Una buona, nuova vita agli edifici e a chi li abita sono la chiave della transizione ecologica europea

La sigla è astrusa (EPDB, acronimo per Energy Performance of Building Directive) ma il significato di questa importante direttiva dell’Unione Europea sul rendimento energetico nelle abitazioni è chiaro: gli edifici sono la chiave della transizione ecologica del continente, una tessera fondamentale del mosaico in costruzione per raggiungere gli obiettivi del New Green Deal entro il 2030. Parliamo di questo, con un occhio al parco edifici della nostra Italia (“obsoleto e dal disperato bisogno di rinnovamento”, lo definisce l’Enea nell’ultimo rapporto annuale sull’efficienza energetica) con un pioniere nel campo dell’architettura sostenibile: Alessandro Bisagni, 37 anni, una moglie americana, due figlie gemelle, creatore di un’azienda in Hong Kong con 53 dipendenti.

Alessandro sta ottenendo significativi riconoscimenti (come il raro Leed Fellow) per la costruzione nel mondo di edifici eco-compatibili con efficaci risultati ottenuti in settori chiave: il risparmio energetico e idrico, la riduzione delle emissioni di CO2, il miglioramento della qualità ecologica degli interni, le risorse e i materiali impiegati, il progetto e la scelta del sito (più info: bee-inc.com).

Caro Bisagni, mi incuriosisce la sua lunga marcia professionale, pluripremiata nonostante la giovane età.

Sì, è stata una lunga marcia. Nasco in Liguria, alla Spezia. Mio padre, dirigente di banca, veniva mandato da una sede all’altra in giro per il mondo. Un giorno siamo capitati a Hong Kong. E in questa porta d’Oriente ho frequentato le scuole superiori. Nel programma di studi, a sorpresa, ho trovato il corso sulla sostenibilità.

Già allora?

Siamo nel 2001, vent’anni fa. In Oriente avevano già inserito, con l’ecologia, la sostenibilità edilizia nelle lezioni di geografia urbana. La mia tesi successiva (in Canada alla McGill University) ha avuto un titolo eloquente: “La valutazione economica su come costruire un palazzo sostenibile”. Nella fase di ricerca della tesi ho capito che molti sono i fattori da considerare per arrivare alla progettazione di un edificio eco-sostenibile. È stato un periodo molto importante: e devo proprio a questo percorso di studi l’aver scoperto diversi modi di valutare un edificio per ottenere la certificazione Leed, tuttora il sistema più autorevole e riconosciuto a livello mondiale nel settore della bioedilizia. Nel 2006 arrivo a Shangai nello studio della Jesa, un’azienda italiana fondata da Saro Capozzoli per aiutare il Made in Italy a esportare servizi e prodotti per l’ambiente. Da loro ho imparato molto. E quando sono entrato in Arup, una multinazionale inglese di ingegneria e design, con uffici anche in Italia, questo patrimonio di conoscenza è stato fondamentale.

Arup è stata fondata da Ove Nyquist Arup (1895-1988), un geniale ingegnere visionario operante all’ombra dei grandi architetti: è stata la prima impresa a mettere in cima alla sua agenda la progettazione di una eco-city in un pacchetto unico. In quegli anni il sistema LEED è diventato centrale per la costruzione di edifici verdi. E in quel periodo con Arup ho perfezionato la conoscenza di quel sistema. Un giorno arriva sui tavoli dello studio in Arup la proposta di un imprenditore di origine sudafricana, Grant Horsfield, che voleva costruire un albergo in una zona dove la crescita spontanea del bambù e il profilo delle montagne era l’unico patrimonio di un territorio economicamente depresso. La sfida richiesta da quell’imprenditore visionario era di creare lì, ai piedi del monte Mogan, a tre ore dal centro di Shanghai, un albergo speciale, di quelli a livello platino del Leed, cioè con il massimo dei voti.

L’imprenditore Grant HorsfieldChina Money Network).

Precisiamo questo meccanismo del Leed per i non addetti ai lavori.

Il rilascio di questa eco-certificazione è vincolato a valutazioni articolate e complesse. Di un edificio si osserva, dando un punteggio (o “crediti”):

  1. la scelta del sito e dei trasporti;
  2. il processo integrato;
  3. la gestione dell’acqua;
  4. gli ambienti sostenibili;
  5. energia e atmosfera;
  6. materiali e risorse;
  7. qualità dell’ambiente interno;
  8. innovazione;
  9. priorità regionale.

La valutazione apre le porte a quattro “categorie” di certificazione. Abbiamo così, in ordine di importanza:

  1. la certificazione LEED Platinum (prevede un punteggio che va da 80 a 110);
  2. la Gold (da 60 a 79 punti);
  3. la Silver (da 50 a 59) e
  4. la certificazione Leed di base (da 40 a 49 crediti).

Torniamo a Shangai.

Arup, di fronte a quella richiesta, si è tirata indietro: io no. Io sono un viaggiatore, mi considero sempre in viaggio, con la domanda che guida la mia ricerca. Mi sono offerto come consulente, mi hanno accolto con piacere e abbiamo portato avanti il progetto dell’hotel eco-friendly, energeticamente virtuoso, di gran lunga più sostenibile dei suoi concorrenti. È nato così a Moganshan, in una cornice di montagne e foreste, il complesso alberghiero Naked stables (Stalle nude), nome buffo che combina intelligenza e ironia come colui che l’ha voluto: un nome che ha portato fortuna. Oggi in Cina c’è una catena di cinque resort di lusso che vogliono parlare all’anima dei frequentatori e aprire il loro cuore alla natura intatta. E questo inevitabilmente genera benefici economici nel territorio. La mission impossible è stata raggiunta: non devi compromettere il lusso per riuscire ad avere la sostenibilità. Pensa che, oltre ai viaggiatori, nelle Stalle nude si sono insediate stabilmente anche molte famiglie benestanti di Shanghai scappate dalla giungla urbana per riconciliarsi con l’ambiente intatto.

Diamo uno sguardo a casa nostra. Il principale strumento politico dell’Unione Europea, introdotto nel 2002 per regolamentare le costruzioni, ha permesso di migliorare le prestazioni energetiche generali dell’edilizia. Ma, avendo come obiettivo di evitare l’aumento della temperatura generale di 1,5 gradi, è necessario avviare profonde modifiche per ridurre i gas serra di molti edifici. Case e uffici che ci circondano oggi sono ritenuti tra i principali responsabili della crisi climatica, oltre a essere causa di scottanti bollette. A essi si imputa circa il 40% di tutta l’energia consumata e il 36% delle emissioni di CO2 legate all’energia dell’Unione Europea.

In effetti per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030 prima, e il 2050 dopo, c’è da fare molto in Europa, dove la situazione è diversa dalla Cina. Qui in Oriente ci sono molti palazzi nuovi, costruiti negli anni dal 2000 in poi. Invece in Europa…

Da noi 7 edifici su 10 sono molto dispendiosi per via dello scarso isolamento termico e dei sistemi di riscaldamento a base di combustibili fossili. Questa situazione deriva dalla costruzione di edifici precedente agli anni ’90, prima che la maggior parte delle normative sul rendimento energetico fosse proposta e poi accolta. A gettare ombre sulla situazione (guerra della Russia all’Ucraina a parte) è che si stima che fino al 2050 saranno ancora in uso il 90% di questi immobili, proprio nell’anno in cui l’Unione Europea indica l’obiettivo di un parco immobiliare completamente decarbonizzato. Allora come si fa a dare una svolta virtuosa a questa situazione?

Sono due scenari diversi, quelli dell’Occidente e dell’Oriente. Però ci sono azioni facili da intraprendere, come l’isolamento termico di muri e infissi, l’efficienza dell’illuminazione, il riscaldamento dei grandi complessi commerciali (problemi in questo settore ne abbiamo anche noi in Hong Kong, dove tutti alzano l’aria condizionata al massimo e non fanno attenzione ai tanti modi per ridurre il consumo elettrico e di combustibile). Però un’attenzione particolare va data alla generazione di energia: questo è molto difficile perché per una casa c’è solo il solare, per i complessi commerciali ci sono molte opzioni adottabili. Ad avere un impatto più grande, in questo caso, è proprio il design. Se si riesce a lavorare su un progetto dall’inizio, per vedere come ottimizzare la forma del palazzo, usare i venti naturali per migliorare la termoefficienza dentro, e poi l’energia che serve per riscaldare o raffreddare l’interno, il consumo diventa significativamente molto più basso.

Insomma c’è bisogno di un’importante opera di ristrutturazione degli edifici europei ma finora siamo stati incapaci nel pensare e adottare realmente misure capaci di sostenere con rapidità i doverosi cambiamenti. Dai documenti della UE deduco che, nelle opere di ristrutturazione edilizia finora compiute, solo in uno striminzito 0,2% dei casi c’è stato un significativo risparmio della domanda di energia. Ne consegue che nella restante maggior parte degli altri lavori edili avvenuti nel corso degli anni non vi è stata alcuna miglioria energetica. Se tu venissi in Italia, caro Bisagni, come ti muoveresti per ottimizzare le prestazioni energetiche delle case e degli uffici?

Sono diverse le azioni da prevedere, a seconda che il palazzo sia nuovo o già esistente. Sulla mia agenda ho questi verbi chiave: combinare ingegneria e design con modelli informatici, per creare edifici il più possibile risparmiosi. Privilegiare materiali nuovi dal basso impatto ambientale e magari in futuro riciclabili. Puntare su fonti rinnovabili di energia rispetto a quelle da combustibili fossili. Dedicare particolare attenzione alla voce salute e prevenzione nelle varie stanze della casa, dalla cucina allo studio e oltre. Usare tecnologie e materiali sicuri e sani.

Approfondisci questo aspetto.

Gli spazi in cui viviamo, lavoriamo, giochiamo e impariamo hanno un impatto costante sul nostro benessere fisico e mentale… Noi valutiamo la qualità dell’acqua e dell’aria. Esaminiamo i filtri dei condizionatori che possono causare danni alla salute, il tasso di biofilìa con la natura più vicina. Inseriamo servizi ergonomici per favorire il movimento degli occupanti le stanze ed evitare stili di vita sedentari. Ci serviamo di un design lieve che favorisca il ritmo circadiano naturale, ricreando in casa o in ufficio quanto più possibile la luce in base al ciclo naturale del Sole. Monitoriamo tutte le prestazioni in tempo reale.

Perché non possiamo migliorare ciò che non misuriamo…

Esatto. La tecnologia dei sensori è ora più economica e più facile. Siamo in grado di quantificare, in tempo reale grazie a un software messo a punto dalla mia squadra (Bee Sense), le misurazioni delle prestazioni degli edifici su aspetti quali il consumo di energia e acqua, la produzione di rifiuti, il rumore, la qualità dell’acqua e dell’aria, e dallo scorso anno persino la trasmissibilità dei virus. Con questi dati possiamo prendere decisioni informate su come migliorare le prestazioni nel tempo, allungando così la vita dell’edificio. L’aspetto più trascurato della sostenibilità negli edifici è il carbonio incorporato, o l’impronta di carbonio totale dei materiali da costruzione durante il loro ciclo di vita: dallo scavo alla produzione, al trasporto, all’uso e alla fine del ciclo di vita. A causa della difficoltà nel misurare questa impronta, spesso non viene presa in considerazione, ma rappresenta l’impatto maggiore degli edifici, anche più del consumo energetico. I fornitori stanno migliorando la loro capacità di calcolare l’impronta di carbonio dei loro materiali durante il loro ciclo di vita e di divulgarli pubblicamente, ma abbiamo molta strada da fare prima che questo tipo di test diventi comune.

Con il vostro intervento sistemico della tua squadra, che cosa si risparmia in termini di costi da parte del proprietario del palazzo?

Da un minimo del 10% al 30% e oltre.

Gli esperti dell’Unione Europea indicano che bisogna aumentare i tassi di ristrutturazione edile di almeno il 3% per ogni anno fino al 2030. Questo rinnovamento edilizio profondo dovrebbe portare ad almeno il 75% di risparmio energetico.

Le tecnologie ci sono e molte aziende qui in Cina si stanno muovendo in questa direzione, puntando molto sulla figura del manager della sostenibilità. E privilegiando in molti casi competenze e manufatti di imprese italiane.

A proposito del collegamento Italia-Cina: recentemente ho visitato un’azienda del Made in Italy in questo settore, la Valcucine, dove creatività tecnologie digitali e scelta di materiali, permettono di risparmiare molta energia. E ho saputo che alcuni imprenditori d’Oriente hanno scelto proprio queste novità tricolori per la loro casa…

Cambiare strada per aumentare in Italia e in Europa gli edifici eco-sostenibili, salutari per tutta la popolazione, dipende dalla volontà politica e imprenditoriale. Senza una reale presa di posizione di governanti e industriali, con più risorse destinate alla ricerca scientifica e più formazione nelle scuole, non sarà possibile ottenere questa transizione socio-ecologica che rappresenta la rivoluzione culturale più grande ma anche la sfida sociale ed economica più importante che l’umanità abbia mai conosciuto nella storia recente. E gli edifici italiani resteranno ancora poco verdi. (Questa intervista fa parte di una serie che confluirà in un mio nuovo libro, in collaborazione con Valcucine, in uscita nel 2022. (Terza puntata – segue). A questo link la versione inglese dell’intervista.)

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).