Maria Pia Rossignaud, esploratrice del digitale con Media Duemila

Maria Pia Rossignaud. Nata a Napoli il 28 novembre 1959, è laureata in lingue e letterature straniere. Si è specializzata in giornalismo e comunicazione di massa alla Luiss.

Parlare del futuro è affar suo: Maria Pia Rossignaud – direttore no; direttora neanche; direttrice è il lessico politically correct, che ha voluto inserire nella gerenza – dirige da qualche anno Media Duemila, rivista di cultura digitale fondata da Giovanni Giovannini, uno dei più grandi giornalisti che ha avuto l’Italia. Fu un profeta sempre un passo avanti a tutti anche nel predire la crescente importanza delle tecnologie sia nei media, sia nella vita quotidiana.

La cultura digitale, quando la rivista nacque, nel 1983 – ma Maria Pia era ancora, giù per su, all’Università – era argomento di confronto per cenacoli di aruspici e futurologi; oggi, applicando un’intuizione del grande sociologo canadese Marshall McLuhan, padre del cosiddetto ‘villaggio globale’ (il medium è il messaggio, ça va sans dire), “il futuro del futuro è il presente”, la rivista si pone come un ponte fra presente e futuro.

Un ponte da rafforzare continuamente

È un’impresa che sta a pennello a Maria Pia che, nel corso del nostro incontro, grazie al suo volto mobile e sorridente, dall’intriganza carnale dei ritratti femminili di Vincenzo Gemito, non mimetizza i tratti del suo carattere volitivo e curioso, nonché i sensori della creatività sempre in moto. Si racconta con semplicità, altro tratto caratteriale che la contraddistingue, in quanto è capace di narrare le cose complesse scarnificandole e rendendole operative senza pesantezze. Se non fosse stato questo il suo approccio alla vita, infatti, non le sarebbe riuscito di lasciare il piccolo Eden quieto della natia Vico Equense, paese all’imbocco della penisola sorrentina, dove poteva avere una collocazione dirigenziale nell’impresa alberghiera di famiglia, convincendo i suoi genitori e farla studiare alle scuole superiori lontana da casa, in collegio, a Firenze (il mitico Poggio Imperiale, quello che, ai tempi, frequentò Susanna Agnelli e lo narrò in ‘Vestivamo alla marinara’), spiccando poi il volo verso il mondo.

Chiosa: “Se riesci a 12 anni a sopravvivere al tuo accento napoletano nell’occhio del ciclone della fiorentinità, ti tempri a ogni cosa e diventi cittadina del mondo. Tutto il resto, nella mia vita, è avvenuto per caso”.

Tignosa com’è – altra virtù per chi ha il giornalismo nel Dna -, all’Università Orientale di Napoli, la ‘nostra’ volle quadriennalizzare le due lingue studiate (in genere sono biennali), tant’è che il suo fu quasi un caso unico, con tanto di consenso esplicito del Rettore. La tesi in letteratura comparata (tracciò un altro ponte, quello fra Lord Byron e Madame de Staël) le valse un dottorato di ricerca all’Università di Venezia.

Herbert Marshall McLuhan (Edmonton, 1911 – Toronto, 1980) è stato un sociologo canadese. La fama di Marshall McLuhan è legata alla sua interpretazione innovativa degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società nel suo complesso sia sui comportamenti dei singoli.

La sfida di Maria Pia

“La mia famiglia senza ambizioni”, si confida, “si oppose e allora io, che ero ormai maggiorenne, mi rifugiai a Roma, a covare l’arrabbiatura a casa di una compagna di collegio. Fu lì che lessi sul giornale del bando per la prima edizione (sperimentale) del Master in giornalismo, fondato proprio quell’anno da Giovanni Giovannini all’Università Luiss. Tornai a casa e chiesi ai miei: ‘A Venezia, no. Ma a Roma mi ci mandate?’. Diedero mostra di sottovalutarmi, sfidandomi a passare l’allora durissima selezione. Che superai, sorprendendoli. Forse, avendomi persa di vista per tutti gli anni che avevo studiato fuori, manco sapevano quanto la sfida mi affascinasse”.

Direi a Maria Pia, nel nostro comune idioma che, con il senno di poi, Ogni intuppamiento è giuvamiento” (per gli ‘stranieri’ equivale a: “Si chiude una porta, si apre un portone”).

Giancarlo Siani (Napoli, 1959 – Napoli, 1985) è stato un giornalista italiano, assassinato dalla camorra.

Così la battagliera vichequensese (copyright mio), prima superò il biennio del Master, presentando anche una tesi innovativa, Canale 5, la storia di un successo (si era ancora agli anni ’80 ed il suo relatore, Giovanni Giovannini, presiedendo la Federazione degli Editori dei Giornali, Fieg, non era proprio ‘amico’ della Tv commerciale, dunque Maria Pia fu una ‘coraggiosa’ a svilupparla, allorché lui gliela propose), poi andò a lavorare al quotidiano napoletano Il Mattino. Lì ci fu uno stop.

In filigrana, la mia interlocutrice lascia involontariamente trasparire la sua sensibilità: perché il suo itinerario professionale ebbe una sosta in seguito al profondo dolore causatole dall’uccisione di Giancarlo Siani, non solo collega di giornale, ma anche amico di sempre e fidanzato di una delle sue due sorelle. La successiva tappa della sua carriera fu col quotidiano partenopeo Roma, finché questo si resse; poi, vi fu il suo ritorno nella Capitale, dove andò a a collaborare con la Scuola di giornalismo della Luiss, stavolta dall’altro lato della cattedra.

L’avventura di Media Duemila

È stata quella l’occasione di riprendere i contatti con il mio docente di tesi, Giovanni Giovannini“, narra, “che mi lanciò un’ulteriore sfida: occuparmi della digitalizzazione della rivista Media Duemila, da lui fondata oltre un decennio prima. Non ne sapevo tanto, ma mi gettai nell’arena senza batter ciglio, mettendomi a studiare html, linguaggi, architetture del web, insomma tutto quello che era necessario per lanciare in rete la ‘creatura’ di Giovannini. Pensavo che fosse semplicemente una parentesi, prima di trovare una collocazione giornalistica definitiva. E, invece, sono ancora qua”.

Giovanni Giovannini (Bibbiena, 1920 – Torino, 2008), giornalista e scrittore italiano, in una foto con Carlo Azeglio Ciampi nel 2004. Laureatosi a Torino, Giovannini intraprende l’attività di giornalista collaborando con il quotidiano cittadino, La Stampa, nel quale proseguirà la sua intera carriera, divenendone infine presidente.

Dire ‘qua’ è limitativo: è al timone, da direttrice responsabile e manager, di una vera e propria ‘Galassia’ (il termine è volutamente mcluhaniano) perché, sotto il nome di Media Duemila, non c’è soltanto la rivista cartacea, a cui va aggiungersi quella settimanale online, ma c’è anche un crogiolo di percorsi innovativi.

L’ultimo nato, in ordine di tempo, è l’Atelier di intelligenza connettiva, nuovo modo di fare brainstorming in presenza e da remoto, collegato a un network internazionale, capace di dare risposte globali, in ogni campo della social innovation, pure a problemi locali o di comparti produttivi.

Maria Pia Rossignaud ha anche un ‘complice’ scientifico, ovvero uno dei massimi esperti del settore, considerato l’erede diretto di Marshall McLuhan: è il sociologo belga, naturalizzato canadese, Derrick de Kerckhove, appassionatosi all’approccio della rivista e dal 2007 in trincea a Media Duemila, di cui è divenuto direttore scientifico. Conclude il suo racconto: “Nel 2008 la rivista aveva perso il suo profetico fondatore. Erano in pochi, sei anni fa, a pensare che avremmo potuto sopravvivergli. Ci sollecitava, però, la missione di portare avanti la battaglia di un precursore, definito ‘l’uomo dei media’ per antonomasia. La sfida è ancora in corso e ci siamo ingegnati a unire visioni intellettuali al concreto sviluppo del business tecnologico, indispensabile per la crescita del Paese. Uno sviluppo a cui Media Duemila vuole fornire anche il contributo suo e della propria compagine editoriale e redazionale”.

Fonte: futuroquotidiano.com, testata online diretta da Giampiero Marrazzo. La Barbato Ricci è stata capo-ufficio stampa alla Presidenza del Consiglio dei ministri e attualmente è nello staff di presidenza dell’UNICEF, coordinatrice e co-autrice, come antica allieva del liceo classico di Nocera Inferiore, della trilogia “Radici Nocerine: la Storia al servizio del Futuro“.

A PROPOSITO

“Staccate la spina!” e il terrorismo non avrà più futuro

A proposito di McLuhan (1911-1980) e di terrorismo rinascente: fece scalpore in Italia una sua intervista al quotidiano romano Il Tempo del 19 febbraio del 1978, durante la quale il sociologo canadese disse che, per sconfiggere il terrorismo, devastante presenza allora in Italia, bisognava “staccare la spina”.

McLuhan disse: “Bisogna staccare la spina”. Voleva dire: bisogna togliere la comunicazione e cioè non diffondere i messaggi terroristici, ossia bisogna fare silenzio sul terrorismo. È l’unico modo per spegnerlo.