SUL COMODINO DI PINO APRILE:
NON L’ABBIAMO VISTO ARRIVARE.
E IL SUD HA VINTO.
PAROLA DI LINO PATRUNO
testo di Pino Aprile* per Giannella Channel
Abstract & Beginning
A: ON THE PINO APRILE’S NIGHTSIDE: WE DIDN’T SEE IT COMING. AND SO THE SOUTH ITALY WON. WORDS OF LINO PATRUNO
B: The title of the new book by Lino Patruno (in the opening photo of Coratoviva), “The South has won“, may seem designed to amaze and intrigue: instead it is the synthesis of a path of awareness, reaction, research and tenacious development of solutions for what are known as “the plagues of the South Italy”.
Il titolo del nuovo libro di Lino Patruno (nella foto d’apertura di Coratoviva), “Il Sud ha vinto”, può sembrare concepito per stupire, incuriosire, invece è la sintesi di un percorso di consapevolezza, di reazione, di ricerca e tenace sviluppo di soluzioni per quelle che sono note come “le piaghe del Mezzogiorno”, la cui esistenza viene addossata come colpa a chi ne è vittima, per assolvere, indebitamente, chi ne è responsabile: lo Stato italiano, con la sua politica di “spesa storica” squilibrata a vantaggio del Nord e a danno del Sud, dall’unificazione a mano armata del Paese a oggi, con regimi di ogni specie (Regno, Dittatura, Repubblica) e governi di ogni colore e “tecnici”.
Così generando il divario divenuto il più profondo e duraturo al mondo fra due aree dello stesso Paese, noto come “Questione meridionale” e che si cerca di retrocedere a prima dell’unificazione d’Italia, per farne una tara atavica dei meridionali (basterebbe leggere quanto scrive John Anthony Davis in “Napoli e Napoleone: l’Italia Meridionale e le rivoluzioni europee (1780-1860)”, per apprendere che quel “ritardo” fu ideato da Benedetto Croce per retrodatare le condizioni sempre peggiori in cui sprofondava l’ex Regno delle Due Sicilie, dopo l’annessione al regno sabaudo).
E, in questo senso, l’affermazione che “Il Sud ha vinto” trova forse la sua ragione più forte: ogni vittoria o sconfitta di una comunità è principalmente culturale, deriva dalla coscienza di se stessa, delle proprie capacità, della propria identità e dal senso di un comune possibile futuro con radici in un comune passato. La velocità con cui il Mezzogiorno sta recuperando la propria storia e l’idea di cavarsela con le proprie forze, nonostante tutto, impressiona.
E Lino Patruno è da annoverare fra i primi che, al tempo stesso, hanno colto la portata di questo fenomeno quando i più lo sottovalutavano, e lo hanno nutrito con i propri libri, gli articoli: Patruno è rigoroso editorialista della Gazzetta del Mezzogiorno, che per ha pure diretto per quasi quindici anni. Eravamo poco più che ventenni quando lui, Salvatore Giannella e io ci trovammo a lavorare insieme nello storico quotidiano pugliese.
La copertina del libro di Lino Patruno “Il Sud ha vinto”, SECOP edizioni, Corato, 2025, 16 euro.
“Il Sud ha vinto” è un corposo volume di 384 pagine, in cui troverete una interminabile sequenza di “vittorie” del Mezzogiorno, che riesce a emergere sino all’eccellenza internazionale, pur se alcune sue città capoluogo ancora oggi aspettano il treno delle Ferrovie dello Stato (la sola Lombardia, 10 milioni di abitanti e circa l’8 per cento del territorio nazionale, ha più corse di treni di tutte le regioni del Sud messe insieme: 20 milioni di abitanti e il 41 per cento del territorio). E l’alta velocità, pagata da tutti gli italiani, è per il 90 per cento riservata solo al Nord e al Centro. I porti del Sud, per decisioni governative, devono essere saltati dal traffico commerciale delle grandi navi, obbligate ad approdare solo a Genova e Trieste; e via di seguito.
Eppure, a dispetto di questi e tanti altri “ostacoli di Stato”, al Sud fioriscono primati industriali, agricoli, dell’innovazione, di livello planetario. Sono “le meraviglie” di cui Patruno fa una lista impressionante, dall’aerospaziale all’intelligenza artificiale (il professor Georg Gottlob, austriaco, uno dei massimi esperti mondiali, ha lasciato la relativa cattedra all’università di Oxford, per trasferirsi a quella calabrese di Arcavacata, che ritiene migliore, nel suo campo).
Nonostante il “furto di Stato” di risorse destinate al Sud e dirottate altrove (circa 70 miliardi all’anno), documentato dall’Ente statale Conti pubblici territoriali, Patruno documenta quanto la fiducia del Mezzogiorno nelle proprie capacità, induca giovani meridionali, già costretti a emigrare, a fare il percorso inverso, a tornare “a casa” e a creare il proprio lavoro dal nulla. Tanto che è sorta una nuova branca dell’antropologia, “della Restanza”, per studiare questo fenomeno.
E non si parla soltanto delle industrie del futuro, ma anche tantissimo di quelle del passato, rivisitate con occhio sul domani, dall’agricoltura biologica all’energia rinnovabile, alla riscoperta di rimedi “antichi” (quanti sanno dell’uso di piantagioni di canapa, ghiotte di minerali pesanti, che si fissano solo nelle foglie e nelle radici, per risanare i terreni avvelenati dall’industria siderurgica a Taranto? E che il più grande complesso edilizio biologico fatto con mattoni di canapa, in Europa, è a Bisceglie, in Puglia?).
Il libro di Patruno ribalta il pregiudizio a cui viene inchiodato il Sud da chi non lo conosce: il nostro Mezzogiorno, da solo, è la settima potenza manifatturiera d’Europa, la terza economia del Mediterraneo, il primo produttore, in Italia, di energia da fonti rinnovabili, il primo produttore agricolo dell’intero continente, in diversi comparti economici (almeno otto) è primo.
Ma soprattutto, e Patruno fa benissimo a insistere su questo, il Mezzogiorno non ha sacrificato al raggiungimento di questi e tanti altri traguardi, il suo mondo di vivere: non ha stravolto se stesso, la sua identità, il suo passo “lento”, per citare la mirabile spiegazione che ne fece il professor Franco Cassano. Ed è questa forse la vittoria più bella, che comporta una colossale rivalutazione di quanto il Sud era stato abituato a ritenere deteriore (ricordo, bambino, adolescente, che era una vergogna vivere nei trulli, emblema di estrema povertà; e nella mia città, Taranto, la città vecchia, faceva “sfigurare”; e a Bari, dove facevo il cronista, il centro storico andava aggirato: c’erano i vigili, i poliziotti a tenerne lontano improvvidi turisti. Oggi pochi si possono permettere il trullo, divenuto uno status symbol, ma al contrario, per chi “è arrivato”; nella città vecchia di Taranto fervono iniziative giovanili, si recuperano gli edifici, si scopre la città sotterranea, e c’è l’università; a Bari vecchia scorrono orde di croceristi, si mangia da dio ovunque e ne leggi sul New York Times. Il Salento è un fenomeno mondiale di crescita turistica e il Gargano, da solo, fa più dell’intero Salento; mentre Matera che negli anni Cinquanta i governi volevano radere al suolo, è celebrata come una delle meraviglie del pianeta).
“Il Sud ha vinto” è la logica conseguenza dello sguardo di Lino Patruno sul Mezzogiorno, sin dal primo suo libro sull’argomento “Alla riscossa terroni” (Manni ed.), passando per “Ricomincio dal Sud: è qui il futuro d’Italia” (Rubbettino ed., per lo stesso editore La ribollente galassia dei Movimenti meridionali e Il meglio Sud) e il recente “Imparate dal Sud” (Magenes ed.).
Un Sud che l’Italia distratta e accecata dai pregiudizi “non ha visto arrivare”. []