E’ entrato nel Guinness dei primati un giardino verticale che si trova a Rozzano (Milano). Quasi milletrecento metri quadrati di splendidi fiori e essenze profumate.

Rozzano (Milano). L’architetto Francesco Bollani, ideatore del maxi giardino verticale (alle sue spalle).

Il giudice del Guinness World Record, proveniente direttamente da Londra, ha provveduto alle misurazioni di rito e alla consegna della speciale targa con la certificazione del record da Guinness quale giardino verticale più grande del mondo. La parete verde del Fiordaliso contribuisce al bilanciamento termico del centro commerciale: lo ripara dai raggi solari diminuendo il consumo energetico, trattiene le polveri sottili e assorbe Co2, riduce i rumori ambientali e può essere facilmente smontato e riutilizzato.

Il giardino rozzanese è stato ideato e progettato dal un pool di professionisti della Sviluppo & C. di Milano guidati dall’architetto Francesco Bollani, in collaborazione con i Vivai Peverelli. Sono più di duecento le specie di essenze messe a dimora in oltre 11mila contenitori metallici e il suo cuore è costituito dallo sfagno, un genere di muschio a fibra lunga proveniente dal Cile che trattiene l’acqua di irrigazione consentendo alle piantine di crescere in assenza di terra. L’architetto Bollani così ha spiegato a Fiori&Foglie,il blog su fiori e piante di TgCom24, com’è nata questa eccellenza italiana.

“La prima cosa che abbiamo fatto è andare in Francia a Montpellier, a vedere come i francesi, sulla scia delle opere di Patrick Blanc, creano i loro giardini verticali. Dovevamo capire se il risultato poteva adattarsi a quello che avevamo in mente. Scelto il sistema (GreenWall), ci siamo resi conto che avremmo dovuto apportare alcune modifiche: sia per il clima (la posizione del Fiordaliso di Rozzano è molto esposta sia al gelo che al forte sole estivo), più duro di quello francese, sia per l’impatto estetico. I francesi utilizzano molte piante particolari e dall’effetto naturalistico. Noi cercavamo qualcosa di più decorativo.

Quindi, architetto, come avete realizzato la parete?

Prima di tutto abbiamo escluso subito il sistema delle “tasche” utilizzato anche al Café Trussardi da Blanc: non si adattava al nostro caso. Abbiamo dunque optato per delle cassette metalliche, leggere, resistenti all’acqua e in grado di facilitare la manutenzione. Ne abbiamo utilizzate 11mila. Come “terriccio” per far crescere al meglio le piante in una posizione verticale, abbiamo utilizzato lo sfagno cileno, una fibra che non marcisce anche se a contatto continuo con l’acqua. Le piante vivono su questo tipo di muschio facendo crescere le radici senza contatto con la terra. Abbiamo sperimentato l’intera parete per un anno prima di comporla in loco, per verificare la corretta crescita delle varie specie vegetali.

Come vengono annaffiate, queste piante che vivono così, “appese”?

La parete ha un impianto goccia a goccia che, grazie a sottili canaline che raggiungono ogni cassetta, porta l’acqua direttamente vicino alle radici, senza sprecarla. Un giardino verticale di questo tipo del resto beve molto: per questo abbiamo installato 2 cisterne per l’acqua piovana da 800metri cubi interrate sotto l’edificio. L’acqua piovana viene filtrata, desabbiata e utilizzata anche per l’irrigazione del verde circostante. Dopo l’annaffiatura della parete l’acqua residua ammonta a meno di 10 litri.

Che tipo di piante avete utilizzato, per creare questo giardino verticale?

Abbiamo optato per piante robuste e quasi infestanti, capaci di resistere a difficili condizioni ambientali. Abbiamo lasciato perdere quelle poco decorative preferendo molte varietà di piante grasse come i Sedum e molte erbe ornamentali resistenti e coprenti. I francesi ci avevano consigliato le fragole, che pure non avrebbero avuto problemi ad adattarsi, ma lo dico: avevamo paura che qualche cliente scalasse la parete per raccoglierle!