Quando Alberto Sordi mi confessò: “difendo cavalli e uomini anziani dalla rottamazione”



 

L’ingresso di Villa Sordi a Roma con la scultura dedicata al cavallo Nestore, protagonista con lui del film Nestore, l’ultima corsa (1994), ripreso con l’Albertone nazionale nella foto d’apertura.

Dopo Federico Fellini, Tonino Guerra ed Enzo Biagi, un altro italiano da esportazione vede il centenario della nascita oscurato dall’emergenza sanitaria: Alberto Sordi (1920-2020). Per celebrare questo importante anniversario, nella villa del celebre attore in piazzale Numa Pompilio, nascosta nel verde di Caracalla, era pronta la grande mostra che, invece, è stata spostata al 16 settembre (sarà aperta fin o al 31 gennaio 2021). E a me, anche dopo aver visto in Tv domenica 3 maggio l’intrigante film Incontri proibiti di Alberto con Valeria Marini, è affiorato il ricordo di un incontro con l’Albertone nazionale avvenuto a Roma nel 1998. con un’intervista (pubblicata su Oggi) in cui feci luce su due aspetti poco conosciuti dell’attore: 1) la generosità (lui che godeva di una cattiva fama di tirchio aveva dato uno schiaffo a tutti i suoi detrattori adottando generosamente Icaro e gli altri i cavalli anziani dell’esercito destinati all’asta per i macellai: alcuni vissero una serena vecchiaia nella cascina Ravanelli del mio borgo di residenza, Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano) e 2) l’invito ai giovani di rispettare la dignità degli anziani.

Generosità e rivalutazione di chi ha i capelli grigi: due molecole giuste per un nuovo mondo da ricostruire dopo la pandemia che ha visto proprio gli anziani maggiormente colpiti dal dardo della morte nelle tristemente evocate RSA (e anche i cavalli non se la vedono bene: maneggi e circoli ippici hanno interrotto la loro attività mettendo in pericolo la sopravvivenza dei cavalli: link). Ecco quel testo ancora attuale che dedico alla mia nipotina Agata, leggiadra e testarda cavallerizza nonostante due fratture da caduta. (s.g.)

Volete far andare in bestia l’Albertone nazionale? Definitelo un “animalista”, come hanno fatto molti in questi primi giorni torridi di giugno alla notizia che si è nuovamente offerto quest’anno di adottare i cavalli-soldato che a Milano rischiavano di finire al macello. A Cinecittà, dove ha appena girato l’ultimo metro di pellicola di Incontri proibiti, il film che lo vede protagonista con Valeria Marini, l’uomo che sullo schermo ha espresso più di ogni altro la figura dell’italiano medio si scalda:

Che c’entra l’animalismo con quella spinta interiore che ti porta a voler adottare Icaro e i suoi fratelli, destinati al macello dopo vent’anni di onorato servizio allo Stato? Si possono forse chiamare animalisti quei monaci buddisti che s’impegnano per far vivere fiori e piante attorno a loro e che, quando hanno compiuto il loro ciclo vitale, li seppelliscono come esseri umani? La verità è che io sento di fare per Icaro quello che potrei fare per una farfalla o per un insetto, per una formica o per qualsiasi altro essere che si muove e che cammina. Perché con il passare degli anni si diventa più sensibili a quel miracolo che è la vita. Non la vita di questo o di quello. La vita e basta.

Trauma al mattatoio

C’è di più del Sordi ammirato nel bellissimo film Nestore, l’ultima corsa, storia del vetturino Gaetano e del suo cavallo bianco, Nestore appunto, sopraffatto dalla vecchiaia e destinato al macello. Sordi, il regista e il Gaetano di quella storia, ricorda che il film gli aveva messo in moto un grande turbamento:

Entrare nel mattatoio di Roma e girare quelle scene mi aveva commosso. Durante il film mi ero sorpreso dell’eleganza, della bellezza e della maestosità di Nestore. E mi stupivo al fatto che riconoscesse la mia voce…

Riconoscere la voce? Un cavallo sa fare molto di più, Sordi. Kluge Hans, Hans l’astuto, il cavallo sapiente dei primi di questo secolo, sbalordì il mondo perché estraeva radici quadrate dai numeri. Si capì poi che ci riusciva perché avvertiva, arrivato al momento giusto, l’impalpabile differenza nel ritmo del respiro dei suoi esaminatori, che conoscevano la soluzione. L’intelligenza di un uomo supera quella del cavallo: ma quella “impalpabile differenza”, invece, noi non sappiamo riconoscerla. Qui l’animale cavallo batte l’animale Homo sapiens…

L’Homo sapiens è obbligato a diventare più sapiente in questa fase della storia dell’umanità in cui la fretta, il consumismo o l’indifferenza possono portare a mettere in secondo piano quello che fa emergere l’uomo al di sopra dell’animalità: i sentimenti, il rispetto, la dignità di ogni essere vivente.

Sia che si chiami Nestore, diretto al mattatoio, sia che si tratti del vetturino Gaetano, a sua volta in procinto di entrare in un ospizio… “L’attenzione per la vecchiaia di entrambi deve essere la stessa. Un cavallo, dopo aver reso un servizio all’uomo, deve aver diritto al giusto riposo, magari passando dal servizio militare a quello civile e aiutando al recupero dei ragazzi difficili, come fanno a Roma a Villa Ada con l’ippoterapia”.

Paziente e operatore durante un corso di ippoterapia.

“Io mi auguro che presto sia pronto nella capitale quello che abbiamo prefigurato come il Progetto Nestore: il Casale dei cavalli. Sono 100 ettari di terra e di pascoli attorno a una grande stalla in località Casteldiguido, per accogliere i Nestore, gli Icaro e tutti gli altri cavalli sfortunati d’Italia.
È prevista anche una struttura per ospitare bambini, un ristorante e una stalla che i dirigenti dell’Unire stanno completando: se fosse stata già attrezzata, non ci sarebbe difficoltà ad accogliere i 16 cavalli della caserma Santa Barbara di Milano. È un progetto partito dopo il film su Nestore e il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, col quale abbiamo trovato in passato un accordo per proiettare il film nelle scuole di Roma e al teatro dell’Opera, ha promesso di portare a conclusione entro l’autunno”.

Vecchi e bambini, fuori dalla mischia

Il regista e attore italiano Mario Bonnard (1889 – 1965).

Lo stesso discorso vale anche per il cavaliere, cioè l’uomo… “È l’invito che io faccio ai giovani: rivalutiamoli, i nostri vecchi! Rimettiamoli in attività invece di lasciarli nella loro inattività. Io da giovane ero attratto dagli anziani. Quante volte è stato detto che vecchi e bambini hanno lo stesso codice espressivo, che sono fuori dalla mischia, più disposti ad accogliere miserie e ricchezze della vita: le piccole gioie, le piccole soddisfazioni. Io non ho potuto conoscere i miei nonni. Però ho imparato tanto da due grandi vecchi, il regista Mario Bonnard e Vladimiro Apolloni, l’antiquario che gestiva il salotto frequentato da Roberto Rossellini e Vittorio De Sica”.

Uno scienziato da poco scomparso, il neurobiologo Renato Boeri, prima di morire aveva lanciato l’allarme per il fatto che la fin troppo esaltata società del profitto sta costruendo uomini terminali, cioè uomini non produttivi per i quali è già stata emessa sentenza di morte biologica o civile, quasi sempre senza appello.

In questa grande categoria degli uomini terminali, che rappresentano oltre il 20 per cento della popolazione e sono ancora in crescita, entrano tutti i vecchi e i pensionati allo sbando, soprattutto nelle periferie delle grandi città. Il vecchio è un individuo che, come i cavalli riformati, la nostra società considera come disattivato, perché privo di ruoli socialmente importanti e produttivi. Spesso sopravvive con modeste pensioni, il che significa che la maggioranza dei vecchi rappresenta i nuovi poveri. E spesso anche l’affetto familiare, senza rendersi conto dell’errore, a rendere inattivo il vecchio, al quale si concede sempre di poter soddisfare qualche piccolo piacere perché si teme che ciò possa essere dannoso.

Renato Boeri (Milano, 15 maggio 1922 –20 luglio 1994) è stato uno tra i più noti e stimati neurologi clinici. Partigiano con il fratello Enzo, dal dicembre 1944 fu comandante della 7ª Brigata “Paolo Stefanoni” della Divisione Valtoce, operante nella zona del Verbano-Cusio-Ossola. Direttore dal 1977 al 1987 dell’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano. Una particolare attenzione riservò al tema dell’inventiva, che lo portò alla fondazione nel 1985 del Club Psòmega, “una società di artisti, scienziati, filosofi per lo studio del pensiero inventivo e la pratica del vivere inventivo”. Dal matrimonio con l’architetto Cini Boeri ebbe i figli Sandro, Stefano e Tito, rispettivamente giornalista, architetto ed economista. Sposò in seconde nozze la “regina della fotografia” Grazia Neri. Il suo Progetto Zadig è nell’archivio Boeri conservato presso il Centro Aspi – Archivio storico della psicologia italiana dell’Università di Milano-Bicocca. (Credit: Leonardo Cendamo).

Zadig, progetto per gli anziani

Sordi, lei mi parla del Progetto Nestore; Boeri mi consegnò il Progetto Zadig, che in dieci punti (dai nonni di quartiere alle nonne-sitter; ai corsi di avviamento professionale tenuti da vecchi artigiani e vecchi operai specializzati, ai laboratori dove esercitare la memoria) si propone di attivare i vecchi con il duplice proposito di ricavare da loro tutte quelle potenzialità che potrebbero essere utili alla società e di evitare quella fatale tendenza all’evoluzione depressiva e cognitiva che porta, tra l’altro, a oneri economici sempre più gravosi per la società.

Vogliamo cogliere un insegnamento comune da questi due momenti progettuali?

La vicenda di Icaro, il gran saltatore congedato con i suoi 15 fratelli, permette a noi tutti, singoli e collettività, piccole e grandi istituzioni, di fermarci un attimo e di ritrovare quel punto di vista fuori della mischia (tipico dei bambini, degli anziani e degli animali) che ci fa affinare la nostra sensibilità e percepire nel sottile gioco delle relazioni le risorse e i bisogni degli altri. Che ci rende capaci di cogliere quella ‘impalpabile differenza’ che faceva grande Hans, il cavallo astuto, e infine riconoscerla. Che ci renda un’umanità degna di un Paese civile.

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).
Fonte: settimanale Oggi, 17 giugno 1998. La grande mostra del centenario si terrà nella Villa di Alberto Sordi, Piazzale Numa Pompilio. Una seconda sezione sarà aperta al Teatro dei Dioscuri al Quirinale, Via Piacenza 1. Apertura: 16 settembre 2020 – 31 giugno 2021. Info: tel. 06.85353031; Mail: info@centenarioalbertosordi.it. Qui la Villa Sordi in una recente trasmissione della Rai:

A PROPOSITO

Vitamine per la mente firmate Alberto Sordi

Alberto Sordi (Roma, 1920 – Roma, 2003).

Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi.
Ma che, noi italiani ve imponemo a voi forse una trasmissione in televisione de nome Valmontone, Portogruaro, Gallarate? Perché voi ce dovete rompe li cojoni con ‘sto Dallas?”.

(Nella lite con i turisti americani nel film Il Tassinaro, 1983)

La nostra realtà è tragica solo per un quarto: il resto è comico. Si può ridere su quasi tutto.
La pennica è sacra: un’ora e mezza a letto ogni giorno dopo pranzo. Sto disteso e godo nel sentire i clacson in lontananza. Quelli della gente che sta in macchina, in coda, suda, si affanna. Io ridacchio fra me e me e penso: ma ‘ndo annate?.
Gli italiani si governano da soli.
La ginnastica, il footing e le attività del genere sono in gran parte masochistiche, punitive della nostra istintiva passione per la spaparanzata.
Che me ‘mporta delle ricchezze, basta che c’è l’amore!