In arrivo il vaccino etico prodotto a Cuba. Nel team c’è anche un italiano del CNR
L’8% dei vaccini contro il Coronavirus finora arrivati in fase di sperimentazione clinica in tutto il mondo è prodotto a Cuba, a rivelarlo è il New York Times di quella stessa America che da 58 anni ha imposto l’embargo economico e commerciale all’isola. Isolata, socialista, è dai tempi di Fidel Castro che Cuba investe nella formazione dei medici e nella ricerca dell’industria biotecnologica. E si vede. Lo abbiamo visto durante la prima fase della pandemia, quando, a corto di personale medico, finite le bare, i cadaveri accatastati nelle camere ardenti, abbiamo ricevuto una delegazione di medici cubani capaci di costruire un ospedale da campo in meno di una settimana, come hanno fatto nella città di Crema.
A Cuba su 11 milioni di persone, ci sono stati 145 morti. E la percentuale di guariti è del 92,5 per cento, tutti curati con farmaci fatti in casa.
Anche rispetto ai vaccini, l’obiettivo di Cuba è renderli gratuiti e accessibili a chiunque, anche ai Paesi che non se lo possono permettere, perché la salute e il diritto alla vita, sono ancora alla base della politica cubana, che non fa distinzioni, non urla “prima i cubani”, persegue piuttosto un principio semplice, riassumibile in poche battute, come quelle pronunciate da Fidel Castro il 26 maggio del 2003 a Buenos Aires, in Argentina:
A oggi sono ben quattro i progetti vaccinali contro il Coronavirus, tutti sostenuti dallo Stato, tutti in fase di sperimentazione clinica avanzata, due dei quali, al vaglio del Finlay Institute Avana, già arrivati alla Fase 2 e a un passo dall’essere convalidati e resi disponibili. Nome: Soberana. Nel team di ricerca, unico straniero, il palermitano Fabrizio Chiodo (foto in alto): 35 anni, chimico, da poco rientrato in Italia al CNR di Pozzuoli, ha rilasciato un’intervista al Sole 24 Ore in cui definisce il vaccino “un’arma socialista contro le multinazionali del farmaco” e dell’esperienza cubana dice:
Intanto da noi in Italia i vaccini Pfizer, oltre che trovare impreparate molte regioni, come la Lombardia, al fanalino di coda per quanto riguarda le somministrazioni, arrivano in ritardo. “Il nostro (vaccino) non basta. L’Ue pensava ne sarebbero arrivati altri e non ha ordinato abbastanza dosi” ha dichiarato, a Der Spiegel, Ugur Sahin, amministratore delegato di Biontech partner della Pfizer nella produzione dell’unico vaccino per ora sul nostro mercato, perché la proposta di una temporanea moratoria sul brevetto proposta da Sudafrica, India, Medici Senza Frontiere e una buona fetta della comunità scientifica europea non è stata accolta. Se però il brevetto resta monopolio dell’azienda produttrice, non solo questa avrà campo libero sui prezzi con logiche al rialzo, ma la quantità del vaccino dipenderà dalla capacità produttiva di quella specifica azienda. E lo stiamo vedendo.
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