E’ milanese di nascita, la giornalista Maria Cristina Giongo, ma olandese d’adozione. Anni fa si è trasferita a Eindhoven e lì insegna l’italiano, puntellando la sua super-attiva attività di moglie e di madre con articoli per quotidiani e periodici italiani (Avvenire, su cui ricordiamo un’illuminante intervista al futuro Giovanni Paolo II, e le testate del gruppo Rcs-Corriere della Sera); con libri (l’ultimo, Tu prostituta, Laura Capone editore, indaga con tatto e maestria nel mondo della prostituzione e racconta di un’amicizia proprio con una donna che esercita la professione più vecchia del mondo) e con il magazine on line da lei fondato “Il cofanetto magico”. (Per chi desidera conoscerla meglio segnalo questo link, e la sua lunga storia di vita nel sito www.mariacristinagiongo.nl). All’amica Maria Cristina dobbiamo questa intervista esclusiva presso l’Erasmus Medisch Centrum di Rotterdam dove i risultati di una ricerca possono forse dare un aiuto per trovare l’assassino di Yara Gambirasio, scomparsa e trovata uccisa presso Bergamo due anni fa. (s.gian.)
All’Erasmus Medisch Centrum di Rotterdam, in Olanda, è stato compiuto uno studio che potrà essere di grande aiuto nei casi di crimini irrisolti. Si tratta di un test del DNA da cui si può risalire al colore degli occhi e dei capelli dell’assassino.La ricerca è opera dall’equipe di biologia molecolare forense diretta dal professor Manfred Kayser, tedesco, 44 anni, con la collaborazione di colleghi greci e polacchi. La notizia è stata pubblicata dal Forensic Science International: Genetics.
Abbiamo contattato il professor Kayser per saperne di più e porgli una domanda precisa: potrebbe servire per le indagini sulla morte di Yara Gambirasio, durante le quali sono stati prelevati 13.000 campioni di DNA senza portare ad alcun risultato? Come ricorderete Yara scomparve il 26 novembre 2010. Il suo corpo senza vita fu rinvenuto tre mesi dopo a Chignolo d’Isola, a pochi chilometri da Brembate di Sopra (Bergamo) dove si erano perse le sue tracce mentre stava tornando a casa dalla palestra in cui si allenava abitualmente.
Aveva solo 13 anni. Il gip Ezia Maccora ha concesso altri sei mesi per proseguire l’inchiesta, altrimenti il caso verrà archiviato. Per i disperati genitori della povera ragazzina si tratta di una lotta contro il tempo, almeno per ottenere che il colpevole venga consegnato alla giustizia.
Professor Kayser, può spiegarci in parole “semplici” in che cosa consiste la vostra scoperta?
Abbiamo sviluppato un metodo per risalire all’identità di persone sconosciute che hanno commesso un delitto. Si tratta di un test del DNA molto sensibile (quindi applicabile anche su campioni piccoli di DNA) atto a esaminare contemporaneamente 6 “loci”del genoma umano (Il termine locus, plurale loci, designa la posizione di un gene all’interno di un cromosoma. Servendosi degli incroci genetici si produce una mappa: il locus indica proprio la localizzazione di ciascun gene utilizzato per formarla, NdR).
I suddetti loci sono associati al colore degli occhi. Questo in linea di massima: infatti l’intero procedimento è molto complesso per cui è difficile spiegarlo in poche parole. Gli abbiamo dato il nome di IrisPlex system. Abbiamo poi integrato la ricerca con un altro sistema (chiamato HirisPlex) in base al quale si può stabilire anche il colore dei capelli dell’assassino: in tal caso prendiamo in esame non più 6, ma 24 evidenziatori di DNA.
Questi due test sono importanti, ci tengo a ribadirlo, nei casi in cui la polizia non riesce a trovare l’autore di un crimine solo sulla base di un profilo generale del DNA. Grazie alla nostra procedura il campo di investigazione si restringe molto e non si va avanti alla cieca, con dispendio di energie, tempo e denaro.
Da quanto tempo lavora all’Erasmus Medisch Centrum?
Dal 2004. La ricerca, durata due anni, è stata finanziata dall’Istituto forense olandese, insieme al NGI (istituto di studio sui genomi) e all’NWO (organizzazione per la ricerca scientifica).
E’ un test sicuro?
In biologia nulla è certo al 100%. Tuttavia posso affermare che sulla base dei test compiuti è possibile prevedere al 99% se gli occhi dell’ assassino sono blu o neri. Mentre con un altro colore ( per esempio il verde), la percentuale si riduce. Circa il colore dei capelli, la sicurezza è del 90% se sono neri, dell’80% rossi o castani, del 70% se sono biondi. A riguardo dobbiamo ancora compiere test su larga scala.
Prima di iniziare l’intervista Le ho parlato del caso della ragazzina italiana Yara Gambirasio, sottolineando il fatto che sono stati prelevati 13.000 campioni di DNA di persone (che abitavano in un paese circostante), con una spesa di migliaia di euro, per confrontarli con quelli delle tracce di liquido seminale trovate sugli slip della povera bambina: senza alcun risultato. Con il vostro test si sarebbero potuti evitare tutti questi prelievi…a tappeto di DNA?
In generale posso risponderle di sì. Dipende anche dal posto dove è avvenuto il misfatto. Se per esempio in quella regione la popolazione ha prevalentemente gli occhi scuri e i capelli neri e il DNA dell’assassino riconduceva a capelli biondi e occhi blu, si sarebbe potuta compiere una ricerca più mirata con meno persone coinvolte.
Il vostro metodo si può usare anche nel caso di un corpo rimasto a lungo al freddo o all’umidità?
Sì. Serve anche per l’identificazione di un cadavere in stato di decomposizione. Il colore degli occhi e dei capelli può anche cambiare dopo la morte. Il nostro test si può adattare al DNA proveniente da tutte le parti del corpo, quindi anche nel caso venga ritrovato soltanto un braccio o una gamba.
Consiglierebbe ai genitori di Yara di rivolgersi al vostro laboratorio? Sareste disposti ad aiutarli?
L’assassino non è stato trovato, nonostante le 13.000 persone a cui è stato richiesto e attuato il test del DNA. Chi ha ucciso Yara non si trova pertanto in quel gruppo di persone. Allora adesso sarebbe necessario ricominciare da capo, magari proprio sulla base dell’Iris e Hiris Plex test; sicuramente con minor spreco di tempo e denaro.
Siamo disposti a mettere a loro disposizione la nostra ricerca ed il nostro aiuto ma solo se ci verrà richiesto ufficialmente da parte della polizia o dal giudice delle indagini preliminari. Non dai genitori privatamente, in quanto abbiamo bisogno anche della collaborazione della polizia.
Quali sviluppi e ampliamenti prevedete in futuro nel campo delle vostre ricerche per risolvere maggiori casi giudiziari?
A livello scientifico c’è ancora molto da fare per perfezionare il nostro test! Vogliamo concentrarci anche sul colore della pelle, della statura e della forma del viso. Sino a poco tempo fa la maggior parte degli studi sul DNA erano basati su fattori ereditari delle malattie. A livello genetico i tests sull’aspetto fisico e sui fattori ambientali sono molto complessi. Per esempio per l’altezza entrano in gioco ben 180 loci. Quindi la strada per arrivare a definire con precisione la statura di una persona è lunga e complicata. Bisogna anche tener conto delle regole stabilite dalla legge sull’uso del DNA nel campo della ricerca forense
Ci sono Paesi in cui è ammessa solo se non è stato scoperto niente via altri codici di identificazione. In Olanda la legge permette questi test per le indagini sulle origini bio-geografiche e l’aspetto fisico. Dall’aprile 2012 anche il nostro sistema è considerato legale. Nel Regno Unito tutto può essere studiato e testato (ovviamente se non ci sono già particolari veti su determinati esperimenti).
Ringraziamo il Professor Kayser per l’intervista e speriamo che le autorità competenti si mettano in contatto con lui: perchè chi ha privato Yara della vita non rimanga libero. E Yara non venga “archiviata” come una pratica d’ufficio senza valore. Vi terremo informati se dopo il nostro servizio verrà contattato il Centro olandese di biologia molecolare forense e quali saranno gli ulteriori sviluppi. Per non dimenticare mai non solo lei ma anche tutti i bambini vittime innocenti di menti distorte, cattive e perverse.
Maria Cristina Giongo, “Il cofanetto magico”, 4.9.2012. Grazie anche a David Drexhage, portavoce ufficiale dell’Erasmus MC, per aver aiutato l’autrice a ottenere questa intervista e per la collaborazione nella traduzione