Un anno senza Raoul Casadei, che fece ballare l’Italia al ritmo della Romagna e mi svelò a sorpresa il suo idolo nel cuore: Enrico Berlinguer

Un anno fa, causa Covid, si fermava il cuore generoso di Raoul Casadei, 83 anni, il “re del liscio” che ha fatto ballare l’Italia e ha esportato il genere musicale (e con esso, i valori della propria terra romagnola: la famiglia, l’amore, l’amicizia). Un anno senza il re del liscio vissuto dalla moglie Pina, dal figlio e successore Mirko (50 anni ad agosto, è in arrivo in libreria il suo volume “Il figlio del re”) e dalla famiglia tutta nel Recinto a Villamarina di Cesenatico.

Mi piace intercettare l’anniversario di questa icona musicale italiana (ma anche simbolo della Romagna del “regionalismo estroverso”) con un video e un ricordo: il primo, “Romagna capitale”, è nato da un’idea del vulcanico Tiziano Corbelli di Santarcangelo di Romagna, regia di Davide Legni. Il ricordo mi si presenta sotto forma di una cena avuta con Raoul nel corso di una serata festosa a Rimini, in coincidenza con l’interessante congresso nazionale di otorinolaringoiatria organizzato a Rimini prima dell’emergenza sanitaria dal primario del Morgagni-Pierantoni di Forlì, Claudio Vicini. E affido ai lettori le sorprendenti parole che Raoul mi consegnò in un’intervista del settembre 2016 per la rubrica che ho curato per cinque anni su “Sette”, lo storico magazine del “Corriere della Sera”.

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