Addio a Marino Golinelli, imprenditore farmaceutico e filantropo che amava l’arte, la scienza e i giovani

Scienze & Tecnologia | L’attualità della memoria – Reprint

intervista di Salvatore Giannella a Marino Golinelli

Addio a Marino Golinelli, imprenditore farmaceutico e filantropo che amava l’arte, la scienza e i giovani

Scienze & Tecnologia | L'attualità della memoria – Reprint

intervista di Salvatore Giannella a Marino Golinelli

 
Sabato 19 febbraio si è fermato per sempre il cuore generoso di Marino Golinelli, dopo aver battuto per più di un secolo: Marino, imprenditore farmacologico e filantropo d’eccezione, era nato nel 1920, era giolittiana, ed è arrivato brillantemente fino a oggi, età post-industriale, tenendo ferma la barra sulla bussola della scienza e dell’arte, dei giovani e della condivisione/restituzione. Concordo con Beppe Boni, ai vertici del Il Resto del Carlino:

Aveva girato la boa del secolo, ma a parlare con lui gli davi 30 anni o giù di lì per l’energia che sapeva sprigionare, per la voglia di costruire qualcosa, per la capacità di guardare nel futuro come se avesse sempre davanti agli occhi la sfera di cristallo di un mago, per come sapeva comprendere le idee e le aspettative dei giovani.

Lo avevo incontrato più volte in occasione di interviste, di mostre nel suo Opificio Golinelli donato alla città di Bologna e, di recente, nel capoluogo felsineo (foto) in occasione della conferenza del manager culturale Mauro Felicori, destinato a diventare assessore alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna. Lo scambio di battute avuto con lui (accompagnato all’evento da un ventenne) in questa occasione, che aveva visto politici avanzare domande sui temi della quotidianità, dice tutto del personaggio così attento ai giovani e al futuro: “Ho chiesto a Felicori di impegnarsi molto sul fronte dei giovani, ai quali purtroppo pochi amministratori pensano”. E anche: “Ho dotato il mio Opificio del carburante giusto per arrivare senza problemi a tagliare il traguardo del 2088, millenario della nascita dell’Università di Bologna, la più antica del mondo. Chi ha avuto molto deve restituire”.
 
In coincidenza con l’addio commosso a questo gigante dell’Emilia-Romagna, riporto alla luce l’incontro luminoso che ebbi con lui nel novembre 2014, per conto di Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera. Un’intervista poi confluita, con arricchimenti, nel libro “In viaggio con i maestri”, Minerva Edizioni, Bologna, 2018. La ripropongo, perché le parole del farmacologo Marino, che combinano non solo etica e capitalismo, sono una formidabile iniezione di vitamine per la mente. Marino Golinelli lascia un’eredità e un compito che riguarda noi tutti. (s. gian.)

Marino Golinelli (San Felice sul Panaro, Modena, 1920 - Bologna, 2022) si era laureato in farmacia all’Università di Bologna. Industriale. Fondatore dell’industria farmaceutica Alfa Wassermann presente in 60 paesi. Non amava definirsi un mecenate, preferiva filantropo, dal greco filìa e ànthropos, “amore per l’uomo”: «I mecenati spendono soldi e basta. Io ho voluto che la mia fondazione avesse un assetto istituzionale di ispirazione anglosassone e di carattere filantropico: un’impresa sociale il cui prodotto, il cui dividendo e il cui profitto finale sono l’educazione, la formazione, la cultura e la crescita della società».

(CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors)

GIANNELLA: Presidente Golinelli, complimenti per questo nuovo progetto dell’Opificio che, con le sue attività culturali e scientifiche e un investimento di milioni di euro, apre le porte a bambini e famiglie. Ennesimo gioiello della Fondazione da lei voluta a Bologna nel 1988, da imprenditore farmaceutico e filantropo pragmatico.

GOLINELLI: “Io lavoro per un futuro che non è il mio, ma è dei giovani. Solo l’istruzione può garantire il futuro ai tanti giovani nel mondo, che non devono aver paura delle difficoltà. Ogni crisi mi ha portato più in alto, spronandomi a fare sempre di più’: sono parole che raccolsi da Rita Levi Montalcini quando la conobbi, a Venezia nel 1980. Avevo convocato nella mia casa in laguna Nobel già premiati o candidati, e quelle parole della scienziata sull’istruzione come chiave dello sviluppo, unite al suo concreto e forte impegno sociale a favore dei giovani e delle donne, me la fecero diventare una bussola per la mia attività. Scienza e cultura, ma anche la gemella arte, come ha testimoniato con la sua vita la sorella gemella di Rita, la pittrice Paola”.

Rita Levi-Montalcini (Torino, 22 aprile 1909 - Roma, 30 dicembre 2012). Nata lo stesso giorno di Indro Montanelli, la scienziata italiana scoprì, negli anni '50, il fattore di crescita nervoso che le valse il premio Nobel nel 1986.

(CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors)

Ho visto che nel logo, disegnato da Annamaria Testa, lei ha voluto aggiungere: Opificio per la conoscenza.

“Perché la conoscenza è la risorsa insieme più preziosa e rischiosa di oggi. Viviamo in tempi straordinari: il crescere esponenziale dei saperi, il diffondersi dell’informazione, il moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione offrono opportunità inedite a tutti noi. Ma ci espongono anche a crescenti livelli di complessità e a cambiamenti velocissimi. Per non farci travolgere dobbiamo diffondere la cultura, promuovere la creatività, alimentare la curiosità del mondo e di noi stessi e una voglia costante di imparare: Rita Levi Montalcini è un esempio di come il corpo può biologicamente declinare, ma i neuroni possono essere brillantemente attivi anche oltre il secolo di vita. Dobbiamo saper integrare arte e scienza, ragione ed emozione, analisi e sintesi, teorie brillanti e pratiche virtuose. E non dobbiamo smettere mai di porci nuove domande e cercare nuove risposte. In questa logica opera la mia Fondazione, offrendo a tutti stimoli, strumenti e opportunità di nuova conoscenza, fiduciosa che il crescere del sapere riduca anche la possibilità di conflitti e favorisca la coesione sociale. L’idea di base è che chiunque abbia ancora qualcosa da imparare, specie i giovani che vogliamo guidare al meglio per il loro ingresso nel Giardino delle imprese. E che possa farlo, se ben guidato, abbia 3 anni o 94 anni come me. È una visione che vuole far crescere l’intero capitale umano e sociale d’Italia. Crescere in libertà: perché non c’è libertà senza giustizia sociale e a questo obiettivo la scienza può dare un decisivo contributo”.

Il suo pensiero principale è rivolto ai bambini. Questo sguardo speciale sull’infanzia dove nasce?

“Intanto dalla comune passione che condivido con mia moglie Paola. E poi se lei vedesse una mostra con le immagini del cervello di un neonato che cresce come un rigoglioso albero, con i neuroni e le sinapsi che li connettono, beh, vedrebbe che è facile innamorarsi scientificamente di un bimbo”.

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BUONO A SAPERSI

La Fondazione e l’Opificio creati da Marino Golinelli si trovano in via Paolo Nanni Costa 14, 40133 Bologna.

Per informazioni e contatti:

Bologna, in casa Golinelli una stretta di mano che ti porta verso il futuro

Nell’Opificio creato dall’imprenditore e filantropo, cent’anni con lo sguardo rivolto ai giovani, ho visitato la mostra U.MANO basata sulle mani, elemento di raccordo tra il fare e il pensare, tra azione e mente, con maestri del passato che dialogano con l’oggi

ARTE & SCIENZA – Reprint

testo di Salvatore Giannella

Bologna, in casa Golinelli una stretta di mano che ti porta verso il futuro

Nell’Opificio creato dall’imprenditore e filantropo, cent’anni con lo sguardo rivolto ai giovani, ho visitato la mostra U.MANO basata sulle mani, elemento di raccordo tra il fare e il pensare, tra azione e mente, con maestri del passato che dialogano con l’oggi

ARTE & SCIENZA – Reprint

testo di Salvatore Giannella

BOLOGNA –

All’ombra delle Due Torri felsinee ho stretto la prima mano bionica al mondo completamente adattativa, in un saluto robotizzato che mi ha accolto all’ingresso di una mostra di arte e scienza, vera e propria bussola verso un futuro possibile.

salvatore-giannella-marino-golinelliL’occasione mi è stata offerta dopo un incontro casuale in un teatro di via San Vitale dove mi aveva attirato una conferenza su come far crescere il contributo dell’arte all’economia tenuta da Mauro Felicori, il manager di talento passato dalla Reggia di Caserta a Ravello e alla Via Emilia. Lì (foto a destra) mi accorgo di avere alle mie spalle un gigante dell’imprenditoria e dell’umanità: Marino Golinelli, classe 1920 (l’11 ottobre prossimo festeggerà il traguardo di 100 anni!), già affermato imprenditore farmaceutico e collezionista d’arte, dal 1988 pragmatico filantropo grazie al gioiello dell’Opificio (dal latino opus-facere) che porta il suo nome e che ha come mission educare ragazzi e giovani a superare la tradizionale frattura fra teoria e pratica.

Io lo ringrazio per le generose parole con cui ha avvolto una mia esperienza giornalistica: “Ho avuto l’occasione di leggere molto attentamente il libro “In viaggio con i maestri” per il quale vorrei esprimere la mia meraviglia e gratitudine. Tutti i maestri sono stati utili occasioni di valutazione e riflessione”, mi aveva scritto. Lui ricambia con un invito alla nuova mostra, in corso fino al 4 aprile prossimo nel Centro Arti e Scienze Golinelli (firmato dall’architetto Mario Cucinella, è stato inaugurato nel 2017 di fronte all’Opificio). Titolo: U.Mano. Arte e scienza: antica misura, nuova civiltà. Ed è l’inizio di un viaggio in cui l’intelligenza prende la forma dell’arte e della scienza: un viaggio dal Cinquecento al terzo millennio che mi sento di raccomandarvi.

Il percorso espositivo è dedicato alla mano e sviluppato su più piani di lettura: dall’esplorazione dell’interiorità dell’uomo all’aprirsi alla comprensione dell’universo che gli sta intorno, in stretto e inevitabile collegamento con i neuroni del cervello. La mano è l’elemento di raccordo tra la dimensione del fare e quella del pensare ed è quindi il simbolo della prospettiva dei progetti della Fondazione Golinelli nel recuperare il segno di un legame oggi perduto: quello tra arti e scienze, che proprio nella cultura italiana ha raggiunto il suo culmine. “Arte, artista, artigiano: è ora che l’uomo torni a mettere le mani concretamente dentro la materia, dentro le cose, come facciamo presso il nostro Opificio. Per questo ho accettato di buon grado di offrire a un calco virtuale le mie mani per farne due installazioni che scandiscono lo spazio centrale della mostra”, mi aveva avvertito il filantropo centenario.

Nella mostra i maestri del passato dialogano con il presente attraverso installazioni, esperienze di realtà aumentata, innovazioni robotiche applicate e postazioni interattive. Per esempio, torniamo alla gentile stretta di mano con il robot. Si chiama Adam’s Hand, “la mano di Adamo”, l’arto bionico creato, nella cornice dell’incubatore G-Factor della Fondazione, dalla giovane impresa salentina BioniT Labs (faccio i nomi, questi giovani che trasformano disabilità, riguardanti purtroppo tre milioni di persone al mondo, in nuove opportunità meritano la luminosità mediatica: Matteo Balasso, Carlo Fiorini, Alessandro Saracino, Giovanni Zappatore: bionitlabs.com), La sua originalità è racchiusa nell’uso di un meccanismo con singolo motore per muovere le dita, capace di adattare la mano alle dimensioni degli oggetti impugnati. L’immagine della protesi e del suo innovativo meccanismo per la trasmissione delle forze, illustrato nel ‘500 da Ambroise Paré in un trattato di medicina che affianca il robot, anticipa Adam’s Hand in maniera visionaria.

Lo spazio tiranno mi impedisce di raccontare i particolari della mia lunga visita, culminata con la mia sistemazione dei pezzi della leonardesca Gioconda grazie alla realtà aumentata. Sappiate che i visitatori compiono nello spazio di un tempio classico un viaggio unico e irripetibile tra passato, presente e futuro ammirando una selezione di dipinti originali del ‘500 e ‘600 (Caravaggio, Guercino e Carracci), trattati anatomici di cinque secoli fa e opere contemporanee, come l’evocazione della Creazione di Michelangelo Buonarroti a opera di Michelangelo Pistoletto. Ai poli dello spazio espositivo, giochi immersivi in 3D dove appaiono oggetti, personaggi, frammenti di informazioni con i quali, interagendo, si rivive la vicenda della leonardesca Battaglia di Anghiari.

La mostra è curata, con Silvia Evangelisti, Carlo Fiorini e Stefano Zuffi, da Andrea Zanotti, presidente della Fondazione Golinelli e docente all’Università bolognese, che tra l’altro mi svela il retroscena della data lasciata cadere da Marino Golinelli (“abbiamo progetti da qui al 2088”):

“Nel 1888 una commissione presieduta da Giosuè Carducci fissò convenzionalmente l’anno di fondazione dell’Ateneo di Bologna al 1088, accogliendo le ipotesi di alcuni storici, una data che la consacra come la più antica università propriamente detta del mondo occidentale. Quello Studium nacque come libera e laica organizzazione fra studenti per rivendicare la civiltà del sapere al di sopra della forza. Il 2088, data del millenario, vuole essere una data simbolica. per riunire a Bologna tutte le università del mondo per onorare quella che viene riconosciuta come la “madre” delle Università ma anche per sottolineare, insieme alle radici, l’importanza del sapere connesso al fare, quella unione virtuosa che abbiamo cominciato a illuminare con la mostra U.MANO”.

È un appuntamento ideale, parola di nonno, per nonni e nipoti e per le scuole, in quanto creata per la fruizione attraverso percorsi didattici e formativi appositamente studiati e modulati per fasce d’età: visite guidate interattive per le classi primarie e attività di discussione e confronto per le classi secondarie di I e II grado. Formatori esperti (ringrazio per tutti il bravo Michele Brancaleoni) guidano visitatori e studenti alla scoperta delle opere, stimolando la comprensione dei contenuti scientifici e favorendo le connessioni tra arte, scienza e tecnologia. (S.Gian.)

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Fotogallery/ di Giovanni Bortolani

Incontri ravvicinati in Opificio

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