Voglia di cambiare e vitamine EU, ovvero qui si fa l’Europa o si muore

testo di Salvatore Giannella

Abstract & Beginning

A:  proposal to the 27 countries of the European Union to adopt the 27 best American scientists.

The exemplary history of Venaria, on the outskirts of Turin, where the village was reborn after the restoration of a palace. And the record in the use of solar energy by the public structure of the Romagna healthcare company.

B: An Europe lost, without a compass: this is how the old continent appears today. I intend to give a new direction to my blog Giannella Channel and in particular to the monthly newsletter Connect, which will mainly deal with good examples, with virtuous solutions, metaphorically EU (the acronym for the European Union also refers to the Greek roots which indicates “the good, the best”). We will therefore look at the best of Europe with the renewed “desire to change” to double the speed of the continent and of Italy towards modernization with a human face. Starting from the knowledge economy, which is culture, the true engine of personal and community growth.

introduzione di Salvatore Giannella –
illustrazione di Vanda Calcaterra

Un’Europa smarrita e senza bussola; appare così all’inviato di lungo corso Alberto Negri il vecchio continente: “Gli europei”, scrive Negri sul Manifesto, “non si accorgono neppure più dove stanno andando, o forse fanno finta di non saperlo: sono un po’ sonnambuli e un po’ sottomessi al loro destino. Siamo all’agonia della politica estera cullando nel settore difesa l’idea di una Banca per il Riarmo destinata a divorare altre risorse”.

Lo stesso concetto della salvifica bussola viene espresso magistralmente da Altan in una delle sue graffianti illustrazioni: “Vorrei una bussola”, chiede il cliente. E dal bancone gli fa eco: “Sono anni che non le fabbricano più”. (fonte: La Striscia Rossa).

E allora, ricordando che in gioventù ho percorso i sentieri del giornalismo di qualità con l’Europeo (fino a dirigerlo: era il settimanale politico della Rizzoli che ha insegnato all’italiano come sentirsi un europeo) e che le maggiori soddisfazioni librarie mi sono arrivate, insieme alla recente biografia di Michele Ferrero, dall’ormai introvabile libro “Voglia di cambiare”, sottotitolo “Seguiamo gli esempi virtuosi degli altri Paesi europei”) mi riprometto di dare un nuovo corso al mio blog Giannella Channel e in particolare alla newsletter mensile Connect, che si occuperà principalmente di buoni esempi, di soluzioni virtuose , metaforicamente EU (la sigla dell’Unione europea sta anche alla radice greca  che indica “il bene, il meglio”). Guarderemo quindi al meglio dell’’Europa con la rinnovata “voglia di cambiare” per raddoppiare la velocità del continente e dell’Italia verso una modernizzazione dal volto umano. A cominciare dall’economia della conoscenza, che è poi la cultura, vero motore anche della crescita personale e di comunità, come dimostra la prima delle indicazioni della bussola di Connect Europe.

Perché, per attualizzare ed estendere geograficamente una frase attribuita dallo scrittore Abba Giuseppe Garibaldi, qui si fa l’Europa o si muore.

I testi italiani saranno introdotti dalla bandiera indicante un riassunto e un incipit del testo in inglese (Abstract & Beginning) nella seconda lingua che vorremmo, con Paolo Occhipinti, vedere obbligatoria per gli italiani e gli europei: link.

Storie, personaggi, luoghi, invenzioni e soluzioni dai 27 paesi e per i 27 paesi dell’Unione europea. Un collegamento che sto avviando con gli addetti culturali dei 27 e con l’aiuto degli Istituti italiani di cultura, dei giovani dei corsi Erasmus e di chi, tra i tremila abbonati, vorranno aderire a questo invito a un giornalismo partecipativo che caratterizza da sempre questo mio impegno volontario e gratuito, sorta di restituzione a un mestiere che mi ha dato tante soddisfazioni.

Aspetto nuove pillole vitaminiche, una spremuta di storie e altri consigli preziosi dalla meglio Europa in grado di disegnare la bussola di cui abbiamo bisogno tutti noi europei in questo periodo di profondi cambiamenti stravaganti e pericolosi per la democrazia liberale. Riscopriamo Benedetto Croce e il suo invito a “fare di difficoltà sgabello”. Un abbraccio augurale a noi narratori e lettori europei.

INSERITE NELLA BUSSOLA DELLA NOSTRA EUROPA UNA PROPOSTA DI

LUCIO LUZZATTO: I 27 PAESI ADOTTINO 27 SCIENZIATi AMERICANI

testo di Salvatore Giannella

Nel giro di una settimana mi capita di incontrare e ammirare la saggezza di un genetista ed ematologo Italiano di fama internazionale, docente emerito dell’Università di Firenze  e membro dell’Accademia dei Lincei (la prima accademia scientifica d’Europa): il genovese Lucio Luzzatto, tifoso degli Stati Unitid’Europa. L’ho ascoltato giovedì 6 marzo nella Giornata di ringraziamento dell’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì: lì, come presidente del comitato scientifico e co-fondatore di Aiepn (Associazione italiana emoglobinuria parossistica notturna) ha raccontato i passi avanti della medicina nei confronti di questa malattia rara. “Oggi, grazie alla ricerca, nella maggioranza dei casi la convivenza con questa malattia, è possibile e compatibile con una buona qualità della vita”, ha spiegato in una conferenza stampa, alla presenza di Sergio Ferini Strambi, presidente dell’Associazione (www.aiepn.it) donatrice di 25 mila euro per potenziare il reparto di Anatomia patologica dell’ospedale danneggiato dalla recente alluvione.

Il genetista Lucio Luzzatto ripreso durante la conferenza stampa nell’ospedfale Morgagni-Pierantoni di Forlì. Riconoscibili, in prima fila, il dottor Matteo Costantini, direttore dell’Anatomia Patologica e, in blu, il dottor Francesco Sintoni, neo direttore dell’ospedale forlivese. Sullo sfondo: Tiziana Rambelli, responsabile Ufficio Stampa Ausl Romagna.(foto di Leonardo Michelini per Giannella Channel)

L’ho rivisto, Luzzatto, lunedì 10 marzo in tv a Elisir (la trentennale trasmissione sulla salute di RaiTre) parlare della ricerca scientifica e dell’Accademia dei Lincei. Nel finale Luzzatto ha lanciato la proposta che mi ha entusiasmato. Questa: “Abbiamo in Europa 27 Paesi, se vogliamo esprimere in modo concreto la nostra solidarietà agli scienziati americani alle prese con le decisioni ingiustamente  punitive del presidente Trump (chiusura dei finanziamenti alla scienza, ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità…), dopo decenni in un cui qualunque scienziato italiano si vantava di andare a San Francisco o a New York,facciamo un po’ di controcanto: dobbiamo offrire, scegliere, selezionare sulla carta i 27 migliori scienziati degli Stati Uniti e offrire a ognuno di loro una posizione istituzionale  ben finanziata facendo venire così i 27 migliori scienziati americani in Europa”. European Research Council (presieduto da Maria Leptin) e Stati Uniti d’Europa, se ci siete, battete 27 colpi… (A ben pensarci, basterebbe solo uno degli 800 miliardi indicati per il programmato RiArmo per riamarci, sì, ma di scienza).  []

VOGLIA DI CAMBIARE / NELLA BUSSOLA DELLA NOSTRA EUROPA SEGNATE VENARIA, DOVE UN RESTAURO HA RILANCIATO IL PAESE

Nel mio libro “Voglia di cambiare” (Chiarelettere, 2008) ero stato facile profeta, arrivando a visitare, nel giorno dell’inaugurazione, la reggia ritrovata di Venaria alle porte di Torino; “Venaria, simbolo dell’Italia che fa le cose bene: dallo sterco di pipistrelli alla reggia restaurata, modello per il Piemonte e per l’Italia tutta” (trovate il mio testo in quel libro da pag. 138).

Così Milena Gabanelli ha sorpreso i suoi numerosi lettori sul Corriere della Sera con una delle sue recenti inchieste basate sui numeri: “Perché mezzo milione di turisti visita Venaria. La reggia restaurata ha trasformato il paese fuori Torino: reddito cresciuto del 60%, più lavoro, laureati raddoppiati”. Qui il testo:

“Solo 17 anni fa era un dormitorio. Oggi è fra i siti monumentali più visitati d’Italia. Cosa è successo a Venaria, paesotto alla periferia di Torino? Bisogna tornare alla primavera del 1996 quando Walter Veltroni, alla fine del suo ultimo comizio elettorale in piazza San Carlo a Torino, viene avvicinato dal Comitato dei cittadini di Venaria che gli raccontano di una Versailles caduta a pezzi. La visita avviene con una torcia nel cuore della notte: lo scenario è una magnificenza spettrale.

A Venaria Reale i Savoia, nella loro riserva di caccia, a partire dal Seicento costruiscono una reggia di 80 mila metri quadrati e 60 ettari di giardini. La residenza mozzafiato ha vita travagliata: prima Napoleone la spoglia dei suoi tesori, poi sono gli stessi Savoia, tornati al potere, che la cedono al demanio per farne una caserma. Finisce abbandonata per quasi un secolo, mangiata dai rovi, devastata dai crolli e vandalizzata. Qualche mese dopo quella visita, Veltroni diventa ministro della Cultura e annuncia il recupero della Reggia. Si lavora in squadra: il governo di centrosinistra ci mette 41,6 milioni (per trovarli, s’inventa il Lotto del mercoledì, dal quale arrivano oltre 30 milioni); la Regione Piemonte, di centrodestra, 11,4 milioni; l’Unione europea 196,7. Parte il più grande e costoso cantiere di restauro di un bene culturale mai fatto prima in Europa. Dura dieci anni e coinvolge 300 ditte, 100 progettisti e 1.800 operatori che riportano a nuovo 100 mila metri quadrati di superficie, compresi 9.500 metri di stucchi e mille di affreschi.

Il 13 ottobre del 2007 la Reggia di Venaria apre al pubblico. La gestione è affidata al «Consorzio delle residenze reali sabaude», formato da ministero della Cultura, Regione Piemonte, Comune e due Fondazioni legate a Intesa Sanpaolo, che contribuiscono con 6 milioni di euro l’anno. Oggi la Reggia è conosciuta in tutto il mondo: con quasi mezzo milione di visitatori l’anno (+30% rispetto al 2022) in Piemonte si piazza al secondo posto tra i luoghi più visti, dopo il Museo Egizio. Nel 2023 ha fatturato 16,3 milioni di euro (+5,7% sul 2022), mentre quest’anno toccherà quota 17 milioni. Il modello di gestione si ispira a quello dei castelli della Loira (vedi Dataroom del 3 luglio 2024), che significa offrire arte e cultura per addetti ai lavori, e contemporaneamente visite adatte a tutti, famiglie con bambini comprese.

Innanzitutto la Reggia è facile da raggiungere perché collegata anche da treni, bus e piste ciclabili, ed è aperta tutto l’anno con orario continuato. I visitatori sono accolti dalle video-proiezioni di personaggi in abiti d’epoca che li accompagnano da una sala all’altra per mostrare com’era la vita di corte, ammirare quadri e oggetti appartenuti ai Savoia e le scuderie che ospitano il celebre Bucintoro [la Galea di Stato dei Dogi della Repubblica di Venezia, sulla quale si imbarcavano ogni anno nel giorno dell’Ascensione per celebrare il rito dello sposalizio del Mare, Ndr].

Il palazzo ospita mostre d’arte importanti: da Andy Warhol a Caravaggio, a quella su Tolkien; e si può assistere allo spettacolo dei giochi d’acqua, concerti ed eventi come quello che questa estate ha illuminato i giardini con 5 mila candele. La reggia si può affittare per eventi privati, ed è possibile noleggiare biciclette per raggiungere il vicino parco della Mandria. Dotata di caffetteria, gelateria, due ristoranti, uno dei quali stellato, e uno shop con centinaia di prodotti. Solo queste attività commerciali garantiscono ricavi per oltre 1,5 milioni di euro l’anno.

Nelle scuderie c’è anche una scuola: il Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali [vincitore del Premio Rotondi ai salvatori dell’arte nel 1997, Ndr]. L’ingresso alla Reggia di Venaria costa 16 euro, ma con 30 euro si acquista il Royal Pass valido 4 giorni: consente di visitare 16 Residenze reali sabaude, la basilica di Superga e uno sconto sul biglietto per il Museo egizio e quello Nazionale del cinema. Esattamente come accade nella valle della Loira, i castelli piemontesi fanno «sistema» così che i più famosi — la Reggia, Palazzo Reale e Stupinigi — trainano gli altri.

Nominate Patrimonio Unesco, le Residenze sabaude condividono un sito web in 4 lingue, iniziative di promozione e l’organizzazione di eventi collettivi, come le Camminate reali. ”L’obiettivo”, spiega il presidente del Consorzio, Michele Briamonte, è quello “di rendere questi beni straordinari attrattivi per il grande pubblico ma senza snaturarli, perché puntare all’auto-sostentamento significa ridurre progressivamente la necessità di contributi pubblici e allo stesso tempo fare da volano all’economia del territorio”.

Per avere un’idea di come ha trasformato la cittadina di 32 mila abitanti, sede di industrie dismesse, occorre leggere il rapporto del comune di Venaria del 2007: zona operaia con bassa scolarizzazione, «città-dormitorio» per chi lavora a Torino, caratterizzata da «un impoverimento sostanziale del tessuto sociale ed economico». C’è chi aveva soprannominato il centro «piazza Corleone», per via dei mafiosi mandati al confino. Anche il turismo, all’epoca legato al parco della Mandria, è «a frequentazione giornaliera, consuma risorse, lascia cumuli di rifiuti difficili da gestire e non è ben visto dalla popolazione».

A 17 anni dall’inaugurazione della Reggia, i dati del Comune raccontano un’altra storia: la pedonalizzazione di parte del centro storico ha visto fiorire negozi, boutique e strutture ricettive. Crescono i visitatori da tutto il mondo (+44% di presenze negli ultimi dieci anni). Gli alberghi sono passati dai 4 del 2007 ai 24 di oggi, e sono stati aperti 61 b&b. I ristoranti da 29 a 51. L’Osservatorio turistico del Piemonte ha valutato anche le ricadute sull’intero territorio delle Residenze reali sabaude: negli ultimi cinque anni le strutture ricettive sono passate da 2.065 a 6.990 (+238%), con 2,4 milioni di turisti (+11,8) che spendono mediamente a testa fino a 173 euro nelle attività commerciali della zona.

Dal punto di vista del tessuto economico e sociale, il reddito medio lordo è passato dai 13.934 euro del 2007 agli attuali 22.409 euro, con un aumento del 60,8%, ben più alto — ad esempio — di quello registrato nella vicina Torino (+49%). Le imprese con oltre 50 dipendenti sono salite da 16 a 26 (in provincia di Torino sono invece calate del 2,3%). Dati che abbassano il tasso di disoccupazione: era dell’8% (più alto della media provinciale, 7,23) e oggi del 7%.

Invertita anche la tendenza a una bassa scolarizzazione: i laureati sono passati dal 4% (sotto la media provinciale, che era del 7,82%) all’8%, e i diplomati saliti dal 18 al 43%. Il sindaco Fabio Giulivi non ha dubbi nel mettere in relazione questa crescita con il maxi-investimento fatto sulla Reggia: «Oggi Venaria è più bella, più sicura perché il numero dei reati è sceso, e sicuramente è una città più consapevole del proprio potenziale». Nel 2025 sarà Città europea dello sport e da qui partirà la Vuelta di Spagna. Questo è quello che accade quando una comunità non si arrende: val la pena ricordare che i tentativi di riportare in vita quell’inestimabile patrimonio da parte di associazioni e comitati sono stati ignorati per decenni. E quando finalmente hanno trovato ascolto, l’investimento è stato fatto con un piano coordinato e di lungo periodo.

Già a metà del secolo scorso il grande filosofo tedesco Hans Georg Gadamer scriveva: «La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande». È talmente vero che uno studio di Unioncamere dice: ogni euro investito in attività culturali e creative ne attiva altri 1,8 nell’indotto. Eppure in Italia la spesa pubblica per la cultura ci piazza agli ultimi posti in Europa: impegniamo appena lo 0,3% del Pil; peggio di noi fanno solo Irlanda, Grecia e Cipro (0,2%). Una tendenza in atto da 15 anni, e a partire dal 2025 è previsto un altro taglio di mezzo miliardo (Corriere della Sera, 16.12.2024).

NELLA BUSSOLA DELLA NOSTRA EUROPA SEGNATEVI LA ROMAGNA:

LI’ OPERA L’AZIENDA SANITARIA PIU’ SOLARE D’ITALIA

Lo spunto arriva da un comunicato stampa di adesione della AUSL romagnola, come ogni anno dal 2011, alla campagna di sensibilizzazione “M’illumino di meno”, lanciata dalla trasmissione di Rai Radio Due Caterpillar. La data è quella del 18 febbraio, riconosciuta per legge (n. 34/2022) come Giornata   Nazionale del  Risparmio  Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili che ricorre ogni 16 febbraio.

L’adesione dell’Azienda non è certo limitata ad atti simbolici come lo spegnimento, dalle ore 17:30 alle 19, delle luci esterne nei principali parcheggi aziendali, compatibilmente col mantenimento dei necessari standard di sicurezza. La sorpresa positiva sta nei dati che quella struttura pubblica elenca:

con il raggiungimento della soglia simbolica di 20 impianti fotovoltaici e il superamento dei 2.000 kW di potenza, quella della Romagna in questo momento è l’Azienda Sanitaria più solare d’Italia.

Paolo Bianco, ingegnere riminese, l'Energy manager della Aiusl Romagna.

“L’impegno aziendale per la riduzione dei consumi energetici, sotto la guida dell’Energy manager  Paolo   Bianco,   prosegue   senza   sosta,   con   nuove   riqualificazioni   energetiche anche nelle sedi di Lugo via Bosi, Cervia e Fusignano in corso di completamento, pure grazie   all’apporto   di   risorse   garantito   dal   Programma   PR   FESR   della   Regione   Emilia Romagna, e altri interventi in corso di progettazione e sviluppo, tra cui spicca l’adesione a dodici   differenti   Comunità   Energetiche   Rinnovabili   come   socia   fondatrice,   su   tutto   il territorio delle tre province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Inoltre, grazie a un importante finanziamento ottenuto tramite bando PNRR, l’Azienda ha potenziato in maniera significativa il proprio parco mezzi con nuovi veicoli elettrici. Il Piano Energetico Aziendale complessivamente ha superato le 8.000 tonnellate di CO2 annue rimosse, consentendo all’AUSL di essere selezionata tra i tre partecipanti alla finale degli   EUSEW   Awards,   nell’ambito   della   Settimana   Europea   dell’Energia   Sostenibile, svoltasi a Bruxelles nello scorso giugno (prima volta per un concorrente italiano e prima volta  per  un progetto dedicato alla  Sanità).   Nel   corso dell’anno l’Azienda ha ottenuto anche un altro importante riconoscimento, risultando vincitrice allo Energy Globe Awards assegnato   nell’ambito   della   manifestazione   Ecomondo,  a   testimonianza   dell’impegno portato avanti nella costante attività di riduzione dell’impatto ambientale”. Un modello da imitare da parte degli Energy manager delle strutture non solo pubbliche. (s.g.)
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