Vie d'Italia: è il museo degli errori. Il nuovo atlante delle papere stradali dalle Alpi ai nuraghi (3)

Continua il viaggio nella penisola del nostro autorevole e pignolo “cacciatore di errori urbani” che invita i lettori a sorridere tra curiosità e aneddoti e i sindaci a mettere mano alle correzioni delle targhe. Qui la terza puntata del suo singolare Giro d’Italia all’insegna di “Basta con l’approssimazione”

IL TEMPO DELLA STORIA

testo di Roberto Angelino¹ per Giannella Channel

Vie d'Italia: è il museo degli errori. Il nuovo atlante delle papere stradali dalle Alpi ai nuraghi (3)

Continua il viaggio nella penisola del nostro autorevole e pignolo “cacciatore di errori urbani” che invita i lettori a sorridere tra curiosità e aneddoti e i sindaci a mettere mano alle correzioni delle targhe. Qui la terza puntata del suo singolare Giro d’Italia all’insegna di “Basta con l’approssimazione”

IL TEMPO DELLA STORIA

testo di Roberto Angelino¹ per Giannella Channel

Passiamo ora, dopo le incredibili sviste presentate nelle prime due puntate (LINK), agli strafalcioni sulle indicazioni di latta o marmo agli angoli delle strade. In cima alla lista degli odonimi scritti male c’è di certo via Giosuè Carducci a Camporosso (Imperia), un senso unico che, partito pochi metri dopo la spiaggia (e lì hanno scritto un asettico ma ineccepibile G. Carducci),
Giosuè Carducci

Nobel nel 1906.

via Giosué Giousè Carducci (foto lato mare) - Camporosso (IM)

Una strada con vista sul mar Ligure.

sfocia poi in via Alighieri. Proprio in quest’ultimo incrocio nel giugno 2021 è stata piazzata la segnaletica orizzontale a bandiera, fronte-retro, con il nome del poeta. Però su entrambi i lati la grafia è errata: si passa da uno straziante Giousè Carducci con “u” e “s” invertite al certo meno infame Giosué Carducci, che comunque non va bene lo stesso perché l’accento è acuto (é) mentre dovrebbe essere grave (è).
via Giousè Carducci - Camporosso (IM)
via Giosué Carducci - Camporosso (IM)

Povero Carducci: un palo e due strafalcioni, uno per ogni lato.

In effetti, pare che il poeta preferisse scrivere il proprio autografo senza accento, specie – e non se ne è mai capito il motivo – dopo il 1876, quando fu eletto prima alla Camera (nel gruppo “radicale ed estrema sinistra storica”) e poi al Senato, nel 1890. Tenne quest’ultima carica per 17 anni, fino al 16 febbraio 1907, quando morì. In tutto il periodo prese la parola in aula solo tre volte.

Lui si firmava “Giosue”: vezzo, negligenza o solo pigrizia?

Nel suo atto di nascita, tuttavia, l’accento grave sulla “e” di Giosuè è ben visibile.

Il poeta era nato a Valdicastello (Lucca) il 27 luglio 1835.

Scendiamo ora in Puglia, dove a un pittore del ’500 è stato riservato lo stesso trattamento del Nobel per la Letteratura 1906: sbagliarne il cognome su una targa stradale. Teatro del misfatto è la periferia sud di Lecce, dove via Tiziano Vecellio è diventata via Tiziano Vacellio in una targa double face subito sostituita.
Via Tiziano Vacellio - LECCE
via Tiziano Vacellio - LECCE

(Sopra e a sinistra) Cartelli all’angolo con via Buonarroti a inizio 2022.

storia-donne-pilota

Così hanno ovviato all’errore.

C’è un altro artista, dal nome meno reboante di quello di Tiziano, comunque di una buona reputazione, che ha ricevuto un triplo e fastidioso affronto stradale in una città del Lazio: è lo scultore torinese – ma milanese d’adozione – Medardo Rosso (1858-1928), la cui strada celebrativa nel quartiere Persicara di Latina è diventata da anni una via Crucis ortografica: via rosso metardo. Non solo è tutto minuscolo e con il nome al posto del cognome, ma quest’ultimo è storpiato: una “t” invece della “d”.
 
Nella targa giusta, in fondo alla strada, il povero Rosso è stato piazzato all’incrocio con un suo collega e coetaneo, il napoletano Vincenzo Gemito (1852-1929), al quale è stato riservato l’identico impreciso trattamento, con il cognome che precede l’iniziale del nome. A lui, comunque, hanno almeno riconosciuto professione e date di nascita e morte, per fortuna tutte esatte!
via rosso metardo - Latina

Ma è Medardo Rosso!

via rosso medardo, angolo via gemito - Latina

In fondo alla strada almeno c’è la “d”.

Sarà che la grafia straniera è più complessa, sta di fatto che sui cartelli stradali il nome di qualche vip non italiano è scritto in modo inesatto. Tra i più “storpiati”, chissà perché, tre politici statunitensi, capitanati da John Fitzgerald Kennedy, che in Sicilia è diventato Kennedj a Montallegro (AG), dove tra l’altro un burlone non certo di destra ha scritto via Togliatti sotto la targa. La pugliese Modugno (BA) ha invece dedicato al presidente ucciso a Dallas nel 1963 via Kennedi, poi maldestramente corretta a mano con l’aggiunta di due stanghette oblique che gridano vendetta.

via Kennedj - Montallegro (AG)

Kennedj? No, Togliatti!

via Kennedi - Modugno (BA)

A Modugno, nel Barese, a Kennedi...

via Kennedi (corretta a mano) - Modugno (BA)

.... aggiungono due “baffetti” a mano.

Nel Salento leccese, per la precisione a Trepuzzi, due cartelli posti uno di fronte all’altro chiamano JFK sia Kennedi che Kennedy.

via kennedi - Trepuzzi (LE)

Da un lato della strada è Kennedi, ...

via j. f. kennedy - Trepuzzi (LE)

... dall’altra J.F. Kennedy.

Gli altri due statunitensi con il nome “stropicciato” sono Benjamin Franklin (1706-1790), diventato Frenklin per pochi giorni nel 2014 a Prato,

La nuova indicazione a Prato.

e il presidente Franklin Delano Roosevelt, trasformato nel 2017 in Rooswelt nella piazza a lui dedicata a Palo del Colle, nel Barese.

piazza 'ROOSWELT' - Palo del Colle (BA)
piazza Roosevelt - piazza 'ROOSWELT' - Palo del Colle (BA)

Qui sopra, le due targhe a Palo di Colle.

Sempre nella cittadina pugliese, e proprio all’angolo con piazza Roosevelt, c’è poi l’equivalente di uno strike al bowling dell’ignoranza: via Nicolò Macchiavelli, con incise sul marmo una “C” di meno nel nome e una di troppo nel cognome.

A Palo del Colle sbagliano soprattutto le “c”.

Scorretta è anche la grafia sulla targa dello scrittore di Boston Edgar Allan Poe (1809-1849) che a Bologna, a due passi dal fiume Reno, si è visto aggiungere una “d” alla fine del primo nome, mossa degna di un maestro dell’horror come lui.

Il cartello con la “d” di troppo.

Latina, seconda città del Lazio dopo Roma per numero di abitanti (poco più di 127 mila) e di errori stradali (parecchi), è uno dei Comuni più devastati dalle cantonate verticali. Con una di queste apro il capitolo sulle parole che nelle targhe raccontano vita, morte e miracoli delle persone cui sono dedicate strade o piazze. La didascalia di via Pietro Verri a Latina Scalo, per esempio, definisce con tono eccessivamente telegrafico il filosofo e storico milanese “benemerito crescita e prestigio nostra città”. Peccato che Verri sia morto nel 1797, più di 135 anni prima che Latina venisse edificata dal regime fascista con il nome di Littoria.

Pietro Verri cittadino onorario… ma un secolo prima.

E che dire dell’errore-orrore, corretto in velocità, segnalato nel 2019 al villaggio Palazzolo di Belpasso (CT), dove il domenicano e filosofo di Nola Giordano Bruno (1548-1600) era indicato sulla targa della sua via “matematico del Sec. 6° a.c.” (definizione che, per altro, sarebbe perfetta per il greco Pitagora)? Forse solo: beata ignoranza!

BELPASSO (CT) - via Giordano Bruno (errato)
BELPASSO (CT) - via Giordano Bruno (corretto)

Dal rogo nel Campo dei fiori di Roma a questa svista in Sicilia… dove l’hanno subito riabilitato.

Nella didascalia della strada a lui intestata a Giubiano, rione di Varese, l’operaio-sindacalista Guido Rossa (1934-1979), assassinato a Genova negli anni di piombo dalle Brigate Rosse, era invece stato inizialmente presentato come “sacerdote filosofo (1797-1855)”. Però quelle – basta cercare su Internet – sono la qualifica e le date di nascita e morte di Antonio Rosmini, teologo originario di Rovereto beatificato nel 2007, pure lui con una strada dedicata a Varese, a un chilometro da via Guido Rossa. E il cui cognome inizia per Ros: vuoi vedere che il pasticcio all’ufficio toponomastico parte tutto da lì. Perdindirindina che equivoco, avrebbe celiato Tino Scotti nel Carosello dei confetti lassativi Falqui.

via Guido Rossa (esatta) - Varese
via Guido Rossa (sbagliata) -Varese

A Varese non c’è pace per Guido Rossa, scambiato per “sacerdote filosofo” a causa di tre lettere.

via Guido Rossa operaio-sindacalista

Ammazzato sotto casa dalle Br.

Antonio Rosmini ritratto da Francesco Hayez nel 1853
via Antonio Rosmini - Varese

Rosmini, qui ritratto da Hayez, è nato e morto negli stessi anni.

Però il massimo del minimo l’hanno raggiunto i tecnici comunali di Ravenna, che per spiegare che cosa ha reso celebre Guglielmo Marconi, sulla targa della sua via hanno scritto “1874-1937 Inventore della Radiografia”. Se avessero messo soltanto “Radio”, quanti sorrisi e sberleffi avrebbero evitato.

guglielmo-marconi

Marconi, Nobel per la Fisica nel 1909.

via Guglielmo Marconi (errore) - Ravenna

La targa errata: l’inventore dei raggi X è Röntgen (foto a destra).

via Guglielmo Marconi - Wilhelm Conrad Röntgen inventore radiografia

Infinite sono poi le inesattezze circa le date di nascita o di morte. Ecco tre esempi di targhe stradali con annesso strafalcione storico riguardanti: a Latina (ancora lei!) l’asso romagnolo dell’aviazione Francesco Baracca (deceduto in guerra nel 1918, non l’anno successivo); a Torino il politico napoletano Giovanni Amendola (nato nel 1882 anziché nel 1886) e a Ravenna il conte di Cavour (scomparso nel 1861 e non quattro anni dopo).

LATINA - strada F. Baracca

Abbattè 34 aerei nemici.

TORINO - via Giovanni Amendola (data errata)

Era politico, giornalista e massone.

RAVENNA - via Cavour (data sbagliata)

Morì da primo ministro in carica.

Per non farsi mancare nulla, nell’ottobre del 2019, sempre a Ravenna (dal lato della Capitaneria di Porto Corsini) hanno preceduto di un anno lo strafalcione in cui sarebbero incappati a Nichelino (TO): chiamare una strada via Po’, con un apostrofo sufficiente a tramutare l’omaggio al fiume più importante d’Italia nel troncamento della parola “poco”. Per la cronaca, il cartello è stato sostituito otto giorni più tardi (hanno tolto l’apostrofo e aggiunto una “P” maiuscola) dopo che alcuni residenti avevano pubblicato l’anomalia sul sito Facebook “Sei di Porto Corsini se…” e inoltrato una segnalazione a Palazzo Merlato, sede del Consiglio Comunale.

via Po (con accento) - RAVENNA

Cantonata geografica: l’omaggio al Po è diventato il troncamento di “poco”.

via Po (senza accento) - RAVENNA

A proposito di apostrofi, nel 2013 il Comune di Milano ha accolto una richiesta della Lega per correggere le targhe stradali di una cinquantina di vie e piazze cittadine, sostituendo tutti gli apostrofi fino a quel momento erroneamente usati al posto degli accenti. Da allora, le targhe sono state quasi interamente corrette durante la manutenzione ordinaria.

MILANO accenti - prima angolo Gesù-Montenapoleone

La targa di via Gesù con l’accento al posto dell’apostrofo (e col plexiglass sostituito dal marmo).

MILANO accenti - dopo angolo Gesù-Montenapoleone

Per restare a Milano, città della mala e di sublimi romanzieri polizieschi e noir come Scerbanenco, Olivieri, Crovi, Dazieri e Pinketts, segnalo un thriller stradale: il giallo delle targhe nere. La più allarmante sta dal 2013 in piazza Frattini, all’angolo con via Bartolomeo D’Alviano, di fronte agli uffici dell’Automobile Club, sulla cui facciata proietta un’ombra sinistra. Pareva un caso isolato ma in men che non si dica altre gemelle color antracite sono comparse qui e là in città, da Lambrate a piazza Repubblica. Appena fa buio non le si vede più e quindi paiono un mistero degno di essere “illuminato” da Agatha Christie.

la targa nera in piazza Frattini
la targa nera in piazza Frattini - ombra sul muro all'angolo con via Bartolomeo D'Alviano

L’ombra della targa nera in piazza Frattini si riflette sugli uffici dell’ACI.

Alla fine si è scoperto che le targhe sono figlie di un’intesa firmata anni addietro tra l’assessorato all’Arredo Urbano e la A2a, ex municipalizzata che fornisce energia ai milanesi. L’assessorato, competente sui pali da piantare in città ma non sulle targhe stradali, aveva siglato questo accordo senza avvisare l’Ufficio Toponomastica del Comune, da cui dipendono le 38 mila targhe in marmo di Carrara con gli odonimi cittadini delle oltre 4.000 vie e piazze meneghine.
 
Spesse due centimetri, pesano tra i sei e gli otto chili e misurano da un minimo di 60×30 cm. a un massimo di 90×35 (di più, le facciate non reggerebbero il peso). Una volta i teppisti tiravano sassate alle targhe, oggi le imbrattano usando vernici spray o pennarelli: ma se le prime si possono lavare, i pennarelli penetrano il marmo e la targa è da buttare. In certe vie di Milano più di 50 anni fa erano state piazzate delle orrende e luminose targhe in plexiglass, il bersaglio più amato dai vandali: ormai sono state sostituite quasi tutte con altre di marmo.
 
In città i nomi sulle targhe vengono incisi da tempo immemorabile con lo stesso carattere, un elegante “romano”, il più leggibile di tutti, in uso da prima dell’ultima guerra ed erede diretto del precedente corpo tipografico, che oggi si può ammirare a pochi metri dalle Colonne di San Lorenzo, sulla targa superstite più “storica”, quella in via Edmondo De Amicis all’incrocio con corso di Porta Ticinese
MILANO - via De Amicis targa storica
MILANO - via De Amicis targa storica (da vicino)

In via De Amicis c’è la più antica targa stradale milanese. Con scritto anche “Cerchia del Naviglio”.

E proprio in corso di Porta Ticinese, strada fra le più alternative della città, nel 2011 un commerciante s’è opposto al degrado e ai graffiti lanciando il progetto “Via dell’ironia” in collaborazione con l’Accademia di Brera. Tra le tante idee, geniale quella di affiancare alle lastre marmoree altrettante targhe in legno colorate in cui il nome del corso si è trasformato in un simpatico rebus.

A voler esagerare, si poteva forse sostituire la scritta “corso” con il ritratto di Napoleone, nato ad Ajaccio.

Sempre a Milano mi piace ricordare i due attacchi cartacei subiti in tempi recenti dalle targhe di piazzale Luigi Cadorna (davanti alla stazione delle Ferrovie Nord), intitolato al discusso generale della disfatta di Caporetto. Il primo blitz risale alla notte del 21 novembre 2018: le targhe sono state coperte con adesivi ritagliati su misura con il nome e le date di nascita e di morte di suo padre Raffaele Cadorna, l’eroe della breccia di Porta Pia che nel 1870 guidò i Savoia alla presa di Roma. L’idea di dedicare la piazza a un altro Cadorna, che fosse il padre di Luigi o suo figlio (anche lui Raffaele e generale, decorato nella guerra di liberazione) era venuta due anni prima ai radicali di Milano, autori di una campagna contro Luigi, “per via dei 4.000 soldati italiani condannati a morte dai tribunali militari in processi sommari e perché dopo la Grande Guerra fu riabilitato da Mussolini, che alla sua morte gli dedicò vie e piazze”. A Ferragosto 2021, poi, hanno raccolto migliaia di firme in poche ore per intitolare con procedura d’urgenza assoluta piazzale Cadorna a Gino Strada, il medico fondatore di Emergency scomparso due giorni prima, a 73 anni.

piazzale Luigi Cadorna

La targa di Luigi Cadorna (1850-1928)...

blitz del novembre 2018 sulla targa di piazzale Cadorna

... e quella “dedicata” a suo padre Raffaele (1815-1897).

L’altra incursione notturna contro i rettangoli di marmo di Cadorna è del 6 marzo 2021, quando la sua si è trasformata per un giorno in piazza trans-femminista grazie al blitz del collettivo Non Una Di Meno (sempre loro nel marzo 2019 e poi nell’estate 2020 avevano imbrattato di vernice rosa la statua di Indro Montanelli nei giardini che portano il suo nome in piazza Cavour). E così, per poche ore, piazzale Luigi Cadorna è diventato piazza Rita Hester, omaggio a una celebre transgender americana di colore, la musicista-ballerina-performer drag assassinata nel 1998 con venti pugnalate da mani sconosciute nella sua casa di Boston.

blitz femminista 8 marzo 2021 targa piazzale Cadorna - Milano
MILANO - Rita Hester, piazzale Cadorna

Piazza (temporanea) per la transgender Rita Hester (1963-1998).

Povero Cadorna, Maresciallo d’Italia bistrattato a destra e manca, anche se pare che gli attacchi se li fosse meritati per davvero. Oggi, comunque, in cambio di pace marmorea, lui per primo sostituirebbe volentieri la propria targa milanese con quella più anonima che a Bologna indica dal 1877 via Senzanome. Alla prossima, con gli strafalcioni sulle strade. (3 – continua)

Via Senzanome nel quartiere Saragozza.

Roberto Angelino, giornalista milanese, ha lavorato per 25 anni al settimanale Oggi; dal 2004 al 2007 è stato vicedirettore di Gente, poi è tornato a Oggi per curare gli Speciali e il bimestrale Oggi Foto. Nel 2015 ha pubblicato con Salvatore Giannella presso l’editore BookTime il volume Milano 50, con le schede dei 350 locali imperdibili della città sede dell’Expo, anticipate e poi sviluppate con successo su Giannella Channel. Sempre per i tipi di BookTime, la casa editrice di Gerardo Mastrullo, ha pubblicato altri due volumi: nel maggio 2016 Milano, mettiamoci una pietra sopra e, due mesi dopo, Milano al verde - Guida agli agriturismi di Milano e Provincia. L'ultima sua fatica libraria è Cover Story (Vololibero Ed., 2018) che racconta storie, segreti ed emozioni di 150 copertine dei più bei dischi italiani.

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