Shaxi Valley, Yunnan (Cina), estate 2018

Le donne e gli uomini indossano ancora gli abiti tradizionali tessuti a mano, patchwork coloratissimi di tele e batik nel cuore di Sideng, l’antico villaggio della posta lungo la Tea and Horse Caravan Trail, la strada del commercio del the e di tutto quello che già duemila anni fa passava dal Sichuan al Tibet, dal sud al nord del continente.

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Shaxi (Cina): l’ingresso di uno dei piccoli, nuovi locali dei giovani.

Siamo nella Shaxi Valley, una delle valli più povere e più splendenti della contea dello Yunnan, nel Nord Est della Cina. Qui vivono ancora un centinaio di famiglie appartenenti al gruppo dei Bai, i bianchi, una delle 56 minoranze etniche cinesi (il 92% della popolazione appartiene all’etnia han, diffusa ovunque, da Shanghai a Hong Kong). Piccoli cani da guardia poco credibili spadroneggiano sulla piazza del mercato, tra i vicoli che circondano il tempio Xingjiao e l’antico teatro dell’epoca Ming il cui palcoscenico si affaccia direttamente sulla piazza, dove un tempo si radunava la platea: abitanti del villaggio e stranieri che avevano fatto sosta, scambiando mercanzie lontane in cambio di riposo e foraggiamento per se e per i propri cavalli.

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Shaxi (Cina): l’antica piazza del mercato.

Di stranieri, oggi a Shaxi se ne vedono davvero pochi. In questa giornata di cielo azzurro -di un azzurro che sorprende chi è avvezzo solo alla Cina delle grandi città- siamo al momento solo io e mia figlia Agata, 7 anni, a parlare una lingua diversa dal mandarino. Abbiamo come guida Julia, mamma di Arabella, la compagna di classe di Agata. Cinese di Hong Kong e imprenditrice tra Cina e Inghilterra, Julia fa da perfetta mediatrice culturale in un luogo che non si è ancora aperto e organizzato per il turismo che viene da lontano.
I viaggiatori, così li chiamano ancora, che visitano questa valle sono per lo più cinesi che partono alla ricerca delle proprie radici, della cultura antica di un Paese che corre a una velocità difficile, da raggiungere, per la sua anima. Alcuni giovani che sono arrivati negli ultimi dieci anni hanno deciso di rimanere, di investire i risparmi in una casa tradizionale, aprire un boutique-hotel, una libreria, un coffee-shop. Piccole cose, molto ben curate, grande cura nei dettagli e nell’utilizzo di riferimenti culturali locali. Questo ha portato gradualmente a un ringiovanimento della popolazione e alla rinascita del piccolo artigianato locale, con micro-sbocchi commerciali che si affacciano sulle vetrine virtuali del web. Al coinvolgimento della popolazione più anziana nell’insegnare le vecchie tecniche di coltivazione, di cucina, di manodopera. Insomma, Shaxi sembra risorgere sui germogli di un passato glorioso, senza estirparlo nel nome di uno sviluppo non sostenibile. Una piccola magia tra le risaie e le rose farm, le coltivazioni di rose antiche, di un’unica specie commestibile, che le donne fanno essiccare nell’aria fresca e pulita per il famoso rose thea e che distillano per schiarire la pelle scurita dal sole, particolarmente intenso a quasi duemila metri di altitudine.

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Shaxi (Cina): il futuro della valle passa dai più giovani.

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L’architetto Huang Yinwu.

Ma questa magia ha avuto, e ha tutt’ora, il suo mago. Huang Yinwu, quarantenne architetto cinese con studi a Zurigo, arrivò a Shaxi nel 2003. The World Monument Fund aveva da poco inserito la Piazza del Mercato di Shaxi nella lista dei 100 siti storici più in pericolo al mondo in quanto “l’unico esempio vivente di una delle stazioni principali dell’antica Horse and Caravan Trail con un teatro, un tempio, complessi residenziali e porte d’ingresso originali”. Quando Huang arriva non c’è nulla, nemmeno la strada provinciale che oggi collega la valle al resto della contea attraverso tre ore di curve che promettono sorci verdi ai viaggiatori dallo stomaco più allenato. Arriva insieme a una squadra di architetti svizzeri, su indicazione del governo locale, con il compito di trovare una soluzione allo stato di degrado, architettonico e urbanistico in cui versa Sideng e, con lui, i villaggi circostanti.
Il team cino-svizzero rimane per mesi, studia la storia, rileva l’architettura, intervista gli abitanti, fa un inventario preciso dei materiali locali e delle tecniche di costruzione più antiche ed elabora lo Shaxi Rehabilitation Project, con lo scopo di riportare in vita il cuore del villaggio e innescare una spirale positiva di economia, riscoperta delle tradizioni, sviluppo turistico sostenibile.

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Shaxi (Cina): come si fanno essiccare le rose.

“Le parole chiave sono state, e continuano a essere, conservazione e sviluppo”, ci racconta Huang sorseggiando the (what else?) nella sala principale di uno dei boutique-hotel che hanno aperto quest’anno.

Quello che abbiamo a disposizione sono il patrimonio culturale e le risorse naturali insostituibili che rendono questa valle unica. La sfida ora è trovare un equilibrio di sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle nuove generazioni di avere uguali opportunità in futuro.
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Shaxi (Cina): donne in costume tradizionale.

Quello che è stato un piano di restauro durato dieci anni, ha toccato tutti gli aspetti del patrimonio culturale locale: dall’architettura, con la scoperta che le tecniche e i materiali antichi erano anche i migliori per costruire le nuove case ai margini dell’antico centro, all’arte con il restauro pittorico degli affreschi rappresentanti i miti dell’Azhali, il Buddhismo primitivo e quella delle sculture -sempre del Buddha- nelle grotte tra le montagne che circondano la Valle di Shaxi.

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Shaxi (Cina): l’antico teatro con il palco che si affaccia sulla piazza del mercato.

Cosa porterà il futuro? Per il momento, una certezza: l’apertura dell’autostrada che entro il 2020 servirà a collegare la parte bassa della regione dello Yunnan all’area di accesso allo Shangrila, una delle maggiori destinazioni turistiche mondiali. E questo, potrebbe essere un’opportunità, quanto una minaccia.

Dobbiamo lavorare sulla consapevolezza di quello che Shaxi potrebbero perdere, non solo guadagnare, con l’arrivo dei turisti in massa. È vero: la capacità economica crescerebbe, ma sarebbe lo stesso per la felicità? Da come li conosco, dopo 15 anni di vita da queste parti, posso dire con certezza che le famiglie, i villaggi dove la gente si considera più felice sono quelli più poveri. Poveri nel senso che diamo noi cittadini al termine, non certamente il loro. Il problema sarà che, molto presto, questo diventerà anche il loro parametro.
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Shaxi (Cina): i Buddha nel tempio della piazza di Sideng.

Per continuare in questo piano di sviluppo umano e sostenibile, tra i cortili di legno intarsiato, Huang ha già un paio di progetti in tasca. In collaborazione con il governo locale, sta studiando un centro di studio per ragazzi delle scuole primarie e secondarie delle grandi città cinesi, “un luogo dove i giovani cittadini possono conoscere quella che è la loro cultura antica. In cui possano rimettere in discussione il proprio punto di vista attraverso il confronto con i ragazzi del posto, e viceversa”. In estrema sintesi: un gruppo potrebbe insegnare come si imposta un business plan, l’altro come essere, comunque vada, un po’ più felici.

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Shanxi (Cina): le rose antiche commestibili che si messicano per il rose tea.

“L’unico modo per costruire un futuro sostenibile”, conclude Huang osservando Agata e Arabella che, al tavolo con noi, disegnano cavalli ricoperti di campanelle, come quelli della Horse and Caravan Trail Road, “è lavorare con coloro che ci dovranno vivere, in questo futuro”.

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* Valentina Giannella è giornalista professionista, vive a Hong Kong dove ha fondato con la collega Lucia Esther Maruzzelli l’agenzia di stampa Mind the Gap. **Mind the Gap produce storie dal Far East per i giornali italiani e collabora con le testate di Hong Kong, spesso raccontando motivi e personaggi che rendono l’Italia il Paese più bello del mondo. Sito: mindthegaphk.com.