“Le vie delle donne”: un appassionante libro di Salvatore Giannella e Gaetano Gramaglia in onore di grandi italiane alle quali dedicare strade

Una nostra novità nelle librerie

recensione di Maria Cristina Giongo* dall'Olanda

I

l giornalista scrittore Salvatore Giannella ci stupisce ancora una volta con un nuovo saggio, “Le vie delle donne (Antiga edizioni), scritto insieme a Gaetano Gramaglia     (a sinistra nella foto d’apertura) partendo dalla premessa (non solo statistica) che solo il 6,6% delle strade italiane sono dedicate a donne, spesso sante, martiri o figure mitologiche. Il libro vuole illuminare donne non comuni, in carne e ossa, che hanno fatto la nostra Storia e che meritano di essere ricordate (e strade a loro da dedicare): scienziate,  ricercatrici, ambientaliste, protagoniste della sanità e della cultura, eroine della Resistenza, salvatrici di patrimoni culturali; senza venir meno al loro ruolo di madri, di sostegno familiare. Culla materna a oltranza (dove l’impegno costante non finisce mai!).  Fonte di energia, di forza vitale. 

Le vie delle donne.
Antiga edizioni. www.antigaedizioni.it
Autori Salvatore Giannella, Gaetano Gramaglia. Prefazione di Isa Maggi. Illustrazioni di Ilaria Ferri.
252 pagine, 20 euro. 

Salvatore Giannella è nato a Trinitapoli, nel Tavoliere pugliese. È stato direttore di testate importanti come Genius, l’Europeo, Airone, BBC History Italia, firma di rilievo del settimanale Oggi. Da dodici anni cura il blog Giannella Channel, volontario e gratuito, che vi consiglio di visitare, come ulteriore arricchimento. Il blog porta avanti una forma di giornalismo partecipativo (per gli anglosassoni citizen journalism), che vede la partecipazione attiva dei lettori. Salvatore è un vero ricercatore nel campo delle storie:  storie particolari, che vanno conosciute, approfondite, capite. 

I suoi libri sono preziosi documenti intessuti di fatti storici e di memoria attuale. E di emozioni che lui riporta alla luce per non dimenticare e trarre esempi virtuosi per il futuro.

Per questo motivo ha scritto “Le vie delle donne”, avvalendosi della collaborazione di spessore di Gaetano Gramaglia, nato a Caserta, con cui divide la stessa passione per la ricerca. Infatti Gaetano ha una laurea in Scienze dell’investigazione, già impegnato in operazioni di peacekeeping in aree di crisi. Oggi è maresciallo dei carabinieri, dirigente sindacale, e, appunto, da sempre appassionato di storia e di storie da raccontare: da leggere tutto d’un fiato, come io stessa ho letto tutto d’un fiato la loro opera.

Sono tante le donne di cui si parla nel libro, provenienti da ogni regione d’Italia. Dal Nord al Sud. A partire da Sabina Santilli, abruzzese, nata nel 1917 e scomparsa nel 1999, “che non si arrese al buio in cui la meningite la fece piombare a soli 7 anni, elevandosi in seguito ad attivista per i diritti di chi non vede e non sente”. A lei si deve la creazione della Lega del Filo d’Oro, che ha come suoi testimonial Renzo Arbore Neri Marcorè, divulgatori di messaggi televisivi veramente toccanti, sentiti.

Storie di madri e figli passati dai Sassi di Matera sino ai sassi della Luna, Due nomi: mamma Teresa Petrone, contadina originaria della lucana Sasso di Castalda, emigrata in America, e suo figlio Rocco Petrone, diventato direttore della Nasa al tempo dello sbarco sulla Luna. Lo stile di scrittura è avvincente: coinvolgente.
Con pennellate degne dei più bei quadri fiamminghi dove il tema in rilievo si colora di quotidianità, di sfumature che sembrano quasi una narrazione avvolgente come un velo. 

Isabella Morra, poetessa lucana del Cinquecento.

Ecco allora che conosciamo Isabella Morra (1520-1546), attraverso “una donna che poteva avere 70 o 500 anni, guida storica all’ombra di un castello che domina la valle del fiume Sinni, ai piedi del Monte Pollino, nel parco fra la Basilicata e la Calabria.

Quel parco è dedicato proprio a lei, Isabella, che cercò di ribellarsi allo stato di isolamento e solitudine a cui la costringevano i fratelli, i quali poi l’uccisero. Isabella Morra era una poetessa, a dimostrazione di come la scrittura, la letteratura, l’arte ti occupano così tanto il pensiero e l’anima da farti volare in alto; consolandoti per il patimento fisico e psichico.

Alla fine di ogni capitolo sulle figure a cui gli autori hanno dedicato particolare attenzione, si trovano in aggiunta altri nomi e vicende inerenti altrettante donne che nella loro regione si sono distinte per particolari meriti. I loro profili sono stati ricostruiti con incisiva efficacia dalla giovane Ilaria Ferri.


Con gli occhi di Ilaria

Le grandi italiane narrate nel libro e illustrate dalla ferrarese Ferri

Gli autori fanno un omaggio alle tante donne che fino agli anni ‘70 erano loro a portare a casa il pane per i figli e i mariti, lavorando nei campi. Fra loro ci fu Rita Maglio, anti fascista, nata nel 1899 e morta nel 1994, fondatrice in Calabria dell’Unione Donne italiane. In questo capitolo si narra inoltre della raccolta del gelsomino in cui venivano impiegate soprattutto le donne sottoposte a turni massacranti, per cui ricevevano una “paga da fame.” Eppure erano ancora in grado di cantare e sorridere.

Gli autori ci descrivono anche le molteplici proprietà di questo piccolo fiore, da cui si ricava un’essenza profumatissima, giunto in Europa dalle Indie. “Esso assume un significato diverso in base alla tonalità cromatica. Il gelsomino bianco simboleggia l’amore e l’amabilità, quello giallo la felicità; nell’antichità rappresentava l’amore divino.” 

“Le gelsominaie”. Il gelsomino è un fiore particolarmente delicato. Per cui andrebbe raccolto preferibilmente di notte, con molta cura per evitare di danneggiarlo. Ecco perché per la raccolta dei gelsomini all’epoca erano preferite le donne e le ragazzine.

Andando avanti nella lettura di tale omaggio a quelle donne che meriterebbero molte più vie a loro intitolate, incontriamo la prima donna italiana a dirigere un giornale, De Fonseca Pimentel, impiccata per volere del re Borbone il 20 agosto 1799 a Napoli, in Piazza del Carmine.

E poi ancora, fra le eroine della resistenza, “una madre coraggio” contro l’anonima sequestri calabrese (Angela Casella) e le staffette valdostane, capitanate da Aurora Vuillerminaz, che perì giovanissima, a soli 22 anni, nella lotta partigiana sulle Alpi: “Ma il suo sacrificio e quello di altre sue compagne non fu vano”, scrivono gli autori.

Sono tante le donne menzionate, dalla prima laureata, al medico condotto Isotta Gervasi (1889-1967), romagnola di Cervia, definita “la dottoressa dei poveri”, con un ricordo parallelo di riferimento alla pandemia virale causata dal Covid; in memoria delle tante lavoratrici nel campo sanitario che hanno speso tutte le loro forze per curare pazienti attaccati dal virus. Molte purtroppo decedute in seguito al contagio.

In questo bel saggio si trova Tina Anselmi, nata nel 1927, insegnante, politica: la prima italiana che ha ricoperto la carica di Ministro del Lavoro e in seguito della Sanità. “Una vita controcorrente”. Partigiana e vera “guerriera”.

Tra le eroine, le martiri, Teresa Talotta Gullace, uccisa dai nazisti a Roma nel 1944, mentre tentava di parlare con il marito prigioniero, e la missionaria laica Annalena Tonelli che diede la vita per assistere i profughi, una delle  tante missionarie che la vita l’hanno persa per amore dei più poveri, dei malati, degli emarginati. Da leggere e rileggere, soprattutto in questo periodo storico dove sempre meno persone si prodigano nel segno della solidarietà umana: concentrate solo su se stesse ed il proprio benessere.

Non sono state dimenticate neppure le sportive, “con le ali ai piedi”, come la velocista Ondina Valla (1916-2006), primo oro azzurro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936. E neppure quelle figure femminili che si sono distinte nel campo della ricerca, della botanica (Eva Mameli Calvino, madre dello scrittore Italo), dell’aeronautica, dell’ecosostenibilità e contro la caccia, “in un mondo dove se non si sentisse più il cinguettìo degli uccelli, non ci sarebbe più armonia, colori, musica.” 

Senza tralasciare quelle che compirono altri, diversi atti importanti come quello di salvare il patrimonio di una biblioteca, compiuto da Guerriera Guerrieri.

Inoltre Maria Montessori, nata a Chiaravalle (Ancona) nel 1970 e scomparsa nel 1952 a Noordwijk in Olanda, la quale puntò sul valore assoluto di crescere figli sani, ben educati, rispettosi degli altri; per un futuro migliore di pace e fratellanza, basato e costruito sulla libertà di pensiero. Nei Paesi Bassi il suo metodo educativo ha avuto molto successo. Nel mondo sono state fondate ben 22.000 scuole ispirate al suo insegnamento.

Maria Montessori, esploratrice delle menti dei bambini.

Non potendo nominare tutte le protagoniste del libro, altrimenti non lo leggereste più… termino con una pugliese di Nardò (in provincia di Lecce), Renata Fonte, la quale “portava un fiore fra i capelli…”. Morì a soli 35 anni, vittima della mafia. 

Renata Fonte (1951-1984), una vita in difesa della bellezza del Salento.

A lei è stata intestata una piazza di Nardò. Era un’ambientalista; pensando a lei, gli autori ci descrivono un’orchidea insolita: “la Ophrys Renatafontae, derivata dall’incrocio tra le rare Ophrys candica e la Ophrys parvimacula, che ha pochi giorni di maggio a disposizione per crescere nei campi incolti del parco regionale di Porto Selvaggio, area protetta della Puglia, nel Salento.

Renata Fonte “aveva lo sguardo fiero, la schiena dritta.” Non ci poteva essere conclusione (e frase) migliore per riassumere il senso profondo di questa splendida opera di Salvatore Giannella e Gaetano Gramaglia. 

Con il mio augurio a ogni donna di prendere esempio dalle protagoniste del loro libro. Decise, perseveranti senza mai scoraggiarsi, indomabili, generose, con lo sguardo fiero e la schiena dritta.

 

Note redazionali importanti:  Le vie delle donne è come un magazine annuale, in uscita ogni 8 marzo in edizione rinnovata. Gli autori e l’editore Antiga invitano i nostri lettori e tutti coloro che li seguono durante le loro presentazioni, a segnalare eventuali candidature per la nuova edizione, in uscita l’8 marzo 2024. Mi hanno detto che è il loro “modo di festeggiare l’altra metà del cielo che… merita l’altra metà delle strade.” 

E qui di seguito il link a Giannella Channel, che vi consiglio di seguire, se amate la cultura e la bellezza, le storie e l’approccio positivo, la memoria attuale e il futuro: 

https://www.giannellachannel.info

*Maria Cristina Giongo (Milano, 1951: nella foto con Umberto Eco) abita  a Eindhoven, nei Paesi Bassi. Giornalista dal 1977. Sposata con un olandese, due figli, due nipoti. Da 40 anni corrispondente dall’Olanda per varie testate italiane fra cui il quotidiano Avvenire. Per 37 anni insegnante di lingua italiana in Olanda. Nel 2022 insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, per concessione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver “acquisito particolari benemerenze nella promozione dei rapporti bilaterali di amicizia e di collaborazione fra l’Italia ei Paesi Bassi, rafforzando le relazioni fra i due Paesi”.  Nel 2016 ho ricevuto la Medaglia di bronzo del giubileo dalle mani di Papa Francesco, come membro della storica Associazione Pro Petri, sede Benelux, definiti gli “Amici del Papa” nel sostenerlo attivamente per i suoi progetti di opere di bene; ricevuta in udienza dal Santo Padre in Vaticano il 24 febbraio 2023. Ha ideato e cura il blog www.ilcofanettomagico.it, da cui è tratta la recensione a Le vie delle donne. 

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