Nel supermarket solidale Portobello le famiglie in difficoltà fanno acquisti grazie a tessere del Comune. E loro ricambiano con ore di lavoro verso l’emporio o altre associazioni

modena-portobello-volontari

Modena: foto di gruppo con alcuni dei 240 volontari impegnati nel buon funzionamento dell’emporio solidale Portobello

C’è un supermercato solidale a Modena, Portobello, dove fai la spesa pagando in punti e non con gli euro, magari anche ricambiando con ore di lavoro volontario. Qui trovi i volti e le storie del nuovo ceto medio della povertà emiliana e italiana, le vittime della crisi e i protagonisti di un nuovo welfare.

Tra i primi, i vulnerabili, Gianni, moglie e tre bambini, artigiani fino al 2010, costretti a dichiarare fallimento. Dopo un anno sono stati sfrattati. Il Comune di Modena ha trovato loro una casa popolare e ha dato sussidi. Adesso lui ha trovato lavoro, lei lo sta cercando. Un solo stipendio per 5 a tavola non basta. Non ci sono più i sussidi comunali ma sono arrivati i punti per fare la spesa a Portobello, inaugurato l’estate scorsa. Tra gli scaffali c’è Luigi, moglie e due bambini. Lei non lavora, lui cassintegrato. Hanno problemi con le finanziarie cui avevano chiesto prestiti.

Si fermano a parlare Issa e Alimata Porgho, coniugi del Burkina Faso ma con regolare permesso di soggiorno, con i tre piccoli: Rasak, 11 anni, e i due gemelli Faruk e Farida, 3 anni e mamma Alimata ha fatto una spesa un po’ più consistente per poter festeggiare il compleanno. Sei uova valgono un punto e mezzo, 250 grammi di caffè due punti, la marmellata uno e mezzo, la brioche due, la Coca Cola da un litro e mezzo 0,50, confezione di pannolini maxi 5 (ci sono anche i libri usati, con titoli di Giorgio Bocca, Piero Angela, Mark Twain…). Lui: “Cinque mesi fa ci hanno mandato tutti a casa. E sono cominciati i problemi grossi come una casa”. Lei: “Per pagare la luce, risparmiando, siamo stati costretti a spegnere tutte le lampadine tranne una centrale”. Adesso li aspetta, nella sala apposita, un perito della Federconsumatori e un bancario in pensione esperto nella gestione del bilancio familiare e nella rinegoziazione dei mutui.

Perché Portobello è anche questo: tu, diventato vulnerabile, con l’angoscia che prende alla gola e alla testa quando a metà mese devi scegliere tra le bollette e l’affitto, quando un guasto alla macchina vecchia spinge a lasciarla in garage o a demolirla del tutto per non pagare bollo e assicurazione, o quando l’apparecchio per i denti del figlio diventa un dramma, perché non hai risorse se non chiedere un prestito, non solo puoi fare la spesa, di beni alimentari e anche di detersivi e oggetti per la casa e l’igiene, ma trovi anche un aiuto gratuito per migliorare la tua situazione nelle difficili fasi che seguono a una crisi dovuta a mobilità, cassa integrazione, licenziamento, handicap o un lutto, o perché da autonomo hai cessato l’attività con un calo di almeno il 30% del reddito. Insomma, quella zona grigia della società che arriva a fatica alla terza settimana, non ha ancora perso del tutto e ha paura di dirlo.

“Le nuove povertà stanno crescendo in maniera esponenziale nel territorio”, commenta Alberto Caldana, di una delle associazioni promotrici, Porta Aperta Modena. “Noi combattiamo contro la povertà estrema da 35 anni e abbiamo notato il cambiamento. Se un tempo l’identikit medio di un utente delle mense della Caritas era quello di un uomo, single e giovane, ora troviamo intere famiglie che vengono a chiedere un pasto, e per la prima volta abbiamo anche bambini piccoli da sfamare”.

modena-portobello-volontariato

Sono 250 le famiglie assistite a novembre 2013, pari a 950 persone. Tra di loro, già 60 fanno volontariato o nel market o in altre associazioni. Altri empori solidali sono a Gorizia, Parma, Roma, Pescara, Ascoli Piceno, Lecce, Lamezia Terme. Info: portobellomodena.it. Tel. 059.7132476

Impegno ed entusiasmo. I soccorritori: è l’altra faccia che incontri a Portobello, in questo capannone di via Divisione Acqui 81 offerto in comodato gratuito dal Comune, posto tra lo stabilimento della Maserati e il distributore di benzina low cost, due facce dello stesso mondo modenese, quella del trionfo motoristico del passato e della paura del futuro. Le associazioni di volontariato che hanno “sposato” il progetto Portobello sono state all’inizio, due anni fa quando è sbocciata l’idea e quando si sono affacciate nell’opulenta Modena i primi casi di nuovi poveri, una ventina e altre si sono aggiunte poi perché mano a mano che il progetto cresceva aumentava anche l’entusiasmo. Ora sono 25 le associazioni coinvolte dalla pulizia ai disegni delle pareti, dalla progettazione ai display, dall’impianto elettrico alla pavimentazione e 30 le istituzioni e le aziende che donano le merci (Conad, Coop, Granarolo e Rock No War su tutti).

Sono numeri in continuo aumento e questo dimostra dinamicità del progetto Portobello. “I volontari sono la nostra spina dorsale”, spiega Luigi Zironi, responsabile del progetto. “Alcuni di loro sono arrivati a noi attraverso le associazioni promotrici di cui fanno parte. Altri invece si sono avvicinati singolarmente e hanno poi coinvolto coniugi, parenti, colleghi e amici. Con il tempo la squadra dei volontari è cresciuta: a oggi sono 240 e hanno messo a disposizione le loro preziose competenze. È grazie a loro se siamo riusciti in un’impresa tutt’altro che semplice: costruire un supermercato senza saper nulla in materia! Ex colleghi e soci della grande distribuzione ci hanno aiutato nel procurarci i prodotti. Altri ex colleghi ci hanno dato una mano nell’allestimento del market e nei display. Volontario è stato anche il supporto di un architetto per la progettazione dei locali, la direzione dei lavori e la posa delle piastrelle che si incastrano una nell’altra come i parquet flottanti: è un brevetto modenese, della Steelker, che così ha voluto lastricare la via d’uscita dalla crisi”.

Anche l’impianto elettrico è frutto del volontariato: il progetto è di un ingegnere e la manodopera è di Antonio D’Elia, elettricista in pensione che per 40 anni si è occupato di impianti elettrici in centri commerciali: “Ho cominciato dando una mano”, dice Antonio, “poi è finita che ho dato anima e corpo. Ho lavorato all’impianto elettrico per quattro mesi consecutivi e ora provo molta soddisfazione. È stato mio genero Daniele a farmi conoscere Portobello, lui è ingegnere e si stava occupando dei programmi informatici delle casse per la registrazione dei prodotti”.

Alcuni volontari vivono in prima persona la difficoltà di aver perso il lavoro. Come Alessandra Cocchi, 47 anni, un figlio all’università, che si è rimboccata le maniche e si è dedicata a tempo pieno a Portobello. “Ero rimasta senza lavoro. Invece di stare sul divano a deprimermi, ho deciso di seguire l’esempio di mio marito e ho iniziato a fare volontariato alla Protezione civile. Poi mi hanno parlato di Portobello, mi sono incuriosita e ho iniziato a partecipare alle riunioni. Sono rimasta entusiasta. Mi piace il fatto che Portobello si rivolga a questa nuova fascia di persone vittime della crisi per mitigare i loro problemi”.
Come funziona. Portobello funziona così. Per l’accesso ogni famiglia riceve dai Servizi sociali del Comune di Modena un quantitativo di punti mensili caricati su una tessera gratuita. Il punteggio è assegnato in base a criteri precisi, vedi il numero dei componenti della famiglia: 60 punti al mese per chi è solo, 30 per ogni familiare. Durata: 6 mesi, ma rinnovabili. Nel caso le condizioni familiari migliorino, l’accesso a Portobello sarà ceduto ad altre famiglie in graduatoria. A tutte queste persone viene data la possibilità di rendersi utili nella materia in cui sono esperti: già 60 famiglie sulle 250 assistite prestano ore di lavoro volontario presso lo stesso Portobello (alla cassa, negli scaffali, nei magazzini o a lavare i piatti, che non diventa più solo un modo di dire) o altre organizzazioni di volontariato. “Grazie a questo meccanismo di valorizzazione del loro tempo e della loro professionalità, il nostro diventa un discorso di solidarietà collettiva, dove chi riceve può dare aiuto, e chi può fare qualche cosa lo fa insieme agli altri”, dice Angelo Morselli, presidente del Centro servizi per il Volontariato, l’ente che ha coordinato il decollo dell’iniziativa. “In questo microcosmo noi ci muoviamo non per fare utili, siamo esploratori di una nuova economia dove il tempo, le competenze e le merci si mescolano in una combinazione chimica diversa, che mette in secondo piano il denaro e valorizza la solidarietà attiva e la dignità. E che dà valore aggiunto alle aziende e ai loro prodotti”.

Salutiamo l’esperimento prezioso e riuscito di una comunità speciale in una terra speciale che può essere replicato anche in altri contesti e realtà. Perché le facce dell’Italia utile sono tantissime: 3,2 milioni sono i volontari italiani, un mondo il cui valore stimato ammonta a 8 miliardi di euro, ai quali si sommano i 38 miliardi di entrate delle istituzioni non profit.()

A PROPOSITO

E queste sono le aziende-partner del supermercato solidale

Queste sono le aziende-partner che hanno già offerto supporto al progetto del supermarket solidale Portobello con donazioni di prodotti, servizi o denaro. Alcune di loro hanno deciso di offrire supporto continuativo e regolare, cosa fondamentale per il buon esito dell’iniziativa. Cliccando su ogni nome, si entra nel sito di ognuna delle aziende.

Per dare stabilità alle donazioni e garanzia di assortimento, a Portobello stanno cercando soprattutto donatori di olio di oliva o di semi, uova, biscotti, cracker, carta igienica e pannolini.

Gli altri soggetti che supportano il progetto, oltre alle associazioni promotrici ed alle aziende, sono:

 

modena-portobello-volontariato-sociale-logoCoordinatore del progetto PORTOBELLO – Emporio sociale di Modena Via Divisione Acqui 81 – Modena info@portobellomodena.it www.portobellomodena.it

Associazione Servizi per il Volontariato di Modena Viale della Cittadella, 30 – Modena Tel. 059.212003 – Fax 059.238017 luigi.zironi@volontariamo.it www.volontariamo.it