Il mio uomo dell’anno? Alex Zanardi, campione sportivo e di umanità, che si cura in Romagna con il coraggio di sempre (e mi ricordò la competizione cooperativa di Coppi e Bartali)
Una lettrice commenta l’esperienza del settimanale Time che annualmente indica la persona dell’anno trascorso (per il 2021 Elon Musk, geniale fondatore di Tesla e Space X) e si dice curiosa di conoscere il mio, personale uomo (o donna) dell’anno. Mi aiuta a rispondere una notizia appena rivelata dai giornali: Alex Zanardi, campione sportivo e di umanità, che – tornato nella sua casa nella campagna padovana – sta completando con il coraggio di sempre il ciclo delle cure in una struttura sanitaria d’eccellenza della Romagna dopo il terribile incidente di Siena, in handbike, nel giugno 2020, il secondo dopo quello del 2001 in Germania che gli costò la perdita delle gambe. (Mi astengo dall’indicare dettagli geolocalizzatori per assicurare a lui la necessaria tranquillità e protezione sanitaria).
Questo ulteriore passo avanti nella strada della guarigione (in cui hanno creduto fortemente la coraggiosa moglie Daniela Manni e il loro figlio Niccolò) mi convince a puntare, tra i tanti eroi normali e maestri di vita che mi piace individuare tra le righe della cronaca, su di lui, il campione bolognese che ha da poco compiuto 55 anni perché “protagonista di una delle poche favole belle del Natale 2021” (copyright Carlo Verdelli, Corsera). E per tirare fuori dal cassetto della mia memoria le parole di grande attualità e visionaria saggezza, anche politica, che mi consegnò in occasione di un’intervista fatta per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera (n. 28 del luglio 2013, allora era direttore Pier Luigi Vercesi). Quando mi indicò nei suoi eroi Coppi e Bartali, campioni, rivali ma non sempre, che resuscitarono l’orgoglio nazionale e che anche oggi possono insegnare molto agli italiani grazie a una combinazione difficile ma non impossibile: la competizione cooperativa, capace di portarci fuori dalla crisi. Ho riletto con emozione, e porgo ai naviganti di Giannella Channel, quelle sagge parole. Grazie anche per queste, campione.
GIANNELLA. Nella mente di uno come lei, eroe tornato alla vittoria nello sport dopo aver perso le gambe in un incidente in Formula 1, chi c’è come spirito guida?
ZANARDI. “Le consegno un’immagine doppia come doppia è la mia vita: Fausto Coppi e Gino Bartali”.
Immagino c’entri la specialità in cui oggi sta eccellendo: la bicicletta. Due ori da lei conquistati alle ultime Paralimpiadi, già sicuro il titolo di campione del mondo di handbike avendo…
“La bici c’entra, perché il ciclismo è oggi il mio sport anche se in forma non proprio classica perché io pedalo a forza di braccia. Ma io sento questi due campioni come protagonisti di una pagina non scritta nei libri di storia italiana”.
Mi racconti questa pagina.
“La sfida tra Coppi e Bartali ha riportato in alto l’orgoglio dell’Italia, ha cominciato a restituirci il rispetto di cui avevamo bisogno nel mondo. Dalla seconda guerra mondiale eravamo usciti male. La guerra voluta da Benito Mussolini ci aveva distrutto, oltre che materialmente, anche nella nostra reputazione”.
L’immagine di quell’Italia da rifare è fissata nella giornata del 10 febbraio 1947 in cui Alcide De Gasperi arriva a Parigi per firmare gli accordi di pace e ai diplomatici dei Paesi vincitori dice: “So che qui tutto mi è contro, tranne la vostra personale cortesia”.
“Debiti a parte, c’erano stati centinaia di migliaia di morti. Giovani mandati a combattere lontano da casa, mai più tornati a casa. Eravamo umiliati e con la pancia vuota. Io ammiro quegli italiani che, con le loro imprese da singoli, hanno ricostruito la reputazione dell’Italia. E li unifico tutti nell’immagine di Coppi e Bartali”.
Ha avuto modo di conoscerli personalmente?
“No, è stata mia nonna Gisella a riempire molte serate bolognesi con i racconti delle loro imprese. Pensare che scalavano montagne senza il cambio… è un particolare che solo adesso riesco a comprendere nella sua folle grandezza”.
Nei libri di storia è finita un’immagine di loro due insieme, nel Tour de France 1952. Coppi conduceva la gara in maglia gialla. Durante una durissima salita, il fotografo della Omega Fotocronache, Carlo Martini, scattò una foto in cui si vedeva un passaggio di una borraccia tra i due eterni rivali.
“È una foto simbolo dell’altra faccia della mia ammirazione per loro due: la rivalità sportiva cavalleresca, la sfida tra galantuomini e il fair play che andrebbe insegnato ai giovani. Insieme al valore della competizione cooperativa, che ci porterà fuori dalla crisi”.
Dalla collana “Il mio eroe”:
- Giovanni Palatucci (1909-1945), questore eroe “Giusto tra le Nazioni” che salvò molti ebrei dai lager nazisti. Scelto dal “commissario scomodo” Ennio Di Francesco
- Giuseppe Caronia (1884-1977), grande pediatra che salvò molti ebrei e antifascisti a rischio della sua vita, è l’eroe scelto da Italo Farnetani, il medico dei piccoli
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo: “Il mio eroe? Un altro innovatore che, come me, partì da un garage: Steve Jobs“
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
- Antonio Cederna, giornalista e battagliero difensore della città, del paesaggio, della bellezza italiana
- Brunello Cucinelli dona bonus culturale ai suoi 1.450 dipendenti e sceglie Marco Aurelio
- E don Ciotti mi indicò il suo eroe: Tonino Bello, vescovo degli ultimi
- Michael Collins: era italiano il gregario spaziale rimasto a orbitare intorno alla Luna. Ecco chi me lo raccontò
- Zorro, cent’anni fa nasceva la leggenda del giustiziere mascherato (l’eroe di Etro)
- Un eroe e un amore che, mi confidò, abitavano nella mente di Luciano De Crescenzo
- Rossana e Carlo Pedretti: le loro vite nel segno di quel genio di Leonardo
- E Roberto Bolle mi confidò: “Il mio eroe? Adam, bambino soldato d’Africa”
- Fabrizio Barca: “il mio uomo faro? Amartya Sen. Quell’economista e Nobel indiano ha dato una risposta alle paure e alla arida globalizzazione”
- Raffaella Carrà: “Felicità è aver avuto una nonna come Andreina mia maestra in una Romagna che era piena di note e di libertà”
- Lo spirito guida di Massimo Giletti? Toro Seduto, un leader lontano da potere e profitto
- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Quando Maria Rita Parsi mi illuminò il suo spirito guida: Giovanni Bollea, esploratore delle menti bambine
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò
- Quando il grande giornalista Enzo Bettiza mi indicò il suo eroe vivente: Mario Draghi, italiano europeo che punta su competenza e controllo
- Dieci cose che a me, Luigi Roberto, ha insegnato il nonno presidente Luigi Einaudi (1874-1961)