I NOSTRI ANNIVERSARI: ANTOINE DE SAINT-EXUPERY, LA VITA TRA LE NUVOLE DELL'AUTORE DEL PICCOLO PRINCIPE
Ottant'anni fa, il 31 luglio 1944, scompariva in mare a bordo del suo aereo lo scrittore di una favola tradotta in più di trecento lingue e dialetti che ha incantato milioni di lettori in tutto il mondo.
testo di Rossana Rossi* per Giannella Channel
Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry era venuto al mondo 120 anni fa, il 29 giugno 1900, nella città francese di Lione. Terzo di cinque figli del visconte Jean e di Marie Boyer de Fonscolombe, rimane a quattro anni orfano di padre, un ispettore delle assicurazioni, e viene amorevolmente cresciuto dalla madre. Trascorre l’infanzia a inventare giochi per la schiera di fratelli, sorelle e cugine nel castello di famiglia di Saint-Maurice-de-Rémens, in un contesto bucolico, aristocratico seppur povero di mezzi economici.
«Con quei riccioli biondi che sembravano un’aureola luminosa era un bambino incantevole e delizioso», ricorda la sorella Simone. «Lo chiamavamo il re Sole». Antoine è molto legato alla madre: poetessa, pittrice e sognatrice, gli ha trasmesso la sua sensibilità. Come il piccolo principe che segue i tramonti, lui la accompagna ovunque. Quei primi anni della sua vita sono decisivi per formare la personalità del bambino che lei aveva soprannominato Pique-la-Lune, “pizzica la luna”, per via della sua testa tra le nuvole, il naso appuntito e gli occhi rotondi dall’aria sempre un po’ sorpresa. I suoi insegnanti ricordano che il piccolo Antoine non era particolarmente tranquillo ma neanche irrequieto. Non era uno zuccone ma nemmeno un alunno brillante.

I fratelli Saint-Exupéry: da sinistra, Marie-Madeleine, Gabrielle, Francois, Antoine e Simone. (da "I ricordi del Piccolo Principe", Bompiani)
In volo con una bicicletta. La sua unica passione sono gli aerei. «La sua prima esperienza di volo», raccontava sua madre, «è stata la costruzione di un veicolo a vela. Aveva chiesto a Marguerite, la governante, di dargli un vecchio lenzuolo che poi aveva fissato su un manico di scopa a sua volta issato su una vecchia bicicletta di legno. Portato quel trabiccolo in cima a una salita prese a scendere. A un certo punto sembrò che la bicicletta sparisse nell’aria: il tentativo si concluse invece con un capitombolo e un bel po’ di lividi».
Antoine non si spaventa di certo e nel 1912, a soli 12 anni, convince Gabriel Dobrensky, costruttore di uno dei primi aerei in metallo, a regalargli il battesimo dell’aria: un breve volo su un Berthaud-Wroblewski. Per ottenerlo sfida il divieto materno dichiarando di avere un’autorizzazione che non ha. Ma non è questa trasgressione a fare di quel bambino turbolento un aviatore. Adolescente, poi studente, Antoine è alla ricerca di una ragione per vivere. A 19 anni inizia a frequentare gli aerodromi e il locali alla moda con altri giovani dell’aristocrazia parigina.
«Non aveva eleganza nel vestire ma era elegante in altre cose», diceva di lui l’amico Henri Jeanson. «Raccontava storie ed era divertente, sapeva fare trucchi con le carte: era il suo modo di nascondersi di fronte alle persone che non conosceva. Gli piaceva cantare e lo faceva con passione». Questa vita spensierata viene interrotta nel 1921 dal servizio militare. È qui che coglie l’attimo e chiede di essere arruolato in aviazione: sta per imparare a volare davvero.
L’amore della vita. Ottenuto il brevetto di pilota dapprima civile poi militare, nel 1926 viene assunto dalle linee aeree Latécoère di Tolosa. Deve percorrere cinquemila chilometri per trasportare la posta da Tolosa a Dakar sorvolando la Spagna, il Marocco, il Sahara, la Mauritania, il Senegal. È quello il momento decisivo della vocazione letteraria e della scelta della professione.
Dopo un primo racconto intitolato L’aviatore, approfittando dei 18 mesi di solitudine trascorsi come capo scalo nell’aeroporto marocchino di Cap Juby, scrive il suo primo libro, Corriere del Sud, e si rende conto che le sue due passioni, scrivere e volare, sono un tutt’uno.
Ma l’avventura africana è solo l’inizio. Desideroso di esplorare altri cieli, nel 1930 Saint-Exupéry approda a Buenos Aires come direttore della linea aeropostale Argentina-Francia. Questa esperienza gli ispira i libri Volo di notte e Terra degli uomini dove riflette sul rapporto indissolubile che si crea tra l’uomo e l’aereo mentre il tempo scorre, scandito dal rombo dei motori.
A Buenos Aires incontra l’amore della sua vita, Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez, scrittrice, pittrice e artista salvadoregna, che sposa nel 1931 e diventerà la sua musa ispiratrice. I rapporti tra i due sono appassionati ma burrascosi per le lunghe assenze e le frequenti relazioni extraconiugali di Antoine. Si tradiscono reciprocamente, fanno spesso vita separata ma non divorzieranno mai. Lui, sempre senza soldi, si reinventa giornalista: per alcuni quotidiani francesi segue la guerra civile spagnola e documenta da Mosca la vita in Unione Sovietica.

Antoine, oltre al Piccolo Principe, ha scritto libri sul mondo dei primi voli aerei, tra i quali Voli di notte, Terra degli uomini e L'aviatore.
Ali intorno al mondo. Tornato in Francia, spinto da una continua irrequietezza e dal bisogno di denaro si dedica a sfrenate competizioni aeree uscendone regolarmente con le ossa rotte. Sperando di vincere un premio per il più veloce volo tra Parigi e Saigon, precipita con il suo copilota nel deserto libico sopravvivendo per miracolo. Ancora, mentre tenta di diventare il primo pilota francese a volare da New York alla Patagonia, si schianta con il suo aereo nei pressi di Città del Guatemala ferendosi gravemente. Sarà invece Hollywood a dargli una mano: Volo di notte diventa un film di successo interpretato da due divi del calibro di Clark Gable e Robert Montgomery. Saint-Exupery ne approfitta per riscoprire i piaceri della vita, ma la guerra ormai incombe. Nel 1939 si arruola nell’aviazione francese e viene assegnato alla squadriglia aerea 2/33. Aviatore di giorno, di notte passa il tempo a scrivere Pilota di guerra, un libro che racconta le missioni della sua squadriglia. In Francia è accolto poco favorevolmente, ma negli Stati Uniti diventa immediatamente un best seller. Quando nel giugno 1940 la Francia capitola, la squadriglia di Saint-Exupery si scioglie e lui viene congedato. Decide che non può restare in patria sotto l’occupazione tedesca e si imbarca per New York insieme a tanti migranti in fuga dall’Europa.
Un libro per l’eternità. Solitario e isolato, Antoine cade in depressione e si rifugia nella scrittura. Come un bambino che inventa per sé un personaggio immaginario con cui parlare, crea Il Piccolo Principe e lo dedica all’amico ebreo Léon Werth che vive in povertà fra i monti del Giura, solo, al freddo, affamato. Ma il suo cuore è tutto per Consuelo, che gli ha ispirato la rosa della sua storia: capricciosa, affascinante, meravigliosa, insopportabile, insostituibile. Finita la stesura del libro, alla quale nell’estate e nell’autunno del 1942 ha lavorato alacremente per notti intere, ottiene finalmente il permesso di far parte degli organici delle truppe Alleate nei reparti della ricognizione aerea.
Il 6 aprile del 1943, qualche giorno prima della partenza dello scrittore, l’editore Reynal & Hitchcock di New York pubblica la prima edizione assoluta del racconto. Le parole di uno dei maggiori successi letterari di tutti i tempi non sono però quelle scaturite dalla penna di Saint-Exupéry, ma il frutto di una pur ottima traduzione dal francese della scrittrice americana Katherine Woods. A causa delle sue idee politiche, il regime di Vichy non ne permette infatti la pubblicazione, che avviene solo nell’aprile del 1946, per opera dell’editore parigino Gallimard. Quando torna in Europa Antoine ha perso l’energia di un tempo. Gli viene affidata una serie di cinque missioni di ricognizione fra la Sardegna e la Corsica che affronta con fatica. «Sotto la minaccia della guerra», scrive in una lettera trovata sulla sua scrivania, «sono più nudo e spoglio che mai. Se verrò abbattuto, non avrò nulla da rimpiangere. Ero nato per essere un giardiniere».


Antoine in tenuta da pilota in una foto del 1930 in Argentina.
In realtà, le ragioni della caduta in mare sono tuttora oscure. Le eliche del relitto arrugginito non appaiono deformate e sulla carlinga non sembrano esserci tracce di buchi di proiettili. Nonostante le ricerche, il corpo dello scrittore-aviatore, non è invece mai stato ritrovato. È bello credere che Saint-Exupéry abbia lasciato questo mondo come il suo Piccolo Principe, tanto innamorato della sua rosa da farsi mordere da un serpente pur di tornare da lei: «Ti dispiacerà. Sembrerò morto e non sarà vero…».[]