La rete all news paneuropea compie vent’anni. Con una redazione composta di 400 giornalisti provenienti da 30 paesi diversi, ogni giorno deve gestire 13 lingue e altrettanti modi di presentare le notizie. Con il rischio,per via degli equilibri, di rasentare la noia
È in un inglese dagli accenti più diversi che si tiene a fine mattinata la riunione di redazione. Dall’alba il titolo di El País che rivela l’esistenza di un “fondo nero” che alimenta il Partito popolare al potere in Spagna è ripreso in continuazione sullo schermo. Come trattare la notizia a metà giornata? “Lo scandalo è enorme”, dice il caposervizio spagnolo. Peter Barabas sembra scettico. La notizia può diventare un nuovo soggetto, ma bisogna andare oltre le rivelazioni del quotidiano spagnolo, insiste il caporedattore romeno, e soprattutto “senza coinvolgimento”.
Rimanere imparziali è la vera sfida per i 400 giornalisti provenienti da una trentina di nazionalità e ognuno con un suo sguardo personale sul mondo. A questo scopo “esistono dei controlli”, insiste il vice-caporedattore François Chignac. A cominciare dall’organizzazione della redazione divisa in servizi (mondo, economia e così via) tutti composti da 11 giornalisti. Uno per ogni lingua trasmessa su Euronews (i greci sono a parte).
“Questa diversità è una sfida permanente”, spiega Pedro Lasuen, capo dei servizi sportivi. “Io provengo da un paese, la Spagna, che non si occupa di sport invernali e quando il giornalista inglese propone un articolo sul cricket l’intero servizio comincia a tremare!” Nonostante le rigide norme che regolano la scelta degli argomenti, “ci sarà sempre qualcuno che non sarà d’accordo”, riconosce Lasuen. “Tutti i giornalisti vogliono soddisfare i loro telespettatori nazionali”.
Una volta decisi gli argomenti e preparate le immagini, tocca agli 11 giornalisti redigere nella loro lingua un commento che sarà diverso da quello dei loro colleghi. Una questione di stile, diverso per ogni cultura. Ma anche di gerarchia dell’informazione, poiché ognuno si adatta al suo pubblico. “Per quanto riguarda il Mali, il giornalista di lingua francese preciserà il numero di soldati presenti sul terreno, ma non lo farà l’ucraino”, spiega Chignac. La forma cambia, ma non il contenuto, assicura il giornalista: “Le immagini hanno la precedenza”.
Vi sono però rare situazioni in cui i commenti divergono. Miguel Sardo ne ha fatto l’esperienza nel 2002, in occasione del naufragio della Prestige a largo della penisola iberica. “Il problema era sapere se le coste erano esposte alla marea nera”, ricorda il giornalista portoghese. “Il responsabile dell’edizione, spagnolo, ricordava la posizione molto prudente del suo governo. Ma io avevo informazioni della marina portoghese che parlava di chiazze di petrolio che minacciavano le coste”.
Ma ci sono temi ancora più delicati. Come presentare, infatti, l’organizzazione terroristica basca Eta, a lungo considerata in modo diverso in Spagna e in Francia? Mentre i titoli mostrati sullo schermo sono uguali in tutte le edizioni, si può utilizzare il termine “genocidio armeno” quando i massacri del 1915 non sono stati riconosciuti come tali in Turchia e la Trt (la televisione turca), come altre reti televisive pubbliche, è azionista di Euronews?
“A volte mi capita di sentire appelli alla prudenza, ma in fin dei conti godiamo di una grande libertà”, dice un giornalista. “Si tratta di un peso che ci impedisce di approfondire alcuni argomenti”, si rammarica un altro. “È importante considerare le diverse sensibilità nazionali”, riconosce Lucian Sârb, direttore romeno della redazione, “ma senza sacrificare l’informazione”, aggiunge però questo appassionato dei “fatti”. “Ci abbiamo messo 20 anni per fare di Euronews la più imparziale delle reti di informazione”.
Stesso discorso da parte di Ali Ihsan Aydin, “responsabile di lingua” dei giornalisti di lingua turca, fra cui un’armena e un curdo. “L’approccio collettivo impedisce ai giornalisti di diventare gli avvocati di una causa patriottica”, insiste Aydin. “Si tratta di una dimostrazione di neutralità”. E di qualità, ribadiscono gli altri giornalisti. “Per verificare la pronuncia di un nome o per chiamare le fonti locali, si troverà sempre un collega del paese in questione”, sottolinea l’iraniano Babak Kamiar.
Neutrali a ogni costo. Certo lo “stile” Euronews ne risente. “La soluzione migliore è quella di rimanere neutrali, al limite della noia”, dice Lasuen, che organizza un torneo interno di calcio che oppone squadre divise in base alla nazionalità. Ma l’ultimo vincitore è stata l’amministrazione, che ha allestito una squadra multinazionale.
All’ingresso di Euronews uno schermo mostra i secondi che mancano al trasloco della redazione sulla punta della penisola di Lione. In questo modo Euronews rimarrà nella città dove ha cominciato a trasmettere il 1° gennaio 1993 in cinque lingue (inglese, tedesco, spagnolo, francese e italiano).
Vent’anni dopo Euronews è la prima rete di informazione non stop in Europa, con 3,4 milioni di telespettatori al giorno, molti di più della Cnn (1,6 milioni) e della Bbc World (1,2 milioni). Nonostante la concorrenza crescente delle reti di informazione nazionali, Euronews continua il suo sviluppo. Dopo l’arabo, il turco, il persiano e il greco, l’ungherese diventerà quest’anno la tredicesima lingua di Euronews, che dal 2004 trasmette i suoi programmi in tutto il mondo. Oggi i suoi azionisti principali sono France Télévision, Rai, Rtr (Russia), Trt (Turchia), Srg e Ssr (Svizzera).