Riusciranno i nostri bambini a salvarci dal potere distruttivo che anima i potenti? Il manifesto di Maria Rita Parsi in risposta a Brunello Cucinelli

“Caro Salvatore, mi ha colpita, commossa, emozionata la lettera che l’imprenditore umanista Brunello Cucinelli, in un momento della nostra storia umana tornato a sanguinare a causa del potere distruttivo, ha scritto alla propria anima girando a te le sue riflessioni. Come presidente della Fondazione Fabbrica della Pace e Movimento Bambino Onlus ho ovviamente molto apprezzato il riferimento salvifico di Cucinelli ai bambini:

“Saranno loro, i bambini, a svegliarci con la loro innocenza, la loro semplicità, la loro gioia, la loro forza che cresce nei piccoli cuori per arrivare un domani a essere loro a governare il mondo…”

Credo di farti cosa utile mandandoti questi ulteriori riflessioni da psicoterapeuta, esploratrice delle menti dei più giovani.


I bambini guardano agli adulti e fanno loro riferimento come guide amorose, umane, spirituali, educative sperando che, veramente, esse lo siano. Non sempre questo avviene e l’esempio e la competenza amorosa ed educativa che gli adulti dovrebbero dare loro, cade nel vuoto dei loro limiti, delle loro – giustificate o meno! – angosce, delle colpevoli mancanze, incompetenze, miserie, alienazioni. Quando non nelle loro gravi e non risolte patologie mentali. Ed è, allora, che i bambini si sentono disorientati, soli e senza guida, in balia di se stessi e delle loro capacità, assai spesso, alimentate da un sentimento di impotenza-onnipotenza di cavarsela anche di fronte all’impossibile. È, questo, peraltro, che raccontano le fiabe che li vedono alle prese con orchi, streghe, lupi, pericoli e minacce anche mortali. Pertanto, in momenti culturali, sociali, politici, economici, sanitari, come ancora oggi, così determinanti e, si spera, alla fine non tragici per l’Umanità intera, mentre aleggia nell’aria e, altrove, si concretizza in guerre e orridi scenari, il potere distruttivo di cui, da sempre, è afflitta l’Umanità, vorrei sottolineare, ancora una volta, le parole con le quali inizia il Manifesto del Movimento Bambino:

I bambini sono poeti: agiscono…

I Bambini, non temono la guerra perché dentro di loro si agita ogni guerra. Potrebbero semmai patirla nel corpo poiché nell’anima già la conoscono e da sempre, quale disagio e angoscia, per la presenza-assenza di adulti preparati e consapevoli o quale conflitto tra i loro genitori, a cui assistere senza poter far nulla. I bambini concepiscono di uccidere se ciò appare utile e, poi, fanno resuscitare ogni avversario quando non è più pericoloso. I bambini hanno la prudente seduttività dei deboli, la loro apparente rassegnazione ma agiscono col senso di onnipotenza dei despoti e manifestano la vocazione al martirio dei santi. Progettano fughe e ritorni; se delusi o feriti fantasizzano delitti di gelosia e vendetta ma sanno poi sorridere al perdono per tutto dimenticare poiché l’amore è alfa e omega. È alfabeto per sempre.

Il Manifesto continua, poi, elencando le difese che i bambini adottano quando perdono fiducia negli adulti. Vorrei tanto che questo Manifesto (lo riportiamo nel testo a seguire, Ndr) potesse essere letto e diffuso.

E, soprattutto, fosse letta e diffusa la poesia che lo conclude:

I Passerotti non fanno rumore

I passerotti / non fanno rumore.

Essi abitano l’aria / con un leggero battere d’ali.

Essi aspirano al nido / al conforto del cibo / e del calore.

Hanno morbide piume / come morbido è il cuore / che scandisce / nel loro petto / il tempo del vivere.

Hanno voci / così sottili e incerte / che il silenzio / può contenerle

e quando piangono / lasciano tracce di luce / negli arcobaleni / e nel vento.

Non fategli male. / La loro anima / è l’anima del mondo.

Maria Rita Parsi


A PROPOSITO/

Il Manifesto del Movimento Bambino

I Bambini sono poeti
I bambini sono poeti: agiscono.
L’arte loro è agire la realtà, è interpretarla attraverso le rappresentazioni drammatiche, comiche, gli psicodrammi che li educano e li preparano, quali prove generali, a vivere la vita nel mondo degli adulti.
I bambini sono flessibili, creativi, adattabili.
Sono pratici ma non rinunciano alla fantasia.
Sanno mescolare l’acqua del desiderio con la terra della possibilità.
Grandi architetti dalle mani piccine, mai dimenticano il cuore e il futuro.
I bambini hanno fiducia nello sviluppo, nel cambiamento anche se aspirano alla stabilità.
I bambini sono capaci di dare stabilità all’instabile, di accettare la morale di ciò che è osceno, di utilizzare l’ambivalenza come altalena della conoscenza e dell’amore.
I bambini sono roccaforti penetrabili, passerotti sparvieri, tigri di carta e peluche, precari come le loro ire brevi, come la disperazione dei loro pianti inconsolabili.

I Bambini sono il dolore fatto allegria, l’impero lillipuziano dei sensi, la disperazione che si risolve, l’ignoranza della morte che affrontano come primitivi attraversandola poiché posseggono l’alchimia che tramuta in nulla ogni giorno che nasce e muore. Hanno il cinismo della sincerità, la qualità dell’innocenza, l’esercizio violento della verità.
Non aspirano alla gloria poiché sono la gloria e vivono nel mito. Non aspirano al sesso poiché essi sono il sesso, cigni ermafroditi alla ricerca di un lago, di un piedistallo adulto, di una possibile identificazione che diverrà, poi, identità.
Non temono la guerra perché dentro di loro si agita ogni guerra. Potrebbero semmai patirla nel corpo poiché nell’anima già la conoscono e da sempre, quale disagio e angoscia per la presenza-assenza per il possesso del seno materno, terra-madre che sfama, sapere-fonte che allatta e quale conflitto tra i genitori, a cui assistere senza poter far nulla. I bambini odiano e vorrebbero eliminare ma, poi, fanno resuscitare ogni avversario quando non è più pericoloso.
I bambini hanno la prudente seduttività dei deboli, la loro apparente rassegnazione ma agiscono col senso di onnipotenza dei despoti e manifestano la vocazione al martirio dei Santi.
Progettano fughe e ritorni; se delusi o feriti fantasizzano delitti di gelosia e vendetta ma sanno poi sorridere al perdono per tutto dimenticare poiché l’amore è alfa e omega.
È alfabeto per sempre.

I Bambini non temono la fame: sono la fame.
Hanno fame di presenze come di cibo, hanno fame di cibo come d’affetto.
Conoscono ogni possibile fame poiché è da sempre che l’essere umano patisce, nell’infanzia, l’abbandono e la cacciata dal Paradiso terrestre del grembo materno.
I bambini sanno della fame poiché sono primordiali come Adamo ed Eva e osano assaggiare l’albero della Conoscenza, si fanno tentare dall’esperienza di Dio, dal sapore del Bene e del Male, dal richiamo della Bellezza.
I bambini aspirano alla pace e la realizzano nell’atto di creare e credere.
Non attendono il Messia poiché ogni bambino è un messia e un messaggero.
I bambini considerano l’infanzia un territorio su cui scorrazzare, un segreto armadio, una profonda grotta in cui rifugiarsi e attendere il tempo della crescita, la nascita del mondo degli adulti.
I bambini considerano l’infanzia carta di giornale da ritagliare in cavalli, pupazzi e soldatini; foglio bianco da ricamare e imbrattare con colori e poesie; musica di rumori quotidiani, di sapori e odori che accentuano i bisogni e i ricordi; di corpi da esplorare nei giochi di penombra e del dottore; di feste e torte, di doni e Natali, di passeggiate, gite e vacanze.

I Bambini considerano l’infanzia un lutto di nonni che muoiono, di cani e gatti che muoiono, di vecchi che muoiono e a volte, per male malissimo, anche di giovani che bisogna sotterrare tra i fiori dei cimiteri. Fiori che appassiscono e muoiono anche loro.
I bambini vivono l’infanzia come un succedersi di distacchi e di arrivi. Soprattutto distacchi.
I bambini considerano l’infanzia la bugia delle bugie. Non esistono bambini bugiardi perché i bambini abitano le bugie.
I bambini non raccontano bugie ma fiabe perché i bambini sono fatti di fiabe.
I bambini si specchiano accanto al genitore e si riconoscono solo perché nello specchio riconoscono un padre o una madre, o il padre e la madre insieme, che sono accanto a loro: “Se quella è mia madre (e/o mio padre), quello accanto a lei (a lui, a loro) sono io”.
I bambini si specchiano vestiti con gli abiti dei grandi e abitano il fantasma di genitori assenti col gusto del travestimento.
Non temono i travestimenti; essi sono già travestiti da angeli. Sono angeli travestiti.
Abitano i gabinetti e li onorano di ciò che il loro corpo produce.
Non temono gli escrementi: abitano la cacca e la pipi, il muco, il vomito, le lacrime.
Non temono il pianto: piangono con spontaneità e non sfuggono ai colpi della vita poiché amano il colpire e affrontano il rischio di essere colpiti.
E vengono colpiti: dalle mani degli adulti, dalla loro indifferenza, dalla loro disattenzione mascherata di pazienza, dall’ottusità delle loro buone intenzioni.
È facile colpire i bambini.
Tra le mani essi tengono la molle cera di loro stessi da plasmare.
Ogni colpo resta impresso, ogni azione è traccia d’anima.
I bambini osservano e partecipano.
Agiscono e stanno a guardare.
Sentono gelo e calore.
Si difendono e sono disarmati.
I bambini giudicano senza mai giudicare. Quel che somiglia a un giudizio è per loro soltanto un modo di abitare la paura.

I Bambini considerano i genitori degli dei: li temono, ne invidiano l’apparente onnipotenza; ne condividono ogni scelleratezza.
Li giustificano li imitano e se, per troppo dolore, per l’orrore di una malvagità, sono costretti a disprezzarli, come Isacco offrono loro stessi in sacrificio, affinché l’accordo con il Cielo torni a ricomporsi.
I bambini considerano l’infanzia un tempo e un tempio nel quale il loro corpo verrà provato dalla fatica di trasformarsi, esposto alla santità del crescere, preparato, attrezzato “all’Innocenza” del potere, al codice nuovo dell’amore.
L’infanzia è una prova di crescita, a volte una tragedia da attraversare ma è anche attesa di eventi luminosi e lieti, eroici, santi e belli.
Se l’infanzia di un bambino è stata buia, triste, grigia, spaventata, nessun drago, fantasma o mostro all’improvviso sconfitto, nessuna luce, egli diventa adulto ma dentro di lui il bambino aspetta, murato nel semisonno dell’attesa.
Aspetta che l’infanzia sia magica, bella e santa.
Bisogna illuminare l’infanzia per farla crescere. (Maria Rita Parsi)

¹ La scrittrice e psicoterapeuta Maria Rita Parsi di Lodrone (Roma, 1947) è nota al grande pubblico per le sue numerose pubblicazioni di tipo scientifico e divulgativo. Nel 1986 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Trovate qui l’albero dei gioielli librari della Parsi.

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