marcella hazanIl 2013 è stato l’anno in cui l’America è stata invitata a scoprire l’Italia e io ho invitato i lettori di Giannella Channel a riscoprire dieci italiani d’America da me incontrati durante i miei 40 anni da cronista (link). In questo testo rievochiamo invece una figura di italiana, una delle romagnole più note al mondo, che purtroppo non ho avuto il tempo di incontrare: Marcella Hazan, scomparsa a 89 anni domenica 29 settembre, arrivata a New York dalla natìa Cesenatico nel lontano 1955. Le sue ceneri verranno disperse in primavera nel mare della città leonardesca. Marcella (da nubile Polini, era nata il 15 aprile 1924) era un’autodidatta ai fornelli ma i suoi ricettari sono diventati un classico negli Stati Uniti, facendo di Marcella una specie di guru della gastronomia, ammirata da milioni di massaie a stelle e strisce e come maestra dai grandi nomi della ristorazione italiana d’oltreatlantico, da Mario Batali a Lidia Bastanich. Ho chiesto a chi l’ha conosciuta bene, Marta Zani, amica del cuore, già dinamica dirigente dell’Azienda di soggiorno di Cesenatico, di tracciarci un ricordo professionale e umano. Eccolo. (s.g.)

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CESENATICO
Leggo il messaggio che Carlotta mi ha spedito da Filadelfia: “Hai saputo di Marcella?”. E subito mi affretto ad aprire l’allegato del Los Angeles Times/Food che titola ‘Italian cooking legend Marcella Hazan dies’.

«Marcella Hazan, i cui numerosi libri di cucina hanno introdotto gli americani a conoscere il vero cibo italiano, è morta domenica mattina, a 89 anni, nella sua casa di Longboat Key, in Florida. Aveva a fianco suo marito e collaboratore di una vita, Victor Hazan».

La nuora Lael Sara Caplan sulla sua pagina di Facebook ha scritto: “Il mondo dell’autentica cucina casereccia oggi ha perso un gigante”.
Il New York Times: “Marcella changed the way American cook Italian food”, Marcella ha insegnato a generazioni di americani come creare il semplice e fresco cibo italiano.
Avevo sentito Marcella quindici giorni fa mentre stava aspettando proprio l’inviato del New York Times per un’intervista, penso l’ultima, che ho in parte ascoltata in internet. Appariva stanca e affaticata ma con fare deciso ribadiva che non aveva mai imparato bene la lingua inglese e che tutti i suoi libri li aveva scritti in italiano e che in inglese erano stati tradotti dal marito Victor, già esperto di vini e ormai anche di cucina
Aveva lasciato definitivamente l’Italia alla fine del ’90 per stabilirsi in Florida, in un appartamento che dava sull’oceano, ma il distacco definitivo sancito dalla vendita della casa di Cesenatico l’aveva fortemente addolorata. Presagiva che non sarebbe più tornata nel suo amato paese di mare.

Bloomingdale's fu la prima azienda ad utilizzare un ormai noto strumento di marketing: la "shopping bag". Infatti nel 1961 l'impresa introdusse l'uso di una busta di carta per evidenziare il proprio marchio distintivo, "Big brown bag".

New York: Bloomingdale’s fu la prima azienda ad utilizzare un ormai noto strumento di marketing: la “shopping bag”. Infatti nel 1961 l’impresa introdusse l’uso di una busta di carta per evidenziare il proprio marchio distintivo, “Big brown bag”.

A BLOOMINGDALE’s L’ANGOLO DI MARCELLA. Era gennaio 1979, in volo per New York, lessi sul Time una lunga e bellissima recensione sul secondo libro di cucina ‘More classic Italian cook book’ di Marcella Hazan. Rimasi felicemente sorpresa, in Italia a quei tempi non era usuale parlare di cucina. Ma le sorprese non erano finite: nelle librerie di New York vidi vetrine ricolme di libri di cucina di Marcella, e nel prestigioso magazzino Bloomingdale’s, proprio nel centro, era allestito il Marcella Hazan’s corner, l’angolo di Marcella dove erano esposti prodotti culinari italiani importati su suo suggerimento. A New York, dove ero andata per ragioni di lavoro, constatai che Marcella era già una celebrità nel settore culinario.
UNA FONTE PREZIOSA: LA MAMMA. L’avevo conosciuta alla fine degli anni ’70 quando, dopo l’esperienza della scuola di cucina italiana per americani all’Hotel Cipriani di Venezia, decise di far conoscere la sua terra d’origine aprendo una scuola di cucina a Bologna. Marcella aveva iniziato a parlare e scrivere di cucina per caso. Diceva che all’inizio, appena sposata, non sapeva cuocere neppure un uovo al tegamino. I primi tempi che era a New York e aveva invitati a cena, chiamava al telefono la madre a Cesenatico per farsi spiegare gli ingredienti delle ricette da mettere in tavola. Quel suo hobby divenne la chiave del suo successo. Le sue ricette divennero libri e lei una celebrità. Si racconta di un reporter che le fu messo alle calcagna a Venezia per seguirla mentre andava a far spesa al mercato di Rialto. Gli americani rimangono sbalorditi quando vengono a sapere che è praticamente sconosciuta in Italia. Lei si scherniva liquidando: «Per forza non sono famosa. Gli italiani già conoscono la cucina italiana. Non hanno bisogno dei miei libri».

Burt Lancaster, nome completo Burton Stephen Lancaster (New York, 1913 – Century City, 1994), è stato un attore, regista e produttore cinematografico statunitense. Qui sopra, ritratto nel film Furia nel deserto (1947)

Burt Lancaster (New York, 1913 – Century City, 1994), è stato un attore, regista e produttore cinematografico statunitense. Qui sopra, ritratto nel film Furia nel deserto (1947)

UN ALLIEVO D’ECCEZIONE: BURT LANCASTER. Da docente di Mineralogia, laureata a Ferrara in Scienze biologiche, divenne per amore del marito Victor madrina della cucina del Belpaese in America. I critici gastronomici se la contendevano, le donne oltre che leggerla sui libri la volevano in tv per far vincere il gusto della cucina italiana su quella “rigorista” francese. «Impara le ricette e poi falle tue», diceva agli allievi.
Tornava spesso a Cesenatico, finché era viva la madre, fin quando non aveva ancora venduto la casa di famiglia che si trovava sul lungomare. Dividendosi tra Venezia, Bologna e Cesenatico aveva organizzato laboratori di cucina per americani, frequentati da attori e personaggi del jet set. Al ristorante sul porto canale “Gambero Rosso”, ad esempio, gestito dall’indimenticabile Pierino Jovene, alias “Zampa di Velluto”, mecca allora di personaggi del mondo del calcio, dello spettacolo e della cultura. Tra i partecipanti ai suoi laboratori gastronomici provenienti da tutto il mondo, persino dalla lontana Australia, anche un giovane divo: Burt Lancaster. Ai corsisti veniva dato un grembiule stampato dai famosi Fratelli Pascucci di Gambettola che riportava la firma di Marcella. Come sottofondo, le cantate romagnole eseguite in maniera superba da alcuni canterini del gruppo Balilla Pratella.

Marcella e Victor Hazan nell'ottobre 1970, durante la preparazione del pranzo con Craig Claiborne che avrebbe cambiato le loro vite.

Ottobre 1970: Marcella e Victor Hazan durante la preparazione del pranzo con Craig Claiborne che avrebbe cambiato le loro vite.

COLPO DI FULMINE CON IL NEW YORK TIMES. Arrivata in America subito dopo il matrimonio con Victor, celebrato il 24 febbraio 1955, nel suo piccolo appartamento di Queens cominciò a cucinare per il marito (un pellicciaio americano nato in Italia) e per gli amici con l’aiuto di Un talismano della felicità portato dall’Italia. ‘Cucinare divenne un mezzo di espressione che per anni era rimasto nascosto e finalmente poteva uscire allo scoperto’, scrisse Marcella nel suo libro di memorie. Le sue ricette erano all’insegna della semplicità e precisione, era disgustata dal caffè americano (“ha il sapore dell’acqua con la quale pulisco la mia moka”), odiava l’aglio che, nell’immaginario di allora era sinonimo di italianità come le tovaglie a scacchi rossi e bianchi e i fiaschi di Chianti.
Quando una sera del 1970 a casa Hazan si presentò Craig Claiborne, il critico gastronomico del New York Times, Marcella si mise ai fornelli e servì tortellini con ricotta e bietole, involtini di carne e insalata di finocchio. La cena piacque all’esperto, l’ascesa di Marcella era iniziata. Caso volle che fosse proprio un inviato del New York Times a farle l’ultima intervista a consuntivo di una vita intensa, imprevedibile e piena di successi. Lo stesso quotidiano, un quarto di secolo fa, l’aveva eletta “regina della cucina italiana”. «Lei non si scompose nemmeno allora. Continuava a ripetermi che voleva tornare a Cesenatico, a dispetto della sua cardiologa che le sconsigliava il viaggio. Purtroppo non ce l’ha fatta».
Nel 2004 ho partecipato alla sua festa di compleanno per gli 80 anni organizzata nella splendida cornice di Villa Giona in Valpolicella, curata dal figlio Giuliano, anche lui cuoco e maestro di cucina sia in America che in Italia, e dal marito Victor. Erano arrivati da varie parti del mondo allievi, giornalisti, critici culinari, amici e, come improvvisata voluta dai familiari, il Gruppo Balilla Pratella. Quando Marcella sentì intonare le cantate romagnole non riuscì a trattenere le lacrime dalla commozione.

Valpolicella (Verona), 2004: la festa per gli 80 anni di Marcella organizzata dal figlio Giuliano e dal marito Victor Hazan.

Valpolicella (Verona), 2004: Marcella Hazan con Marta Zani alla festa per gli 80 anni di Marcella organizzata dal figlio Giuliano e dal marito Victor.

UN LIBRO DI RICORDI. L’ho vista l’ultima volta circa quattro anni fa all’Hotel Cipriani di Venezia che mi fece visitare come fosse una sua creatura evidenziandone tutte le peculiarità, dalla vigna interna agli appartamenti con il maggiordomo, alla suite in cui era ospitata. Con le sue classi l’aveva frequentato per circa 30 anni. Nei suoi progetti c’era anche una visita futura a Cesenatico, il suo paese natale e la Romagna protagonisti della sua giovinezza ricordati con nostalgia nel libro di ricordi Amarcord uscito nel 2008.
In giugno mi aveva telefonato dicendomi che la cardiologa le aveva finalmente dato l’autorizzazione di volare e che pertanto pensava di venire a Cesenatico a settembre e allora mi attivai per farle arrivare il preventivo per un soggiorno al Grand Hotel.
Victor mi ha assicurato che a primavera ci vedremo a Cesenatico per riportare nella sua terra le ceneri di Marcella. Ciao, Marcella, riposa in pace.

Marta Zani