La Tempesta nella tempesta della guerra e altre storie di eroici salvatori dell’arte

Nel nuovo libro di Salvatore Giannella i “Monuments men” italiani (come Pasquale Rotondi, che sottrasse ai nazisti Giorgione e altre 6.509 opere di valore) e gli altri coraggiosi che, a rischio della vita, hanno protetto i capolavori durante la Seconda guerra mondiale in Italia. E anche nella guerra civile spagnola, in Afghanistan, nella ex Jugoslavia…

Con un capitolo dedicato ai tesori ancora “prigionieri di guerra”

Lo storico dell’arte Pasquale Rotondi (Arpino, Frosinone 1909 – Roma, 1991)

Le truppe della Wehrmacht avevano già occupato lo splendido Palazzo dei Principi di Carpegna, al confine tra Marche e Toscana. In un locale segreto erano stati murati in fretta e furia il tesoro del Castello Sforzesco di Milano e quello di San Marco, comprendenti opere di Donatello, Veronese, Raffaello, Tiziano, Antonello da Messina, Pinturicchio, Beato Angelico, Bramante, Piero della Francesca e Caravaggio. L’esercito con le insegne del Führer si era fatto sfuggire per errore quelle opere di Carpegna e ora avanzava a passo spedito verso la rocca di Sassocorvaro, pronto alla rapina per soddisfare gli appetiti artistici di Hitler e del suo vice Hermann Goring. Nella notte del 21 ottobre del 1943, sotto una pioggia battente, un uomo di 34 anni preme sull’acceleratore della sua Fiat Balilla. Sta cercando di arrivare prima dei tedeschi. Poche ore dopo tutto quello che riesce a stipare nel bagagliaio della vettura, il San Giorgio di Andrea Mantegna, quattro Madonne di Giovanni Bellini, il Ritratto di Vincenzo Morosini del Tintoretto e il Ritratto maschile di Lorenzo Lotto, è nella sua casa di campagna alle porte di Urbino. La Tempesta del Giorgione, a suo giudizio “forse il quadro più raro e suggestivo che possegga l’Italia”, avvolta in un telo bianco come una mummia, è nascosta sotto al letto.

Oltre cinquant’anni dopo, a Kabul, il buio è ugualmente fitto quando il direttore della Cineteca esce furtivo dal suo ufficio. Rischia grosso. Ha una quindicina di pellicole nascoste nell’ampio mantello e, camminando lungo i muri, sfugge alle pattuglie armate dei fondamentalisti islamici che ispezionano le strade. Le pizze cinematografiche approdano anche questa volta sotto lenzuola e coperte.

La Rocca di Sassocorvaro e (sotto) il Palazzo dei Principi di Carpegna (Pesaro Urbino), le due possenti costruzioni che diedero ricovero e salvezza ai principali capolavori dell’arte italiana.

Evacuazione concordata

Che rapporto c’è tra questi due personaggi divisi da decenni, da migliaia di chilometri e da culture profondamente diverse? Il coraggioso Soprintendente ai Beni artistici delle Marche e della Dalmazia, Pasquale Rotondi, che aveva ricevuto ordini da Roma per nascondere i capolavori italiani, e Jamil Sarwar, l’intrepido cinefilo afghano, hanno messo entrambi a repentaglio la propria vita per difendere i tesori culturali che erano stati loro affidati. Adesso, a raccontarci tutti i segreti dell’Operazione Salvataggio, ovvero le imprese degli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre (come recita il sottotitolo del volume edito da Chiarelettere) è Salvatore Giannella, ex direttore de L’Europeo e di Airone, ancorché abile narratore-segugio che si è mosso in tutto il mondo per seguire sulle tracce degli 007 del patrimonio artistico. Galeotto per Giannella è stato il ritrovamento del diario di Rotondi: ha attivato la sua passione per i monuments men, i soprintendenti, i funzionari, gli esperti di restauro che hanno speso tante energie nella tutela o nel recupero degli ultimi prigionieri di guerra (“Solo le opere confiscate dai nazisti agli ebrei valevano intorno ai 2,5 miliardi di dollari dell’epoca”, ha stimato il direttore del Metropolitan Museum di New York, “più del valore di tutta l’arte esposta oggi negli Stati Uniti”). Originario della provincia di Frosinone, laureato con una tesi su Pietro Bernini, Rotondi (al quale Giannella ha dedicato un importante premio: arcaarte.it e ha sceneggiato nel 2005 un pluripremiato docu-film per la Rai, La lista di Pasquale Rotondi) si era dato anima e corpo all’Operazione Salvataggio, come era stata chiamata in codice l’evacuazione di quadri, statue, oggetti preziosi e incunaboli concordata fin dall’inizio della guerra con il ministro fascista Giuseppe Bottai.

Carpegna: il Palazzo dei Principi.

“Camiones del arte”

Dopo aver ricostruito la biografia dello Schindler dell’arte italiana, il giornalista ha proseguito le sue ricerche sulle tracce di altri Indiana Jones dell’arte e in questo suo libro ripercorre gli affascinanti salvataggi compiuti da Emilio Lavagnino, Rodolfo Siviero, Giulio Carlo Argan (ancora oggi 1.653 pezzi sottratti all’Italia dai nazisti si trovano all’estero). Lo scrittore si è poi spinto sulle orme di altri grandi benefattori, come il pittore Timoteo Pérez Rubio. Detto Timo dagli amici, l’artista dal volto affilato e dai baffetti sottili negli anni della guerra civile spagnola si trovò a imballare a gran velocità ventimila capolavori del Prado, ai quali si aggiunsero quelli del Patrimonio nazionale, della Biblioteca di Spagna, dell’Accademia di San Fernando. Coadiuvato dalle milicias de la cultura, Timo avviò nel 1936 il suo ingente carico verso l’esilio con i camiones del arte che procedevano a 15 chilometri all’ora, a fari spenti, a rischio attentati sotto una pioggia di bombe. In quasi tre anni tutto quel ben di Dio viaggiò da Madrid a Ginevra e poi fece ritorno: dopo un silenzio durato settant’anni, il premier Zapatero ha ricordato il salvataggio avvenuto durante il conflitto.

Ricostruire i giganti

Ancora nel solco della tradizione dei monuments men si è mosso l’architetto Paul Bucherer-Dietschi. Da studente era partito per Kabul, mecca per archeologi, storici e fotografi. Ma l’arrivo dei talebani di Abdul Wahid era destinato ad azzerare tutte le libertà. Il progettista e studioso svizzero ha fondato a Bubendorf un museo dell’arte afghana in esilio (1.423 opere d’arte sono oggi ritornate a Kabul) e ha cercato inutilmente con tutte le sue forze di evitare la distruzione delle due meravigliose statue di Buddha scolpite nella roccia della valle di Bamiyan. Adesso ha lanciato una campagna per ricostruire quei giganti fatti a pezzi dal regime teocratico, rimettendone insieme i cocci, si fa per dire, ovvero duecento tonnellate di frammenti. “Sembra un’altra missione impossibile”, scrive il giornalista, “ma Paul, silenzioso salvatore dell’arte, è un ottimista di fondo”.

Convinti di un futuro abbastanza rosei lo sono anche gli operatori che si sono mossi tra le rovine della ex Jugoslavia, come Milijenko Domijan, il ricostruttore dei monumenti di Zara, e gli italiani Francesco Papafava e Donatella Cavezzali, che stanno anche formando una leva di restauratori locali. Ma in questo campo appena si chiude un capitolo un altro se ne apre: nelle pagine finali del libro di Giannella appare un commosso appello di Paolo Matthiae, l’archeologo scopritore di Ebla, che richiama l’attenzione sulla terribile devastazione in atto in Siria. E la storia delle operazioni salvataggio ancora continua.

Fonte: Sette è lo storico magazine del Corriere della Sera, in uscita ogni venerdì. E’ diretto dal 2012 da Pier Luigi Vercesi (foto). Mirella Serri è docente di Letteratura e giornalismo presso l’Università La Sapienza di Roma. I suoi ultimi libri sono: Il breve viaggio. Giaime Pintor nella Weimar nazista (Marsilio, 2002). I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte 1938-1948 (Corbaccio, 2005), I profeti disarmati. 1945-1948 La guerra tra le due sinistre (Corbaccio, 2008), Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai gendarmi 1945-1980 (Longanesi,2012), Un amore partigiano. Storia di Neri e Gianna eroi scomodi della Resistenza (Longanesi, 2014).

A PROPOSITO / La scheda del libro

Operazione Salvataggio. Gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre

Il nuovo libro di Salvatore Giannella dopo Voglia di cambiare

Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane.

Anna Frank

Investire nella cultura è una necessità per noi italiani. Se funzionano i nostri musei, se funziona il nostro cinema, il nostro teatro, la nostra musica, allora funziona meglio tutta la società italiana, e con essa l’economia.

Carlo Azeglio Ciampi

SCHEDA

Un’altra guerra, quella di eroi sconosciuti che rischiando la vita hanno salvato migliaia di opere d’arte. Le loro storie incredibili, che riguardano la Seconda guerra mondiale, la guerra civile spagnola ma anche conflitti più recenti, dall’ex Iugoslavia all’Afghanistan, sono ricostruite da Giannella in un affresco emozionante e inatteso, che va ben oltre il racconto del lodevole film di George Clooney, Monuments Men.

Ci vorrebbe un altro film per raccontare le gesta dei tanti eroi sconosciuti — italiani, svizzeri, inglesi, spagnoli, tedeschi — che con pochi mezzi e spesso in condizioni disperate sono riusciti a salvare un patrimonio che altrimenti non avremmo mai più rivisto (ancora oggi 1.653 pezzi sottratti all’Italia dai nazisti si trovano all’estero: i principali li troverete prossimamente su Giannella Channel). Tante storie che arrivano fino ai giorni nostri, nuove testimonianze che, anche attraverso le opere degli artisti dell’Olocausto, che qui proponiamo per la prima volta in un inserto a colori, raccontano una realtà da non dimenticare.

DEDICA

Ai cittadini di Sassocorvaro, Carpegna, Urbino e dei tanti piccoli paesi citati in queste pagine che, in tempi di guerra, hanno saputo difendere la vera Grande Bellezza: l’Arte, cioè l’anima della nazione. E ai loro figli, affinché sappiano portare avanti il testimone di un impegno futuro in un’Italia che resta unica al mondo, nonostante tutto.

L’AUTORE

Salvatore Giannella è stato direttore de L’Europeo, di Genius e di Airone. Ha curato le pagine di cultura e scienze del settimanale Oggi e ha una rubrica su Sette e Corriere.it. Nel 2008 ha pubblicato con Chiarelettere Voglia di cambiare, sulle eccellenze in Europa, di cui si occupa pure il suo blog Giannella Channel. Mail: salvatoregiannella@yahoo.it

IL SOMMARIO

Questo libro e i capolavori ancora prigionieri di guerra.

  1. Prima parte. Eroi della Seconda guerra mondiale
    • Nazisti predatori. Dove si fa luce su due ministri dell’Educazione nazionale del regime fascista, Bottai e Biggini, che tifavano per il patrimonio culturale dell’Italia e per Rotondi e chi lo difendeva, non per il duce e i mercanti che si arricchivano con l’arte.
    • Lo Schindler dell’arte. Dove si racconta di Pasquale Rotondi, l’uomo che durante la Seconda guerra mondiale condusse l’Operazione Salvataggio, sottraendo al saccheggio per mano dei nazisti un inestimabile patrimonio di capolavori di Milano, Roma, Marche e Venezia, inclusa la Tempesta del Giorgione.
    • Gli 007 del patrimonio artistico. Dove si racconta del più grande agente segreto dell’arte, Rodolfo Siviero, e di tanti altri soprintendenti e funzionari statali che esercitarono senza clamore il loro ruolo di difensori dei beni culturali, servendo la cultura invece di servirsene.
    • I Monuments men delle forze alleate in Italia. Dove si racconta di militari e artisti delle forze alleate che, durante la Seconda guerra mondiale, operarono in difesa dell’arte italiana e di un capitano inglese che si rifiutò di bombardare Sansepolcro.
    • Il giallo dei tesori di Montecassino: come e chi li salvò, come e chi li rubò. Dove viene ricostruita nei dettagli l’Operazione Salvataggio dei capolavori della Chiesa e dello Stato ricoverati nella secolare abbazia e restituiti dai tedeschi al Vaticano e alle autorità italiane. Tranne quindici casse, portate in Germania a Goring.
    • Missione Sunrise. Dove si racconta di come uno 007 svizzero e un barone napoletano hanno salvato il Nord Italia dall’Operazione Nerone, il piano distruttivo con cui Hitler voleva fare terra bruciata di industrie e porti, infrastrutture e monumenti dalla Linea Gotica in su.
    • L’arte dell’Olocausto. Dove si racconta di come uno scrittore italiano, Roberto Malini, viaggiando in mezzo mondo e con l’aiuto della rete, è riuscito a recuperare (e a donare al Museo della Shoah di Roma) oltre 170 opere di artisti vittime dell’Olocausto. Con inserto fotografico a colori di 12 opere e due testimonianze di artisti: Jacob Vassover (vivente) e Tamara Deuel (recentemente scomparsa).
  2. Seconda parte. Eroi di altre guerre.
    • I tesori del Prado. Dove si racconta dell’esodo, durante la guerra civile spagnola, di ventimila capolavori del Prado e di altri musei iberici, in fuga dal fronte della guerra. E dell’impresa con cui il Rotondi spagnolo riuscì a salvare opere di inestimabile valore.
    • Lo svizzero che ha salvato i gioielli dell’Afghanistan. Dove si racconta dell’architetto Paul Bucherer, che ha rappresentato per i combattenti degli opposti schieramenti afghani la “Swiss Solution” per dare rifugio a opere di una civiltà millenaria
    • La rinascita dei Balcani. Dove si racconta di Miljenko Domijan, salvatore dell’arte di Zara e della Croazia, e di due italiani che hanno ricostruito l’anima frammentata della ex Iugoslavia.
    • Appello di Paolo Matthiae. Siria: un immenso patrimonio culturale in pericolo.
  3. Appendice.Protagonisti. Con le schede biografiche di Maximilian Becker, Carlo Alberto Biggini, Giuseppe Bottai, Giulio Carlo Argan, Mario Bondioli Osio, Paul Bucherer-Dietschi, Donatella Cavezzali, Anthony Clarke, Miljenko Domijan, Emilio Lavagnino, Paolo Matthiae, Roberto Malini, Giovanni Battista Montini, Eugenio Maria Giuseppe Pacelli, Luigi Parrilli, Pasquale Rotondi, Timoteo Perez Rubio, Francesco Papafava, Julius Schlegel, Frido Von Senger und Etterlin, Rodolfo Siviero.
    • L’ultimo cacciatore dei tesori perduti. Intervista a Maurizio Fiorilli, l’avvocato dello Stato a capo della commissione speciale contro il traffico di opere d’arte.
  4. Bibliografia e ringraziamenti

Da “I salvatori dell’arte”: