Wanda Diaz, la bambina che guardava le stelle sulla spiaggia di Porto Rico è l’astrofisica che, operando in Toscana, ha trasformato le stelle in suoni

Il mio sospetto è che l’universo sia

non solo più strano di quanto immaginiamo,

ma più di quanto possiamo immaginare.

John Haldane, Possible Worlds

Caro Salvatore, dove andiamo a ricominciare per illuminare un mondo migliore? Ti propongo di seguire la scia delle stelle e ti voglio parlare di Wanda Diaz (nella foto di copertina: cortesia Bret Hartman / TED), una famosa astrofisica portoricana che attualmente lavora presso l’Osservatorio europeo di onde gravitazionali che si trova a Cascina, nella campagna vicino Pisa. Wanda è una di quelle persone che il sociologo statunitense Paul Ray definirebbe una “creativa culturale”, una persona cioè dotata di una nuova visione, impegnata a costruire un mondo etico ed ecosostenibile.

Sono molto legata a questa espressione perché mi ricorda che sotto le ceneri della nostra umanità qualcosa si muove. I mass media, quotidianamente impegnati con le loro prime pagine che trasudano paura e orrori, rispecchiano una visione unilaterale della nostra società: inquinata, corrotta e sporca; una gigantesca macchina casuale e determinata della quale tutti, a malincuore, sentiamo di fare parte come pezzi inerti di un grande ingranaggio che ormai da tempo ha iniziato a scricchiolare.

Ma oggi abbiamo compreso che questo è vero soltanto in parte, perché la fisica moderna si è aperta a nuovi paradigmi e l’Universo ci appare davanti come un organismo vivente, un Tutto dinamico, inseparabile, che comprende l’osservatore in modo essenziale.

Esistono molti professionisti, scienziati e artisti impegnati a promuovere una nuova visione in cui ognuno di noi, proprio come in una grande rete, è chiamato a dare il suo contributo; potremo quindi ricominciare parlando di “creativi culturali” ed eccomi dunque a parlare di Wanda.

Una striscia colorata in cielo

La sua storia inizia su una spiaggia dell’isola caraibica di Porto Rico quando, ancora bambina, era intenta a pescare con i suoi genitori. Una sera come tante qualcosa attirò la sua attenzione: una striscia colorata sovrastò il cielo per una frazione di secondi. Quel fenomeno la colpì profondamente; ricorda di aver guardato in alto, gli occhi verdi come l’acqua che schiumava davanti a lei si tinsero di mistero e un’esclamazione scappò dalla sua bocca.

Non è un miracolo, è soltanto una pietra caduta dal cielo. Tutto ha una ragione, le disse il padre impegnato con la rete da pesca, accertandosi che sua figlia rimanesse con i piedi ben piantati nella sabbia calda che circondava il mare.

Ma la ragione agli occhi di una bambina non significa niente, ed è in quel momento che la curiosità di Wanda si estese alle stelle.

Mentre conversiamo è primavera, e nella sua casa di Pisa con lo sfondo di un ciliegio fiorito le chiedo: «Perché le stelle?». Lei, con la stessa luce che le immagino da bambina, risponde semplicemente: «Perché qui in terra e là in cielo è la stessa cosa». Poi, come un attore nel suo teatro, agita le mani in aria:

Ogni volta che una stella esplode disperde tantissimi elementi che danno vita a galassie e a corpi stellari in un processo lento e costante dal quale sorge il mezzo interstellare. Tutto questo accade in ogni momento sopra alle nostre teste. Proprio come succede sulla terra, non è un processo di estinzione, ma di cambiamento e di evoluzione.

Rimango sconvolta, e quella stupida domanda che spesso rivolgo a me stessa su cosa ci fosse prima del Big Bang, o meglio, cosa ha fatto bang, implode dentro di me in una profonda sensazione di pace.

(Qui e in apertura) Wanda Diaz Merced durante una conferenza per TED Talks. In basso, il video completo.

Una malattia non l’ha fermata

Wanda mi racconta del college e del secondo posto vinto alla Fiera della scienza, momento che segna un punto di svolta che la incoraggia verso la carriera scientifica. In seguito, infatti, studia fisica all’Università di Porto Rico, pur con grande difficoltà dato che una degenerazione del diabete le toglierà gradualmente la vista fino a renderla completamente cieca. Consegue il dottorato di ricerca presso l’Università di Glasgow. È proprio durante gli anni dell’Università che Wanda si rende conto che la scienza è ristretta a un gruppo di persone e che chi ha delle difficoltà o delle disabilità fisiche non ha le stesse possibilità che hanno gli altri. Un profondo senso etico le infonde coraggio, ci tiene a dimostrare che siamo tutti uguali e dotati di pari intelligenza, ma soprattutto che l’intelligenza può fluire attraverso tutti i nostri sensi.

Un giorno un amico la invita a casa, vuole mostrarle qualcosa: in un angolo, un ricevitore di un radiotelescopio è appoggiato su un tavolo. Wanda non lo prende sul serio, le sembra soltanto un gioco, uno dei tanti esperimenti che si fanno a scuola. Quando l’amico lo accende, il radiotelescopio emette un fastidioso fruscio.

«Spegnilo! Che cos’è questo rumore?», chiede.

«Si tratta del rumore galattico di fondo», risponde l’amico, ed è in quel momento che l’intuizione colpisce Wanda come in una folgorazione, cambiando la sua vita per sempre.

Quello strano strumento capace di convertire la differenza di potenziale in suono apre nella sua mente porte che prima erano chiuse. Wanda sente di dover seguire il cammino del suono e sperimentare se può essere utile o meno per fare scienza, perché prima di tutto è uno scienziato. Il processo di “audificazione” al quale poi, deciderà di dedicare la sua ricerca può far sì che anche un ipovedente sia in grado di studiare le stelle.

Dopo Glasgow è la volta dell’Harvard Smithsonian Center per l’Astrofisica, dove viene accettata come borsista post-dottorato e poi di un corso alla NASA; quello che emerge dal suo impegno è l’utilizzo della “sonificazione” per trasformare grandi set di dati in suoni udibili. Wanda si accorge che la curva che descrive l’intensità dell’esplosione dei lampi gamma nel tempo non è che una conversione dei numeri in una traccia visiva e che questi numeri possono essere riconvertiti in suono. Grazie ai suoi studi nel 2017 riceve il Trofeo Estrella Luike.

Non soltanto il suo lavoro ha permesso agli studenti ipovedenti di tutto il mondo di studiare le stelle, ma ha dato il via a un approccio rivoluzionario; oggi gli astronomi si avvalgono di questo metodo ricavandone una moltitudine di dati e di informazioni.

Wanda Diaz con uno dei suoi maestri, l’ingegnere informatico della NASA, Bobby Candey. (credit: NASA)

Un laboratorio all’avanguardia presso Pisa

È in Italia, precisamente a Cascina (Pisa), il primo osservatorio impegnato a far rivivere e a sviluppare il concetto di sonificazione, che era quasi del tutto scartato e dimenticato; grazie a Wanda e al suo capo Stavros Katsanevas, una nuova metodologia di studio sta lentamente cambiando la concezione del modo di fare scienza.

Continuiamo a parlare ed emerge chiaramente la figura di una donna completamente intrisa di spiritualità. È evidente come lo spirito di esplorazione insito nella scienza e nella filosofia, sia nato in lei dal desiderio di carpire il mistero e dalla necessità profonda di stabilire una connessione con esso. Viene a contatto col Buddismo già da ragazza, per le strade di Porto Rico, e subito avverte dentro di lei una speciale connessione, ma è all’Università che inizia la pratica vera e propria, complice la compagna di stanza dei tempi. Sarà proprio il Buddismo a spingerla verso l’indagine scientifica e ad aprire la sua mente razionale all’intuizione.

Come spiega Lama Anagarika Govinda,

il Buddhista non crede in un mondo esterno indipendente o che esiste separatamente, tra cui le forze dinamiche egli può inserirsi. Il mondo esterno e il suo mondo interiore sono per lui due facce di uno stesso tessuto in cui i fili di tutte le forze, di tutti gli avvenimenti, di tutte le forme di coscienza e dei loro oggetti sono intrecciati in una inestricabile rete di relazioni infinite e reciprocamente condizionate.

Wanda Díaz-Merced a Cascina (Pisa), al lavoro sul rivelatore di onde gravitazionali Virgo. (Credit: Enrico Sacchetti per “Nature”)

Proseguiamo la conversazione:

Se il mondo scientifico accettasse semplicemente che la scienza e la spiritualità sono un tutt’uno e che non sono separate, il ragionamento umano potrebbe essere ampliato a un nuovo paradigma omnicomprensivo” mi confida Wanda.

Prima di salutarci parliamo del nuovo mondo che ci aspetta, augurandoci che presto o tardi la scienza e la spiritualità non saranno più separate. Non parliamo di dogmi o di religione, ma di quell’istinto puro insito nell’essere umano di conoscere le cose e di tentare di stabilire un contatto con esse.

Nonostante la retinopatia diabetica l’abbia reso cieca dall’età di vent’anni, Wanda non si arrende e continua a seguire la scia delle stelle, dimostrando che ciascuno di noi, qualsiasi sia la propria condizione, può dare il suo contributo.

Mentre un pugno di uomini è impegnato a fare la guerra, a generare odio e distruzione, esistono “creativi culturali”, persone che in silenzio si impegnano ogni giorno per rendere questo mondo un posto migliore e ricco di possibilità per tutti.

* Aurora Adorno (Firenze, 1978) si laurea in Scienze della Comunicazione con tesi sul processo creativo, corso di specializzazione in Marketing; più tardi frequenta il corso per sceneggiatori della scuola Immagina di Firenze. Autrice di Francesco Adorno, un filosofo a Firenze (Diogene Multimedia), tema al quale ha dedicato anche la sceneggiatura di un docu-film su cui spera che si posino occhi curiosi di un produttore. Opere precedenti: Solo per ragazze (Zella Editore), la commedia Bubble (Herald Editore), autrice del racconto La donna che non si accontentava nella raccolta Amarsi (Rudis). Scrive per la rivista online Myrrha i doni del Sud. Ha firmato vari cortometraggi.