E IL DOTTORANDO DI BOLOGNA MI PRESENTò L’AEROSAPIENS, L’AEREO INTELLIGENTE CHE SI ISPIRA ALLA MACCHINA UMANA (CON UTILE CHECK-UP DA PARTE DEL DOTTORE DEGLI AEREI)

introduzione di Salvatore Giannella
testo di Francesco Falcetelli / Unibo-Ugis*

Dopo il disastro nell’aeroporto di Muan (bilancio: 179 morti) le autorità della Corea del Sud hanno annunciato una complessa ispezione di tutti i Boeing 737-800 gestiti dalle compagnie aeree del Paese asiatico. E a me affiora il ricordo di una ricerca condotta da un dottorando dell’Università di Bologna, Francesco Falcetelli (nella foto d’apertura) incontrato nel 2022 nella cornice dell’interessante iniziativa @UniboPER/PhD Storytelling – Ugis (Unione giornalisti scientifici italiani).

Francesco, dottorando in Meccanica e Scienze Avanzate dell’Ingegneria, spiegò a me, uno dei tutor per il primo anno del progetto Storytelling dell’Alma Mater (iniziativa che è proseguita efficacemente per i successivi  due anni) come la natura, in particolare la fisiologia del corpo umano, possa essere d’aiuto nello sviluppo di sensori in grado di segnalare l’usura negli aeromobili in auspicabili e più frequenti check-up da parte dei dottori degli aerei.

La rassegna delle storie di ricerca raccontate da giovani protagonisti/e della prima università del mondo (la data di nascita di quell’ateneo la si colloca nel lontanissimo 1088) nasce dal progetto Storytelling che ha visto dottorande e dottorandi dell’Alma Mater confrontarsi con esperti di divulgazione, professionisti di UGIS (Unione Giornalisti Italiani Scientifici) e di Unibo Magazine.

Ecco i particolari di quella ricerca di Falcetelli che, resa pubblica nella biblioteca Salaborsa  nella cornice di GenerAzione  il 30 maggio 2023, credo che  meriterebbe attenzione di tutti gli operatori degli aeroporti, asiatici e non. (S. G)

Sin dai tempi più antichi l’uomo ha osservato la natura in tutte le sue forme e preso ispirazione da essa. Un esempio ricorrente è quello di Leonardo da Vinci che arrivò a immaginare una macchina volante prendendo ispirazione dal volo degli uccelli. Qualche secolo dopo, nel 1903, i fratelli Wright riuscirono a far decollare il loro Flyer, inaugurando una nuova epoca del mondo aeronautico. Da allora sino ai nostri giorni la tecnologia ha fatto passi da gigante sotto gli aspetti più disparati. Di conseguenza, anche gli aerei hanno compiuto un balzo evolutivo sviluppando ali più leggere, motori più potenti e forme più aerodinamiche. Ma la domanda da porsi è: dove porterà quesso processo evolutivo? Come possono gli aerei, un concentrato di tecnologia già estremamente avanzata, evolversi ancora? Dove si può fare meglio? Ancora una volta la natura ci dà le risposte che cercavamo.

L’evoluzione è un processo fondamentale che fa parte della natura stessa e non può essere fermata. Per questo motivo è logico sostenere che gli aerei, così come la stragrande maggioranza delle tecnologie sviluppate dall’essere umano, continueranno a evolversi. Gli uccelli non hanno solo un paio di ali. Essi sono in grado di percepire il mondo intorno a loro, possono provare piacere o dolore, e certamente possono pensare, seppur in modo differente da un essere umano. Ebbene, è questa la nuova strada intrapresa dalla ricerca: sviluppare un aereo che abbia una sorta di sistema nervoso capace di percepire le tensioni strutturali e quindi le forze che agiscono su di esso.

I nervi sono sostituiti da sensori in fibra ottica, sottili filamenti vetrosi spessi come capelli umani in grado di intrappolare e condurre al loro interno la luce. Questa tecnologia non è nuova: le fibre ottiche costituiscono la base per la trasmissione dati della rete internet usata da miliardi di persone ogni giorno. La cosa interessante però, e che forse molte persone non sanno, è che queste fibre possono essere anche utilizzate come sensori di deformazione, sfruttando le informazioni contenute nella luce riflessa lungo il tragitto percorso nella fibra ottica stessa.

A loro volta, le deformazioni nella struttura contengono informazioni strettamente collegate alla salute della struttura stessa. Potenziali fratture si traducono in concentrazioni localizzate di tensione, e quindi deformazione. Queste informazioni possono poi essere elaborate da un computer con algoritmi di intelligenza artificiale appositamente sviluppati.

Per esempio sarebbe possibile alienare delle reti neurali per apprendere e memorizzare come a certi modelli di deformazione corrispondano dei componenti strutturali danneggiati e distinguere questi casi da situazioni in cui invece la struttura è perfettamente integra. Per usare una metafora, questa strategia porterebbe a sviluppare una sorta di cervello capace di comprendere lo stato di salute del velivolo e suggerire agli ingegneri l’azione più appropriata in termini di sicurezza. Questo processo evolutivo fa sì che anche gli ingegneri si debbano evolvere in quello che potremmo definire un dottore degli aerei.

Immagine riadattata da: Hamza Boukabache, Christophe Escriba and Jean-Yves Fourniols, “Toward Smart Aerospace Structures: Design of a Piezoelectric Sensor and Its Analog Interface for Flaw Detection”, Sensors, vol. 14, p. 20543-20561, 2014.

Oltre a rilevare danni strutturali prima che sia troppo tardi, e dunque scongiurare potenziali tragedie, i poternziali vantaggi di questa evoluzione  non si limitano a una maggiore sicurezza. Infatti sarebbe possibile ridurre i costi della manutenzione, che potrebbe essere fatta solo quando necessario e dunque in base alla effettiva condizione del velivolo, piuttosto che con intervalli temporali prefissati. Inoltre, grazie all’incremento di informazioni disponibili sulle tensioni presenti nella struttura, sarebbe possibile concepire aerei con design più estremi, leggeri ed efficienti, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 per ogni singolo viaggio.

E così, la macchina volante di Leonardo da Vinci nel tempo si è evoluta in velivoli sempre più complessi e raffinati. Potremmo asserire che si stia evolvendo in un AeroSapiens, capace non solo di volare, ma anche di sentire, e in un certo senso di pensare. []

 

*Più info sulle tre edizioni del progetto Storytelling sono rintracciabili, oltre che sul blog Giannella Channel, sul web alle voci: magazine.unibo.it e ugis.it. Per contattare l’autore della ricerca: francesco.falcetelli@unibo.it

“Comunicare la scienza: strategie e strumenti per una divulgazione efficace” al Dipartimento di Beni Culturali del Campus di Ravenna

testo da RavennaNotizie.it – 19 dicembre 2024

Si è appena concluso con successo il workshop “Comunicare la scienza: strategie e strumenti per una divulgazione efficace”, organizzato presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, Campus di Ravenna in collaborazione con l’Unione Giornalisti Italiani Scientifici (UGIS) e con il patrocinio di Fondazione Flaminia. Il workshop ha avuto la finalità di fornire ai partecipanti le competenze e le conoscenze necessarie per rendere la ricerca accessibile, comprensibile e coinvolgente per il pubblico e i media.

L’evento, che si è svolto il 17 e 18 dicembre 2024, ha visto l’entusiasta e attenta partecipazione di dottorandi di vari corsi dell’ateneo bolognese, ma anche di ricercatori dal Trentino e dalle Marche (nella foto d’apertura, una parte della squadra). Durante l’evento si sono avvicendati relatori e formatori di spicco nel panorama della comunicazione della scienza, in particolare Giovanni Caprara, Nadia Grillo, Salvatore Giannella e Tiziana Rambelli, giornalisti dell’Unione Giornalisti Italiani Scientifici, Alessandro Bonaccorsi, autore, disegnatore e ideatore del Progetto Disegno Brutto, Francesca Sibilla, responsabile dell’Ufficio Divulgazione Scientifica dell’Università di Bologna, Chloe Cipolletta, Senior Director, Global Explorer Network, National Geographic Society, Martina Capriotti, biologa marina dell’Università di Camerino e National Geographic Explorer, Arianna Mancuso, ecologa marina dell’Università di Bologna e National Geographic Explorer e Federico Fanti, Professore associato di Paleontologia dell’Università di Bologna e National Geographic Explorer.

L’evento è stato organizzato dalla dott.ssa Elisabetta Cilli, docente di Archeogenetica dell’Università di Bologna e National Geographic Explorer e dalla prof.ssa Donata Luiselli, professore ordinario di Antropologia dell’Università di Bologna, grazie al contributo e al sostegno di Fondazione Flaminia e del Dipartimento di Beni Culturali. []

 

 

Nella foto d’apertura, alcuni dei partecipanti al convegno su “Comunicare la scienza” al Campus di Ravenna. In piedi da sinistra: Linda Albonetti, Martina Capriotti, Chloe Cipolletta, Giulia Cecchi, Salvatore Giannella, Tiziana Rambelli, Nadia Grillo, Donata Luiselli, Francesca Sibilla, Lukas Michael Schweigl, Ilaria Melato, Vittorio Facincani, Chiara Pistocchi.

In basso da sinistra: Elisabetta Cilli, Arianna Mancuso, Federico Fanti.

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