200 anni fa Leopardi compose L’Infinito. Migliaia di studenti in piazza la recitano. E io vi racconto di quando scoprii l’originale in una banca di Camerino (e un poetico fotoreportage sulle Marche)

Oltre 2.800 studenti hanno preso parte, martedì 28 maggio 2019, a una lettura collettiva de L’Infinito, poesia tra le più famose al mondo, in occasione del bicentenario della sua stesura. Lo hanno fatto nella Piazzola del Sabato del Villaggio, su cui si affaccia Casa Leopardi, e lungo tutto il centro storico di Recanati, sua città natale. Un flash mob al quale si sono uniti migliaia di ragazzi e di cittadini di tutt’Italia, ritrovandosi all’interno di istituti scolastici, di biblioteche, nelle piazze e per le strade, per recitare simultaneamente i versi dell’amato componimento. Tutto questo è #200infinito, la giornata organizzata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nata da un’idea della discendente Olimpia Leopardi.

Credo di fare cosa utile alla comunità di Giannella Channel ricordare l’incredibile vicenda della scoperta a Visso (oggi ancora ferita dal recente sisma) dell’originale de L’Infinito, avvenuta ventun’anni fa da parte mia (allora cronista per il settimanale Oggi), insieme a quelli delle altre poesie leopardiane nella cassaforte di una banca di Camerino: la mia testimonianza è arricchita da uno splendido fotoreportage di Vittorio Giannella sulle Marche leopardiane.

“L’Infinito” di Leopardi nel manoscritto autografo di proprietà del Comune di Visso.

Giacomo Taltegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi (Recanati 1798 – Napoli 1837) in un ritratto di Domenico Morelli.

È una cassetta d’acciaio grande quanto un’autoradio il posto buio e senza orizzonti dove ha abitato per mezzo secolo L’Infinito, il manoscritto originale della poesia universalmente più amata e commentata di Giacomo Leopardi.

È toccata al cronista di Oggi l’emozione di assistere alla “liberazione” del prezioso manoscritto, prima tappa per il suo viaggio che lo vedrà lasciare il chiuso caveau di una banca e tornare alla luce a luglio, finalmente e definitivamente, tra i “monti azzurri” di leopardiana memoria, quei Sibillini che oggi sono tra i più incantevoli parchi nazionali di tutta Italia e che ieri furono fonte di “pensieri immensi” e di “dolci sogni” per il poeta.

Così la collana dei luoghi leopardiani, luoghi che si stanno addobbando a festa per celebrare il bicentenario della nascita del poeta (29 giugno 1798) si arricchirà di una nuova perla: Visso, capitale del parco dei Sibillini, stupendo borgo medievale ricco di storia e di opere d’arte, dai cui amministratori sono conservati gelosamente dal lontano 1869 alcuni importanti manoscritti leopardiani a cominciare proprio da L’Infinito.

Come mai quei 15 endecasillabi sciolti e altre carte autografe, che manifestano “situazioni, affezioni, avventure storiche” dell’animo, come il Leopardi stesso scrive, rivelatori dell’intima solitudine di un genio intento a esplorare i meandri del proprio cuore e a fare della natura la sua più cara confidente, erano finiti in questo borgo distante da Recanati? C’entra la reale frequentazione della famiglia Leopardi a Visso, come fa pensare la presenza dello stemma di famiglia Iil leopardo sorreggente un giglio) che appare in più luoghi di Visso? C’entra il fatto che, alcuni decenni dopo la morte del poeta, una figlia del conte Giacomo junior, Maria Giacoma Vincenza, sposò Anton Maria Bonelli di Visso? È forse per questa via che arrivarono qui da Recanati i manoscritti leopardiani? “No”, mi chiarì il sindaco di Visso Alessandro Lucerna, classe 1933.

Arrivarono via Bologna. E va dato merito al mio predecessore di un secolo fa, il sindaco Giovan Battista Gàola-Antinori, che acquistò i manoscritti di sua tasca, per una cifra allora enorme (400 lire) da Prospero Viani, preside del liceo Galvani di Bologna. Viani fu un accanito raccoglitore delle opere leopardiane provenienti dagli amici del poeta tra i quali l’avvocato Pietro Brighenti, proprietario di una tipografia nel capoluogo emiliano, La Stamperia delle Muse, che nel 1826 pubblicò il gruppo di manoscritti destinati all’archivio comunale di Visso.

Nel 1868, trovandosi in difficoltà economiche, Viani fu costretto suo malgrado a disfarsi di una parte della sua raccolta: e cioè i sei Idilli (L’Infinito, La Sera del giorno festivo, La Ricordanza o Alla Luna, Il Sogno, Lo Spavento notturno, La Vita Solitaria), i cinque Sonetti in persona di Ser Pecora fiorentino Beccaio; l’Epistola al conte Carlo Pepoli; la prefazione alla seconda edizione del Commento alle rime del Petrarca e 14 lettere indirizzate all’editore milanese Stella.

Per la vendita, Viani si rivolse al suo amico deputato al Parlamento, l’avvocato Filippo Mariotti. Costui, legato da stima e amicizia con il sindaco di Visso (anche lui deputato) Gàola-Antinori, gli propose l’acquisto dei manoscritti e l’affare fu concluso: 400 lire, con tanto di regolare ricevuta. Il 24 marzo 1869 una lettera di Mariotti accompagna le preziose carte al sindaco di Visso: «Caro amico, ecco i manoscritti leopardiani che Visso conserverà per suo ornamento e per gloria d’Italia».

Visso li conservò in municipio ma per pochi anni. Perché una giusta preoccupazione per conservare i manoscritti, ha spinto precedenti amministratori a trovare una sistemazione più sicura da eventuali furti. E per questo motivo L’Infinito fu deposto nel dopoguerra in una cassetta di sicurezza di una banca della vicina, nobile Camerino.

Giorgio Marcolini, direttore della centralissima Banca delle Marche, ci accolse sorpreso: “Sono arrivato in questa sede una settimana prima del terremoto che ha scosso parte di Umbria e Marche e abbiamo dovuto dedicare tutti gli sforzi a gestire l’emergenza. Confesso quindi che non avevo avuto il tempo, fino al vostro arrivo, di sapere del tesoro che custodivamo”.

Camerino (Macerata). Alessandro Lucerna, sindaco del vicino comune di Visso,
mostra l’originale (a destra) dell’Infinito di Leopardi.
Il manoscritto fu acquistato 145 anni fa dal municipio di Visso per 400 lire.

Accompagnato dal sindaco e da me, il direttore scese nel caveau difeso da una porta d’acciaio, giunse davanti alla cassetta con due serrature, inserì la sua chiave seguito dal sindaco che manovrò una seconda chiave ed ecco venire alla luce L’Infinito e le altre carte ingiallite dal tempo.

Un’emozione incancellabile: chi ha visto le cartoline che riproducono l’originale trova che la differenza è come quella che passa tra vedere un amico in fotografia e incontrarlo a quattr’occhi. “Sempre caro mi fu quest’ermo colle / questa siepe, che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude…” Nei 15 endecasillabi, una sola incertezza del poeta: nelle ultime righe, laddove recita: “Così tra questa / immensità s’annega il pensier mio: / e il naufragar m’è dolce in questo mare”, la mano esitante di Giacomo cancella il termine “immensità” e lo sostituisce con “infinità”.

Davanti ai manoscritti, il sindaco s’impegnò a farli tornare a Visso e a trovare una nuova sede più degna per le carte. Impegno mantenuto.


LE PAROLE E GLI OCCHI

Le Marche di Giacomo Leopardi

foto di Vittorio Giannella

O la immaginazione tornerà in vigore e le illusioni riprenderanno corpo e sostanza in una vita energica e mobile, e la vita tornerà a essere cosa viva e non morta e la grandezza della natura e la bellezza delle cose torneranno a parere una sostanza e la religione riacquisterà il suo credito, o questo mondo diverrà un serraglio di disperati e forse anche un deserto.

Aveva previsto tutto Leopardi, su cosa sarebbe successo negli anni 2000.
 

TANTA ARTE IN MEZZO CHILOMETRO. Nella mappa i luoghi leopardiani a Recanati: il mondo che alimentò la vena del poeta è racchiuso in appena mezzo chilometro, il parco letterario più concentrato al mondo. Info: Casa Leopardi 071.9816175; Biblioteca privata Leopardi 071.7573880 – 071.7571964.

La finestra di casa Leopardi, nella città di Recanati

Viene il vento recando il suon dell’ora

dalla torre del borgo. Era conforto

questo suon, mi rimembra, alle mie notti,

quando fanciullo, nella buia stanza,

per assidui terrori io vigilava,

sospirando il mattin

da Le ricordanze

La ginestra, penultima lirica di Leopardi, scritta nella primavera del 1836 a Torre del Greco nella villa Ferrigni

Odorata ginestra,

contenta dei deserti. Anco ti vidi

de tuoi steli abbellir l’erme contrade

che cingon le cittade…

Di dolcissimo odor mandi un profumo,

che il deserto consola

da La ginestra

Greto del fiume Potenza. Recanati sorge sulla cima di un colle tra le valli del Potenza e del Musone.

Lungi dal proprio ramo,

povera foglia frale,

dove vai tu ?- Dal faggio

là dov’io nacqui, mi divise il vento.

Esso tornando, a volo

dal bosco alla campagna,

dalla valle mi porta alla montagna

da Imitazione

Campo di grano e temporale in arrivo.

Di giugno il mese fertile

è giunto ; abbonda il grano

e nitido biondeggia,

ed offrono al villano

le spiche colme e spesse

un’abbondante messe.

da La campagna

Nebbia sul fiume Potenza. Sullo sfondo, Loreto.

Passata è la tempesta…

Ecco il sereno

Rompe là da ponente, alla montagna;

sgombrasi la campagna,

e chiaro nella valle il fiume appare.

da La quiete dopo la tempesta

Chiarore di luna sul mar Adriatico.

Spandeva il suo chiaror per ogni banda

la sorella del sole, e fea d’argento

gli arbori ch’a quel loco eran ghirlanda

da Appressamento della morte

Campo di papaveri attorno a Recanati.

Primavera dintorno

brilla nell’aria, e per li campi esulta,

sì ch’a mirarla intenerisce il core

da Il passero solitario

La luna illumina Recanati.

Dolce e chiara è la notte e senza vento,

e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti

posa la luna, e di lontan rivela

serena ogni montagna. O donna mia,

già tace ogni sentiero, e pei balconi

rara traluce la notturna lampa

da La sera del di di festa

Campagna ben curata attorno a Recanati.

Sarà per queste piagge, ove non altro

che lieti colli e spaziosi campi

m’apri alla vista.

da La vita solitaria

Rugiada di mattina tra Osimo e Montefano.

Limpido il mar da lungi e le campagne

e le foreste, e tutte ad una ad una

le cime si scoprian delle montagne.

In questa ombra giacea la valle bruna,

e i collicelli intorno rivestìa

del suo candor la rugiadosa luna.

da Appressamento della morte

Veduta notturna di Recanati, e della Chiesa di S.Maria.

Questo giorno ch’omai cede alla sera,

Festeggiar si costuma al nostro borgo.

Odi per lo seren un suon di squilla,

Odi spesso un tonar di ferree canne,

Che rimbomba lontan di villa in villa.

da Il passero solitario

Eclissi di luna.

Odi, Melisso: io vò contarti un sogno

Di questa notte, che mi torna a mente

In riveder la luna. Io me ne stava

Alla finestra che risponde al prato,

Guardando in alto: ed ecco all’improvviso

Distaccasi la luna; mi parea

Che quando nel cader s’approssimava,

Tanto crescesse al guardo; infin che venne

A dar di colpo in mezzo al prato.

da Alceta

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).
Vittorio Giannella (Trinitapoli, BT, 1961) ha fatto delle sue passioni (natura, fotografia, viaggi) un affascinante lavoro. Collabora da anni con riviste come Bell’Italia, Touring, Bell’Europa, Travelglobe, WeekendIn, Confidenze, Donna Moderna, Madre e all’estero con Terre Sauvage, Der Spiegel, Geo, New York Times e con la collaborazione di Airone e UNESCO ha realizzato un reportage sulla Micronesia. Ha vinto numerosi premi tra cui il “Tourism Photo of the Year” di Singapore. Tre primi premi Agfa Gevaert. La sua mostra itinerante ha un titolo eloquente: “Quando fotografia fa rima con poesia”, ritratti di paesaggi che hanno ispirato le più belle parole di poeti e scrittori.