L’Italia offre itinerari sbalorditivi per bellezza paesaggistica, significato culturale, divertimento di guida. LifeGate ne ha selezionati alcuni, per percorrere nuove strade divertenti e suggestive, più ricche di immagini indimenticabili e sensazioni da conservare e raccontare

  1. I cipressi di Giosuè Carducci

    Percorrendo la SS1 Variante Aurelia, nel tratto fra Cecina e San Vincenzo, prendere l'uscita indicante Bolgheri (circa 5 km). Per il comune di Castagneto Carducci si estende il famoso viale dei cipressi, una strada di 5 km che collega l'Oratorio di San Guido al centro storico di Bolgheri. Un lungo rettilineo, fiancheggiato da due file di fitti cipressi secolari, in tutto 2.540. La sua costruzione data al XIX secolo. Ci si può arrivare solo in auto perché il comune non è servito da una stazione ferroviaria.

    Percorrendo la SS1 Variante Aurelia, nel tratto fra Cecina e San Vincenzo, prendere l’uscita indicante Bolgheri (circa 5 km).
    Per il comune di Castagneto Carducci si estende il famoso viale dei cipressi, una strada di 5 km che collega l’Oratorio di San Guido al centro storico di Bolgheri. Un lungo rettilineo, fiancheggiato da due file di fitti cipressi secolari, in tutto 2.540. La sua costruzione data al XIX secolo. Ci si può arrivare solo in auto perché il comune non è servito da una stazione ferroviaria.

    Un lungo viale bordato di cipressi porta il viaggiatore dalla strada statale su su verso la collina, dove c’è un piccolo borgo medievale racchiuso nelle mura del suo castello: Bolgheri. Celebre per la poesia di Giosuè Carducci dal titolo “Davanti a San Guido” dove parla con i cipressi, “che a Bólgheri alti e schietti / van da San Guido in duplice filar / Quasi in corsa giganti giovinetti”, che lo accolgono ormai adulto nella terra della sua infanzia. Oltre ai luoghi carducciani, questa zona della Toscana è impagabile per il mare limpido, per le opere d’arte che vengono da lontano nel tempo, gli splendidi vini, i cibi sani e caserecci, le oasi del Wwf e le aree naturalistiche protette tutt’intorno. Dopo gli interventi agronomici che hanno scongiurato il pericolo mortale per le piante (cancro corticale), a febbraio di quest’anno è anche partito un “lifting” dei cespugli tutt’intorno e degli alberi per ringiovanire il viale.

  2. L’ottovolante delle Dolomiti

    Dallo svincolo dell'A22 Bolzano Nord, proseguire lungo la Statale 12 del Brennero. Da Ponte Gardena si imbocca l'ex Statale 242, si passano Ortisei e Selva di Val Gardena, dove la valle termina sul fondo del massiccio e spettacolare Gruppo del Sella. Da qui, andare verso Passo di Sella, Canazei, Passo Pordoi, Passo di Falzarego e ritornare passando però da Corvara e il Passo di Gardena.

    Dallo svincolo dell’A22 Bolzano Nord, proseguire lungo la Statale 12 del Brennero. Da Ponte Gardena si imbocca l’ex Statale 242, si passano Ortisei e Selva di Val Gardena, dove la valle termina sul fondo del massiccio e spettacolare Gruppo del Sella. Da qui, andare verso Passo di Sella, Canazei, Passo Pordoi, Passo di Falzarego e ritornare passando però da Corvara e il Passo di Gardena.

    C’è un modo di guidare più stimolante di quello che le montagne suggeriscono? E ci sono in Italia montagne più belle delle Dolomiti? Strade ben tenute, paesaggi vertiginosi, colori inaspettati e buona cucina, si trova tutto tra le provincie di Bolzano e Belluno, tra la Val Gardena e Cortina d’Ampezzo. Un itinerario tra i più belli non solo d’Italia, ma d’Europa. La strada fu finanziata dal governo austroungarico nel 1897 con un’apposita legge che stanziava l’enorme somma necessaria. Due milioni di corone furono spesi solo per i tratti del Passo Pordoi (tre anni di lavori, dal 1904 al 1907) e del Falzarego. Il paesaggio nel 2009 è stato insignito del titolo di Patrimonio mondiale Unesco. Evitando agosto, con le code di camper e i guidatori della domenica, meglio provare quest’ottovolante emozionale d’autunno, quando piano piano le strade si svuotano e le montagne s’accendono di tinte impensabili, rosse quasi come foglie. Con magari, in sottofondo, Ask the Mountains di Vangelis.

  3. Le strade del vino

    L'itinerario parte da Alba, capitale della Langa, città dalle cento torri, delle tradizioni secolari che vivono sulla Strada del Barolo. Dopo 10 km c'è il castello di Grinzane Cavour, maniero appartenuto al celebre statista Camillo Benso. Altri 10 km e s'inanellano Barolo, con la rinomata Cantina Marchesi di Barolo, e La Morra, con frazioni, cantine e l'alta piazza Castello che domina le Langhe. Tra panorami mozzafiato e curatissimi vigneti, a 60 km c'è il Castello di Serralunga e la passeggiata a Dogliani, tra le vie dell'architetto Schellino. Santo Stefano Belbo, a 27 km da Roccaverano, è il luogo mitico della poesia di Cesare Pavese, della sua memoria e della nostalgia, di vigne, rive e campi. Il percorso prosegue per Canelli, sede delle cantine Gancia, Nizza Monferrato e Mombaruzzo (dove ha sede una fabbrica di amaretti). La Strada della Barbera d'Asti termina proprio nella città capoluogo di Provincia da cui prende il nome.

    L’itinerario parte da Alba, capitale della Langa, città dalle cento torri, delle tradizioni secolari che vivono sulla Strada del Barolo. Dopo 10 km c’è il castello di Grinzane Cavour, maniero appartenuto al celebre statista Camillo Benso. Altri 10 km e s’inanellano Barolo, con la rinomata Cantina Marchesi di Barolo, e La Morra, con frazioni, cantine e l’alta piazza Castello che domina le Langhe. Tra panorami mozzafiato e curatissimi vigneti, a 60 km c’è il Castello di Serralunga e la passeggiata a Dogliani, tra le vie dell’architetto Schellino. Santo Stefano Belbo, a 27 km da Roccaverano, è il luogo mitico della poesia di Cesare Pavese, della sua memoria e della nostalgia, di vigne, rive e campi. Il percorso prosegue per Canelli, sede delle cantine Gancia, Nizza Monferrato e Mombaruzzo (dove ha sede una fabbrica di amaretti). La Strada della Barbera d’Asti termina proprio nella città capoluogo di Provincia da cui prende il nome.

    Langhe, Roero e Monferrato sono luoghi di struggente bellezza che la natura ha eletto custodi di alcuni tra i vitigni più prestigiosi al mondo: Barolo e Barbaresco, Moscato e Arneis, Dolcetto e Barbera. Terre che donano ai cultori del vino gemme preziose ma che sanno offrire a chiunque lo spettacolo di panorami con pochi paragoni al mondo.

  4. Montefeltro e Valmarecchia: la valle di Tonino Guerra tra regioni, arte e natura

    Da Rimini si prende la SS258 direzione Verucchio. Da lì in poi, due le possibili deviazioni, entrambe in salita: verso San Marino, o dopo, verso la rocca di San Leo. Riprendendo a Pennabilli la SS258 si va verso il Passo di Viamaggio, costeggiando l'Alpe della Luna per far tappa a Sansepolcro. Ripartire seguendo le indicazioni per Città di Castello. A San Giustino imboccare la divertente salita verso Bocca Trabaria, SS73, fino a mille metri di quota, che poi scende dolcemente lungo la Valle del Metauro, Mercatallo, Sant'Angelo in Vado, Urbania e, una ventina di km dopo, Urbino. Da qui, proseguire per le vicine Sassocorvaro e Carpegna.

    Da Rimini si prende la SS258 direzione Verucchio. Da lì in poi, due le possibili deviazioni, entrambe in salita: verso San Marino, o dopo, verso la rocca di San Leo. Riprendendo a Pennabilli la SS258 si va verso il Passo di Viamaggio, costeggiando l’Alpe della Luna per far tappa a Sansepolcro. Ripartire seguendo le indicazioni per Città di Castello. A San Giustino imboccare la divertente salita verso Bocca Trabaria, SS73, fino a mille metri di quota, che poi scende dolcemente lungo la Valle del Metauro, Mercatallo, Sant’Angelo in Vado, Urbania e, una ventina di km dopo, Urbino. Da qui, proseguire per le vicine Sassocorvaro e Carpegna.

    Nel triangolo che idealmente unisce Rimini, Sansepolcro e Urbino è racchiusa la quintessenza della nostra italianità: dal mare solatìo alle città d’arte, dalle cittadelle medievali alle piccole rocche lungo la Valmarecchia (la valle che incantò Tonino Guerra, definita “la valle più bella d’Italia” da Antonio Paolucci, già ministro dei Beni culturali e oggi direttore dei Musei Vaticani), dalla natura vergine del Montefeltro alle golosità toscane, marchigiane e romagnole. E la strada che collega tutti questi punti d’eccellenza è un vero piacere sia per chi guida che per chi si gode i panorami, saltellando più volte al di qua e al di là dei confini di tre regioni e di uno stato, San Marino. Saliscendi, bastioni a picco su vallate, curve morbide che s’alternano a pendenze che costringono a continue scalate di marcia, la discesa verso Sansepolcro dove visse Piero della Francesca (l’inventore della prospettiva, nella pittura italiana: e i “balconi di Piero” posizionati in modo da ritrovare gli sfondi dei paesaggi dipinti da Piero, ma anche da Raffaello e Leonardo sono una bella sopresa per chi pratica turismo emozionale, torneremo a parlarvene su Giannella Channel più ampiamente, Ndr) e l’emozionante salita alla Bocca Trabaria, coi suoi serrati tornanti e brevi allunghi. La méta è Urbino, epicentro dell’arte nel Quattrocento, e le vicine Sassocorvaro, nella cui straordinaria Rocca ebbero rifugio e salvezza i principali capolavori dell’arte italiana (vedi il libro “L’Arca dell’Arte”, di Salvatore Giannella e di Pier Damiano Mandelli) e, prolungamento ideale per la storia prima citata, la vicina Carpegna.

  5. Nel cuore fumante della Toscana

    Si può partire da Lucca o Livorno, o viceversa da Grosseto (dalla E80) o Piombino. La spina dorsale dell'itinerario è la SS439 che collega Ponsacco (Pi) con Follonica (Gr). I momenti più suggestivi e stranianti sono tra le Saline di Volterra e Castelnuovo di Val di Cecina, attraversando Larderello e Pomarance e Larderello, dove c'è anche il museo nazionale della geotermia.

    Si può partire da Lucca o Livorno, o viceversa da Grosseto (dalla E80) o Piombino. La spina dorsale dell’itinerario è la SS439 che collega Ponsacco (Pi) con Follonica (Gr). I momenti più suggestivi e stranianti sono tra le Saline di Volterra e Castelnuovo di Val di Cecina, attraversando Larderello e Pomarance e Larderello, dove c’è anche il museo nazionale della geotermia.

    C’è una strada che fende tutta la Toscana, alternativa alle grandi direttrici, che nel suo percorso si snoda tra molti paesaggi differenti nelle due ore richieste. Se poi si decide di proseguire verso Lucca e la Garfagnana, ai colori dello zafferano, dell’oro e del bianco calce s’aggiungono i colori verde scuro della fertile regione agricola e dei boschi. Ma i tratti più surreali sono quelli che attraversano le zone boracifere, dove i getti caldi della terra esplodono in superficie con nubi di vapore. E’ l’area geotermica toscana, che custodisce tanta energia pulita da poter saziare l’intero fabbisogno italiano, e oltre. La si percorre lambendo dune bianche, paesaggi lunari e industriali, desolati all’apparenza ma che serbano energie infinite, su questo nastro d’asfalto a due sole carreggiate che dà l’impressione di un ponte spaziale. Da percorrere su un mezzo affidabile, sicuro, e con buone borracce di rinfrescante e dissetante acqua.

  6. Il massiccio custode dell’infinito

    Dall'uscita di Assergi dell'A24 ci sono due modi per raggiungere Campo Imperatore: la funivia a Fonte Cerreto oppure, sempre da questa località, la panoramicissima SS17bis che arriva fino all'altipiano. Si può anche giungere dal Passo delle Capannelle (altro bellissimo percorso) tramite la Provinciale 86 che poi si allaccia  alla 17bis.

    Dall’uscita di Assergi dell’A24 ci sono due modi per raggiungere Campo Imperatore: la funivia a Fonte Cerreto oppure, sempre da questa località, la panoramicissima SS17bis che arriva fino all’altipiano. Si può anche giungere dal Passo delle Capannelle (altro bellissimo percorso) tramite la Provinciale 86 che poi si allaccia alla 17bis.

    “Aver avuto all’orizzonte, in ogni stagione e tanto a lungo, la distesa montuosità del Gran Sasso, è stato un privilegio che sempre rimpiango”. Così annotava la scrittrice aquilana Laudòmia Buonanni, premio Viareggio del 1960. Un rapporto familiare, quello col Gigante, proprio di tutti gli abitanti della regione: il massiccio li ha sempre sorvegliati, interagendo con le popolazioni, la cultura, i commerci, la ricchezza agropastorale. E anche quando L’Aquila, nell’aprile 2009, è stata squassata quasi a morte, il monte è rimasto, perseverante, a vegliare. Lo spettacolo migliore al Campo Imperatore, come in tutto il comprensorio del Parco, è dato ovviamente dalla natura protetta del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ma ricordiamo anche qualche costruzione dell’uomo: l’albergo che nel 1943 fu luogo di prigionia per Mussolini; il Giardino Botanico Alpino che preserva la flora nobile e in via d’estinzione; la piccola chiesa della Madonna delle Nevi, la più alta d’Europa, riconsacrata nel ’93 da papa Wojtyla. Se gli aquilani, oggi come ieri, continuano ad ammirare tanto il Gran Sasso, è anche perché salire anche solo con lo sguardo “a j’infinitu” (come dice una vecchia canzone aquilana) dà sollievo e conforto.

  7. L’anello intorno al vulcano nero

    Punto di partenza dell'itinerario è Taormina, facilmente raggiungibile con l'A18 Messina-Catania. Con la SS14 in direzione sud si supera Giardini Naxos e, bivio a destra, ci s'immette nella strada per Piedimonte Etneo, 18 km di tornanti. Da lì la Strada 120 porta a Linguaglossa e Randazzo, da cui si svolta verso Bronte: 60 km di affascinanti paesaggi, con l'Etna sulla sinistra. Da Bronte, Strada 284 fino ad Adrano, poi Strada 121 fino a Belpasso e si svolta verso Nicolosi. E' da qui che parte la strada panoramica più emozionante e caratteristica, che con ampi tornanti attraverso antiche colate di lava arriva fino a 1800 metri d'altezza, al coriaceo Rifugio Sapienza. Poi si ridiscende verso Zafferana Etnea. Da lì ci si riallaccia a Linguaglossa che conclude questo indimenticabile percorso ad anello intorno all'Etna.

    Punto di partenza dell’itinerario è Taormina, facilmente raggiungibile con l’A18 Messina-Catania. Con la SS14 in direzione sud si supera Giardini Naxos e, bivio a destra, ci s’immette nella strada per Piedimonte Etneo, 18 km di tornanti. Da lì la Strada 120 porta a Linguaglossa e Randazzo, da cui si svolta verso Bronte: 60 km di affascinanti paesaggi, con l’Etna sulla sinistra. Da Bronte, Strada 284 fino ad Adrano, poi Strada 121 fino a Belpasso e si svolta verso Nicolosi. E’ da qui che parte la strada panoramica più emozionante e caratteristica, che con ampi tornanti attraverso antiche colate di lava arriva fino a 1800 metri d’altezza, al coriaceo Rifugio Sapienza. Poi si ridiscende verso Zafferana Etnea. Da lì ci si riallaccia a Linguaglossa che conclude questo indimenticabile percorso ad anello intorno all’Etna.

    Nero come il carbone, l’inferno e la lava, il paesaggio in cui ci si ritrova dopo pochi chilometri salendo verso la cima dell’Etna ci racconta colate di antico fuoco che interrompono la bellezza virente della natura con la furia nera delle viscere della terra. La strada è bella, la vista è a a tratti magnifica, ma il paesaggio può diventare tutt’a un tratto inquietante, dall’azzurra Taormina alle nere falde del vulcano e al bianco di Mareneve.

fonte: Lifegate.it