Il Milite Ignoto compie cent’anni. Così raccontai quella storia, la triste scelta di Maria Bergamas e quel viaggio che unificarono l’Italia
Roma, 2 novembre 2021: al binario 1 della Stazione Termini arriva il convoglio che cento anni fa trasportò da Aquileia nella Capitale la bara del Milite Ignoto, caduto durante la Grande Guerra e scelto con tristezza da una madre passata alla storia, Maria Bergamas, di Trieste (nella foto d’apertura). Il convoglio resterà fino all’8 novembre nella Stazione San Pietro. Ospita all’interno una mostra immersiva che racconta la storia e le varie fasi del trasporto del Milite Ignoto. E in me riaffiora il ricordo di come ricostruii quella vicenda che unificò l’Italia, in un numero speciale di Oggi del 2015 sulla Grande Guerra dove affiancai grandi firme come Sergio Zavoli, Silvio Bertoldi, Aldo Cazzullo e il regista Ermanno Olmi con più servizi: sui profughi, sul Milite Ignoto e sulle lettere da e al fronte.
Degli oltre 700 mila caduti della prima guerra mondiale ce n’è uno che ha unito e unisce l’Italia: il soldato senza nome che riposa nella tomba del Milite Ignoto all’interno dell’Altare della Patria a Roma (foto in alto). La sua è una storia poco raccontata ai ragazzi di oggi, ma ero proprio un ragazzo quando mio padre Giacomo, segretario della sezione Combattenti e reduci di Trinitapoli, nel Tavoliere pugliese, me la consegnò alla vigilia di una visita al sacrario di Redipuglia. Il ricordo che ne ho, irrobustito dalle letture successive, è come quello di una sceneggiatura e così mi piace narrarla.
In principio, subito dopo la vittoria, fu un’idea lanciata da un ufficiale, Giulio Dohuet, sul giornale da lui diretto, Dovere. Nel 1921 quel colonnello rilanciò la sua proposta: scegliere sui luoghi di guerra la salma di un soldato sconosciuto e tumularla nel cuore di Roma.
Francia, Inghilterra, la stessa Germania sconfitta, gli Stati Uniti, il Belgio, uno alla volta tutti i paesi che avevano partecipato alla Grande guerra stavano intanto attuando l’idea italiana. A Londra il soldato ignoto inglese fu tumulato nell’Abbazia di Westminster, quello francese fu sepolto a Parigi sotto l’Arco di Trionfo, quello tedesco nell’Herenmal a Berlino, il belga davanti alle colonne del Congresso a Bruxelles, l’americano nel cimitero di Arlington, a Washington.
11 agosto 1921: la proposta Dohuet diventa legge. Il governo, con a capo per la prima volta un socialista riformista, Ivanoe Bonomi, affida al ministro della Guerra, Luigi Gasparotto, il compito di creare una commissione di nove membri che dovrà cercare 11 corpi “certamente non identificabili” tra i quali scegliere il soldato da tumulare nella capitale dopo una cerimonia ad Aquileia. I nove sono chiamati a giurare che mai avrebbero rivelato i luoghi dove avrebbero raccolto le salme, poi avviano le ricerche nei campi delle principali battaglie: a Rovereto, fra le Dolomiti, sul Grappa, sul Montello, sul Piave, nei camposanti intorno a Cortina, a Udine, sul San Michele presso Gorizia, nel vallone di Castagnevizza sul Carso, infine alle foci del fiume Timavo.
27 ottobre: le undici salme raccolte, avvolte nel tricolore, vengono caricate su un autocarro e avviate verso Aquileia.
28 ottobre: nelle prime ore del giorno una folla immensa invade il piazzale della basilica. All’interno sono allineate le undici bare. Alla fine della messa, il sacerdote asperge le bare con l’acqua del Timavo. A questo punto quattro decorati con le medaglie d’oro si avviano verso un gruppo di madri e vedove di guerra presenti sul palco e si avvicinano a Maria Bergamas, di Trieste, allora oltreconfine, il cui figlio Antonio era venuto volontario in Italia per cadere sul Monte Cimone il 18 giugno 1916. La accompagnano verso i feretri e la lasciano sola a compiere il rito.
II tenente Augusto Tognasso, giurato milanese, così nel ’59 ricordò su Oggi quell’attimo emozionante:
4 novembre: dopo un viaggio di quattro giorni in treno, il Milite ignoto raggiunge Roma. Alle 9 le salve dell’artiglieria e le campane delle chiese non riescono a coprire il pianto delle madri e delle vedove di guerra arrivate da tutt’Italia. Il sarcofago viene deposto sulla pietra tombale del Vittoriano. Alle 9,30 il re Vittorio Emanuele avanza verso la cassa appuntando, sulla bandiera che sovrasta il coperchio, la Medaglia d’oro al valor militare. Alle 10,36 vengono azionati gli argani e la bara scompare dietro la lastra di marmo che lentamente si chiude nel monumento ribattezzato Altare della Patria. Il re si avvicina a Tognasso, indicatogli come unico depositario del segreto del Milite ignoto, per chiedergli se può confidare a lui, primo soldato d’Italia, in quale zona fosse stato dissepolto lo sconosciuto militare. “Mi dispiace, Maestà”, si sente rispondere. “Ma io ho dato la mia parola di ufficiale di mantenere il segreto su quale cimitero di guerra fu raccolta la salma”.
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