Giuseppe Caronia, grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita
Credo che pochi conoscano quello che è il mio spirito guida, Giuseppe Caronia, uno dei più grandi pediatri italiani, formatosi alla scuola palermitana di Rocco Jemma (1866-1949). E invece vale la pena di illuminare la sua figura, non solo perché fu grande medico ma anche perché ha ricevuto dallo Yad Vashem di Gerusalemme la medaglia di “Giusto fra le Nazioni”, massima onorificenza civile conferita dallo Stato di Israele a coloro che hanno salvato ebrei durante la Shoah mettendo a repentaglio la loro stessa vita (in sua memoria è stato piantato a Gerusalemme un albero nel Giardino dei Giusti, come simbolo di riconoscenza eterna). Nel corso del 1944 ospitò nella clinica numerosi perseguitati sia politici sia razziali mentendo sul loro stato di salute. Caronia, infatti, ricoverava quanti si rivolgevano a lui diagnosticando gravi malattie in modo da evitare ogni ulteriore verifica sul loro stato. In alcuni casi riuscì anche a camuffarli spacciandoli per medici e infermieri. Nella lista dei ricoverati, 89 tra veri e presunti, risultarono iscritti 40 ebrei.
Docente in pediatria all’Università di Roma e, dal gennaio 1923, direttore della clinica pediatrica di quell’ateneo, nel 1927 fu costretto ad abbandonare l’insegnamento per le sue posizioni antifasciste. Si trasferì allora negli Stati Uniti presso l’Università di San Francisco come direttore di ricerche mediche, ma nel 1930 fu nuovamente chiamato alla direzione della cattedra di malattie infettive dell’infanzia dell’Università di Napoli e nel 1935 divenne direttore della cattedra di malattie infettive dell’Università di Roma e direttore del reparto di malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Roma, quello che allora veniva chiamato «isolamento».
Durante i mesi dell’occupazione nazista di Roma, ricoverò nei sotterranei del proprio reparto, 89 fra ebrei e antifascisti. Durante i rastrellamenti da parte dei nazisti, effettuati più volte al Policlinico di Roma, Caronia somministrava a tali pazienti, che non presentavano alcuna forma patologica, il vaccino contro il tifo da lui stesso scoperto, che, come effetto collaterale, determinava un brusco innalzamento della temperatura che raggiungeva oltre i 41° C. In tal modo quando i nazisti controllavano i sotterranei, trovavano i ricoverati con febbre alta e grave malessere, per cui non si insospettirono mai: così nessuno di questi rifugiati fu arrestato.
Ma, da medico dei piccoli, voglio ricordare che Caronia fu uno dei più grandi pediatri italiani, che scoprì insieme al collega Giovanni Di Cristina, la terapia della leishmaniosi, una patologia parassitaria correlata all’infezione da protozoi appartenenti al genere Leishmania: scoperta che fra tutte le scoperte della ricerca scientifica italiana è stata quella che ha salvato più vite umane.
Alla fine del conflitto, fu reintegrato nella cattedra di clinica pediatrica che gli era stata tolta, divenne, dal 1944 al 1948, rettore dell’Università di Roma, fu deputato per la Democrazia cristiana all’Assemblea costituente e alla Camera dei deputati, fino al 1958, consigliere comunale di Roma dal 1948 al ‘56, fu medico personale di Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi.
Ho approfondito la figura di Caronia nel 2006 per gli studi che ho condotto per il 60° anniversario dell’Assemblea Costituente confluiti nel volume Pediatri e medici alla Costituente, Editeam, Cento (Ferrara), e nella mostra «La rinascita del Parlamento» organizzata dalla Fondazione della Camera dei deputati, presentati nella mia relazione della seduta inaugurale in occasione del 62° congresso nazionale della Società italiana di pediatria svolto a Catania nel 2006.
È il mio eroe perché è un esempio di coerenza, fedeltà alle proprie idee, rispetto e tutela della persona, fino a mettere a rischio la propria vita per salvare quella degli altri, indipendentemente dalla fede religiosa, la razza o l’appartenenza politica, oltre a essere uno dei grandi scienziati e maestri della pediatria italiana.
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), questore eroe “Giusto tra le Nazioni” che salvò molti ebrei dai lager nazisti. Scelto dal “commissario scomodo” Ennio Di Francesco
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo: “Il mio eroe? Un altro innovatore che, come me, partì da un garage: Steve Jobs“
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- E don Ciotti mi indicò il suo eroe: Tonino Bello, vescovo degli ultimi
- Michael Collins: era italiano il gregario spaziale rimasto a orbitare intorno alla Luna. Ecco chi me lo raccontò
- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
- Un eroe e un amore che, mi confidò, abitavano nella mente di Luciano De Crescenzo
- Rossana e Carlo Pedretti: le loro vite nel segno di quel genio di Leonardo
- E Roberto Bolle mi confidò: “Il mio eroe? Adam, bambino soldato d’Africa”
- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
- Raffaella Carrà: “Felicità è aver avuto una nonna come Andreina mia maestra in una Romagna che era piena di note e di libertà”
- Lo spirito guida di Massimo Giletti? Toro Seduto, un leader lontano da potere e profitto
- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Quando Maria Rita Parsi mi illuminò il suo spirito guida: Giovanni Bollea, esploratore delle menti bambine
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò
- Quando il grande giornalista Enzo Bettiza mi indicò il suo eroe vivente: Mario Draghi, italiano europeo che punta su competenza e controllo