“La ferita alla natura del Veneto è il grido della Terra”, l’urlo di don Ciotti, vincitore del Premio Mazzotti (e il suo eroe, don Tonino Bello, il vescovo degli ultimi)

SAN POLO DI PIAVE (TREVISO)
Il cataclisma nel Bellunese, nel mio Veneto, è il grido della Terra. La nostra società si sta suicidando perché non ascolta la voce della natura, che va accolta, rispettata, valorizzata, riconosciuta… Disastri ambientali e disastri sociali sono due facce della stessa medaglia, dobbiamo ritrovare il senso del NOI per poter ristabilire una connessione con la natura.

Sono le parole di don Luigi Ciotti, arrivato al Parco Gambrinus di San Polo di Piave (Treviso) per ritirare il Premio Mazzotti honoris causa per il suo impegno ambientale.

A chi vi scrive, tornato in giuria* in questa 36ma edizione che visto preannunciare da parte del presidente Roberto De Martin l’iniziativa dedicata ai Mazzotti contemporanei insieme a Touring, Fai e Club Alpino, è toccato premiare il padovano Alessandro Tasinato, il ricercatore che indaga il male dei fiumi inquinati del Veneto. Il suo libro “Il fiume sono io” (Bottega Errante Edizioni), poi premiato anche con il super premio “La voce dei lettori”, racconta un mondo che ha come cuore la Rabiosa (oggi Fratta-Gorzone), il corso d’acqua mortalmente inquinato dal distretto conciario di Chiampo – Arzignano. Sul podio salivano anche i due vincitori delle altre sezioni (Alpinismo e montagna: Maurizio Zanolla, meglio conosciuto come Manolo, con “Eravamo immortali”, Fabbri Edizioni e, per la sezione Artigianato, Francesca Gallo, con “Phisa Harmonikos”, Kellermann Editore.

San Polo di Piave (Treviso). La foto finale con i vincitori della 36* edizione del Premio Mazzotti. Da sinistra: Adriano Zanotto, “patron” del Parco Gambrinus presso cui ha sede permanente il Premio; il sindaco, Diego Cenedese; i vincitori Alessandro Tasinato (ecologia), Francesca Gallo (artigianato), Manolo (alpinismo), Don Luigi Ciotti (Honoris causa) e il presidente del Premio, Roberto De Martin (già presidente del Club Alpino Italiano dal 1992 al 1998 e poi del Club Arc Alpin, la federazione dei club alpini europei, dal 2011 ala guida del Trento Film Festival).

Il vincitore assoluto del Mazzotti, il padovano Alessandro Tasinato (Este, 1974), e la copertina del suo libro “Il fiume sono io” (Bottega Errante Edizioni), che ha profetizzato la diffusione dei veleni Pfas nelle acque e nel sangue di molti veneti. Tasinato, laureato in Scienze ambientali, ha svolto indagini sui cicli produttivi della chimica, del cloro, del petrolio e dei rifiuti nei grandi impianti industriali. Si occupa anche di energia, fonti rinnovabili e cambiamento climatico. Nel 2017 ha fondato l’associazione IDEA, iniziative per la divulgazione sull’etica ambientale.

 

 

E a me a me correvano nella mente le incisive e attuali parole rilasciate da don Ciotti in un’intervista che gli feci nell’autunno del 2013 (l’11 ottobre) per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera, allora diretto da Pier Luigi Vercesi.


Don Luigi, in interventi pubblici hai evocato l’alleanza tra Vangelo e Costituzione. Qual è un tuo spirito guida che incarna questo binomio?

I “poveri cristi”, i loro volti e loro storie Sono loro, incontrati sulla strada, ad avermi indicato la strada. Un maestro e un amico, don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi, diceva:

Delle parole dette mi chiederà conto la storia, ma del silenzio con cui ho mancato di difendere i deboli dovrò rendere conto a Dio.

Lui incarnava la Chiesa della prossimità, dell’accoglienza. La Chiesa del servizio. La Chiesa per i poveri e dunque essa stessa povera; è stato per tanti di noi un maestro d’impegno.

Don Luigi Ciotti (Pieve di Cadore, 1945) ha da anni un ruolo molto attivo nel sociale. Ispiratore e fondatore dapprima del Gruppo Abele, come aiuto ai tossicodipendenti, quindi nel 1995 dell’Associazione Libera, coordinamento di oltre 1.600 realtà contro i soprusi delle mafie e per promuovere una cultura della legalità e l’impegno ambientale.

Don Tonino ha operato nella mia terra. Ammiravo le sue prese di posizione coraggiose: contro le guerre, per la diversità che mai deve diventare avversità e per aver lasciato sempre aperti gli uffici del palazzo vescovile a chiunque volesse parlargli e ai bisognosi che chiedevano di passarvi la notte.

Sono tanti, e indimenticabili, gli incontri con i poveri (poveri come quel Bartolo che dormiva a Roma in una scatola di cartone, più volte evocato da don Tonino come “portatore di frammenti di santità”) che mi hanno segnato e arricchito. Per esempio l’incontro con Pierluigi, figlio di mamma detenuta: nasce di fatto in carcere e in carcere – il “minorile” Ferrante Aporti di Torino – lo incontro negli anni ‘60. È un ragazzino irrequieto, intelligente, pieno di rabbia repressa, sballottato in strutture impreparate ad accogliere storie nate dall’emarginazione, dall’immigrazione, da un boom economico che crea tante opportunità ma pure tante sofferenze. Dalla vicenda di Pierluigi nasce l’idea delle prime case-alloggio, delle prime comunità. E l’idea che accogliere non basta: bisogna rimuovere le cause dell’emarginazione, costruire una società più giusta. La storia del Gruppo Abele e di Libera è fatta dei tanti Pierluigi che ci hanno indicato l’orizzonte.

Don Tonino Bello (Alessano, 1935 – Molfetta, 1993), è stato un vescovo, presidente di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. La Congregazione per le cause dei Santi ha avviato il processo di beatificazione.

Come le idee di don Tonino possono aiutare gli italiani a ripartire?

La crisi è economica negli effetti ma, nelle cause, è etica e politica. Crisi di un sistema che premia non la qualità e l’impegno, ma la forza, il potere, la frode. Con i risultati sotto gli occhi di tutti: disoccupazione, povertà, disperazione. Dobbiamo decidere se costruire una società fondata sul privilegio o sulla giustizia sociale, preso atto che la prima strada è un vicolo cieco. Non possiamo però aspettarci che qualcuno lo faccia al posto nostro. Non è più tempo di eroi. Per uscire dalla crisi serve il “noi”, la corresponsabilità, il coraggio ordinario di rispondere alla propria coscienza.

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).

Dalla collana “Il mio eroe”: