
Che tipi sono i romagnoli
ce li dipinge lui, Pino Boschetti,
in una mostra da non perdere al Fellini Museum di Rimini
testo di Roland Gunter* per Giannella Channel
Dal 3 agosto fino al 20 ottobre prossimo al Fellini Museum, nel Palazzo del Fulgor in Piazzetta San Martino a Rimini, una straordinaria mostra (titolo: azzeccato Dipingere in dialetto) rinnova il ricordo del caro Pino Boschetti (Santarcangelo di Romagna, 1944 – 2022), un pittore unico che fino a due anni fa, nel centro storico della sua Santarcangelo, proprio sopra l’Osteria Sangiovesa, ha maneggiato i pennelli con fantasiosa ironia per raccontare le storie e le genti della sua Romagna.

Giuseppe “Pino” Boschetti
(Santarcangelo di Romagna, 1944-2022)
Pino, che ha lavorato a lungo come dipendente del comune romagnolo, ha osservato i comportamenti della variegata umanità dei conterranei di Federico Fellini e di Tonino Guerra immortalati in quel capolavoro di film che è Amarcord. E’ rimasto a lungo un enigma nel panorama artistico, fino a quando ci si è accorti di trovarsi di fronte a un vero e proprio “Brueghel della Romagna”.
Su di lui resta memorabile il ritratto che ha fatto lo storico tedesco dell’architettura tedesco Roland Gunter per Giannella Channel. Qui di seguito riportiamo i brani centrali. (s.g.)
GALLERY
La giostra della vita romagnola
Pino Boschetti è stato uno straordinario osservatore della sua gente e della sua città. Attraverso le sue immagini percorriamo in lungo e in largo la comunità romagnola. Nessun pittore meglio e più di lui ha aperto i miei occhi curiosi di vita urbana su questa realtà. Pino ci mostra, con fantasia e ironia, mai pesante né offensiva, la vita di Santarcangelo di Romagna dal mattino alla sera e fin nel cuore della notte in tutte le tessere del suo mosaico: la famiglia, la chiesa, le strade, le piazze, la Rocca, fino alla riunione nelle sezioni di partito. Le opere di Pino illuminano Santarcangelo, ma in realtà il suo faro ci mostra in dettaglio l’umanità di tutta la Romagna. È sempre la città a far da scenario in questo teatro, tanto da legittimare la fama di Santarcangelo come ambiente urbano che accoglie, non a caso, uno storico teatro in piazza.
Quasi mai un pittore è riuscito a cogliere con tanta precisione il mondo della sua città, dei dintorni, dell’ambiente. Non l’ha soltanto disegnata, come fanno tanti, l’ha guardata dal di dentro: fatta com’è di una miriade di personaggi e di scenari che sembrano collaborare come fossero una squadra vincente. Santarcangelo è come una madre, per tutte le persone dipinte.
IL CANTASTORIE. Pino è stato un meraviglioso narratore di storie. E i suoi quadri diventano nella nostra mente come un film, una raccolta di fotogrammi che ricordano le scene di “Amarcord“, il capolavoro di Federico Fellini e di Tonino Guerra. Così uniti l’uno all’altro, nella sua casa al terzo piano che ha diviso per una vita con la sposa Dolores, dove ormai (vista quella che era la sua naturale e irriducibile tendenza a non vendere) non c’è più spazio per nuove opere: è la più bella casa-museo che racconta la sua vita quotidiana e la vita della Romagna tutta.
Oltre agli uomini e alle donne, anche le cose raccontano storie. Nelle case le finestre fanno vedere una miriade di oggetti: fiori, biancheria, piatti, scodelle, bottiglie e persino il vecchio vaso da notte ti sorprendono con le loro minuscole finestre sulla vita.
LO PSICANALISTA. Boschetti osserva una gamma di differenti modi di comportamento degli uomini. Possiamo leggere i suoi quadri quasi come un’enciclopedia. Rivela nelle persone le loro origini psicologiche, le radici e i modelli. E si serve dell’intero spettro dei comportamenti come un pianista dei tasti del suo strumento… Che grandiosa messinscena è il quadro che rappresenta una riunione nella sezione di partito: un’ampia gamma di ruoli, di caratteri e di comportamenti diversi. Non c’è il pensiero di uno che sia legato a quello di un altro. C’è il presidente che tenta di coinvolgere il gruppo, il vice stanco, il segretario zelante, l’ascoltatore annoiato, in seconda fila uno legge il giornale e un altro guarda meditabondo il soffitto della sala. Un altro ancora è già addormentato, mentre davanti a lui un oratore declama gesticolando.
L’ANTICLERICALISMO DEI ROMAGNOLI. Per secoli la Romagna ha vissuto sotto il giogo papalino. Uno dei piatti più buoni di questa terra si chiama strozzapreti: un nome che dice tutto. L’ultimo dei papi sovrani, Pio IX, ha ancora fatto sibilare la ghigliottina fino alle porte di Bologna, ma i romagnoli sono brava gente che non farebbero mai del male a un prete perché la loro ironia, il loro scherno rendono umano ogni individuo. E così, cinque suore giocano sfrenatamente a mosca cieca con un monsignore. Un tocco di sfacciataggine femminile contro due millenni di prepotenza clericale e maschile. Un inno alla gioia di vivere anche per le suore e il vescovo in mezzo a delle donne che mettono in musica la vita. Questo è l’anticlericalismo romagnolo nella sua versione più amabile. In questo modo Pino non ci ha fatto vedere come sono i preti, ma come siamo “noi”.
POVERTÀ DIGNITOSA. Ricchi solo del loro orgoglio, così sono gli uomini di questa terra nei quadri di Boschetti. Le donne sono tutte emancipate, sono donne che hanno in mano le redini della casa (le “azdore“) e si occupano di una famiglia numerosa con sicurezza. Boschetti ha amato la vita e non è mai stato un pittore della miseria. Ritrae spesso la povertà, ma una povertà dignitosa. La gente recita la sua parte nella vita come in un teatro e se la gode anche. Qui di aver fatto “Teatro in piazza” è un fenomeno perfettamente consono alla città di Santarcangelo. La città è un teatro, come i manifesti che Pino ha ideato per alcuni anni. la piazza è il culmine della città come teatro. Il teatro è lo specchio dell’umanità. Quando si recita in piazza, capiamo ancora meglio.
LE PIAZZE. Il centro di Santarcangelo è tutto un susseguirsi di piazze, sia nella parte alta che nella città bassa. Piazze, piazze, piazze: un tema grandioso. L’urbanista, l’architetto. Il semplice cittadino che voglia imparare qualcosa al riguardo, può farlo leggendo all’infinito i quadri di Pino. La più grande folla di individui si dispiega sulle piazze, con un’opulenza che conosciamo da alcuni film di Fellini. E soprattutto regna una grande confusione, un brulichio di imprevisti e di movimenti in lungo e in largo.
L’EROTISMO. L’Italia per me è la patria dell’erotismo. Qui erotismo è amore per tutto il mondo. È un concetto presente nei quadri di Pino. Più evidente che mai nelle molte scene di suonatori sotto la finestra di una donna (e sotto gli occhi di un prete). L’erotismo qui non ha età: donne giovani e meno giovani, uomini giovani e vecchi. Nei quadri di Pino l’erotismo può anche essere pubblico: un erotismo di piazza. Ci sono tutti. Tutti possono partecipare e sognare.
L’ORGOGLIO DELLA CITTÀ. Una città può essere fiera e felice di essere stata ritratta da un pittore del talento di Boschetti. Quasi nessuna città al mondo è dipinta e caratterizzata in questo modo. E alla città mi rivolgo: avete avuto un tesoro umano, tenetevelo caro! Pino è stato un geniale maestro nel suo genere. E la stessa cosa vale per la Romagna. Non potrebbe essere raffigurata in modo più caratteristico che nei suoi quadri. Santarcangelo dovrebbe dedicare a questo pittore grande e unico nel suo genere un museo vivo, un museo nel quale Pino vive e vi accoglie per il futuro. Lui ha conservato tutti i suoi quadri, senza venderli, senza cedere alle lusinghe del mercato dell’arte o del mercato delle vanità.
Qualcuno l’ha chiamato il Brueghel della Romagna. È vero: come pittore è stato certamente un suo antenato, in una terra assai distante. Il Brueghel della Fiandre, Pino lo conosce molto bene, lo ama. Nel quadro della sezione di partito è appesa un’opera di Brueghel. In Boschetti io vedo qualche cosa di Cesare Zavattini, il grande autore di sceneggiature cinematografiche, e di Tonino Guerra, il poeta erede di Zavattini: a dispetto dei molti elementi grotteschi, questi autori hanno sempre dimostrato un grande rispetto per l’uomo. Pino Boschetti è stato e resta uno dei grandi pittori narratori dell’umanità.[]
INVITO ALLA VISITA
° Per la mostra: Contatti per info: 0541 703782 – 0541 793851 – 0541 793782 – email musei@comune.rimini.it – www.museicomunalirimini.it – www.fellinimuseum.it
Tutti i giovedì (in agosto alle 17.00 e in settembre/ottobre alle 15.00)
* Per chi, dopo la mostra su Pino Boschetti, volesse immergersi nella realtà dei cento turismi a Santarcangelo e dintorni, vedere link su Giannella Channel: https://www.giannellachannel.info/2015/12/08/museo-del-bottone-santarcangelo-romagna-raccontare-la-storia-attraverso-bottoni/