Il Poeta famoso? Fa crescere gli affari di una città almeno 4 volte. Ecco la classifica dei più ‘redditizi’

Poeti, santi e navigatori: a partire dai primi, la letteratura è una questione di brand economico. Gli autori più celebri e le loro opere, da Catullo a Leopardi, danno lustro e visibilità a borghi e località altrimenti ignoti. Centri minori di poche anime sparsi lungo la penisola, che devono la propria riconoscibilità al “big” letterario che qui è nato, oppure vi ha soggiornato rendendoli celebri e immortali nei propri versi.

Recanati: Piazzetta (o Piazzuola) del Sabato del Villaggio: sulla quale si affaccia Palazzo Leopardi. Ivi si trova la casa di Silvia e la chiesa di Santa Maria in Montemorello (XVI secolo), nel cui fonte battesimale fu battezzato Giacomo Leopardi nel 1798.

E così i Colli dell’Infinito sono “cari” non solo a Giacomo Leopardi: un poeta in casa fa triplicare la riconoscibilità di Recanati. In pratica, in termini di reputazione economica, il brand della località maceratese “deve” al grande scrittore più di 1,4 miliardi di euro.

Aci Trezza, piccolo borgo di pescatori nel catanese, sembra essere stato “scoperto” dai suoi abitanti più famosi, la famiglia de “I Malavoglia”, che fanno crescere di quattro volte il brand del paese (826 milioni di Euro).

E in Lombardia, la villa di famiglia del poeta latino Catullo e le sue celebri Grotte fanno guadagnare alla località turistica di Sirmione quasi 600 milioni di euro. Persino una storia di “confino” regala al comune salernitano di Eboli il suo pezzo di celebrità (500 milioni di euro di brand in più). Mentre le avventure del burattino Pinocchio danno alla frazione di Collodi quasi 400 milioni di euro di brand, così come la penna di Giovanni Boccaccio ha un valore economico per Certaldo, sua città natale. E infine, “I cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar” regalano alla frazione di Castagneto, patria di Giosuè Carducci, oltre 100 milioni di euro.

È quanto emerge da una stima dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza – a partire da Anholt Brand Index, su dati Registro Imprese, Istat, siti web ufficiali, Eurostat,  – relativa al progetto ERI (Economic Reputation Index).  Il valore aggiunto del brand per ogni Comune è stato calcolato sulla base di alcuni parametri di vivacità economica, imprenditoriale, e prendendo in considerazione il valore economico del territorio, la conoscibilità dei luoghi e dei personaggi e confrontato con realtà analoghe con le stesse caratteristiche, “ma senza poeta”.  

 

Aumento del brand dovuto al “poeta” (in euro)

Giacomo Leopardi Recanati MC 1.438.989.000
Giovanni Verga Aci Trezza CT 826.613.000
Catullo Sirmione BS 577.043.000
Carlo Levi Eboli SA 500.077.000
Carlo Collodi Collodi PT 389.745.000
Giovanni Boccaccio Certaldo FI 348.845.000
Giosuè Carducci Bolgheri LI 113.134.000
Gabriele D’Annunzio Gardone Riviera BS 87.163.000

A PROPOSITO

Quando Gianni decise di assumere un poeta, Tonino Guerra, per vivificare la valle del Marecchia

di Valentina Giannella*

Prima che le statistiche della Camera di Commercio di Monza e Brianza rendessero palese il valore anche economico della poesia, un’anticipazione di questa realtà l’avevamo vista e seguita con i nostri occhi, in questo ultimo quarto di secolo, a Pennabilli e nella Valmarecchia dove un barbiere e storico del posto aveva avuto tanti anni prima un’intuizione vincente. Come rivelano le righe che seguono. (s.g.)

Pennabilli 2010: Gianfranco Gianni (Gianni), sulla destra, con Tonino Guerra, Clelia Giannini (figlia di Gianni) e, sulla sinistra, Lora Kreindlina Guerra, sposa russa di Tonino.

La prima volta che ho incontrato Tonino, vent’anni fa, avevo 17 anni. Mio padre preparava con lui un numero speciale di Airone, il mensile di natura e civiltà della Giorgio Mondadori che all’epoca dirigeva. Era un numero dedicato alla Valmarecchia, territorio a cavallo tra Marche e Romagna i cui paesaggi, oggi indicati da lodevoli balconi-panorama*, ispirarono i grandi artisti del Rinascimento italiano (Leonardo, Raffaello, Piero della Francesca) e in cui Tonino aveva costruito il proprio nido poetico dopo aver lasciato Roma nel 1984, in cerca di un luogo che alimentasse la sua fame continua di bellezza.

A convincerlo a lasciare Cinecittà ma anche la nativa Santarcangelo di Romagna era stato Gianfranco Giannini, detto Gianni, il famoso Gianni dello spot Unieuro. Un personaggio senza tempo, allora barbiere del borgo marchigiano (Pennabilli è passata alla provincia di Rimini nel 2009) che ebbe una intuizione rivelatasi con il passare del tempo formidabile: trasformare la valle grazie alla regia di un poeta, all’arte di Tonino. E così fece, per quasi trent’anni. Quei due, insieme, hanno seminato tra le pietre e i mandorli della Valmarecchia tappeti di mosaico, alberi d’acqua, orti dei frutti dimenticati e musei con un quadro solo.

Hanno costruito quelli che Tonino chiamava “i luoghi dell’anima” e contaminato la cultura locale con blitz di artisti provenienti da ogni parte del mondo. Hanno creato giardini di pietra e rilanciato il nome del Montefeltro fino in Tibet. Persino il Dalai Lama (due volte in visita a Pennabilli, paese di origine di Orazio Olivieri, monaco che nel XVIII secolo si spinse fino a Lhasa e scrisse il primo Dizionario italo-tibetano) è stato travolto dalla loro poetica energia. Insieme, Tonino e Gianni, erano una potenza. Erano l’ottimismo dell’arte, della cultura, della bellezza.

Gianni, dal 21 marzo 2012, è rimasto senza Tonino. Nella sua Pennabilli e nella Valmarecchia vivificata, poeticamente e anche economicamente dal poeta, proprio come lui aveva intuito trent’anni prima. Auguriamoci, come paese Italia, di trovare uno, cento, mille  Gianni perché l’economia della poesia, gli scrittori e i poeti possano trovare spazio alle loro visioni.

Per saperne di più:

* Valentina Giannella è una giornalista professionista. Si è trasferita a Hong Kong con un portatile, due bambini e un marito. Cura un blog su “Il Fatto quotidiano.it”. È figlia di chi ha ideato e cura Giannella Channel.