Di questi tempi nessuna impresa portoghese assume specialisti in programmazione robotica. E i timori di Gonçalo Gomes, 30 anni, sono diventati dolorosa certezza con il susseguirsi di curriculum inviati e rimasti lettera morta. Sua moglie Marta, un’infermiera di 25 anni, riusciva solo a ottenere contratti a termine e part time.
“Di conseguenza abbiamo deciso di allargare i nostri orizzonti e mandare curriculum all’estero”, spiega. “A giugno abbiamo ricevuto risposte molto incoraggianti da imprese tedesche. Il solo problema è che dovevamo parlare tedesco”. Così in settembre Gonçalo e Marta si sono iscritti a uno stage intensivo al Dual, il dipartimento di formazione professionale della Camera luso-tedesca del commercio e dell’industria, a Lisbona.
“Riceviamo molte domande da imprese tedesche che cercano professionisti in diversi settori”, conferma Elísio Silva, responsabile di Dual. “Nella maggior parte dei lavori la conoscenza della lingua è indispensabile. Di conseguenza imparare il tedesco non può di certo fare male”. Questo ovviamente non vuol dire che l’inglese sia meno studiato. Tuttavia parlare la lingua franca di oggi non permette più di distinguersi dagli altri candidati. E nella maggior parte delle professioni la conoscenza della lingua nazionale è obbligatoria.
Mentre il paese attraversa una crisi profonda e presenta un tasso di disoccupazione da record (in particolare fra i giovani sfiora il 40 per cento tra i ragazzi sotto i 25 anni), molti portoghesi hanno capito il ruolo crescente che assumono alcuni paesi nell’economia internazionale: l’Europa centrale e la Germania, che nonostante tutto continua a registrare una crescita positiva, ma anche nazioni più lontane. Negli ultimi anni l’aumento delle domande di corsi di russo, di arabo e di mandarino fanno capire bene dove va cercata oggi la potenza economica.
Vista la crescita continua della Cina, non c’è da stupirsi che il mandarino sia la lingua più ambita. Di conseguenza negli ultimi anni sono apparsi diversi corsi di lingua. Fra quelli più richiesti ci sono quelli destinati ai bambini, scelti da genitori particolarmente ansiosi per il futuro dei loro figli.
La Cina non rappresenta solo il futuro: il suo dinamismo in tutti i settori dell’economia è già una realtà. E anche se l’inglese è insegnato bene nelle scuole dell’Impero di mezzo, la poca pratica dei cinesi, e soprattutto le differenze culturali, sono tali che gli stranieri sono costretti a conoscere almeno i rudimenti del mandarino. “I cinesi sono sempre gradevolmente sorpresi di sapere che si parla mandarino”, conferma Sara Veiga Silva, 21 anni, titolare di un diploma di Studi asiatici e di un certificato di mandarino ottenuto all’Istituto Confucio.
Ma anche se la Cina è la grande potenza economica del momento, non è la sola. In questi ultimi anni le imprese portoghesi, di fronte a un’economia nazionale in difficoltà, sono andate a cercare denaro là dove si trovava, e in particolare nei paesi arabi, che accolgono a braccia aperte le nostre conoscenze nei settori più diversi.
“Nei paesi arabi, che sono attualmente i mercati più dinamici, si contano un centinaio di imprese nazionali e 6-7mila lavoratori portoghesi”, spiega Alloua Karim Bouadbellah, segretario generale della Camera arabo-portoghese del commercio e dell’industria. “Ma conoscere l’inglese o il francese non basta. Molti imprenditori arabi conoscono a malapena la loro stessa lingua, e poi è sempre molto facile fare affari quando ci si esprime nella stessa lingua del cliente”. Così, mentre il paese è sprofondato in una sorta di letargo, i portoghesi sembrano molto dinamici in questo settore, insiste António Dias Farinha, professore e direttore dell’Istituto di studi arabi e islamici alla facoltà di lettere di Lisbona. “Solo nella mia università abbiamo più di un centinaio di studenti che imparano l’arabo ed esistono molti altri corsi di lingue, qui e in altre città”.
Dietro l’angolo. Dopo anni di disinteresse, anche la lingua di Tolstoj e Dostoevskij sta tornando di moda. I motivi non mancano, visto che la Russia è in piena ascesa economica, sostenuta da riserve energetiche da cui dipende l’Europa settentrionale e centrale. “Sono tre anni che osserviamo un grande interesse per la lingua russa. Attualmente abbiamo più di 200 iscrizioni ai due semestri di russo”, sottolinea Rita Marnoto, direttrice del dipartimento di lingue dell’università di Coimbra. Gli studenti vogliono trovare un lavoro nel campo della traduzione o con le imprese russe presenti in Portogallo. Ma molti di loro non escludono neppure un possibile trasferimento all’estero.
Tra gli strati più ricchi della popolazione russa il Portogallo è molto apprezzato. Molti moscoviti agiati vanno in vacanza nel nostro paese, che preferiscono ad altri paesi (Grecia, Egitto, Spagna) proprio perché è più caro, il che permette loro di sfoggiare la loro richezza. Del resto le comunità russofone residenti in Portogallo, costituiscono un mercato importante per alcuni settori, anche se questi immigrati parlano per lo più portoghese.
Ma la soluzione non deve sempre essere cercata dall’altra parte d’Europa o del mondo. Subito dietro la Spagna, alle prese con una crisi quasi simile alla nostra, si trova un paese dalle finanze apparentemente sane. È la scommessa che ha fatto Joana Rodrigues, 23 anni, laureata in ingegneria biomedica: “Visto che voglio andare a lavorare all’estero e che l’inglese non basta, ho deciso di migliorare il mio francese”. Tanto più che questa lingue non è parlata solo in Francia, “Ci sono anche il Belgio, il Lussemburgo e la Svizzera”, ricorda Joana. E la Francia, anche se non ha il dinamismo della Russia, del Golfo Persico o della Cina, presenta un vantaggio evidente, quello di non essere troppo lontana da casa.
Fonte: Visao / PressEurop. Traduzione di Andrea De Ritis. Nel 1993 il vecchio settimanale in bianco e nero O Jornal si è trasformato in un colorato newsmagazine, una sorta di Time portoghese. Interessante prodotto di marketing del gruppo svizzero Edipresse, la rivista Visao è oggi il secondo settimanale di informazione del paese dietro Expresso, che appartiene allo stesso gruppo editoriale. Ha una diffusione di 97 mila copie