valentino-losito-giornalistiPer non restare imprigionati nella fretta e nell’assuefazione alla banalità del male, possiamo provare a mettere in campo tre possibili virtù: lo stupore, l’indignazione e il silenzio.

Lo stupore è lo stupore dei pastori davanti al Bambino nella grotta di Betlemme. Furono loro i primi cronisti di quell’avvenimento che cambiò la storia. Perché comunicarono la buona notizia della speranza data agli uomini, ma prima di essere buona, quella era intanto una notizia: non si era mai visto prima e non si vedrà mai dopo un re, anzi il re dei re, nascere in una stalla e deposto in una mangiatoia.

L’indignazione, la capacità di indignarci, davanti al male, alla violenza, all’ingiustizia, al sopruso. “Per amore del mio popolo non tacerò” dice Isaia. E non sembri azzardato o presuntuoso accostare la figura dei giornalisti a quella dei profeti. Abbiamo un’idea, un concetto sbagliato della parola “profeti”: pensiamo che siano o debbano essere degli oracoli quasi degli indovini che devono prevedere il futuro. In realtà la parola profeta viene dal greco pro-femi, cioè parlare per nome in conto di qualcuno. I giornalisti parlano in nome per conto degli uomini e delle donne del loro tempo e raccontando le loro storie gridano o dovrebbero gridare amare verità ai sordi detentori del potere.

Infine il silenzio. Abbiamo la necessità di ritrovare una quiete interiore, per riscoprire il pensiero, per ricercare e avere stimoli a conoscere, a sapere, a guardare nel cuore degli uomini e delle cose che raccontiamo. Quindi sosta e movimento. Silenzio e parola.

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Valentino Losito, nato a Bitonto nel 1956 e giornalista professionista, è presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia. È attualmente vice caporedattore della Gazzetta del Mezzogiorno, quotidiano di Bari. Dal 1993 è sposato con Rita ed ha tre figli: Caterina, Anna Chiara, Lorenzo. A loro ha spiegato che San Francesco di Sales, già vescovo di Ginevra, Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.