Per Pasqua le donne di Federico II
raccontano in Puglia
le trame dell’imperatore
che stupì il mondo

Costanza d’Aragona, moglie di Federico II.

GROTTAGLIE (Taranto)
Le tante mogli di Federico II di Svevia, da Costanza d’Aragona a Isabella d’Inghilterra, la madre Costanza d’Altavilla e poi le sue amanti. Sono queste le donne di Federico II, re di Sicilia, re di Gerusalemme, imperatore dei Romani, re d’Italia e re di Germania che trovano spazio nella rappresentazione artistica del ceramista e scultore Domenico Pinto e narrano il mito e la leggenda del poliedrico imperatore “stupor mundi”.

Le donne di Federico è l’originale mostra gratuita aperta al pubblico da giovedì 2 aprile fino a giovedì 9 aprile (h. 9-13, 16-20) nella bizzarra grotta ipogea scavata a mano del 1200, nel cuore dell’antico quartiere delle ceramiche di Grottaglie, la città pugliese che vanta, all’interno delle 28 città della ceramica italiana, il più vasto e importante “Quartiere delle Ceramiche” in ambiente rupestre ancora in attività.

Ben 22 statue in ceramica che rappresentano non solo il mondo femminile del grande imperatore ma anche figure maschili, vestite di regale autorità e a cavallo. Personaggi che hanno partecipato agli intrighi di corte come Pier delle Vigne, Manfredi, Tommaso da Oria e poi naturalmente lo stesso Federico II di Svevia.

Figure lunghe e nobili appaiono come un’idea arcaica quasi fossero divinità nell’orgoglio storico di un popolo. I visi affusolati, fissi solenni, gli abiti dorati e impreziositi da colori ricchi, dame eleganti e cavalieri autorevoli nascondono le trame narrative della storia di Federico II ed evocano i fasti e i luoghi della corte sveva.

L’artista Domenico Pinto. Nato a Grottaglie, ha insegnato Decorazione ceramica presso il locale Istituto Statale d’Arte. È stato allievo del maestro capasonaro Ciro La Grotta. instancabile opera di lettura e rivisitazione della tradizione ceramica grottagliese.

Le opere sono tutte realizzate in terracotta ingobbiata e invetriata con lustri e oro zecchino (72×50) visitabili nella nicchia rurale ai piedi delle mura del Castello Episcopio di Grottaglie. Domenico Pinto con pazienza è riuscito a trasformare una probabile via di fuga ai tempi della guerra in un sala espositiva di via Crispi, discesa storica che racchiude le tante botteghe della ceramica grottagliese.

Le donne di Federico vuole rappresentare la cultura, la storia, l’architettura della Puglia permeate da quel fascino misterioso che da sempre alimenta nell’uomo del Sud la figura di Federico II di Svevia. Pinto ci offre così forme e immagini che appagano non solo il nostro bisogno di bellezza ma anche la necessità, di sentirci raccontare delle storie.

Particolarmente sensibile ai problemi della ceramica e della cultura grottagliese tradizionale, Domenico Pinto compie enormi sforzi per il rinnovo e la rivisitazione delle forme e dei decori popolari, attingendo non solo alle sue tecniche, ai suoi valori e alla sua simbologia, sintetizzando e armonizzando la tradizione locale con la ricerca e l’innovazione.

Costanza d’Altavilla, madre di Federico

(retro) Costanza d’Altavilla, madre di Federico

Federico II di Svevia

Bianca Lancia, ultima moglie di Federico

Costanza d’Aragona, moglie di Federico II.

Per informazioni 099.5628440, 348.5492334; mail domenicopinto45@libero.it; web ceramichepinto.it. Addetta stampa: Daniela Fabietti, 333.1979415

A PROPOSITO

Due, tre cose che vorreste sapere di madre e mogli di Federico

di Renato Russo*

  • Mamma Costanza: nozze in una Milano polare. Il 27 gennaio 1186, dopo pochi mesi di fidanzamento, senza che si conoscessero, Costanza d’Altavilla, figlia postuma di Ruggero II il Normanno e della sua terza moglie Rhetel, andava sposa a Enrico VI di Svevia, secondogenito di Federico Barbarossa e di Beatrice di Borgogna. Lo sposo aveva 21 anni, la sposa dieci anni in più. Il matrimonio era stato celebrato in Sant’Ambrogio, in una Milano ancora devastata dalla distruzione, avvenuta 24 anni prima, a opera del padre del re, il grande Barbarossa. Poi i milanesi si erano ripresi la loro rivincita con la vittoria di Legnano, il 29 maggio 1176. Poiché il Duomo era ridotto a un granaio, la cerimonia fu celebrata sul sagrato della chiesa, in un clima rigidissimo. Tanto Enrico che Costanza ricevettero la Corona di ferro dei Longobardi. Il banchetto nuziale ebbe luogo in un grandioso ma freddo e desolato padiglione allestito poco lontano.
  • Partorì a 40 anni sotto una tenda aperta al pubblico. Il 26 dicembre del 1194 Costanza, a 40 anni, mentre era in viaggio verso Palermo, si fermò a Jesi dove mise al mondo il suo primo e unico figlio. La regina, infatti, avendo quel figlio dopo otto anni di matrimonio e temendo le maldicenze del popolo, ordinò che fosse montata al centro della piazza una grande tenda dove invitò ad assistere al parto i nobili e le donne del paese, perché non vi fossero dubbi sulla sua maternità.
  • Morì di dissenteria, lasciando il figlio di quattro anni. Costanza morì il 27 novembre del ’98 e, come il marito, anche lei di dissenteria, un vero flagello per quei tempi. Fu sepolta accanto a lui nel Duomo di Palermo. Lasciava un mondo e un figlio di quattro anni (tre dei quali li aveva passati lontano dalla madre) che nel testamento affidava alla tutela del papa.
  • Federico sposò Costanza d’Aragona già vedova. Costanza, la primogenita di Alfonso d’Aragona, era rimasta vedova a 25 anni ma piacente e soprattutto più matura per l’ancora acerbo sovrano Federico, 15enne. Scelta che si rivelerà indovinata. Matrimonio a Palermo, lei porta in dote un contingente di 500 cavalieri.
  • Lei morì di malaria, dopo 13 anni di matrimonio. Sola e dimenticata, Costanza si spense di malaria a Catania dove si era recata per trascorrere l’estate, il 23 giugno 1222. Aveva 38 anni. Il marito era in Puglia. Poi dettò l’epitaffio ancora oggi leggibile sulla lapide della prima delle sue quattro mogli: “Io Costanza fui regina e imperatrice di Sicilia. Ora dimoro qui, Federico, tua sposa”.
  • Da Isabella nasce prima una femmina che farà una brutta fine. Nel dicembre 1236 nasce la primogenita di Isabella e di Federico: Margherita, che farà una brutta fine. Andrà infatti in sposa ad Alberto di Meissen, passato alla storia con il poco raccomandabile soprannome di Alberto il Degenerato. Anche il secondogenito, Carlotto, farà una brutta fine: sarà infatti assassinato, a soli 15 anni, dal fratellastro Corrado, figlio di Iolanda di Brienne, per una imperdonabile ingenuità. Avrebbe infatti rivelato al bieco fratello che il papa, dopo averlo scomunicato, contava invece su di lui per ripristinare la monarchia sveva. Ma non passeranno molti mesi che Corrado sarà a sua volta assassinato dall’altro fratellastro, Manfredi, il buono della famiglia, il figlio di Bianca Lancia. Ma questa è un’altra storia.
  • Segno distintivo: erano tutte sole. Era angosciante la solitudine alla quale sottoponeva le sue donne. Una conferma viene dalla amara descrizione lasciataci da Alberto di Boemia: “Segregate in un labirinto, le rese quasi invisibili ed escluse dall’amore dei loro stessi figli; l’asfissiante regime quasi carcerario al quale le infelici erano sottoposte, le soffocò al punto che per esse morire era una liberazione e vivere un tormento”.

(Note estratte dal libro di Renato Russo, prolifico scrittore federiciano ed editore, su “Le donne di Federico”, Editrice Rotas, Barletta, tel. 0883.536323)