Contro l’“esterofilia del settore”, la Made in Italy Digital Map vuole mettere su carta le start up del nostro Paese. E mostrare a tutti quanto lavoro producono. Segnatevi in agenda questi due indirizzi: mappedinworld.com/it/italy e anche startup.indigenidigitali.com

Parliamo spesso di start up, investitori, settore digitale. Dallo scorso mese è attiva una mappa che si propone di riunire le varie aziende del campo e rendere manifesto, anche geograficamente, lo sforzo imprenditoriale che sta attraversando l’Italia in questi anni.

La Made in Italy Digital Map è consultabile all’indirizzo mappedinmilano.it e nelle prime tre settimane ha avuto circa 270 aziende registrate.

Matteo Sarzana

Come spiega uno dei promotori, la mappa ripropone in Italia un’idea lanciata dalla città di New York per mostrare come anche Manhattan e dintorni, e non solo la celebrata Silicon Valley californiana, fossero luoghi d’innovazione e intraprendenza. “Dopo l’ennesimo convegno sul digitale e la crisi, ho scritto al ragazzo che aveva sviluppato MappedIn negli Stati Uniti: ‘Se la facciamo per l’Italia è un problema?’”, spiega Matteo Sarzana, per professione direttore in un’agenzia digitale a Milano. “Ci ha risposto di no, ‘basta che non copiate la grafica’”.

La piattaforma esordisce così il 22 maggio, ispirata nel disegno ai primi videogiochi. Nello specifico si rivolge a quattro categorie:

  1. start up
  2. società digitali
  3. investitori
  4. spazi di coworking o incubatori

ognuno con la propria icona da posizionare lungo la penisola.

Un quarto delle aziende assume. Il primo obiettivo è mostrare che nel Paese esistono già molte realtà che operano in campo digitale, nonostante l’“esterofilia drammatica” del settore. “Il secondo che queste aziende producono lavoro”, dice ancora Sarzana. “Un quarto di loro sta cercando personale, ad esempio”.

Insieme a una sua descrizione, ogni impresa segnala infatti se al momento sta assumendo nuovi professionisti. Il team di MappedIn (insieme a Matteo Sarzana ci sono anche un grafico e uno sviluppatore) si limita a comunicare l’informazione e a svolgere una prima moderazione, perché le aziende iscritte abbiano attinenza con il mondo della tecnologia.

Poli principali: Roma, Torino e Veneto. Inizialmente il progetto si sarebbe dovuto concentrare soltanto sull’area milanese, come rivela l’indirizzo web, e si capisce perché. Nella zona gli iscritti sono già 130, praticamente la metà del totale, ma l’opera di mappatura conta di espandersi in tutte le regioni. Per ora è sguarnita soprattutto al Sud e nelle Isole, dove di parchi tecnologici e start up ne esistono parecchi — in passato abbiamo parlato dei successi in Calabria e Sardegna. Come prevedibile, Roma, Torino e il Veneto già appaiono invece come gli altri poli principali.

In un periodo in cui giornali e politica rivolgono maggior attenzione al legame tra start up e innovazione, la mappa sembra puntare a cogliere il momento giusto. Ma, almeno a detta dei creatori, il progetto non è a sua volta un’idea d’impresa per guadagnare o fare promozione.

“L’idea è spostare tutto su una piattaforma open, dice Matteo Sarzana, parlando del futuro di un’iniziativa che può portare la Made in Italy Digital Map e il gruppo al centro del discorso pubblico sul tema. “Il nostro sogno è che qualcuno a livello istituzionale lo usi per dimostrare che nel Paese si muove qualcosa. Se diventasse il database del digitale in Italia sarebbe il mio sogno”.

In attesa delle tante società mancanti, la sezione più visitata sulla mappa delle start up è quella che raccoglie le coordinate dei vari fondi che decidono finanziamenti. Segno dell’interesse di tutti gli imprenditori che per partire aspettano un investimento.

Fonte: italicnews.it