Dalle stalle alle stelle: la cavalcata nello spazio dell’eroica Valentina

Per migliaia di anni gli esseri umani hanno guardato al cielo inseguendo il sogno di volare. Poi, una volta iniziata, l’avventurosa conquista dell’aria si è conclusa in un baleno. Ed ecco che, nemmeno sessant’anni dopo il primo volo dei fratelli Wright, l’uomo si è già affacciato alle soglie dello spazio cosmico.

Nell’ottobre del 1957 (quando viene lanciato dai russi il primo satellite artificiale, lo SPUTNIK I) neanche i tecnici più ottimisti prevedono che l’esplorazione spaziale farà registrare progressi così rapidi, com’è poi avvenuto in realtà. Infatti, per approfondire la conoscenza delle regioni extra-atmosferiche, negli anni successivi sia gli americani che i sovietici mettono in orbita numerose sonde strumentali.

Il 12 aprile 1961 è una data fatidica nella storia del volo. Per la prima volta un essere umano, il russo Yuri Gagarin, viene proiettato in orbita attorno alla Terra.

La partenza del razzo-vettore VOSTOK 1, a bordo del quale si trova Gagarin, che dà inizio alla competizione per la conquista dello spazio extratmosferico.

Il 12 aprile 1961 comincia la nuova, fantastica fase dell’esplorazione diretta. Per la prima volta un uomo abbandona la Terra per spingersi oltre l’atmosfera, oltre il cielo che conosciamo. Ma l’orbita percorsa da Yuri Gagarin a bordo della VOSTOK 1 non è un atto di conquista: è solo un piccolo passo. Il primo, significativo viaggio spaziale sarà quello che culminerà con la discesa sulla Luna. Però, prima di tentare il balzo decisivo verso l’astro più vicino, bisogna provare a uscire dai veicoli spaziali; bisogna assicurarsi che è possibile fare incontrare due astronavi nell’immensità del cosmo e farle congiungere.

L’esperienza va acquisita gradualmente, navigando nella zona circostante il nostro pianeta. È in questa delicata fase preparatoria che s’innesta l’impresa di una donna.

Una fase dell’addestramento cui si è sottoposta Valentina Tereshkova, nel simulacro dell’abitacolo in cui eseguirà (prima donna al mondo) un volo nello spazio cosmico.

Ultimi controlli al complicato (e all’epoca piuttosto primitivo) equipaggiamento della cosmonauta Tereshkova.

Valentina, fotografata pronta al lancio, poco prima di insediarsi sul razzo-vettore che la spingerà in orbita il 16 giugno 1963. Nell’arco di 71 ore completerà 48 orbite.

Nell’Unione Sovietica sono le ore 12,30 del 16 giugno 1963. Sulla rampa di lancio della base missilistica di Baikonur si erge un enorme razzo lucente. In cima al colossale fuso, chiusa in un angusto abitacolo, Valentina Tereshkova, attende il momento in cui la forza dei propellenti la scaglierà nello spazio.

L’emozionante momento dell’uscita dalla capsula spaziale della prima cosmonauta, subito dopo l’atterraggio.

Un ruggito lacerante annuncia l’accensione dei motori; una nube di fumo densissimo si sprigiona dalla piattaforma. Il razzo si scuote, lentamente si solleva; poi si innalza sempre più rapidamente, sorretto da un’accecante lingua di fuoco. Pochi minuti dopo (proiettata alla velocità di 28.000 chilometri orari) la navicella spaziale VOSTOK 6 è inserita in orbita attorno alla Terra, a circa 200 chilometri dalla sua superficie.

Per tradizionale riserbo i sovietici non forniscono alcun particolare sui compiti svolti dalla Tereshkova durante il lungo volo di settantuno ore, che la porta a completare quarantotto orbite attorno alla Terra per poi atterrare nella regione di Novosibirsk.

L’emozione e lo scalpore suscitati dall’impresa sono di portata incalcolabile.

La Tereshkova posa insieme a Gagarin (alla sua destra) e agli altri cosmonauti russi che l’hanno preceduta nelle ardite missioni extratmosferiche.

Il trionfale tributo reso a Valentina Tereshkova, dopo il suo ritorno a Terra, da parte di una folla delirante per la straordinaria impresa della donna. Nel clima di accesa competizione con gli Stati Uniti, la sua figura diventa un simbolo anche a fini propagandistici. In seguito frequenta i corsi di ingegneria aeronautica all’Accademia e ricopre cariche di crescente rilievo.

Ad accentuarne il significato c’è il fatto che la VOSTOK 6 vola relativamente affiancata alla VOSTOK 5, lanciata due giorni prima con a bordo il colonnello Valerii Bykovski. Al confronto con quella di un espertissimo pilota militare, qualificatosi astronauta sulla base d’una preparazione tecnico-scientifica d’altissimo livello, la strepitosa “cavalcata spaziale” di Valentina acquista un valore umano d’immensa portata. Infatti, la coraggiosa ragazza (per la quale vale certamente il detto “dalle stalle alle stelle”, essendo nata a Maslennikowo, sul fiume Volga, presso Jaroslav il 6 marzo 1937, figlia di un conduttore di trattori – morto durante la seconda guerra mondiale – e di un’operaia) è approdata al paracadutismo sportivo dopo un’infanzia difficile e lavori umili in una fabbrica di pneumatici, da sarta e stiratrice, con frequenza di scuole serali per diplomarsi da perito tecnico: la sua esperienza di pilotaggio è limitata al possesso di un brevetto turistico. Quando si conclude la duplice missione, per merito di Valentina Tereshkova sì è diffusa in tutto il mondo la convinzione che i pur eccezionali voli orbitali sono ormai accessibili anche ai civili. Cioè: a persone solo sommariamente preparate alla conduzione dei veicoli spaziali, ma ricche di ben più preziose esperienze in altri campi.

La Tereshkova, pluridecorata, mette in mostra solo una parte dei numerosi riconoscimenti ricevuti da ogni parte del mondo per il suo clamoroso esordio spaziale.

Valentina in famiglia: con il marito Adrian Nikolaev (anche lui cosmonauta, ha volato sul VOSTOK 3) e la figlia Alenka, nata nel 1964.

Si dà quindi per scontato che i grandi laboratori scientifici orbitali, di cui sono già stati pianificati i lanci, avranno equipaggi misti. È quindi lecito affermare che la positiva prova di Valentina ha avvallato l’apertura della “via delle stelle” tutta la schiera di studiosi e ricercatori che hanno notevolmente ampliato la conoscenza del nostro mondo, allargandone i confini verso i misteriosi itinerari cosmici.

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).
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A cura di Salvatore Giannella e Luigi Butti per Giannella Channel