L’auditorium Harpa di Reykjavik è il simbolo della rinascita del paese dopo la crisi finanziaria del 2008. Anche per questo è stato scelto come vincitore del premio Mies van der Rohe
Spigoloso, translucido, traforato, teatro di un gioco d’ombra e di luci, dominato da elementi quali l’aria e l’acqua, in armonia con l’anima e la tradizione della vita quotidiana in Islanda: l’Harpa, sala da concerti e centro congressi di Reykjavik, il 29 aprile ha ricevuto il premio dell’Unione europea per l’architettura contemporanea, assegnato dalla fondazione Mies van der Rohe e dalla Commissione europea.
Nella sua struttura si riflettono il mare che bagna il porto della capitale islandese e i cieli dell’Atlantico del nord e dell’Artico, ma anche un segnale preciso: l’Harpa “ha smesso di essere un simbolo della crisi per diventare un simbolo della ripresa”, ha detto l’architetto portoghese Pedro Gadanho, uno dei componenti della giuria del premio Mies van der Rohe che ha così premiato gli studi degli architetti Henning Larsen e Batteríið, in collaborazione con lo studio dell’artista plastico Olafur Eliasson.
La giuria di questo premio di architettura contemporanea era alla ricerca di progetti che “incarnino l’unione dell’Europa” e rafforzino l’idea di “architettura come protagonista della proiezione culturale” del vecchio continente, ha proseguito Gadanho.
La settimana prima della sua decisione, la giuria ha viaggiato in lungo e in largo in Europa per visitare i cinque progetti ancora in lizza e scegliere il vincitore. Alla fine l’hanno trovato in Islanda. La formula vincente è stata: spirito di collaborazione, spazio pubblico, sogno, economia.
L’Harpa, che si eleva in un quartiere della capitale islandese che sostiene di reinventarsi, è stato quindi premiato per aver “saputo rendere immortale la mitologia di una nazione, l’Islanda, che ha agito in maniera determinata a favore della realizzazione di un edificio culturale ibrido in piena Grande recessione”, si precisa nel comunicato del presidente della giuria Wiel Arets.
La giuria ha premiato Harpa con 60mila euro, in quanto secondo Arets il progetto “lancia un messaggio importante al mondo e al popolo islandese realizzando un vecchio sogno”. Peer Teglgaard Jeppesen, dello studio Henning Larsen, vede nell’Harpa “un simbolo del nuovo dinamismo islandese”.
Gadanho, capo del dipartimento di architettura contemporanea e di design del Museum of Modern Art (Moma) di New York, insiste poco sulla tradizione islandese alla quale si ispira il progetto e di più sul fatto che “si tratta di un edificio realizzato superando alcune difficoltà e in un contesto alquanto ostile”, come il fallimento Lehman Brothers della fine del 2008, l’inizio della recessione e “un’Islanda che è stata il primo paese a subire gli effetti della crisi”. Questa crisi “è arrivata per falcidiare il progetto in piena realizzazione e in pieno sconvolgimento”, sottolinea.
Ma oltre che un simbolo economico, l’Harpa è anche il testimone vibrante di una “nuova architettura, forte di nuovi riferimenti, rispondente all’intenso desiderio degli islandesi di dotarsi di una sala da concerti”. Gadanho insiste “sulla collaborazione degli architetti e di Olafur Eliasson nella realizzazione della facciata, delle sale da concerto molto spaziose, dei giochi di luce, unitamente alla posizione in riva al mare”, e infine sul tutto che si integra in una strategia di “crescita della città” che sa reinventarsi nella sua zona portuale.
Vittoria della trasparenza. La fondazione Mies van der Rohe e la Commissione europea (che sottolinea il ruolo che l’architettura svolge nell’industria della creatività in Europa, con oltre 500mila posti di lavoro, e il 4,5 per cento del pil dell’Ue), non hanno premiato soltanto questa istituzione culturale. Una menzione speciale per il “giovane architetto” (abbinata a un premio di ventimila euro) è andata alla coppia spagnola formata da María Langarita e Víctor Navarro, che hanno trasformato un magazzino di vecchi macelli di Madrid. Questa nuova “Nave de Música Matadero”, creata in soli due mesi, ospita la Red Bull Music Academy, una manifestazione sponsorizzata dal marchio di bibite che ogni anno raduna in una città diversa musicisti, produttori affermati e stelle nascenti.
Il critico di architettura Jorge Figueira ha scritto che nell’Harpa si può ammirare “un’opera dell’antico regime iconografico”, una “vittoria dell’immagine trasparente e dell’oggetto emblematico”, mentre nella Nave de Música si resta colpiti da “uno spazio rivelatore, in quanto architettura di tempi di crisi, di poetica del pragmatismo, che nasce direttamente dalla vocazione dello spazio”, ovvero una “vittoria della non-immagine e dell’ironia”.
La prima edizione del premio nel 1988 aveva insignito il portoghese Alvaro Siza, premiato per il Banco Borges & Irmão, a Vila do Conde nella regione di Porto. La cerimonia dell’assegnazione della tredicesima edizione del premio si svolgerà il 7 giugno nel padiglione Mies van der Rohe a Barcellona, dove si festeggeranno anche i 25 anni dell’iniziativa.