“Il 2012 lascia alla storia un grande tentativo di risanamento della situazione economica italiana secondo una strategia che di giorno in giorno appare sempre più sbagliata. I conti non tornano: la miseria aumenta, come la disoccupazione e il deficit. I tre problemi principali che il governo Monti era stato chiamato a risolvere si stanno rivelando un disastro”. Così la pensa il sociologo Domenico De Masi, che con Affaritaliani.it traccia un bilancio del 2012.
Monti e Berlusconi protagonisti della politica. Chi vince?
“Nè l’uno né l’altro, direi. Nella sostanza dei fatti le cose vanno male allo stesso modo. Certo, Monti in quanto a stile batte Berlusconi, ma nessuno dei due se la cava nemmeno sotto questo punto di vista. L’ideale secondo me era Kennedy, che riusciva a essere gioviale pur essendo severo. Berlusconi eccede nel primo senso, Monti nel secondo. Poi c’è Bersani, che sogna di essere premier con Monti al ministero dell’Economia: ma non si rende conto che uno dei due dovrebbe abdicare perché hanno politiche economiche opposte. Quella di Monti è di destra e aggrava le distanze sociali”.
Che cosa manca all’Italia e alla nostra politica?
“A tutti manca una strategia su dove andranno l’Italia e l’Europa da qui al 2020. Anzi, nemmeno da qui a cinque anni. Nessuno lo sa, nessuno ci pensa. Invece nell’era post-industriale vince chi ha un progetto. Altrimenti si subiscono i progetti altrui, come già stiamo facendo: seguiamo gli Stati Uniti, la Cina, la Germania”.
Qual è il sentimento degli italiani?
“Secondo me hanno troppa poca indipendenza nel giudizio. Si lasciano trascinare dagli stereotipi, seguono solo ciò che dice la stampa”.
Che cosa pensa di Matteo Renzi, altro personaggio del 2012?
“Credo che la sinistra abbia sprecato una grande occasione. I sondaggi dicono che alle nazionali avrebbe superato il 40%, mentre Bersani è intorno al 30% e non vive senza i voti del centro di Casini”.
E del fenomeno Grillo?
“Cavalca la parte incazzata, ma ignorante degli italiani. Renzi, invece, cavalca la parte incazzata ma colta. E soprattutto, lui ha un progetto”.
Il 2012 si è aperto col disastro della nave da crociera Concordia, che molti vedono come metafora del Paese.
“Il seguito che ha avuto questo evento dà spazio alla parte folcloristica dell’Italia. Siamo un paese con una scolarizzazione bassissima e decrescente, eppure ci permettiamo il lusso di trasmettere in prima serata in televisione i cosiddetti “pacchi”. Non possiamo”.
Guardiamo avanti allora: come vede il 2013?
“Dico solo una parola: cultura. Basta con i campionati di calcio, ai quiz televisivi, il Grande Fratello. Sospendiamo tutto questo per un paio d’anni e risolviamo innanzitutto il problema culturale. Poi possiamo ripartire. In questo dovremmo prendere esempio dal Brasile, che invece ci ostiniamo a classificare come Terzo Mondo. Otto università brasiliane rientrano tra le prime cento del mondo, noi abbiamo la Bocconi solo al 23esimo posto. Oppure pensiamo alla Fundacion Musical Simon Bolivar fondata dal maestro Abreu in Venezuela: l’orchestra e il coro come strumento di organizzazione sociale. Ha coinvolto 350mila giovani che suonano in 850 orchestre. E ora si sta selezionando la classe politica attarverso la musica: perché se a 25 anni sai dirigere un corpo di 300 musicisti hai tutte le capacità per fare il sindaco di un paese”.
Notizia di fine anno: i matrimoni civili al Nord superano i religiosi. Una svolta storica.
“La trovo un’ottima notizia. L’Italia si muove verso l’Europa nel processo di secolarizzazione. Il Sud invece rimane arretrato anche nel modo di sposarsi”.
Personaggi dell’anno, in positivo e in negativo. Chi sceglie?
“In positivo Stefano Bollani, pianista eclettico, spigliato, geniale e allo stesso tempo semplice. E anche l’architetto Massimiliano Fuksas con la sua opera colossale “Nuvola”: tutti dovrebbero vederla. Personaggio in negativo? Berlusconi senza dubbio. Con la storia del bunga bunga, di cui la fidanzata attuale è la sintesi suprema, ha tolto il senso del ridicolo al 20% degli italiani. E’ anche brutto in un Paese esteticamente sofisticato. Un imprenditore come lui, una volta sceso in campo, avrebbe potuto avviare un nuovo Rinascimento italiano e invece è la più grande occasione sprecata degli ultimi 300 anni”.
fonte: Affaritaliani.it, il primo quotidiano on line, fondato e diretto da Angelo Maria Perrino