Il mio uomo dell’anno? Alex Zanardi, campione sportivo e di umanità, che si cura in Romagna con il coraggio di sempre (e mi ricordò la competizione cooperativa di Coppi e Bartali)
Il mio Eroe
testo di Salvatore Giannella – ritratto digitale di Giacomo Giannella / Streamcolors
Il mio uomo dell’anno? Alex Zanardi, campione sportivo e di umanità, che si cura in Romagna con il coraggio di sempre (e mi ricordò la competizione cooperativa di Coppi e Bartali)
Il mio Eroe
testo di Salvatore Giannella - ritratto digitale di Giacomo Giannella / Streamcolors
Questo ulteriore passo avanti nella strada della guarigione (in cui hanno creduto fortemente la coraggiosa moglie Daniela Manni e il loro figlio Niccolò) mi convince a puntare, tra i tanti eroi normali e maestri di vita che mi piace individuare tra le righe della cronaca, su di lui, il campione bolognese che ha da poco compiuto 55 anni perché “protagonista di una delle poche favole belle del Natale 2021” (copyright Carlo Verdelli, Corsera). E per tirare fuori dal cassetto della mia memoria le parole di grande attualità e visionaria saggezza, anche politica, che mi consegnò in occasione di un’intervista fatta per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera (n. 28 del luglio 2013, allora era direttore Pier Luigi Vercesi). Quando mi indicò nei suoi eroi Coppi e Bartali, campioni, rivali ma non sempre, che resuscitarono l’orgoglio nazionale e che anche oggi possono insegnare molto agli italiani grazie a una combinazione difficile ma non impossibile: la competizione cooperativa, capace di portarci fuori dalla crisi. Ho riletto con emozione, e porgo ai naviganti di Giannella Channel, quelle sagge parole. Grazie anche per queste, campione.
Alex Zanardi, 55 anni, impegnato con la sua hanbike, la bicicletta speciale con cui ha vinto decine di medaglie d’oro. Il secondo incidente gli è accaduto il 19 giugno 2020 sulla strada provinciale 146 all’altezza di Pienza, in Val d’Orcia, uno dei paesaggi più belli del mondo. è sposato con Daniela Manni. Hanno un figlio, Niccolò.
GIANNELLA. Nella mente di uno come lei, eroe tornato alla vittoria nello sport dopo aver perso le gambe in un incidente in Formula 1, chi c’è come spirito guida?
ZANARDI. “Le consegno un’immagine doppia come doppia è la mia vita: Fausto Coppi e Gino Bartali”.
Immagino c’entri la specialità in cui oggi sta eccellendo: la bicicletta. Due ori da lei conquistati alle ultime Paralimpiadi, già sicuro il titolo di campione del mondo di handbike avendo…
“La bici c’entra, perché il ciclismo è oggi il mio sport anche se in forma non proprio classica perché io pedalo a forza di braccia. Ma io sento questi due campioni come protagonisti di una pagina non scritta nei libri di storia italiana”.
Mi racconti questa pagina.
“La sfida tra Coppi e Bartali ha riportato in alto l’orgoglio dell’Italia, ha cominciato a restituirci il rispetto di cui avevamo bisogno nel mondo. Dalla seconda guerra mondiale eravamo usciti male. La guerra voluta da Benito Mussolini ci aveva distrutto, oltre che materialmente, anche nella nostra reputazione”.
Salvatore Giannella accanto alla gigantografia della foto di Carlo Martini che testimonia il passaggio della borraccia tra Coppi e Bartali sul passo del Galibier nel Tour de France, ore 15 del 6 luglio 1952. Concepito per far risaltare i due campioni e il loro gesto, il taglio della foto ha nascosto il terzo campione che correva al loro fianco, cioè il belga Stan Ockers. Questo personaggio minore della vicenda non era poi l’ultimo arrivato: vinse il titolo mondiale nel 1955, a Frascati. Morì un anno dopo, a 36 anni. Il 29 settembre 1956, durante una gara su pista nel Palasport di Anversa, cadde fratturandosi il cranio. Morì due giorni dopo. Campione tra i più amati in Belgio, fu onorato con funerali solenni, alla presenza del re Baldovino I. Un monumento in suo onore è a La Roche-en-Ardenne, nelle Ardenne.
L’immagine di quell’Italia da rifare è fissata nella giornata del 10 febbraio 1947 in cui Alcide De Gasperi arriva a Parigi per firmare gli accordi di pace e ai diplomatici dei Paesi vincitori dice: “So che qui tutto mi è contro, tranne la vostra personale cortesia”.
“Debiti a parte, c’erano stati centinaia di migliaia di morti. Giovani mandati a combattere lontano da casa, mai più tornati a casa. Eravamo umiliati e con la pancia vuota. Io ammiro quegli italiani che, con le loro imprese da singoli, hanno ricostruito la reputazione dell’Italia. E li unifico tutti nell’immagine di Coppi e Bartali”.
Ha avuto modo di conoscerli personalmente?
“No, è stata mia nonna Gisella a riempire molte serate bolognesi con i racconti delle loro imprese. Pensare che scalavano montagne senza il cambio… è un particolare che solo adesso riesco a comprendere nella sua folle grandezza”.
Nei libri di storia è finita un’immagine di loro due insieme, nel Tour de France 1952. Coppi conduceva la gara in maglia gialla. Durante una durissima salita, il fotografo della Omega Fotocronache, Carlo Martini, scattò una foto in cui si vedeva un passaggio di una borraccia tra i due eterni rivali.
“È una foto simbolo dell’altra faccia della mia ammirazione per loro due: la rivalità sportiva cavalleresca, la sfida tra galantuomini e il fair play che andrebbe insegnato ai giovani. Insieme al valore della competizione cooperativa, che ci porterà fuori dalla crisi”.