Vie d'Italia: è il museo degli errori. Il nuovo atlante delle papere stradali dalle Alpi ai nuraghi

Il nostro autorevole e pignolo “cacciatore di errori urbani” invita i lettori a sorridere tra curiosità e aneddoti e i sindaci italiani a mettere mano alle correzioni delle targhe, com’è accaduto nel caso più noto di Roma (Largo Azelio Ciampi) con dietrofront del presidente Mattarella (foto). Qui la prima puntata del suo singolare Giro d’Italia all’insegna di “Basta con l’approssimazione”

IL TEMPO DELLA STORIA

testo di Roberto Angelino¹ per Giannella Channel

Vie d'Italia: è il museo degli errori. Il nuovo atlante delle papere stradali dalle Alpi ai nuraghi

Il nostro autorevole e pignolo “cacciatore di errori urbani” invita i lettori a sorridere tra curiosità e aneddoti e i sindaci italiani a mettere mano alle correzioni delle targhe, com’è accaduto nel caso più noto di Roma (Largo Azelio Ciampi) con dietrofront del presidente Mattarella (foto). Qui la prima puntata del suo singolare Giro d’Italia all’insegna di “Basta con l’approssimazione”

IL TEMPO DELLA STORIA

testo di Roberto Angelino¹ per Giannella Channel

Che si voGLia o non si voGLia, ci risiamo… Dopo l’incredibile fantozziana figuraccia planetaria per il nome scritto male (Azelio al posto di Azeglio!) dell’ex presidente Ciampi sulla targa della piazzetta che il Campidoglio gli ha dedicato all’ombra del lungotevere Aventino (si veda il mio articolo su Giannella Channel del 18 giugno 2021), ecco un’altra imbarazzante cantonata incisa nel marmo di una indicazione stradale del Bel Paese. Anche qui ci sono di mezzo una GI e una ELLE, purtroppo “separate” da scarsa sapienza fonetica e altrettanta mediocre memoria scolastica.
largo-carlo-azeglio-ciampi-targa-inaugurazione-mattarella

La targa sbagliata di Ciampi rimasta a lungo coperta un drappo giallo-rosso, i colori della capitale. Nella nuova targa la data di nascita e di morte andrebbe sotto il nome. Altrimenti sembra che Ciampi abbia esercitato il ruolo di capo dello Stato per 96 anni.

2) targa largo Carlo Azeglio Ciampi "giusto" - Roma
Questa volta la storpiatura non riguarda un ex inquilino del Quirinale bensì il marchese torinese Massimo D’Azeglio, primo ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852, sotto Vittorio Emanuele II.
Oltre che per essere stato politico, patriota, pittore e scrittore, lo si ricorda anche perché nel 1831 aveva sposato Giulia, primogenita di Alessandro Manzoni, che tre anni più tardi l’avrebbe però lasciato vedovo.
 
L’imperdonabile strafalcione stradale targato D’Azelio-D’Azeglio sta “ferendo” i muri di Francavilla Fontana in Puglia.
4) via Massimo D'Azelio - Francavilla Fontana (BR)
5) via Massimo D'Azelio - Francavilla Fontana (BR)

Le targhe errate a Francavilla Fontana (Brindisi).

Ci auguriamo che il sindaco corra presto ai ripari, seguendo l’esempio del suo collega emiliano di Monticelli d’Ongina (Piacenza), che ha ovviato alla stessa identica “malefatta muraria” correggendo subito l’errore.
 
Una curiosità per gli amanti della buona musica: in Italia oltre 400 vie (o piazze) celebrano Massimo D’Azeglio. Al n. 15 di quella (centralissima) di Bologna c’è la casa-museo di 2.400 mq (di cui 600 visitabili) abitata negli ultimi 18 anni di vita da Lucio Dalla (1943-2012), la cui sagoma dipinta suona il sax sulla facciata laterale, attorniato dalle Diomedee, i gabbiani delle sue amate isole Tremiti.

Lo studio di Lucio dà su piazza de’ Celestini.

Il murale è stato realizzato nel 2013 accanto al balconcino dello studio di Dalla, di fronte alla chiesa di San Giovanni Battista dei Celestini in cui era stato battezzato nel 1943. Nella piazza doveva finire – con vista sul balcone – la statua del cantante seduto su una panchina, ma poi, il 10 luglio 2021, il Comune ha preferito sistemarla davanti alla casa natale di Lucio, dove per 29 anni aveva abitato (al civico n. 2) con mamma Jole. È a 400 metri da lì, tra il verde di piazza Cavour, che gli aveva ispirato la piazza Grande dell’omonima canzone (e non piazza Maggiore, come tutti pensano). Neppure un mese più tardi, qualche vandalo/imbecille/feticista ha rubato gli occhiali alla statua. Lo scultore di Sala Consilina (Salerno) Antonello Paladino, che l’aveva realizzata, ha promesso di fargliene altri, addirittura più belli, chiedendo però che il Comune piazzi qualche telecamera e potenzi l’illuminazione della piazza. L’operazione va a rilento e dopo undici mesi Lucio aspetta ancora la nuova montatura in bronzo.
8) Bologna, Lucio Dalla - Statua-panchina in piazza Cavour (foto by Ufficio stampa Comune di Bologna)

In panchina c’è anche un clarinetto. Nella notte fra il 4 e il 5 agosto 2021 gli hanno rubato gli occhiali.

8_B) Statua DALLA con gli occhiali
8_C) Statua DALLA senza occhiali
Reso uno scrigno dalle opere d’arte che il cantante ha collezionato tutta la vita, compresi tanti suoi ritratti, tra cui uno realizzato con puntine da disegno da Carlo Pasini, l’appartamento in via D’Azeglio 15 è attualmente sede della Fondazione Dalla ed è visitabile con un tour di 50 minuti (entrata 15 €). Fra le attrazioni c’è anche “la stanza dello scemo”, dove l’eterno Peter Pan Lucio si ritrovava con gli amici a guardare film – e ogni domenica le partite del Bologna – su un maxi schermo, attorniato da quadri, trenini, giocattoli, carillon e confetti dorati. Un’abitazione tanto estesa ha come cucina solo un insignificante angolo cottura, perché Lucio mangiava sempre fuori, in trattoria: Da Cesari in via De’ Carbonesi, oppure Da Vito in via Musolesi, nel quartiere Cirenaica.
10) Lucio Dalla - Ritratto con le puntine di Carlo Pasini

Il ritratto con le puntine, di Pasini.

“La stanza dello scemo” per film e partite.

Ah, per depistare i curiosi ed evitare molesti attentati alla privacy, sul suo citofono aveva fatto scrivere “Comm. DOMENICO SPUTO”, lo stesso strambo pseudonimo che sfoggiava come copertura quando – in amicizia – suonava o faceva il corista nella registrazione dei primi album degli Stadio o di Ron e Luca Carboni.
A San Domino, la più selvaggia delle Isole Tremiti, Dalla aveva acquistato nel 1998 un buen retiro che affaccia su Cala Matano. Ebbene, la villa si trova al n. 37 di… via Domenico Sputo che, come attesta la targa bianca e blu fatta sistemare da lui sopra al campanello, sarebbe stato un “pilota della II° guerra mondiale”. E qui abbiamo la dimostrazione lampante che a sbagliare il testo dei cartelli stradali non sono solo i tecnici degli uffici comunali, ma anche le celebrità come Dalla. Infatti, sulla finta targa ideata da Lucio la scritta “II” prima di “GUERRA MONDIALE”, ovvero il numero romano che sta per “seconda”, è seguita dal circolino alto: un errore da matita blu già alle elementari.
11) Lucio Dalla - Citofono casa in via D'Azeglio 15

Sul citofono del palazzo in via D’Azeglio 15.

Casa di Lucio Dalla, isola San Domino alle Tremiti.
Casa di Lucio Dalla, isola San Domino alle Tremiti.
Casa di Lucio Dalla, isola San Domino alle Tremiti.

La casa di Lucio a San Domino, nelle Tremiti, con affaccio su Cala Matano e vista su San Nicola.

Casa di Lucio Dalla, isola San Domino alle Tremiti.
All’entrata della villa, poi, il numero civico è a testa in giù: “Signor Dalla, lo vuole più a destra o più a sinistra?”, gli chiese l’addetto comunale venuto per fissarlo al muro con il cemento. “No, va bene così… Anzi, mettilo rovesciato!”. L’operaio eseguì senza batter ciglio e poi, uscendo, biascicò a bassa voce: “Chisto è pazzo…”.

Il numero 37 capovolto.

Ovviamente, nell’ultimo conflitto mondiale la Regia Aeronautica Sabauda non annoverava tra le sue fila alcun pilota con quel bizzarro cognome. Il “commendator Sputo” era solo l’alter ego che Dalla si era freudianamente attribuito. Due sono le ipotesi in proposito. La prima vuole che in quel modo si chiamasse un professore di matematica calabrese da lui conosciuto durante un concerto, il cui cognome così “salivare” lo folgorò a tal punto da scrivere e dedicargli la settima traccia dell’album del 2001 Luna Matana, intitolata appunto Domenico Sputo. L’altra teoria sostiene, assai più prosaicamente, che l’origine del nomignolo vada rintracciata negli anni dell’infanzia, quando Lucio amava giocare con gli amici a chi “sputa più lontano”. E vinceva quasi sempre lui.
 
Ma torniamo – concedendoci qui e là qualche altra digressione tra curiosità e aneddoti – a quella che nell’articolo su Azelio / Azeglio Ciampi avevo bollato come “la grande tradizione italica dell’approssimazione quanto a lapidi e targhe”. Tradizione che trova conferme soprattutto a Roma, dove le gaffe stradali incise nel marmo sono innumerevoli anche perché il Comune sorge su un’area vastissima, 1.287,37 km², e quindi ha tanti siti stradali a cui dare un nome, e magari sbagliarlo: in totale sono 16.377, quasi quattro volte rispetto ai 4.250 siti di Milano, che però si estende su una superficie di “soli” 181,68 km².
 
Ma se la vastità dei confini di Roma giustifica in parte le inesattezze stradali, va detto che quanto a refusi e svarioni tra i Sette Colli si esagera un po’ troppo. Anzi, di più: un’indagine a campione sullo stato dei cartelli e delle scritte sull’asfalto eseguita nel 2010 dalla Assosegnaletica della capitale ha appurato che due segnali verticali su tre erano fuorilegge e che addirittura il 94 per cento delle indicazioni orizzontali non erano a norma. Del resto, a Roma ci si accontenta spesso (e non manca mai l’ironia): ne è prova l’apertura ufficiosa nel 2010, nell’estrema periferia est, di via Mejo de Gnente, che collega a Ponte di Nona il nuovo e “invisibile” rione Colle degli Abeti.

L’ironica targa in via Mejo de gnente.

Secondo l’ufficio Statistiche e censimento, nel 2005 nella capitale c’erano 13.089 vie e 697 piazze, oltre a 521 larghi, 144 piazzali, 529 viali, 11 corsi, 299 vicoli, 9 gallerie, 48 lungotevere, 79 ponti, 37 circonvallazioni, 12 viadotti, 36 rampe, 23 salite, 17 clivi, 63 parchi, 19 giardini e 29 porte. Tutti appartengono al gruppo degli odonimi. L’odonomastica – dal greco hodós, “via”, e onomastikòs, “atto a denominare” – è l’insieme dei nomi di vie e piazze e il loro studio storico-linguistico (mentre la toponomastica – dal greco tópos, “luogo”, e onomastikòs – si occupa dell’insieme dei nomi attribuiti alle entità geografiche e li studia per approfondirne modalità di formazione e diffusione dal punto di vista geografico-storico).
 
La classifica dei 100 odonimi più frequenti nei 7.904 Comuni d’Italia è capeggiata da Roma, presente in 7.870 città o paesi, ma non nella capitale – lì c’è però una via Roma Libera a Trastevere – né a Milano, dove alla fine dell’ultima guerra mondiale corso Roma riprese la precedente denonimazione di corso di Porta Romana.
18) Roma - via Roma Libera

Via Roma Libera a Trastevere.

19) Milano - ex via Roma ora corso di Porta Romana

Corso di Porta Romana a Milano.

La predominanza di vie e piazze intitolate a Roma si deve a Benito Mussolini in persona, che, tramite una circolare prefettizia, il 1° agosto 1931 impose ai podestà – i sindaci dell’epoca – di intitolare alla capitale “una via non secondaria” del loro Comune allo scopo di celebrare tre mesi più tardi, il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, l’inizio del decimo anno dell’era fascista.
 
Dopo Roma, i nomi più ricorrenti nella penisola sono Giuseppe Garibaldi (5.472 volte), Guglielmo Marconi (4.842), Giuseppe Mazzini (3.994), Dante Alighieri (3.793), Camillo Benso conte di Cavour (3.334) e Giuseppe Verdi (3.046).
 
Giacomo Matteotti (3.292) guida la lista dei politici dal ’900 a oggi, tallonato da Aldo Moro (2.628), Antonio Gramsci (2.606), Sandro Pertini (1.001), Alcide De Gasperi (990), Giuseppe Di Vittorio (865), Pietro Nenni (781), Palmiro Togliatti (749), Filippo Turati (743), Luigi Sturzo (706) ed Enrico Berlinguer (581).
 
Il Papa più “stradale” di sempre è Giovanni XXIII (presente in 982 Comuni). Nella Top 100 c’è soltanto un nome straniero: John Fitzgerald Kennedy, al 68° posto, che appare 1.327 volte da solo e 96 assieme al fratello Robert. Dietro di lui il polacco Karol Wojtyla ovvero Giovanni Paolo II (435), seguito da Martin Luther King (368), Salvador Allende (288), Anna Frank (196), Alexander Fleming (173), Albert Einstein (158), Thomas Edison (142), Pablo Picasso (122), Karl Marx (101), Lenin (81), Abraham Lincoln (60), John Lennon (31), Armstrong (con 12 citazioni, metà dedicate al jazzista Louis e metà all’astronauta Neil), Marilyn Monroe (4) ed Elvis Presley (3). Fra le “straniere” c’è pure la prima moglie dell’Eroe dei Due Mondi, la rivoluzionaria brasiliana Anita Garibaldi (1821-1849), con 67 odonimi.
20) Viserba (Rimini) - via Elvis Presley

Presley a Viserba (Rimini).

22) Roma - via Lenin

Lenin a Roma (Portuense).

21) Napoli - via Marilyn Monroe

Marilyn a Napoli-Ponticelli.

964 Comuni del Bel Paese hanno esaltato la ricorrenza del IV Novembre (giorno in cui nel 1918 terminò la prima guerra mondiale, dichiarato poi, tre anni più tardi, nostra Festa nazionale). Oltre a Cavour e ai tre gettonatissimi Giuseppe (Garibaldi-Mazzini-Verdi), tanto altro spazio è stato dedicato negli anni a date, luoghi e protagonisti dell’Unità d’Italia, dell’Irridentismo e della Grande Guerra. Alludo alle numerose strade e piazze Cesare Battisti (2.657), Fratelli Bandiera (1.025), Risorgimento (979), Piave (977), Nazario Sauro (953), Monte Grappa (952), Silvio Pellico (934), Vittorio Veneto (845), Goffredo Mameli (819), Fratelli Cairoli (778), Umberto I di Savoia (762), Nino Bixio (615), Gorizia (614), Isonzo (582), Guglielmo Oberdan (513), Fabio Filzi (486), XXIV Maggio (427), Carlo Cattaneo (350), Cavalieri di Vittorio Veneto (303) e Giovanni Giolitti (261).
 
In coda al gruppone troviamo Amatore / Antonio Sciesa (117). Ed è proprio lui, il tappezziere-patriota milanese fucilato dagli austriaci il 2 agosto 1851 al Castello Sforzesco per avere affisso in città dei manifestini di stampo mazziniano, la pietra dello scandalo che ha dato origine alla nostra “crociata” contro gli strafalcioni nelle italiche targhe stradali. Tutta colpa del mio articolo su Azelio / Azeglio Ciampi dove segnalavo questo incredibile svarione sopravvissuto alla Storia la bruttezza di 140 anni, cioè dal 1882, da quando una lapide sulla sua casa in via Cantù 10, davanti alla Biblioteca Ambrosiana, ricorda il sacrificio dell’artigiano conosciuto da tutti per aver risposto – “sprezzante e sdegnoso”, come recita la lapide – «Tiremm innanz!» (“Andiamo avanti”) ai gendarmi del feldmaresciallo Josef Radetzky che gli offrivano “vita e denaro” in cambio del nome degli altri cospiratori.

La lapide (mai corretta) a Milano dal 1882.

Con la condanna di Sciesa, Vienna voleva dare una lezione ai milanesi, tornati sotto il suo potere solo tre anni prima, dopo la sconfitta a Custoza (Verona) delle truppe di Carlo Alberto di Savoia. Radetzky aveva deciso di blindare la città, inasprendo controlli e misure repressive contro chiunque fosse stato colto in azioni sospette. E così il povero Amatore finì per essere travolto da qualcosa più grossa di lui e di ciò che aveva realmente commesso, passando tra l’altro alla Storia come Antonio.

La cantonata non fu del marmista della lapide bensì del cancelliere del processo per direttissima cui Sciesa venne subito sottoposto, tale Orlandi, che registrando le generalità contenute nel primo verbale d’interrogatorio raccolto nell’Imperial Regia Direzione di Polizia in contrada Santa Margherita, scambiò il suo nome di battesimo attribuendogli quello di Antonio Ghezzi, capitano della ronda notturna che l’aveva arrestato all’angolo tra via Spadari e corsia della Lupa, oggi via Torino, con in tasca sedici copie del volantino “sovversivo”.

L’errore di trascrizione è stato scoperto soltanto 81 anni più tardi, dopo certosine ricerche, dal milanese d’origine comasca Leo Pollini (1891-1957), che nel 1932 aveva pubblicato A. Sciesa eroe popolano. Arresto, processo e supplizio. Fascista della prima ora e amico del duce (scrisse anche Mussolini padre del popolo italiano), lo studioso ricostruì gli ultimi giorni del tappezziere-patriota riuscendo a consultare per primo le carte d’archivio dell’arresto e del processo, restituite dall’Austria solo alla fine della Grande Guerra.

Il volume-verità di Pollini.

Parlavo prima di “crociata anti-errore” scatenata dallo scambio Amatore / Antonio dopo la segnalazione su Giannella Channel. In effetti, lo scorso ottobre è accaduto che proprio il mio “autorevole e pignolo” collega e amico Salvatore Giannella, ormai pendolare tra Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, e la piccola ma fascinosa casa con vista sul porto canale di Cesenatico, abbia accidentalmente realizzato che anche in quella perla della Riviera pochi si erano accorti che nelle antiche carte comunali la strada alberata dedicata all’artigiano milanese fucilato dagli austriaci (sulla targa la scritta è sempre stata viale A. Sciesa) fosse intestata non ad Amatore ma ad Antonio Sciesa, come pure ha registrato in un atto ufficiale di fine 2021 un principe dei notai romagnoli, Porfiri di Cesena, perpetuando un refuso che è rimasto tale nelle carte a disposizione dei notai (e anche sulle street map di Internet) ma è stato corretto dall’ufficio anagrafico del Comune.

Ma cosa c’è scritto sulle targhe stradali di Sciesa nel resto d’Italia? Di tutto. C’è chi è storicamente ineccepibile, come per esempio Milano, Mantova, Genova, Bologna, Verona, Brindisi, Cernusco sul Naviglio e Magnago (entrambi MI), Tradate (VA), Rapallo (GE), Viareggio (LU), San Benedetto del Tronto (AP), Ostuni e San Donaci (BR), Palagiano (TA) e Copertino (LE).

Tre Comuni hanno invece clamorosamente toppato, scrivendo Antonio Sciesa, e li invitiamo a correggere lo svarione: Lacchiarella (MI), Cameri (NO) e Parabita (LE).

43) Lacchiarella (MI) - Via Antonio Sciesa

Lacchiarella.

44) Cameri (NO) - Vicolo Antonio Sciesa

Cameri.

45) Parabita (LE) - Via Antonio Sciesa

Parabita.

Altri, più furbetti, si sono limitati a indicare nei cartelli il cognome dell’eroico tappezziere preceduto da un’ambigua A maiuscola (o minuscola) seguita dal punto. Per questa pilatesca soluzione hanno optato, ad esempio, gli addetti alla segnaletica di Seregno (MB), Padova, Venezia e Mogliano Veneto (TV),

47) Padova - Via Antonio Sciesa
49) Mogliano Veneto (TV) - Via Antonio Sciesa

A sinistra, Padova. Sopra, Mogliano Veneto.

48) Venezia - Via Antonio Sciesa

Venezia.

46) Seregno (MB) - Via Antonio Sciesa

Seregno.

Marino (RM), Trecase (NA), San Severo (FG) e Mesagne (BR).

50) Marino (Roma) - Via Antonio Sciesa

A destra, Trecase. Sopra, Marino.

51) Trecase (NA) - Via Antonio Sciesa
53) Mesagne (BR) - Via Antonio Sciesa

A destra, San Severo. Sopra, Mesagne.

52) San Severo (FG) - Via Antonio Sciesa

C’è poi chi, nel dubbio, ha preferito una soluzione ancor più scaltra, facendo scrivere il cognome Sciesa e basta. È la strada imboccata, tra gli altri, da Casone e Bollate (MI), Vedano Olona (VA) e Desenzano del Garda (BS),

54) Casone (MI) - Via Antonio Sciesa
55) Bollate (MI) - Via Antonio Sciesa

A sinistra, Casone. Sopra, Bollate.

56) Vedano Olona (VA) - Via Antonio Sciesa

A destra, Desenzano Del Garda. Sopra, Vedano Olona.

57) Desenzano del Garda (BS) - Via Antonio Sciesa

Sirmione (BS), Riccione (RN), Stornarella (FG) e Avola (SR).

58) Sirmione (BS) - Via Antonio Sciesa

Sirmione.

60) Stornarella (FG) - Via Antonio Sciesa

Stornarella.

59) Riccione (RN) - Via Antonio Sciesa
61) Avola (SR) - Vico Antonio Sciesa

A sinistra, Riccione. Sopra, Avola.

Ma c’è di peggio. Due paesi hanno commesso involontariamente un terribile sgarbo nei confronti del povero Sciesa, storpiandone il nome: Scesa, senza “i”. Sono Sant’Antonio di Gallura (SS) e Apricena (FG). Signori sindaci, per favore, correggete al più presto la gaffe. (Fine prima puntata. Continua)

bussola-punto-fine-articolo

62) Sant'Antonio di Gallura (SS) - Via Antonio Sciesa
63) Apricena (FG) - Vico Antonio Sciesa

A sinistra, Sant’Antonio di Gallura. Sopra, Apricena.

Roberto Angelino, giornalista milanese, ha lavorato per 25 anni al settimanale Oggi; dal 2004 al 2007 è stato vicedirettore di Gente, poi è tornato a Oggi per curare gli Speciali e il bimestrale Oggi Foto. Nel 2015 ha pubblicato con Salvatore Giannella presso l’editore BookTime il volume Milano 50, con le schede dei 350 locali imperdibili della città sede dell’Expo, anticipate e poi sviluppate con successo su Giannella Channel. Sempre per i tipi di BookTime, la casa editrice di Gerardo Mastrullo, ha pubblicato altri due volumi: nel maggio 2016 Milano, mettiamoci una pietra sopra e, due mesi dopo, Milano al verde - Guida agli agriturismi di Milano e Provincia. L'ultima sua fatica libraria è Cover Story (Vololibero Ed., 2018) che racconta storie, segreti ed emozioni di 150 copertine dei più bei dischi italiani.

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