NONNO COSA SI PUO' FARE? UN VECCHIO GIORNALISTA AVANZA UNA MODESTA PROPOSTA PER MIGLIORARE LA VITA DEI SUOI (E DEI VOSTRI) NIPOTI: DATECI UNA SECONDA LINGUA OBBLIGATORIA

testo di Paolo Occhipinti* e illustrazione di Vanda Calcaterra** per
Giannella Channel

 

Abstract & Beginning

 

A: Grandfather what can you do? An old Italian journalist, Paolo Occhipinti, makes a modest proposal to improve the life of his (and your) grandchildren: give us a compulsory second language: English. 

B: Europe’s integration has stalled despite open borders and a common currency. Key elements like a unified legal system, taxation, and military remain absent. Even basic regulations, such as school duration and traffic laws, differ across countries. A practical step forward could be adopting English as a mandatory second language, given its widespread use in education and daily life. Unlike other languages, English is neutral, as no EU country has it as a mother tongue. Small measures—like bilingual public transport signs, hotel notices, or official documents—could gradually lead to a bilingual Europe, fostering communication, reducing nationalism, and enhancing cooperation…

L’Europa s’è impantanata. L’abolizione dei confini e  l’adozione di una moneta unica mi avevano fatto  presagire come imminenti traguardi altrettanto cruciali sulla strada dell’unione, che com’è noto fa la forza.

Invece siamo  ben lontani, non dico dalla realizzazione, ma neppure dalla proposta di obiettivi come  un diritto penale, un fisco, un esercito comune. Neppure riusciamo a condividere con i nostri vicini la durata dell’obbligo scolastico, o il  codice stradale, o il vaccino anticovid.

Nei 27 Paesi parliamo, non solo metaforicamente, lingue ancora troppo diverse. Eppure è proprio su questo tema della lingua che si potrebbe e si dovrebbe tentare in tempi rapidi e senza troppa spesa qualche significativo passo avanti.  Non certo con l’ambizione di arrivare  a un idioma  comune, tanto è connaturato e indistruttibile l’attaccamento di ciascuno alla propria lingua madre; ma con l’intento di adottare, procedendo per legge, a piccoli passi avanti, una seconda lingua obbligatoria, che si diffonda a macchia d’olio, senza fretta e senza costrizioni.

Affrontiamo subito l’immediata obiezione: quale lingua? Come mettere d’accordo non dico gl’italiani  ma i   francesi gli  spagnoli e i tedeschi , in gran parte orgogliosi della propria supremazia linguistica ? Ma soprattutto i francesi che ancora si ostinano a chiamare ‘ordinateur’ quello che tutto il resto del mondo chiama ‘computer’?
In generale può essere che  l’adozione ufficiale  di un termine straniero in aggiunta e non in sostituzione  di un vocabolo nostrano  funzioni come  un antidoto e non come un  incentivo alla contaminazione linguistica. Quanto alle ragioni che giustificano l’adozione dell’inglese come seconda lingua in Europa, giova ricordare come  l’inglese  non sia  lingua madre in nessuno dei 27 Paesi, neppure in Irlanda o a Gibilterra. E’  perciò  l’unica che non  possa fare né vincitori né vinti, neutralizzando gelosie e rivalità.
Inoltre In 11 Paesi europei, tra cui Francia, Italia, Polonia, Svezia e Francia, il 90 per cento degli alunni della scuola primaria e secondaria studiano l’inglese. Risulta anche che  nella graduatoria della conoscenza  dell’inglese  ben 22  Paesi europei figurino nei primi 30.  Una sia pur minima quantità di parole inglesi  è già presente nella lingua parlata di quasi tutte le nazioni europee (tra 1,5 e 2%  in Italia). Ma la percentuale sale sensibilmente nel linguaggio dei social, o in quello economico-finanziario. Infine l’inglese può servire agli europei non solo per parlare tra di loro ma anche con altri 400 milioni di persone che ce l’hanno come madre lingua, e con oltre  un miliardo di altri  umani che lo parlano fuori Europa.
Sembra dunque maturo il tempo di un primo, piccolo passo, non una grande riforma, ma una direttiva dell’ Unione Europea, magari solo per regolamentare e rendere obbligatorie  prassi già esistenti. Da dove cominciare?  In ambito turistico molte scritte sono già bilingue, ma per interesse dei gestori e non per obbligo di legge. Cominciamo dagli alberghi, o solo da quelli da almeno tre stelle . O dai mezzi pubblici, o solo da quelli delle grandi città. O dai documenti anagrafici, o almeno dalle patenti. O dai menu delle mense scolastiche, magari solo alle elementari.
Insomma: c’è solo l’imbarazzo della scelta. A piccoli passi, apparentemente insignificanti, i bambini di oggi potrebbe ritrovarsi adulti in un mondo a due lingue dove in pratica non esistono più stranieri . Dove si riduce lo spazio delle incomprensioni, degli egoismi, dei nazionalismi e di tutti gli ismi  che in passato hanno portato l’Europa nel baratro. Dove ad esempio non può  più capitare che un ministro trovi difficile eseguire l’ arresto di un criminale perché l’ordine è scritto in inglese. []
*Paolo Occhipinti (Milano, 1939), è stato direttore storico del settimanale Oggi (l’ha diretto per quasi trent’anni), poi direttore editoriale dei periodici del gruppo Rizzoli Corriere della Sera. Ha raccolto il meglio della sua rubrica di dialogo con Indro Montanelli nel libro Caro Indro (2002). Con Serena Viviani ha pubblicato il Dizionario lei-lui (2008), breviario della vita di coppia. Da sempre coltiva l’hobby per la micologia. In gioventù è stato un cantante di successo con lo pseudonimo di John Foster. Il suo romanzo D’amore e di guerra (Cairo Editore, 2012) prende le mosse da un fatto di cronaca realmente accaduto a Esino Lario, sulle montagne di Lecco, dove lui è di casa.

 

** Vanda Calcaterra (Busto Arsizio, 1962) è una professionista della comunicazione con una ricca esperienza nell’ambito della creatività e del design editoriale. È’ stata Art Director di prestigiosi periodici, tra i quali Il mensile di natura e civiltà Airone. Più info: https://www.giannellachannel.info/newsletter/nel-mese-di-gennaio-3/?frame=0

 

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