Un romagnolo giusto. Questo noi mortali abbiamo di immortale: il ricordo che lasciamo, il ricordo che rinnoviamo”. Così il filosofo greco Plutarco consolava i suoi amici alle prese con l’angoscia della morte. E per rinnovare il ricordo di uno scrittore energetico e instancabile creatore di un mosaico di eccellenze culturali in Romagna ho volentieri accettato l’invito a essere tra voi in questa giornata di festa per il centenario della nascita di Alteo. Sono contento di aver aggiunto un tassello per contribuire all’immortalità del ricordo di un romagnolo giusto, capace di esplorare futuri possibili, tenace nel mettere in atto connessioni.

Alteo a me ricorda le parole vincenti del pittore Giuseppe Palanti che 110 anni fa agli imprenditori milanesi invitati a investire nella figlia di Cervia (Milano Marittima) per dare il mare alla Milano operosa disse: «Vi assicuro che la combinazione tra poesia e umanità pratica dei romagnoli vi garantirà molte meraviglie». Poesia e umanità pratica sono le ali che hanno fatto volare la Romagna in alto nel cielo del successo. Teniamone conto anche nei difficili giorni attuali, nel segno del ritrovato Alteo Dolcini. ()

ERA MIO PADRE

di Andrea Dolcini

Alteo Dolcini, mio padre, era un interlocutore attento, esigente, che suscitava uno scambio interpersonale perché ti metteva alla prova o comunque ti dava la possibilità di metterti alla prova. Che inventava e reinventava, che “le sparava grosse”, sì, ma per ottenere un risultato. E che non si accontentava mai.

Citando Henri Bergson, agiva da uomo di pensiero e pensava da uomo d’azione. Pronto a battersi per il recupero di ogni singola storia, di ogni argomento che potesse giovare alla Romagna, che fosse il vino o la ceramica, il turismo o le tradizioni popolari. Senza disintizioni di categoria,

Sono finiti i tempi di Dolcini? No, possono, anzi debbono essere discusse le sue idee, valutarle nella loro attualità: la Legge 188/90 sulla ceramica, l’affermazione dei vini romagnoli, il turismo storico e molto altro. Un convegno a lui dedicato è l’atto più appropriato per non dimenticarlo.

 
Il libro che raccoglie gli atti del convegno tenuto nel novembre 2023 a Faenza in occasione del centenario della nascita di Alteo Dolcini (Forlimpopoli 1923 – Faenza 1999).  La pubblicazione è stata curata dal Comune di Faenza in collaborazione con l’Associazione Alteo Dolcini e con il contributo della Cassa di Risparmio di Ravenna.  I testi sono a cura di Andrea Dolcini, Massimo Isola, Bruno Marangoni, Saverio Sansavini, Claudio Casadio, Gabriele Albonetti, Salvatore Giannella, Roberto Balzani.  Si può richiedere, gratuitamente,  la copia cartacea all’Associazione Dolcini, mail:  info@alteodolcini.com. Oppure scaricare il pdf con gli atti integrali dal sito web dell’Associazione: www.alteodolcini.com.

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