Amarcord l’infanzia tra i burattini di Federico, il regista Fellini
La nostra serie dedicata ai momenti chiave dell’infanzia dei Grandi, dopo Albert Einstein, Leonardo da Vinci e Konrad Lorenz si arricchisce con un prezioso contributo di Gianfranco Angelucci, scrittore e sceneggiatore che i lettori di Giannella Channel hanno conosciuto due anni fa in occasione del mio testo sulla sua ultima fatica letteraria: “Segreti e bugie di Federico Fellini” (Luigi Pellegrini editore): testo arricchito da un Sos per la casa di Gambettola dove il piccolo Fellini trascorreva estati felici (e che ancora oggi merita una fiammata creativa: museo dell’infanzia dei grandi?) e da una intervista impossibile a Fellini ritrovato nel suo “nido” riminese, quel Grand Hotel oggi rinato a nuovi fasti con la gestione dell’imprenditore alberghiero a 5 stelle della Romagna, Tonino Batani.
Angelucci è stato amico e collaboratore di Fellini per oltre vent’anni, sceneggiatore del film “L’intervista” (1987), premio speciale della giuria a Cannes e primo premio al Festival di Mosca. Seguo Angelucci da tempo nelle sue incursioni letterarie, giornalistiche (sul quotidiano romagnolo La Voce) e cinematografiche e mi sento di consigliarlo a chi ama le buone trame delle parole. (s. gian.)
Quando aveva circa nove anni a Federico Fellini fu regalato un teatrino dei burattini. Fu quello l’episodio che generò il rapporto, dapprima inconsapevole poi sempre più profondo, tra fantasia e rappresentazione. Già portato istintivamente al disegno, Federico tenendo i fogli dei giornaletti appoggiati contro il vetro della finestra, ricopiava in trasparenza i personaggi di Rubino o le vignette di Little Nemo, un suo emozionante alter ego inventato dalla prodigiosa matita dell’americano Windsor McCay. Con l’arrivo del teatrino, il piccolo Fellini cominciò a concepire creature tridimensionali, alle quali poteva attribuire facce, movimenti, espressioni e dialoghi. Raccontava che uno scultore vicino di casa, avvertendo la sua propensione, gli insegnò a modellare le teste con il gesso e a costruire le marionette in cartapesta. Con le quali Federico si sbizzarriva a immaginare storie, costumi, fondali dipinti, utilizzando in veste di assistente il fratello minore Riccardo, più piccolo soltanto di un anno.
Il regista riminese si è sempre descritto come un bambino solitario, timido, introverso, poco propenso ai giochi muscolari dei compagni di scuola, per nulla interessato allo sport, all’attività fisica, ai riti marziali pretesi dall’educazione fascista. Preferiva piuttosto rifugiarsi nel suo mondo fantastico nutrito principalmente dall’universo dei fumetti:
Ma se il provvidenziale giocattolo costituì l’occasione per tradurre in concreto le sue fantasie, l’attitudine psichica a creare un mondo personale di visioni risale a molto prima, proprio alla più tenera infanzia. D’estate Federico veniva mandato qualche giorno dalla nonna paterna Francesca, Franzscheina, che viveva in campagna, in via Soprarigossa a Gambettola (sempre in Romagna, ma in provincia di Forlì-Cesena: è lo stesso paese dove è nato il grande sindacalista Luciano Lama). Era stato quello scenario rurale, così attraente e misterioso per un bambino (che in Otto e Mezzo il regista descriverà poeticamente nella sequenza del casale) a condurlo a scoprire una singolare attitudine alla ‘trasfigurazione’. Riferiva per esempio che quando lo mettevano seduto al sole contro il muro caldo della casa colonica, si manifestavano in lui, senza una ragione precisa, alcuni fenomeni di sinestesia, come viene comunemente chiamata la sovrapposizione sensoriale:
Tuttavia il rivelarsi della vocazione, l’imprinting come direbbero gli studiosi del comportamento, avvenne con il circo. Numerose volte, in modi diversi e sempre uguali, Fellini raccontò in scritti o per immagini lo stupore del suo primo ingresso sotto il tendone di un circo e l’incontro fatale con il clown Pierino:
E si ritorna come per incanto alla ‘scena primaria’, l’impronta indelebile nell’inconscio:
Ciò che avvenne in seguito fu la pura conferma di un destino irrevocabile che trova compimento in un rito e un luogo consacrato, il Cinema Fulgor di Rimini. E’ in quella platea, davanti allo schermo illuminato che ha luogo l’avatar, il passaggio dell’anima in una diversa dimensione. La suggestione potente, ben descritta successivamente sia nel film Roma che in Amarcord, che l’artista era solito ricondurre (non a caso) alla madre. Aveva solo due anni, ben prima dunque del famoso Maciste all’inferno che il regista indica come primo titolo della sua carriera di spettatore:
Dopo i primi dieci anni in cui i film erano ancora muti con accompagnamento musicale in sala, arrivò il sonoro e il regista rievoca con connotazioni inequivocabili la sostanza del suo precoce incantamento che si trasformerà a tempo debito in professione e in mirabile arte:
Dalla collana “Quando i grandi erano piccoli”:
- Albert Einstein e la bussola che mise in moto la sua curiosità infinita
- Leonardo da Vinci, bambino e genio “lussureggiante”
- Konrad Lorenz e l’imprinting delle oche: che tipo, quel ragazzino austriaco!
- Amarcord l’infanzia tra i burattini del regista Federico Fellini
- Picasso bambino, geniale e dislessico. Dopo mamma e papà, pronunciò “lapis”
- Enzo Ferrari, il ragazzino rampante
- Charles Darwin e l’importanza di avere un super-nonno
- Nikola Tesla, ovvero niente di meglio di una mamma maga
- Guglielmo Marconi, genietto a Pontecchio nato con le antenne
- Il giovane Stephen Hawking tutto universo, casa e famiglia
- Per un viaggio sulla Luna prenotatevi da lui, Elon Musk, che coltiva e realizza sogni
- Isaac Newton, bambino attaccabrighe universale
- Steve Jobs, bimbo adottato e felice che ha cambiato la vita a tutti noi
- L’infanzia di Napoleone: quando l’imperatore giocava (e menava le mani) con i soldatini
a cura di Luca Novelli per Giannella Channel.
SI’ MI RICORDO / di Salvatore Giannella
Quando scoprii la lettera con cui Fellini diceva “No, grazie” alla laurea honoris causa
Entrai per un’intervista nello studio di Fabio Roversi-Monaco, rettore dal 1985 dell’Università di Bologna, l’ateneo più antico del mondo (l’insegnamento iniziò più di nove secoli fa, a partire dal 1088) e ne uscii con un documento inedito, prezioso per delineare un tratto della personalità di Fellini, che quel professore tirò fuori da un cassetto. Ne feci un foglio sospeso che fu diffuso l’8 giugno 1996 in occasione del varo della Fondazione Fellini a Rimini. La ripropongo qui di seguito. La data, 8 febbraio 1993, indica che Fellini aveva 73 anni: quello stesso anno riceverà a Los Angeles l’Oscar alla carriera, il suo quinto Oscar: i precedenti li aveva avuti per i film La strada (1954), Le notti di Cabiria (1957), Otto e mezzo (1963) e Amarcord (1973), indimenticabile capolavoro sceneggiato da Tonino Guerra. Morirà il 31 ottobre dello stesso anno. (s. gian.)
Roma, 8/2/93
Gentile Professor Roversi,
sono venuto a conoscenza della sua generosa intenzione di onorarmi con una laurea del glorioso Ateneo di Bologna. È un segno di attenzione al mio lavoro, che mi lusinga e mi onora anche se ancora una volta sono chiamato a fare i conti con un meccanismo psicologico di resistenza su cui non so fare chiarezza, ma che da sempre mi spinge, imbarazzato e colpevole, a rinunciare a questi eventi di festa.
Non riesco a rallegrarmi e a partecipare col prevedibile entusiasmo alle notizie di premiazioni, rimeriti, onorificenze riferiti alla mia persona; nel momento stesso in cui mi vengono attribuiti è come se fossi costretto a riconoscermi, indebitamente, nella loro autorevolezza e ufficialità. E subito sprofondo in un annaspante disagio, uno stato di infelicità da cui d’istinto rifuggo, provo a sottrarmi, e faccio di tutto per evitare le occasioni. Mi consenta la confidenza un po’ disinvolta, ma mi sento come Pinocchio decorato dal Preside e dai Carabinieri per essersi divertito nel paese dei Balocchi; c’è una specie di capovolgimento delle regole in gioco che mi lascia disorientato e scontento. Io spero che Lei, caro Professore, perdonerà questa sincerità con la quale si è soliti rivolgersi piuttosto a un amico, come io del resto non posso non considerarla, avendo Lei promosso questa iniziativa prestigiosa per onorarmi.
Ma proprio in grazia di tale sentimento le chiedo un po’ di complicità, e di credermi se le confesso che nella stessa misura in cui una proposta di laurea della sua celebre e antica Università mi riempie di orgoglio, altrettanto mi raggiunge con quel senso di imbarazzo e inappartenenza che proverei nel fregiarmene. Già in un’altra occasione sono stato costretto, per questi limiti del mio carattere, a scontentare alcuni amici entusiasti che avevano deciso di dottorarmi alla Università di Urbino, e a deludere con la mia rinuncia il Professor Carlo Bo, che ebbe a rimbrottarmene con affettuosa e intelligente bonomia.
Mi creda, è più forte di me. Sarei indotto a forzarmi in un ruolo, un comportamento, un atteggiamento mentale che non mi appartengono e che finirei per vivere con autentico malessere. Mi auguro soltanto che una persona della Sua dottrina riesca a capirmi – se non a condividermi – più di quanto io possa sperare. E a non equivocare questo mio atteggiamento per snobismo o superficialità, o peggio supponenza, oppure ingenerosità nei confronti del mio stesso lavoro, come se non volessi attribuirgli l’importanza che gli altri mostrano di riconoscermi. Al contrario, proprio perché sono grato al mio lavoro, mi sento già assolto, e forse già premiato, dall’aver fatto i miei film perché mi sono divertito a farli; e magari di continuare, con un po’ di fortuna e con la complicità e l’amicizia delle persone che come lei mostrano di apprezzarli con tanta generosità.
Questo non deve dispiacerle, gentile professor Roversi, perché lo scambio di grazia e gentilezza che doveva avvenire fra noi in conseguenza del Suo gesto è già avvenuto, io sono già Suo debitore come lo sono dell’intero consiglio di Ateneo che con Lei ha voluto condividere l’intento.
Federico Fellini
A PROPOSITO / VSD IN ROMAGNA
Consigli d’autore per una sosta ideale a Gambettola e nella confinante Longiano
La visita a Gambettola è l’occasione anche per vivere un venerdì, sabato e domenica (VSD) in quel paese che ha dato anche i natali al sindacalista Luciano Lama dove una meta imperdibile è l’antica stamperia Fratelli Pascucci, fondata nel 1826, famosa in tutto il mondo per la stampa a ruggine delle tele (la storia è ricostruita su Giannella Channel a questo link).
Ma Gambettola era anche la fattoria della nonna Francesca, anzi Franzscheina, “l’azdora con la faccia bruciata dal sole come Toro Seduto” (Angelucci) dove il futuro regista ha trascorso le estati più felici della sua infanzia in compagnia dei nonni Luigi e Francesca Lombardini. Purtroppo la casa Fellini, in sostanza, è a pezzi da 20 anni. Sta per crollare. Si deve al generoso impegno di un’associazione di volontari (la cooperativa Idea, con Giorgio Foschi e Daniele Brandolini) se almeno viene tagliata l’erba attorno alla casa.
Tanti i progetti presentati in questi anni a Gambettola: un museo felliniano, un circolo culturale, la casa dove accogliere le storie e le immagini dell’infanzia dei grandi (questa è mia, Ndr), una trattoria… L’ex sindaco Daniele Zoffoli (in carica dal 1995 al 2004) lanciò l’idea del recupero con un tempio dei sapori al piano terra e al piano superiore un museo dedicato alla figura del grande regista, una specie di “amarcord felliniano”. L’idea sembrava interessante. La stessa Francesca Fabbri, nipote del grande Fellini e custode attiva della sua memoria, disse: “Sarebbe bello farla diventare il luogo dell’Amarcord dei sapori di Romagna, una specie di osteria-trattoria dove gustare sia i frutti dimenticati che i semplici piatti della cucina romagnola quasi abbandonati”.
Tante belle idee, rimaste senza un seguito. La casa Fellini è ancora lì, in piedi per poco, bollata burocraticamente come “casa pericolante”. Pare proprio non avere futuro. A meno di uno scatto auspicabile da parte di una Romagna che a quell’uomo deve gran parte della sua fortuna e identità. (maggiori informazioni a questo link).
Ecco alcuni consigli d’autore per mettersi a tavola a Gambettola e nella confinante Longiano (appena da noi presentato in un VSD nella Romagna nostra) e sentirsi parte di una terra, per scoprire le luci della notte e il chiarore dell’alba. Fermarsi un po’, prima di ripartire.
Informazioni utili:
- Info su Gambettola: biblioteca@comune.gambettola.fc.it (tel. Vincenzo Franciosi, tel. 0547.45338)
- Info su Longiano: Ufficio turistico di Longiano, tel. 0547.665484;
- Info sulla Romagna: Apt Servizi dell’Emilia Romagna: sito online aptservizi.com, per avere un quadro completo dei cento turismi possibili nella regione.
Mangiare e dormire bene a Gambettola
Note di Gusto, anche pizzeria, via Primo Maggio 6, Gambettola, tel. 0547.659867 • Mail: info@notedigusto.it Il Localino, osteria, via Curiel 7, Gambettola, tel 0547.1865443 Locanda della Luna di Balignano, anche Agriturismo, via Balignano 956, tel 0547.665566 I Cantoni, via Santa Maria 19 nel centro storico di Longiano, tel 0547.665899 La Cannella, anche Agriturismo, via Decio Raggi 80, tel 0547.666147 Osteria del Borgo, via Borgo Fausto 13, tel 348.7384213 La Bottega dello struzzo, specialità carne di struzzi allevati nell’annessa azienda avicola, via Emilia 682, tel 0547.56103
Hotel delle Colline, via Decio Raggi 4, tel. 0547.665924 La Casa dei Grilli, B&B, via IV Novembre 49, tel. 0547.665540 Locanda della Luna, vedi sopra. La Corte dei Turchi, B&B, via Santa Maria 2/1, tel. 0547.666059 Alloggio San Girolamo, B&B, via Circonvallazione 30, tel. 0547.665432
Il mosaico dei cento turismi
in natura e di cultura
a Gambettola e Longiano
Turismi in natura
Agriturismo Entomologia, campi scuola, vacanze per imparare, biblioteche Escursioni in bicicletta, mountain bike, piste ciclabili Picnic, scoutismo, vacanze scolastiche e famigliari Turismo equestre Trekking a piedi, sentieri natura, passeggiate nel verde
Turismi di cultura
Archeologia (specialisti), itinerari archeologici (turisti) Artigianato e collezioni Concerti, musica, teatro, feste, balletto, danze, festival, eventi di costume, folklore Itinerari gastronomici Musei e beni storici, architettura, monumenti, castelli Turismo religioso (luoghi sacri, convegni, monasteri, cattedrali) Visite a paesi fantasma, borghi abbandonati Strade romantiche