L’Italia creativa e della cultura vale 47 miliardi di euro e offre un lavoro a quasi 1 milione di italiani

La filiera creativa in Italia vale 46,8 miliardi di euro, di cui 40,1 diretti, pari al 2,9% del Pil, e occupa quasi 1 milione di persone. Lo dicono i dati diffusi oggi alla Triennale di Milano da Italia Creativa, il primo studio sull’industria della cultura e della creatività in Italia, realizzato da Ernst & Young con il supporto delle principali associazioni di categoria, guidate da Mibact e Siae.

Nel 2014, spiega lo studio, gli occupati della filiera creativa sono stati 995mila, di cui 850mila diretti, per un valore economico complessivo pari a 46,8 miliardi, pari al 2,9% di cui 40,1 diretti, cioè derivanti da attività legate direttamente alla filiera, quali la concezione, la produzione e la distribuzione di opere e servizi culturali e creativi.

Undici sono i settori dell’Italia creativa presi in considerazione dallo studio. Eccoli con i relativi valori economici: al primo posto la televisione con 95.885 occupati e un valore pari a 12,2 miliardi di euro; sul podio anche le arti visive, con 241mila occupati e 11,2 miliardi di euro, e la pubblicità, con 7,4 miliardi di euro e oltre 94mila occupati. Seguono, per valore economico, quotidiani e periodici (5,1 miliardi), le arti performative (4,5), la musica (4,3), i libri (3,1), i videogiochi (2,9), l’architettura (2,6), il cinema (1,7) e la radio (800 milioni).

L’Italia creativa, spiega lo studio, vale il 2,9% del Pil, se si considera il valore economico complessivo (il 2,5% se si considera quello diretto); più delle telecomunicazioni, che hanno un valore diretto pari a 39 miliardi di euro, e poco meno dell’automobile, che vale 49 miliardi, e della chimica, che ne vale 50.

Il 3,8% degli occupati in Italia lavora per il settore della cultura e creatività, se si considerano gli occupati diretti, ma la percentuale sale al 4,5% se si considerano quelli totali.

Il 41% degli occupati nell’industria della cultura e della creatività in Italia sono giovani fra i 15 e i 39 anni, contro una media del circa 37% in tutti i settori dell’economia del Paese.

L’Italia, prosegue lo studio, è anche il primo paese al mondo per numero di siti che sono patrimonio dell’umanità Unesco, nonchè l’unico con 3 siti nella top ten dei siti archeologici più visitati.

Ma è anche il primo paese per numero di premi Oscar al “miglior film in lingua straniera” e l’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo, l’ottava più usata su Facebook, con un bacino potenziale di interessati stimato pari a 250 milioni di persone.

Infine, conclude lo studio, in Europa la filiera creativa vale tra il 3,1% e il 3,5% del Pil, poco di più di quanto riscontrato in Italia. Ma se riuscissimo ad esprimere per la filiera la stessa quota di Pil che caratterizza la Francia, otterremmo 15 miliardi di euro addizionali.

L’Industria creativa passerebbe così da 40 a 55 miliardi di euro e genererebbe più di 300.000 nuovi posti di lavoro, arrivando a fornire un impiego a oltre 1,2 milioni di persone e sarebbe ancor di più un’occasione per i giovani.

“Italia Creativa dimostra esattamente quanto i diversi settori dell’industria culturale italiana contribuiscano all’economia del Paese in termini di occupazione e fatturato”, ha detto il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, intervenuto al dibattito insieme, tra gli altri partecipanti all’ad di Mondadori, Ernesto Mauri e l’ad di Sky Italia, Andrea Zappia. “È nostro dovere adoperarci per favorire al massimo ogni espressione di questo settore, garantendo le corrette condizioni di mercato, contrastando pirateria e contraffazione e riconoscendo il giusto compenso a chi vi opera con il proprio talento”.

“L’Italia Creativa è il cuore e il cervello del corpo economico del nostro Paese. Il settore culturale e creativo”, ha detto il presidente SIAE Filippo Sugar ricordando l’alta presenza di start up nel settore: “ogni autore, ogni artista che inizia a pensare di dedicare la sua vita alla creatività o comunque a realizzare opere nuove è, di fatto, una start up. Quindi da sempre questa è un’industria fortemente legata all’innovazione, e l’innovazione è fonte di rottura, di pensieri nuovi, di libertà”.

Diciannove in tutto le associazioni di categoria che hanno collaborato allo studio: AESVI (Associazione editori sviluppatori videogiochi italiani), AGIS (Associazione generale italiana dello spettacolo), AIE (Associazione italiana editori), ANEM (Associazione nazionale editori musicali), ANES (Associazione nazionale editoria periodica specializzata), ANICA (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali), APT (Associazione produttori televisivi), CNAPPC (Consiglio nazionale architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori), Confcultura – Associazione imprese private per la valorizzazione del Cultural Heritage, Confindustria Cultura Italia, Confindustria Radio Televisioni, DISMAMUSICA (Distribuzione industria strumenti musicali e artigianato), FEM (Federazione editori musicali), FIEG (Federazione italiana editori giornali), FIMI (Federazione industria musicale italiana), NUOVOIMAIE (Nuovo istituto mutualistico per la tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori), PMI (Produttori musicali indipendenti), SIAE (Società italiana degli autori ed editori), UNIVIDEO (Unione italiana editoria audiovisiva media digitali e online).

Oltre sessanta personalità di primo piano dell’industria creativa e culturale del Paese hanno sostenuto Italia Creativa con le loro testimonianze, tra cui: Ennio Morricone, Carlo Verdone, Rosario Fiorello, Monica Maggioni, Fedele Confalonieri, Fabio Fazio, Dacia Maraini, Paolo Conte, Mogol, Lillo e Greg, Malika Ayane, Erri De Luca, Lorenzo Suraci, Maurizio Costa, Linus, Luigi De Laurentiis, Marco Mengoni, Giancarlo De Cataldo, Stefano Boeri, Walter Veltroni, Gianni Letta, Luigi Vicinanza, Mario Cucinella, Andrea Zappia, Andrée Ruth Shammah, Domenico Procacci, Tilde Corsi, Ferruccio De Bortoli, Michelangelo Pistoletto, Beppe Severgnini e molti altri ancora.

A proposito di lavoro e prospettive future, leggi anche: