Storia d’una coperta. “Ecco che un giorno ella viene e vede, sul nostro letto matrimoniale, una coperta nuova, di seta verde, che ha ancora il segno delle pieghe e l’odore della stoffa appena uscita dalla fabbrica. La camera ne è tutta illuminata come da un riflesso di primavera, e gli oggetti, anche i più umili, se ne rallegrano. Il pino, davanti alla vetrata della loggia, sembra quasi geloso, e fa di tutto per essere anche lui più verde del solito”.
Storia d’una coperta
Ecco che un giorno ella viene e vede, sul nostro letto matrimoniale, una coperta nuova, di seta verde, che ha ancora il segno delle pieghe e l’odore della stoffa appena uscita dalla fabbrica. La camera ne è tutta illuminata come da un riflesso di primavera, e gli oggetti, anche i più umili, se ne rallegrano. Il pino, davanti alla vetrata della loggia, sembra quasi geloso, e fa di tutto per essere anche lui più verde del solito.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
L’anello di platino. “Andata via la signora Pùliga, rimasero dunque sole, la futura suocera, bianca e tonda come la luna piena, e l’aspirante nuora, bionda esile come la luna nuova; sole, nella stanza da pranzo, che col suo decente divano ricco di cuscini chiari con ricami di colombi, rami di pesco, grifoni e ragni, e le belle credenze coi vetri smerigliati, funzionava anche da salotto”.
L’anello di platino
Andata via la signora Pùliga, rimasero dunque sole, la futura suocera, bianca e tonda come la luna piena, e l’aspirante nuora, bionda esile come la luna nuova; sole, nella stanza da pranzo, che col suo decente divano ricco di cuscini chiari con ricami di colombi, rami di pesco, grifoni e ragni, e le belle credenze coi vetri smerigliati, funzionava anche da salotto.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
Scherzi di primavera. Notte d’aprile, improvvisamente calda, dopo un lungo prepotente inverno che non si stancava di torturare la terra coi suoi furori. Adesso finalmente se n’era andato; e la terra dormiva tranquilla: ma era il sonno fecondo della primavera”.
Scherzi di primavera
Notte d’aprile, improvvisamente calda, dopo un lungo prepotente inverno che non si stancava di torturare la terra coi suoi furori. Adesso finalmente se n’era andato; e la terra dormiva tranquilla: ma era il sonno fecondo della primavera.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
I diavoli nel quartiere. “Fra la nostra e le case dei vicini sorgeva un villino a due piani, con una striscia di giardino davanti, completamente disabitato. I proprietari lo avevano fatto ripulire, da cima a fondo, con l’intenzione di venderlo; ma poiché ne pretendevano un prezzo esagerato, nessuno si presentava a comprarlo. Padroni, per adesso, ne erano i gatti del vicinato, che, dopo le loro feroci lotte amorose, si sdraiavano sulle gramigne delle aiuole o s’arrampicavano fino alla loggia del pian terreno”.
I diavoli nel quartiere
Fra la nostra e le case dei vicini sorgeva un villino a due piani, con una striscia di giardino davanti, completamente disabitato. I proprietari lo avevano fatto ripulire, da cima a fondo, con l’intenzione di venderlo; ma poiché ne pretendevano un prezzo esagerato, nessuno si presentava a comprarlo. Padroni, per adesso, ne erano i gatti del vicinato, che, dopo le loro feroci lotte amorose, si sdraiavano sulle gramigne delle aiuole o s’arrampicavano fino alla loggia del pian terreno.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
Lo stracciaiolo del bosco. “Era giovane ancora, alto, dritto nonostante il suo pesante fardello: vestito decentemente di panno scuro, con un cappelluccio nero calcato sopra le grandi orecchie rosse, aveva, nel viso abbronzato e accigliato, due vividi occhi verdognoli che parevano di diaspro”.
Lo stracciaiolo del bosco
Era giovane ancora, alto, dritto nonostante il suo pesante fardello: vestito decentemente di panno scuro, con un cappelluccio nero calcato sopra le grandi orecchie rosse, aveva, nel viso abbronzato e accigliato, due vividi occhi verdognoli che parevano di diaspro.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
Bonaccia. “Sì, il tenero sole di autunno fa bene al cuore. Ed anche i pescatori, nel tirare le corde della lunga rete che pareva venisse dall’altra riva del mare, si sentivano tutti caldi di bontà, di allegria, di appetito. È vero che nella mattinata avevano preso e subito spedito al mercato un bel quintale di pesce quasi tutto grosso e fino: adesso toccava a loro, e già ciascuno di essi faceva conto di succhiarsi uno sgombro e una fetta di razza, oltre il pane inzuppato nel brodetto”.
Bonaccia
Sì, il tenero sole di autunno fa bene al cuore. Ed anche i pescatori, nel tirare le corde della lunga rete che pareva venisse dall’altra riva del mare, si sentivano tutti caldi di bontà, di allegria, di appetito. È vero che nella mattinata avevano preso e subito spedito al mercato un bel quintale di pesce quasi tutto grosso e fino: adesso toccava a loro, e già ciascuno di essi faceva conto di succhiarsi uno sgombro e una fetta di razza, oltre il pane inzuppato nel brodetto.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
Occhi celesti. “Come spesso le piaceva fare, la signora andò a sedersi sul divano del salotto, nell’angolo dal quale meglio si vedeva la finestra sul giardino. Era quasi sera; una sera di maggio, ancora fresca, ma con già lievi rossori estivi ad occidente”.
Occhi celesti
Come spesso le piaceva fare, la signora andò a sedersi sul divano del salotto, nell’angolo dal quale meglio si vedeva la finestra sul giardino. Era quasi sera; una sera di maggio, ancora fresca, ma con già lievi rossori estivi ad occidente.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
La Madonna del topo. “Il modello della Vergine era una sua bionda servetta, procuratagli da pochi giorni dal padrone di casa: una bimba quasi, con le lunghe trecce attorcigliate intorno alla testa, con la fronte d’avorio, grande, prominente, e i nerissimi occhi lunghi, pieni di languore e di sofferenza. Il resto del visetto scivolava giù con la bocca quasi invisibile e il mento giallino, non più grosso di una ciliegia acerba. Era triste, silenziosa, timida; e forse la sua morbosa paura dei topi aveva dato al pittore la prima idea del quadretto”.
La Madonna del topo
Il modello della Vergine era una sua bionda servetta, procuratagli da pochi giorni dal padrone di casa: una bimba quasi, con le lunghe trecce attorcigliate intorno alla testa, con la fronte d’avorio, grande, prominente, e i nerissimi occhi lunghi, pieni di languore e di sofferenza. Il resto del visetto scivolava giù con la bocca quasi invisibile e il mento giallino, non più grosso di una ciliegia acerba. Era triste, silenziosa, timida; e forse la sua morbosa paura dei topi aveva dato al pittore la prima idea del quadretto.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
Il tappeto. “Dalle lontananze verso Ravenna si avanzò la figura rossa di una donna, che aveva nello stesso tempo la mansuetudine veloce del cammello e la sveltezza rapace della zingara. Con un pesante carico sulle spalle, e cassette e sacchi in mano, pareva venisse dall’antica città, con un tesoro rubato a qualche principessa bizantina”.
Il tappeto
Dalle lontananze verso Ravenna si avanzò la figura rossa di una donna, che aveva nello stesso tempo la mansuetudine veloce del cammello e la sveltezza rapace della zingara. Con un pesante carico sulle spalle, e cassette e sacchi in mano, pareva venisse dall’antica città, con un tesoro rubato a qualche principessa bizantina.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)
La grazia. “I miei primi piccoli successi letterari furono accompagnati, come certi grandi successi, da vivi dispiaceri. In famiglia mi si proibiva di scrivere: poiché il mio avvenire doveva essere ben altro di quello che io sognavo: doveva essere cioè un avvenire casalingo, di lavoro esclusivamente domestico, di nuda realtà, di numerosa figliolanza”.
La grazia
I miei primi piccoli successi letterari furono accompagnati, come certi grandi successi, da vivi dispiaceri. In famiglia mi si proibiva di scrivere: poiché il mio avvenire doveva essere ben altro di quello che io sognavo: doveva essere cioè un avvenire casalingo, di lavoro esclusivamente domestico, di nuda realtà, di numerosa figliolanza.
(Onorio Bravi, 2017, graffito su pannello 20x35cm)