Qualche giorno fa nel lontano Oriente, dove mi porta la cura per un prossimo libro, mi sono arrivati due echi sulla sanità italiana: uno globale e uno locale. Cominciamo dal primo.

Giorgio Maria Verdecchia, primario di Chirurgia e terapia oncologiche al "Morgagni" di Forlì. Saranno i chirurghi della sua equipe a organizzare e gestire il primo registro italiano sui trattamenti integrati con chemioipertermia intraperitoneale nel carcinoma ovarico.

Giorgio Maria Verdecchia, primario di Chirurgia e terapia oncologiche al “Morgagni” di Forlì. Saranno i chirurghi della sua equipe a organizzare e gestire il primo registro italiano sui trattamenti integrati con chemioipertermia intraperitoneale nel carcinoma ovarico.

La sanità italiana tra le migliori d’Europa. E’ stato diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità il rapporto 2012 sulla sanità in Europa (“The European health report 2012”) che analizza i servizi sanitari di 53 nazioni. Bene l’Italia per la sanità. Nel 2012 in Italia migliora la vita media, soprattutto delle donne, cresciuta di tre anni negli ultimi trenta e arrivata a 85 anni (72 per gli uomini). L’aspettativa di vita ci vede al terzo posto (il prImato mondiale tocca alle supernonne di Hong Kong: 86,7 anni), mentre per mortalità siamo secondi. Meno bene per l’Italia gli indicatori sul benessere, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione giovanile e delle donne con figli, la cura personale, il supporto sociale. La crisi economica potrebbe intaccare questi progressi nella speranza di vita in Europa se aumentassero i tagli economici alla sanità, sottolinea sempre l’Oms: “Uno scenario possibile e che minaccia i progressi costanti ottenuti in materia di speranza di vita in Europa potrebbe realizzarsi se alle crisi economiche si associassero delle riduzioni alle spese per la sanità”.

Comunque i sistemi salute in Europa presentano disparità. Le statistiche, infatti, mostrano disparità sia all’interno delle nazioni che fra Paesi e Paesi. Alcol e tabacco restano le principali cause di rischio per la salute. Le malattie cardiovascolari (infarti, ictus) pesano per il 50% sul totale delle morti, seguite dal cancro che causa intorno al 20% dei decessi ma che comunque sostituisce le malattie cardiovascolari come principale causa di morte prematura, cioè prima dei 65 anni.

Sul secondo fronte, mi raggiunge il video di “Presa diretta”, lo stimolante programma diretto da Riccardo Iacona, che nel racconto sulla meglio sanità italiana ha acceso i riflettori su un ospedale e su una squadra che ben conosco e apprezzo da tempo: quella dell’ospedale “Morgagni” di Forlì, con i suoi Vicini, Verdecchia, Poletti, Garcea, Galvani e, per la gestione manageriale, la Stagni & C. Non è vero, è stata la linea della trasmissione, che l’unica soluzione è la distruzione del sistema sanitario nazionale e la consegna della prevenzione e cura ai privati. L’inviata Lisa Iotti è stata in Emilia Romagna dove l’efficacia del sistema ospedaliero e ambulatoriale ha prodotto a oggi: conti in ordine e dove alto è il livello e la qualità delle prestazioni offerte, un sistema basato sulla prevenzione e sul rafforzamento della rete di medici di base.

L’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì, insieme ad altre strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna, nella puntata “La meglio sanità” della trasmissione “Presa Diretta” di Riccardo Iacona.

Su una delle eccellenze dell’ospedale di Forlì mi è capitato di fornire un’esperienza in diretta: nell’agosto 2008 sono entrato, per un resoconto su Oggi, in un camera operatoria per una prima mondiale: l’esordio della scatola nera durante un intervento chirurgico in cui il bisturi agisce sorvegliato dal computer. Leggo il testo allora pubblicato.

La signora bresciana attende l’intervento chirurgico in una delle 12 sale operatorie dell’ospedale di Forlì, dedicato al fondatore dell’anatomia patologica che qui nacque nel 1682, Giambattista Morgagni. Ha una cisti nel naso: il chirurgo la rimuoverà e dovrà ricostruire la cartilagine. Un’operazione durata poco e finita bene, ma destinata a essere ricordata. È stato infatti il primo intervento chirurgico a essere seguito in una sala operatoria integrata da una “scatola nera”. Un’innovativa tecnologia che si rivela preziosa come quella della sua gemella presente sugli aerei. Finora in molti ospedali italiani gli interventi chirurgici sono stati filmati, ma le immagini delle varie fasi dell’operazione non sono mai state registrate in sincrono con i dati che l’anestesista gestisce. Ecco la novità che sfila sotto i nostri occhi: un filmato completo, in cui può essere controllato e valutato come ha agito il chirurgo. Può avere scopi didattici, per gli addetti ai lavori, ma promette pure di dire la verità in un campo in cui gli sfoghi di ammalati, parenti e loro avvocati hanno conosciuto un incremento vertiginoso. L’idea è scoccata nella testa del direttore del dipartimento di Chirurgia specialistica: Claudio Vicini, che affianca all’esperienza trentennale di otorinolaringoiatra anche l’hobby di pilota di aerei. “Come la scatola nera rivela, di fronte a un guasto più o meno grave, che cosa e perché non ha funzionato, così se un intervento presenta un problema posso ricontrollare tutto”, spiega Vicini. “Per esempio, comparare un sanguinamento con i parametri vitali del paziente in quel momento. Allora saprò se è stato il mio bisturi ad aver tagliato il vaso o se invece è stata un’anomala pressione a provocare il danno”.A elaborare il sofisticato software della scatola nera ideata da Vicini con l’aiuto di Giorgio Gambale, direttore dell’ Unità operativa di Anestesia e Rianimazione, hanno pensato gli specialisti del corso di laurea in Ingegneria spaziale dell’ateneo di Bologna (sezione distaccata di Forlì). Un contributo finanziario della locale Fondazione Cassa dei Risparmi ha permesso di giungere al prototipo, ora brevettabile. Che è solo una delle meraviglie hi tech (tra cui il neuro navigatore, l’ecoendoscopio, i carrelli robot) presentate da Venerino Poletti, direttore del programma di Ricerca e Innovazione dell’Ausl di Forlì (e direttore della Pneumologia interventistica). Scelte che rendono quest’ospedale un mirabile esempio della faccia “sana” della nostra Sanità. (s. gian.)