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a riflessione del Papa su Giuda all’Angelus di domenica 26 agosto ha offerto uno spunto di grande interesse non solo sul piano teologico ma anche dal punto di vista storico. In sostanza, Benedetto XVI ha detto che Gesù sapeva che anche tra i dodici Apostoli c’era uno che non credeva: questo era Giuda. Anche Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero moltoi discepoli; anzi, avrebbe dovuto andarsene, se fosse stato onesto. Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché? Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù e decise che a sua volta lo avrebbe tradito. Giuda era uno zelota, membro di un movimento politico religioso giudaico, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese. Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo.

giuda cimabue wikipedia

Il Giuda del Cimabue

Lasciamo ai fini esegeti ( l’esegesi, in greco ἐξήγησις, è l’interpretazione critica di testi finalizzata alla comprensione del significato) lo studio di questa riflessione papale. A me il nome Giuda ha fatto riaffiorare alla mente un sondaggio sul web del 2009, che lo vide trionfare a sorpresa, e una rappresentazione teatrale per merito di un grande artista e amico ritrovato: Mauro Crocetta.

Davanti a Maria Maddalena. Il singolare sondaggio fu pubblicato dal settimanale Famiglia Cristiana: “Chi è il personaggio più simpatico del Vangelo?”, votate chiunque tranne Gesù e Maria, troppo in vantaggio.

Il nome più votato nel sondaggio risultò Giuda. Non Giuda Taddeo, del quale temo che ben pochi conoscano l’esistenza (apostolo glorioso, servo fedele, amico intimo, cugino e discepolo di Gesù, fratello dell’apostolo San Giacomo il Minore, secondo la tradizione avrebbe portato il Vangelo di Gesù fuori dalla Palestina, conosciuto come il santo delle cause senza rimedio), ma Giuda Iscariota, il traditore, che si è piazzato primo davanti a Maria Maddalena (ma questo secondo posto era più prevedibile: l’adultera è stata rappresentata nei film e al cinema come una donna bella e sensuale, e il ricordo di una donna affascinante può aver condizionato il voto). Una medaglia d’oro, quella di Giuda, che sicuramente fece arrabbiare monsignor Ersilio Tonini, faro della Chiesa a Ravenna, che già in un’altra occasione (la proiezione del film Giuda su una rete Mediaset, nel 2001) commentò: “Come fanno a dire che, in fondo, siamo tutti un po’ Giuda? Così scompaiono Bene e Male. Non possono farsi un Vangelo secondo Mediaset”.

L’ex commissario di polizia. Nelle stesse ore in cui veniva reso noto il sondaggio, e dopo il successo al teatro Fenaroli di Lanciano e quello di Castelfidardo, a Roma approdava in teatro (all’Agorà nel cuore di Trastevere, attore Edoardo Ripani, diretto da Fernando Micucci) la tragedia Giuda di Mauro Crocetta, talento eclettico e rinascimentale che ho avuto l’onore di aver conosciuto e avuto tra i maestri della gioventù, colpito prematuramente dal dardo della morte (Trinitapoli, Foggia 1942 – Martinsicuro, Teramo 2004). Lo spettacolo creato da Mauro, più volte andato in scena, identifica nella disperazione la vera colpa di Giuda e illumina la tragedia di uno spirito traviato, confuso, sconvolto dalle molte “voci” che sente nel suo delirio, e che sono le voci dell’inconscio, del rimorso; uno spirito che crede di liberarsi dall’angoscia e dalla colpa annullando ogni cosa in quella morte che non è, invece, affatto una salvezza.

Mauro Crocetta

Di Mauro e del mosaico della sua attività artistica e culturale (“Crocetta tenta di raggiungere il dominio della bellezza con la poesia e con la scultura”, era la convinzione di Carlo Bo) si è parlato grazie a un documentario proiettato nella sua città natìa, Trinitapoli, il 6 luglio scorso e continua a parlare il sito www.crocettamauro.it, amorosamente aggiornato dalla moglie, la sociologa Maria Rosaria Sarcina, e dai due figli Patrizia e Pierpaolo.

Ma il pur puntuale contributo del sito non riesce a rendere il complesso mosaico dell’attività professionale e umana di Mauro. Ex commissario di polizia (aveva operato nelle sedi di Pavia, Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto, Urbino e Ancona), Mauro aveva raggiunto la notorietà grazie alla sua parallela attività culturale: fu eccellente scrittore, poeta, drammaturgo, scultore. Era laureato in Scienze Politiche e in Lettere, rispettivamente nell’Università di Bari (1966) e di Pavia (1976). Molte sue opere, teatrali e poetiche, sono state pubblicate con prefazioni di critici come Giorgio Bàrberi Squarotti e Carlo Bo. Critico d’arte egli stesso, nel 1978 aveva ricevuto il Premio Cultura Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’opera monografica Profilo di Giuseppe Marinucci (scultore marchigiano nella cui bottega Mauro aveva mosso i primi passi nell’arte plastica). Come scultore aveva esposto le sue opere a Bari, Bologna, La Spezia, Ravenna, Rimini, Malta.

Tutti meriti destinati a essere avvolti dal velo dell’oblio, se non ci fosse Maria Rosaria a tessere con abilità e tenacia la rete del ricordo di Mauro. Perché, come dicevano gli antichi, questo abbiamo di immortale, noi mortali: il ricordo che lasciamo, il ricordo che tramandiamo.